di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Fonte originale: inchiesta di Gospa News
L’improvvisa polmonite in stagione estiva del presidente del Parlamento Europeo David Sassoli ha innescato una valanga di sospetti che ci pare opportuno analizzare alla luce dei dati di farmacovigilanza sulle reazioni avverse da vaccino, che hanno rilevato più di 2mila decessi per patologie respiratorie (1.414 solo dopo Pfizer), e degli studi scientifici che avevano lanciato l’allarme sui rischi di malattie autoimmuni in particolare per i polmoni, i più bersagliati dalla micidiale proteina Spike del SARS-COV-2.
Com’è ben noto ai lettori di Gospa News dopo le molteplici inchieste del ciclo WuhanGates, autorevoli esperti di virologia e intelligence ritengono tale virus costruito in laboratorio con innesti di HIV/AIDS per renderlo altamente letale e pertanto utilizzabile come arma batteriologica.
“Mercoledì 15 settembre il presidente del Parlamento europeo David Sassoli è stato portato all’Hôpital Civil di Strasburgo. Dopo le necessarie visite mediche, gli è stata diagnosticata una polmonite ed è stato immediatamente curato. È in buone condizioni”. Così il suo portavoce Roberto Cuillo. Secondo quanto si apprende Sassoli è tuttora ricoverato in ospedale. Il presidente del Parlamento europeo è vaccinato contro il Covid-19 (con Pfizer) e nei giorni scorsi era risultato negativo al tampone. Tutti gli appuntamenti in agenda sono al momento annullati.
IL PRESUNTO CASO DI COVID MASCHERATO
La rete dei social è impazzita nell’insinuare che non fosse una semplice polmonite ma un caso di Covid-19 “mascherato” onde non svelare la tanto contestata inefficacia delle dosi di terapie geniche Pfizer che hanno indotto vari paesi tra cui Usa ed Italia a somministrare la terza per le persone più fragili e hanno spinto Israele a valutare già l’inizio della quarta.
Al momento le fonti ufficiali riferiscono di un tampone negativo per Sassoli e pertanto queste insinuazioni non possono essere ritenute fondate, anche se la valenza dei tamponi molecolari PCR è stata messa in discussione dai CDC americani (Centers of Disease Control and Prevention) che ha disposto il prossimo ritiro dell’autorizzazione all’uso di emergenza dei test Real-Time in quanto ritenuti inaffidabili e persino incapaci di distinguere il virus SARS-Cov-2 da quelli influenzali della grande famiglia dei Coronavirus.
La teoria dei tamponi inaffidabili, oggetto di tre ricerche scientifiche e una sentenza della Corte d’Appello di Lisbona, già denunciata dal professor Giorgio Palù (presidente Agenzia Italiana del Farmaco) a causa dei cicli di amplificazione in laboratorio che possono rilevare molteplici batteri, soprattutto perché vincolati per praticità ad un solo gene della proteina Spike, è stata di fatto ribadita l’altra sera durante la trasmissione LA7 dal professor Guido Rasi, consigliere scientifico del Commissario all’Emergenza Covid generale Francesco Paolo Figliuolo: “Ci sono casi di tampone negativo la mattina e positivo la sera, lo toglierei dal Green pass”.
La sua affermazione mette in luce l’aleatorietà dei test che hanno ripetutamente rilevato non solo “falsi negativi” ma soprattutto “falsi positivi“ classificando il 95 % di essi come “asintomatici” e pertanto pone in discussione anche tutti i dati sui contagi, basati proprio sui tamponi PCR inaffidabili secondo la massima autorità sanitaria USA. Da già si inferisce che il livello di emergenza Covid-19, di fronte ad un’occupazione delle terapie intensive negli ospedali ampiamente al di sotto del 10 % in Italia, potrebbe non essere più tale da giustificare l’esistenza stessa di una pandemia e di conseguenza i vaccini sperimentali autorizzati da AIFA ed EMA solo con approvazione “rapida” per uso di emergenza.
Seguendo il ragionamento di Rasi, lo stesso presidente del Parlamento Europeo potrebbe risultare positivo al Covid-19 da un istante all’altro, legittimando così i sospetti circolati sui social per cui la polmonite estiva di Sassoli potrebbe rappresentare l’ennesimo caso di fallimento della vaccinazione.
Le preoccupazioni per la salute del deputato europeo del Partito Democratico giungono a poche ore dal lutto che ha colpito il mondo della cultura piemontese. Venerdì 17 settembre è infatti morto per aver contratto il Covid, anche se si era sottoposto alla doppia vaccinazione, Piero Ghia, 74 anni, presidente del Premio Asti d’Appello. Era ricoverato dal 10 settembre in terapia intensiva.
La sua sorte è purtroppo analoga a quella di 676 persone decedute dopo il vaccino Pfizer (512 per Covid e 164 per polmonite da Covid) tra quelle vaccinatesi negli ultimi mesi nell’Unione Europea. Ad esse si aggiungono 5.955 casi segnalati alla banca dati di farmacovigilanza dell’EMA (European. Medicines Agency) per aver contratto il Sars-Cov-2 in modo sintomatico dopo l’antiCovid genico con RNA messaggero Comirnaty e di cui è ignoto il decorso nella piattaforma EudraVigilance.
Citiamo a titolo esemplificativo i dati sul “siero” OGM Pfizer-Biontech perché sono i più rilevanti anche se esiti fatali si sono registrati anche dopo Moderna, AstraZeneca e Jannsen come già evidenziato in precedenti reportages.
STRAGE DA MALATTIE RESPIRATORIE DOPO I VACCINI
«Tre anni fa ho segnalato al sottosegretario del Ministro della Salute uno studio dell’Istituto Superiore della Sanità, in cui si dimostrava che l’incidenza di polmoniti gravi aumentava del 50% nei vaccinati con l’antinfluenzale. Lo studio riportava inoltre il 12% in più di mortalità nei vaccinati, per potenziamento della malattia».
Dichiarò alcuni mesi fa la dottoressa Loretta Bolgan, laurea in chimica e tecnologia farmaceutiche con dottorato in scienze farmaceutiche e research fellow al Massachussets General Hospital, di cui abbiamo sovente parlato nelle inchieste sui rischi di varianti di Covid create dalla vaccino-resistenza.
«Può trattarsi anche di una coincidenza ma varie città in cui hanno anticipato di due mesi l’antinfluenzale, dopo sono diventate zone rosse. Ho portato l’evidenza tre anni fa, ho segnalato il pericolo di potenziamento della malattia e non l’hanno considerato. Anzi, dopo due mesi sono partiti con la campagna vaccinale senza tener conto di questo grave rischio. Come per il vaccino antinfluenzale, anche per il vaccino anti-Covid, oltre i rischi noti e potenziali, non sappiamo quanto dura la sua azione» aggiunse l’esperta in un’intervista con Affari Italiani.
Ebbene i dati sulle sospette reazioni avverse da vaccini genici sembrano confermare quanto da lei ipotizzato e segnalato anche in due ricerche accademiche (una cinese e una americana) in relazione a problematiche autoimmuni ed in particolare all’immunopatologia polmonare.
Sui circa 23mila decessi registrati dalla piattaforma Eudravigilance dall’inizio della campagna vaccinale almeno il 10 % sono attribuiti a malattie respiratorie. Quelli connessi alla classica polmonite sono un numero basso ma nelle tipologie delle segnalazioni ci sono varie voci afferenti svariate patologie polmonari che rendono preossochè impossibile un rapido calcolo preciso.
Su 47.149 sospette reazioni avverse da vaccini per malattie respiratorie segnalate per Pfizer ben 1.414 sono risultate fatali, circa 14mila sono state guarite, 10mila sono in fase di guarigione, ma 11.531 non sono ancora state curate, 736 persone hanno riportato conseguenze all’apparato respiratorio dopo la guarigione e ben 8.920 sono dall’esito sconosciuto: un numero talmente elevato che potrebbe ingigantire quello dei decessi.
Nel caso dell’analogo vaccino genico Moderna (meno utilizzato dell’altro nell’Unione Europea) la piattaforma EudraVigilance al 18 settembre aveva raccolto 13.092 segnalazioni di sospette reazioni avverse da vaccini per malattie respiratorie di cui 648 fatali, 3.650 sono state guarite, 1.455 sono in fase di guarigione, ma 3.892 non sono ancora state curate, 82 persone hanno riportato conseguenze all’apparato respiratorio dopo la guarigione e ben 3.365 sono dall’esito sconosciuto: un numero talmente elevato che potrebbe ingigantire quello dei decessi. Proprio mentre continuano a verificarsi casi di misteriosi morti tra adolescenti appena vaccinati su cui grava il sospetto di una correlazione.
L’ALLARME SULL’IMMUNOPATOLOGIA POLMONARE DA VACCINO
Gospa News è stato uno dei primi webmedia al mondo a riportare una clamorosa ricerca scientifica pubblicata nell’ottobre 2020 da sei scienziati di due università cinesi in relazione all’incognita sui rischi di immunopatologia polmonare derivanti dai vaccini a base di RNA messaggero mai sperimentati prima nella storia della farmacologia.
«In questa recensione, forniamo una panoramica dei dati sperimentali e clinici ottenuti da recenti studi sui vaccini SARS-CoV-2 ed evidenziamo alcuni potenziali problemi di sicurezza che richiedono considerazione durante lo sviluppo di vaccini» scrissero i ricercatori Yetian Dong, Tong Dai, Yujun Wei, Long Zhang, Min Zheng e Fangfang Zhou di vari prestigiosi centri di ricerca (School of Medicine, Zhejiang University, Hangzhou; Life Sciences Institute and Innovation Center for Cell Signaling Network, Institutes of Biology and Medical Science, Soochow University – Suzhou, e Anhui Anlong Gene Technology Co., Ltd, Hefei) dopo un lavoro colossale basato su 144 precedenti ricerche scientifiche degli ultimi 15 anni tra cui quella di Tseng, C. T. et al. dal titolo immediatamente inquietante “L’immunizzazione con i vaccini contro il coronavirus della SARS porta alla immunopatologia polmonare nella sfida con il virus della SARS”.
«Studi recenti sui cambiamenti delle citochine in pazienti infetti da SARS-CoV-2 hanno anche osservato una maggiore secrezione di citochine Th2, che potrebbe contribuire all’immunopatologia polmonare. Pertanto, il controllo della risposta delle cellule T deve essere considerato quando si progettano vaccini contro SARS-CoV-2» sosteneva la ricerca delle due università della Cina evidenziando che i maggiori rischi derivavano proprio dai vaccini a RNA messaggero. (continua a leggere)