Eccoci a quelli, che per molti segni, possono essere definiti i tempi ultimi. Questa fine non coincide con la distruzione del mondo creato ma con il cambio di un paradigma: quello che abbiamo fin ora vissuto a memoria d’uomo, doveva mutare. Altre epoche ed altri contesti storici sono stati altrettanto “sconvolgenti” ma ad oggi il sistema globale avvolge ogni angolo del mondo, rendendo il passaggio epocale, come mai in nessun momento storico conosciuto.
Il grande mostro che ci traghetta tutti sulla stessa barca, quindi, è il mondo globalizzato che agonizza, dove le distanze spazio-temporali sono pressoché azzerate ma i contatti tra le persone svuotati nell’essenza. Nonostante ciò mai come in questo momento siamo posti su una stessa nave alla deriva. Il caos regna sovrano e trascina sui flutti le umane creature.
Nessuno è al Sicuro
In tutte le storie sacre, all’inizio di tutti gli inizi, la lotta-creativa della divinità cominciava col mettere ordine, separare le acque, distaccare il sopra dal sotto, nominare le cose. Questo l’atto divino: cosmicizzare. Quando vige il disordine, l’umanità si allontana da Dio, dall’assetto divino e dalle regole da lui designate. L’umanità ha commesso peccato di Hybris (orgoglio e tracotanza).
L’ordine, più che mai in questi giorni, ha quindi lasciato spazio al disordine disciplinato, ma non solo in alcuni luoghi del mondo, in tutti! Ecco la spaventevole novità. Qualcuno potrebbe asserire che durante le guerre altri orrori si consumavano, non valutando che in altri luoghi vi fosse la pace. In questa fase storica, non vi è un lembo di terra che sia al sicuro, almeno questa è la narrazione che ci viene fornita; inoltre “in tempo di guerra” le genti si riunivano, si supportavano, si abbracciavano. Il passaggio pare architettato ad arte sotto l’egida del divide et impera. Questo è quello che il potere, sotto figura umana ma guidato come fosse marionetta, da quello occulto, ci impone. È questa, per chi riesce a vedere quello che accade, la guerra tra il bene ed il male.
Guerra che si combatte su più fronti, ma eradica come non mai i riferimenti incrollabili dell’essere umano come vicinanza e contatto.
Il corpo umano, caldo e vitale, resta freddo poiché non riscaldato e lontano da altri corpi, poiché, secondo la narrazione ufficiale, possibili veicoli di morte. Il lockdown, ovvero il confinamento coatto scelto dalle autorità politico-demoniache, a causa della Covid-19, rende le distanze ad oggi definitive, come se una memoria collettiva si stia innestando nelle menti degli uomini. La sensazione è quella dei ponti saltati alle spalle, non si torna più indietro. Già in tempo di peste, la paura dell’altro da noi, nella veste dell’untore mortale, aveva sconvolto i contorni della società umana, ma tendo a ripetere che ad oggi il globalismo rende le distanze paradossalmente più viscerali poiché riguardanti l’intero pianeta abitato. La peculiarità di questo tempo sta proprio nel suo afflato totalizzante. Da un punto di vista antropologico ogni sconvolgimento della realtà, ogni cambiamento drammatico portano con sé la paura di una fine epocale. Ed in effetti le grandi epidemie, carestie, terremoti hanno causato mutamenti nel normale ordine delle cose, ma ad oggi ci troviamo di fronte ad una pandemia che avvolge ogni aspetto del vissuto. Non si prende in considerazione un angolo della terra flagellato da sventura, ma tutto il globo, l’umanità intera. Siamo giustappunto di fronte ad un presunto virus che attacca il respiro, quindi la matrice stessa della vita, metafora di un mondo che non ha più ossigeno per poter sopravvivere così come era prima. Da un punto di vista simbolico il respiro, il soffio vitale anima il corpo dell’uomo, perciò viene identificato con l’anima stessa. Il termine “Prana”, “Respiro” in sanscrito, si riferisce alla fonte della vita stessa, alla vitalità insita nella creazione. È il soffio che Dio dona alle sue creature. I polmoni sono l’organo che attiene al ciclo costante della vita. Un presunto virus, che circola a livello globale e attacca i polmoni, simboleggia la fine del mondo così come fino ad ora l’abbiamo vissuto.
Ce lo hanno narrato le profezie (dal greco pro- prima e phanai- parlare). Questi testi, presenti in ogni cultura, ci raccontano appunto della fine del mondo che nella visione tradizionale si stabilisce come un passaggio dell’umanità ad un piano differente, quindi non ci narrerebbero della distruzione totale. Nonostante la diversità dei linguaggi, le rappresentazioni dei segni che caratterizzano questo passaggio tribolato sono pressoché simili:
– Allontanamento dal sacro;
– Nichilismo;
– Sovvertimento delle regole della natura;
– Progressismo materialista;
– Credulità e seduzione, quindi asservimento ai falsi profeti;
– Rovesciamento dei simboli per cui il male sembrerà bene e il bene perseguitato.
La profezia però non è solo quella scritta nei testi sacri, ma anche quella narrata nei romanzi e nei film di fantascienza. Pura fantasia visionaria?
“Visione” appunto, termine collegato con immagini ispirate, e di questo sembrano essere costituite scene e narrazioni del genere narrativo e filmico. Pare che scrittori, autori, registi e sceneggiatori abbiamo attinto ad una memoria futuribile che richiama un buon numero di appassionati. Ma va fatta una distinzione, rispetto a quello che stiamo qui tracciando in itinere: è nello specifico del genere distopico che troviamo maggior richiamo visionario, spesso scevro dalle “fantasie spaziali” della maggior parte delle narrazioni fantascientifiche. Ed è sempre da un testo scritto che si parte e da alcuni temi con cui oggi ci scontriamo quasi increduli. La solitudine, l’estraniamento, il dominio globale, la robotizzazione e automazione dell’essere umano, l’isolamento forzato, l’eugenetica di stato… Ricordando che dove c’è un rovesciamento dell’ordine divino prevale il caos, vale a dire allontanamento dal dato naturale e biologico.
Il tutto attivato dopo una guerra o una pandemia in cui l’elemento vitale, l’ossigeno, viene contaminato da agenti patogeni creati in laboratorio o da una stortura biologica naturale. Tutti questi pattern narrativi sono incarnati nello scenario attuale e richiamano, anche se con forme simboliche differenti, i testi profetici. In molti, in questo periodo, hanno pensato di trovarsi catapultati all’interno di uno di questi sfondi. La cosa che stupisce è la perfetta descrizione dello stato di annichilimento che si avverte e che permea al di là delle pagine, quindi come una eco, dei testi di George Orwell nel citatissimo e attualissimo “1984”, con il suo Big Brother che in questo momento pare incarnare l’apparato mainstream, l’Oms, le strutture di potere, insomma il pensiero unico e dominante. Così come un richiamo si ha in “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury, in cui i libri da bruciare possono essere metafora delle emozioni da annullare (1).
In questi capolavori di genere, non vi è solo la costrizione di uno stato totalitario, bensì l’annientamento delle anime ad aprire la porta sul futuro. Gli automi privi di cuore sono più facili da dominare.
Ed ecco un altro capolavoro che preannuncia la produzione in serie degli esseri umani, l’uomo macchina, privo di “calore”. La metafora è raffinatissima e corre come monito dannato per ogni riga del libro! Stiamo parlando di “Brave New World”, “Mondo Nuovo” di Aldous Huxley. Personaggio controverso che nella sua vita sperimentò misticismo e sostanze lisergiche tant’è che fu autore de “The Doors of Perception”. Poliedrico autore, quindi, che influenzò i successivi movimenti culminati nel ’68. La cosa che stupisce è la sua profetica analisi di un futuro nichilista così ben descritta, in una fredda narrazione, in “Mondo Nuovo”. Incredibilmente l’autore anticipa temi che oggi sono nell’agenda del Nuovo Ordine Mondiale (Deep State) e che indicano proprio i segni della fine dei tempi, riassumibili nell’allontanamento dal dato biologico naturale. Siamo nel futuro e la nuova società umana è assoggettata ad un governo unico, diviso in dieci sezioni capeggiate da un coordinatore. Le memorie delle antiche civiltà, quindi della sapienza antica, sono state cancellate, l’unica narrazione accettata e comune è quella di una devastante guerra avvenuta in passato e che ha portato al Nuovo Ordine. Gli individui nascono in laboratorio tramite la manipolazione genetica degli embrioni. Questa manipolazione serve a creare le divisioni in caste attraverso il trattamento dei feti.
«“Più bassa è la casta e meno ossigeno si dà” disse Foster.
”Il primo organo a risentirne è il cervello. Poi lo scheletro. Col settanta per cento dell’ossigeno normale si hanno dei nani. A meno del settanta, si ottengono dei mostri privi di occhi”.
“Che sono completamente inutili” concluse».
A questo si associano tecniche di manipolazione mentale che tendono ad “annebbiare le menti” con piaceri futili e bisogni consumistici. Ai bambini si impone di crescere «… con ciò che gli psicologi usavano chiamare un odio “istintivo” dei libri e dei fiori. I loro riflessi sono inalterabilmente condizionati. Staranno lontano dai libri e dalla botanica per tutta la vita.»
La famiglia è stata annullata, così come i rapporti d’amore regolati solo da una sessualità liquida, Inoltre c’è possibilità di assumere una droga: il soma (2) per allontanare la tristezza. Unica sacca di resistenza ma creata per osservare e monitorare, nel New Mexico dove si consuma l’antitesi del “Mondo Nuovo”.
In questo breve, e per spazio, non completo riassunto, già si scorge quello che è il disordine della società contemporanea, società agonizzante poiché vendutasi ad una tecnologia contro natura. In Huxley sono rintracciabili temi come l’eugenetica, il gender, la de-sacralizzazione coatta. Sembra che Huxley abbia avuto in mano una lente di ingrandimento sul futuro, o forse una conoscenza approfondita del Transumanesimo. Termine coniato dal gesuita paleontologo francese Pierre Teilhard de Chardin e ripreso sistematicamente proprio dal fratello di Huxley, Julian. Coincidenza curiosa ammesso lo sia. Nel testo, ovviamente anche la fede è posta sotto la lente di ingrandimento, sradicata e sostituita, questo perché lo scientismo che permea la società del Mondo Nuovo è simbolicamente allontanamento dal mondo divino.
«“C’era una cosa, come ho detto prima, chiamata il Cristianesimo”.
“Si tagliò la cima a tutte le croci, e divennero dei T. C’era anche una cosa chiamata Dio”.
“Ora abbiamo lo Stato Mondiale, e le Celebrazioni del Giorno di Ford, e i Canti in comune, e gli Offici di Solidarietà”.
“C’era una cosa chiamata anima e una cosa chiamata immortalità”».
“C’era”, in un passato prossimo. In questa affermazione l’autore prevede la de-sacralizzazione del mondo contemporaneo, così fortemente riportata nei testi profetici sapienziali e nelle profezie recenti. In un altro passo del libro leggiamo:
« “Ma se voi sapete bene chi è Dio, perché non ne parlate loro?” domandò il Selvaggio indignato. “Perché non date loro questi libri su Dio?”
“Per la stessa ragione per la quale non diamo loro ‘Otello’: sono 130 vecchi, rispetto a Dio sono indietro cento anni. Non è il Dio d’adesso”.
“Ma Dio non muta”.
“Gli uomini sì, però”.
“Che differenza c’è?”
“Tutta la differenza possibile al mondo” rispose Mustafà Mond».
In queste battute, un manifesto del mondo contemporaneo. La massa asservita è portata a credere che il nostro sia il migliore dei mondi possibili. Con l’aumento della tecnologia applicata ad ogni ambito della vita, l’umanità si allontana da Dio ed il controvertere l’ordine biologico e naturale conduce ad un deserto il cui peso si avverte sull’anima. Huxley anticipa prevedendolo proprio questo aspetto. Nel testo i feti vengono cresciuti in laboratorio nel Centro di incubazione e di condizionamento. Questo poiché le madri non servono più! Simbolicamente la Madre è la creazione stessa, la radice dello stato celeste e terreno. Nel ventre materno il primo suono che il neonato avverte è quello del battito del cuore della madre e la prima cosa che ascolta la madre, o percepisce, è il battito del cuore del feto che riecheggia. La nascita è la creazione e l’atto sessuale di unione con cui si genera atto germinale che simbolicamente conduce a Dio.
Una delle apostasie del tempo attuale è quella di aver manipolato proprio l’atto generativo, stravolgendo l’ordine stesso della creazione. Nel testo di Huxley, la società così composta sembra quella di un futuro prossimo, già presente. I legami regolati dalla legge d’amore sono annullati, sradicati. I rapporti tra persone devono essere liquidi e intercambiabili, la famiglia disgregata, la radice divelta. Così facendo ogni uomo è preda degli eventi e facilmente manipolabile, non si ha nulla da difendere, nulla per cui lottare. Questa è la profezia.
In “Mondo Nuovo” tutto questo viene spiegato da chi di dovere, come “una salvaguardia” alla sofferenza per il genere umano. Il grande governo centrale così protegge i suoi cittadini; solo uno tra di loro, chiamato “Il Selvaggio” si oppone poiché cresciuto nella Riserve, a contatto con la natura e con la madre. Queste le sue parole, come un testamento:
«“Ma io non ne voglio di comodità. Io voglio Dio, voglio la poesia, voglio il pericolo reale, voglio la libertà, voglio la bontà. Voglio il peccato”.
“Insomma” disse Mustafà Mond “voi reclamate il diritto di essere infelice”.
“Ebbene, sì” disse il Selvaggio in tono di sfida “io reclamo il diritto d’essere infelice”».
I falsi profeti sono quindi travestiti da agnelli, vogliono il “nostro bene” e dichiarano di volere il bene dei molti. Il male coperto da un manto luminoso, inganna e dissuade e, in Il Mondo Nuovo, pregna ogni aspetto della società, non incarnando una specifica figura. Anche in questo c’è una verosimiglianza con i testi sapienziali. L’Anticristo è il male generalizzato, e/o un unicum da cui si smembra e si incista in tutti gli ambiti. Huxley lo fa correre tra le righe, facendo notare come potrebbe ed è in procinto di fecondare tutti gli ambiti dell’esistenza. E seppur tutto è in evidenza, il velo non cade! Ma in questo momento di travaglio, chi vuol vedere ha possibilità di farlo, i segni sono palesi. A tal proposito, solo per fare un esempio, il 9 aprile di due anni fa la regina del pop Madonna lanciava un appello per unirsi alla causa di Melinda e Bill Gates affinché fosse trovato il vaccino per la Covid-19. Già di per sé la cantante è una inversione simbolica vivente dato il nome sacro portato da un personaggio che definire “oscuro” non è un azzardo. Fare appello in favore di una fondazione appartenente a uno dei principali membri del “nuovo ordine”, attivo da anni in sperimentazioni covid, affinché trovi il vaccino, è segno di quanto il lupo si sia travestito definitivamente da agnello,
Vladimir Sergeevic Solov’ev, filosofo, teologo e mistico, dichiarerà ne “Il Racconto dell’Anticristo”, (1900) che questa creatura sarà un riformatore sociale, un filantropo, un ambientalista vegetariano. «Il nuovo padrone della terra era anzitutto un filantropo, pieno di compassione e non solo amico degli uomini, ma anche amico degli animali». Un personaggio affascinate che richiamerà a sé l’attenzione di tutto il mondo. Sottolineo uno dei tanti, e così appare:
«E in questa magnifica disposizione, egli attende un chiaro appello di Dio che lo chiami all’opera della nuova salvezza dell’umanità, una testimonianza palese e sorprendente che lo dichiari il figlio maggiore, il primogenito diletto da Dio. Attende e nutre il suo amor proprio con la coscienza delle proprie virtù e delle proprie doti sovraumane; infatti egli è, come si dice, un uomo di una moralità irreprensibile e di un genio straordinario. Questo giusto, pieno di orgoglio, attende la suprema sanzione per cominciare la propria missione che porterà alla salvezza dell’umanità, ma è stanco di aspettare». Verrebbe da dire: “Chi ha orecchie per intendere, intenda!”(Luca, Vv 8,8), e da aggiungere riprendendo i testi sacri, che in questo tempo in cui le tenebre sembrano prevalere, proprio quando tutto sembrerà perduto, la luce tornerà a trionfare.
NOTE
1 – Forse il primo esempio di distopia letteraria è quello che ci regala l’autrice de “Frankenstein”, Mary Shelley in “The Last Man” del 1826. Anche Jack London, autore conosciuto per “Zanna Bianca” o “Il Richiamo della Foresta”, in “The Scarlet Plague” 1912 narra di una pandemia “rossa” che ha annientato la maggior parte degli abitanti della terra, e di alcuni sopravvissuti inselvatichiti tornati alla natura. Il testo, del 1912, ha aperto uno scenario a futuri romanzi distopici che fanno del tema della solitudine e dell’isolamento il fulcro della narrazione. Altro testo, antesignano della futura narrazione del genere, è quello del russo E. I. Zamajatin “Noi”.
2 – Aldoux Huxley, chiamando la droga “Soma”, attua un lavoro contro-iniziatico poiché dissacra quella che per la tradizione induista era la bevanda sacra dell’immortalità.
Questo articolo è stato pubblicato sul mensile FENIX n.139, Maggio 2020. È riprodotto per gentile concessione.