I SEGRETI DELLA GENESI 3 – L’UNIVERSO DEI QUANTI E IL LIBERO ARBITRIO

Bereshit è una parola creativa. (Zohar 1,16b)

Secondo la fisica quantistica, le particelle vivono in uno stato di probabilità. La funzione d’onda (o vettore di stato) rappresenta la densità di probabilità di uno stato fisico, cioè, è una funzione matematica che definisce la probabilità che una particella si trovi in uno spazio definito (pacchetto d’onda) anziché in un altro. Nel momento in cui avviene la misurazione da parte dell’osservatore, la funzione d’onda collassa, cioè, si passa dallo stato di probabilità a uno stato determinato, da una superposizione, in cui la particella è simultaneamente sia qui che là, ad una posizione definita. Esiste una relazione imprescindibile tra la natura e l’osservatore, relazione che si esprime nel famoso principio di indeterminazione, formulato da Werner Heisenberg, secondo il quale è impossibile prevedere lo stato futuro di una particella.  Maggiore è la precisione di misurazione della posizione della particella, minore è l’esattezza di misurazione della sua velocità e viceversa. L’osservatore non è un semplice spettatore ma è insieme attore e spettatore, come scrisse lo stesso Heisenberg, in quanto «ciò che osserviamo non è la natura in sé stessa ma la natura esposta ai nostri metodi d’indagine».[i]

COSCIENZA E LIBERO ARBITRIO

La coscienza e il libero arbitrio sono, quindi, gli assiomi fondamentali su cui poggia l’intero edificio della scienza, e in particolare della fisica quantistica, la quale è fortemente caratterizzata dall’esistenza di un osservatore in grado di prendere coscienza in primo luogo di sé e, poi, dei risultati degli esperimenti. A parere del fisico Anton Zeilinger,

L’assunto dell’esistenza degli elementi della realtà indipendente dall’osservazione, è in contraddizione con la meccanica dei quanta. […] La fisica quantistica è sia una scienza dell’informazione, sia una scienza di ciò che esiste, proprio a causa dell’impossibilità di separare epistemologia e ontologia.[ii]

Da questo principio scientifico, ne scaturisce un altro: un Universo senza una coscienza preesistente rimarrebbe in uno stato indefinito. Secondo Lanza e Berman, infatti,

Senza la presenza di un osservatore cosciente, le particelle al più esistono in uno stato indeterminato di onde di probabilità. Senza la coscienza, la “materia” dimora in uno stato indeterminato di probabilità. Qualsiasi universo che possa aver preceduto la coscienza esiste solamente in uno stato di probabilità.[iii]

La fisica quantistica afferma, dunque, che se non ci fosse la coscienza, tutto resterebbe in uno stato indeterminato di probabilità. Un universo, che fosse prima della coscienza si troverebbe in uno stato potenziale, in una superposizione, e non sarebbe pienamente ciò che dovrebbe essere. Se l’universo è ciò che è, si può supporre che una “supercoscienza” lo abbia preceduto e, soprattutto, lo conosca pienamente, affinché esso possa manifestarsi così come è.

IL PRINCIPIO ANTROPICO

La relazione tra osservatore e universo ha avuto forti ripercussioni anche sul modo di studiare lo stesso universo. Nel 1986 John D. Barrow e Frank J. Tipler, nel loro libro The Anthropic Cosmological Principle, reinterpretarono gli enunciati del principio antropico di Brandon Carter, definendo il principio antropico nella versione debole, forte  e finale.

Principio Antropico Debole (WAP): i valori osservati di tutte le quantità fisiche e cosmologiche non sono ugualmente probabili, ma assumono valori limitati dalla condizione che esistano luoghi dove la vita basata sul carbonio possa evolversi e dalla condizione che l’Universo sia abbastanza vecchio per questa per aver già operato in tal modo.

Principio Antropico Forte (SAP): l’Universo deve possedere quelle proprietà che permettono alla vita di svilupparsi al suo interno in qualche stadio della sua storia.[iv]

Dal Principio Antropico Forte, derivano tre interpretazioni:

A) Esiste un possibile Universo programmato con il fine di generare e mantenere degli osservatori.

B) Gli osservatori sono necessari per porre in essere l’Universo.

C) Un insieme di altri universi differenti è necessaria per l’esistenza del nostro Universo.[v]

Dalla prima lettura si evince il principio teleologico, per cui l’Universo ha un fine. Il secondo principio, che il fisico statunitense John Archibald Wheeler ha definito Principio Antropico Partecipativo (PAP), inserisce nel SAP le leggi della fisica quantistica, per cui è necessaria la preesistenza di un osservatore perché esista il nostro Universo. Infine, la terza interpretazione ci dice che il nostro Universo deriva da una «classe di altri mondi reali», mediante un processo di ottimizzazione. Ancora dal SAP, deriva, infine, il Principio Antropico Finale:

Principio Antropico Finale (FAP): L’elaborazione intelligente dell’informazione deve venire all’esistenza nell’Universo e, una volta che viene all’esistenza, mai si estinguerà.[vi]

FINE TUNING

Il Principio Antropico Finale ci dice, che l’informazione elaborata dalla vita intelligente non potrà mai venir meno, ma anche che la vita intelligente mai verrà meno, [vii] dato che gli osservatori sono necessari alla vita dell’Universo stesso.

Il principio cosmologico antropico afferma, dunque, che l’Universo così come è non può essere il frutto del caso, ma la realizzazione di un progetto ben definito. A tale riguardo, il fisico matematico di Oxford Roger Penrose scrive:

La probabilità di trovarci in un universo così unico, qualora esso scaturisse dal caso, sarebbe pari a un valore piccolissimo, totalmente assurdo, di circa 1/1010^124  indipendentemente dall’inflazione. Questo è il genere di cifra che necessita di un genere di spiegazioni teoriche completamente differente.[viii]

L’Universo, dunque, si svilupperebbe secondo una regolazione precisa (fine tuning), che sottintende una intelligenza programmante, poiché la probabilità che, spontaneamente, dal caso, si arrivi ai sottili equilibri che consentono la vita e all’universo così come è, risulta essere infinitamente piccola, se non addirittura nulla.

Perché si possano avere molecole di carbonio stabili, è necessario che l’Universo abbia quelle proprietà che consentono alla vita di svilupparsi. Tale condizione necessaria – su cui poggia l’intero Universo e l’esistenza dell’osservatore umano – esula dal campo della contingenza e, dunque, della probabilità. In altre parole, l’Universo sarebbe predispoto ad accogliere vita intelligente in grado di comprenderlo.

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Qui i primi articoli:

https://www.databaseitalia.it/i-segreti-della-genesi-1-lo-splendore-%D7%94%D7%96%D7%95%D7%94%D7%A8/
https://www.databaseitalia.it/i-segreti-della-genesi-2-da-einstein-al-big-bang/

[i] Heisenberg, W., Fisica e filosofia. Come la scienza contemporanea ha modificato il pensiero dell’uomo, Net, Milano, 2003, pp. 73-74.

[ii] Zeilinger, A. (2010). Quantum Phisics: Ontology or Epistemology? In Polkinghorne, J., The Trinity and an Entangled World. Relationality in Physical Science and Theology, Wm. B. Eerdmans Publishing Co., Cambridge, pp. 35, 40.

[iii] Lanza, R., Berman, R., Biocentrism. How Life and Consciousness are the Keys to Understanding the True Nature of the Universe, Benbella Books, Dallas, 2009, pp. 159-160.

[iv] Barrow, J. D., Tipler, F. J., The Anthropic Cosmological Principle, Clarendon Press-Oxford, Oxford University Press-New York, 1986, pp. 16, 21.

[v] Ivi, p. 22.

[vi] Ivi, p. 23.

[vii] Ivi, p.  607.

[viii] Penrose, R., Cycles of Time. An Extraordinary New View of the Universe, The Bodley Head, London, 2010, p. 127.