Il leader dello Stato Islamico ucciso
era stato liberato dagli stessi USA nel 2008
dove era detenuto con il califfo Al Baghdadi
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Il fuso orario è il problema più grosso degli Stati Uniti d’America quando decidono di compiere qualcuna delle missioni speciali per uccidere un terrorista ISIS, addestratosi ed armatosi grazie alla greppia di finanziamenti della CIA per le Primavere Arabe e la guerra civile in Siria.
Il regime-change a Damasco fu infatti pianificato dalla Central Intelligence Agency, il controspionaggio di Langley (Viriginia) addirittura dal 1983, come svelato in esclusiva da Gospa News grazie a un documento desecretato.
Mentre nella Casa Bianca si stavano riposando in attesa del trionfale risveglio di giovedì mattina per comunicare al mondo l’uccisione di Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi, nuovo capo dello Stato Islamico dopo la presunta eliminazione del califfo fondatore Abu Bakr Al Baghdadi, alcune agenzie mediorientali, tra cui quella governativa siriana SANA, avevano già segnalato il massacro di almeno 13 civili, tra cui dei bambini, nel Nord di Idlib per un raid di droni attribuito all’Us Air Force.
Il presidente americano Joseph Biden in conferenza stampa ha invece dichiarato che aveva ordinato di «condurre un’operazione di terra invece di un attacco aereo per proteggere i civili che vivono nello stesso edificio residenziale di al-Qurayshi che non avevano alcuna affiliazione con l’ISIS» come riferito da Defense One, rivista focalizzata sulle attività del Pentagono, secondo quanto riportato ai giornalisti da un alto funzionario dell’amministrazione.
La Casa Bianca aveva anche spiegato che il leader dei tagliagole islamici vedendosi circondato si era fatto esplodere insieme alla sua famiglia, giustificando così la devastazione della casa e le altre vittime.
Ma ora nemmeno la CNN gli crede e dall’Unicef spunta una conferma delle vittime che fa riferimento ad uno scenario di devastanti bombardamenti.
«L’UNICEF conferma che almeno sei bambini sono stati uccisi e una ragazza è rimasta gravemente ferita durante la notte nella città di confine di Atmeh, nel nord-ovest della Siria, a causa di pesanti violenze» ha scritto in una dichiarazione Bertrand Bainvel, Direttore regionale dell’UNICEF ad interim per il Medio Oriente e il Nord Africa.
«Secondo i rapporti, le aree popolate da civili sono state gravemente danneggiate. Dall’inizio dell’anno, la violenza è fortemente aumentata a Idlib e dintorni, nel nord-ovest della Siria, dove vivono 1,2 milioni di bambini bisognosi di assistenza. Molte famiglie della zona sono sfollate all’interno, essendo fuggite negli anni dalle violenze in altre parti della Siria» aggiunge l’agenia per l’Infanzia dell’ONU descrivendo uno scenario ben differente da quello disegnato dalla Casa Bianca.
I DUBBI DEI GIORNALISTI CNN
Sulla questione Stephen Collins e Shelby Rose, giornalisti della CNN, da sempre molto vicina ai Democratici e soprattutto a Biden durante le polemiche di Donald Trump sui brogli denunciati durante le elezioni presidenziali, hanno scritto un incisivo articolo dal titolo «La nebbia di guerra».
Un titolo assai corretto visto che, come sveleremo alla fine di questo reportage, lo stesso leader ISIS ucciso era stato in realtà liberato nel 2008 dal carcere di Camp Bucca seguendo lo stesso destino di Al Baghdadi. Ma restiamo per ora sul massacro.
Ecco il passaggio essenziale dei giornalisti americani: «Il presidente Joe Biden ha affermato che il leader del gruppo terroristico si è fatto esplodere e ha ucciso civili nel processo. Potrebbe benissimo essere il caso, ma un giornalista ha chiesto al governo di dimostrarlo in mezzo a una discrepanza sul bilancio delle vittime civili».
Poi aggiungono i reporter del network americano: «Psaki si è chiesto perché i giornalisti fossero “scettici sulla valutazione delle forze armate statunitensi quando sono andati a far fuori… il leader dell’ISIS? Che non stanno fornendo informazioni accurate e l’ISIS sta fornendo informazioni accurate?” Le informazioni che contraddicevano l’affermazione degli Stati Uniti secondo cui quattro civili e cinque combattenti sono morti nell’attacco non provenivano dall’ISIS ma dai Caschi Bianchi, un gruppo di protezione civile siriana, che ha affermato che almeno 13 persone sono morte tra cui sei bambini e quattro donne».
La questione è implicitamente messa in dubbio anche dal sito di analisi di geopolitica ed intelligence The Soufan Center che dopo aver diffuso una newsletter con la versione ufficiale «almeno 13 persone, tra cui 10 donne e bambini, sarebbero state uccise durante il raid quando quando al-Quraishi ha fatto scoppiare esplosivi» ha poi aggiornato l’articolo togliendo la parte della frase da “quando” in poi.
Ed un dettaglio dell’articolo smentisce ulteriormente l’affermazione dell’operazione di terra: «Alcuni rapporti suggeriscono che gli Stati Uniti fossero a conoscenza della posizione di al-Qurayshi per settimane, dall’inizio di dicembre. L’operazione è avvenuta vicino al confine turco e includeva Apaches bombardieri e droni»
«Non dovrebbe sorprendere che i giornalisti stiano facendo il loro lavoro. C’è una lunga lista di occasioni in cui il governo degli Stati Uniti ha mentito agli americani, sulle guerre in Vietnam e Iraq, per esempio. E l’amministrazione Biden ha ceduto il beneficio del dubbio con valutazioni palesemente fuorvianti sulla situazione in Afghanistan durante il caotico ritiro degli Stati Uniti che ha lasciato indietro molti civili che hanno aiutato lo sforzo bellico statunitense ad affrontare il loro destino per mano dei talebani» hanno aggiunto Collins e Rose per la CNN.
Ciò è stato confermato dai nostri reportage su Kabul, abbandonata dall’esercito Usa ma rimasta sotto l’influenza di occulti agenti segreti CIA e Mossad, il contropsionaggio israeliano, e sugli attacchi dell’ISIS contro le moschee degli Sciiti, i musulmani maggioritari in Iraq e Iran ritenuti nemici dai Sunniti Salafiti tra cui sono germogliati tutti i più famosi gruppi terroristici: Al Qaeda, Stato Islamico e Hayat Tharir al Sham (HTS).
I TERRORISTI ARMATI DALLA TURCHIA COL PLACET NATO
L’imbarazzo di Biden per la diffusione di una versione differente sull’attacco Usa è comprensibile visto quanto accaduto proprio in Afghanistan dove un drone americano il 10 di settembre scorso, PER SBAGLIO, ha sterminato una famiglia di 10 persone tra cui 7 bambini pensando che le taniche caricate sull’auto dal padre fossero di esplosivi mentre era di semplice acqua.
Ma un attacco di droni killer Us Air Force era già capitato il 27 giugno in Siria a Bukamal, nella provincia di Deir Ezzor, dove gli americani continuano a rubare petrolio grazie alla copertura della vicina base di Al Tanf, al confine di Giordania e Iraq. Per colpire gruppi di miliziani sostenuti dall’Iran, tra cui Kata’ib Hezbollah (KH) e Kata’ib Sayyid al-Shuhada (KSS), gli UAV armati di missili e bombe, che hanno fatto la fortuna del tycoon massone e sionista dell’industria Elbit, uccisero un bambino.
Non sono comunque soltanto queste operazioni assassine a destare seri dubbi sulle reali intenzioni di Biden in Medio Oriente. La provincia di Idlib è infatti una roccaforte di qaedisti HTS armati e protetti da anni dalla Turchia per le sue invasioni nel Rojava, il nord-est siriano, dove utilizza i jihadisti quali mercenari contro l’esercito siriano e quello dei militari curdi Syrian Democratic Forces e dove vengono commessi crimini di guerra inverecondi.
Ciò avviene con il tacito placet della NATO che non s’impiccia delle operazioni del MIT, l’intelligence del presidente Recep Tayyp Erdogan, ma addirittura le plaude come avvenuto quando la Turchia inviò 14mila paramilitari jihadisti in Libia a difesa del governo di Tripoli: tra loro furono identificati almeno 229 terroristi internazionali.
Il confine di Idlib tra Siria e Turchia, dove è avvenuto il blitz americano con l’uccisione di al-Qurayshi è inoltre la via di fuga dei terroristi ISIS che, o per favori agli 007 turchi o per denaro, riescono ad ottenere un passaggio verso l’Unione Europea.
80 ATTACCHI JIHADISTI NELL’OPERAZIONE AQUILE D’INVERNO
«Sulla scia del massiccio attacco dell’ISIS a Heseke, gli attacchi continuano nel nord e nell’est della Siria. Le milizie dell’SNA sostenute dalla Turchia e dalla Turchia hanno lanciato ieri sera un’importante operazione nel nord della Siria, che hanno chiamato Operazione “Winter’s Eagle – Aquila dell’Inverno”. Il ministero della Difesa turco ha annunciato questo pomeriggio di aver raggiunto 80 obiettivi predeterminati in tutto il NES, comprese le regioni intorno a Derik, Manbij, Al Bab, Tel Tamr e Shehba, e che l’operazione è ora “completata con successo”. La Turchia ha anche bombardato la regione yazida di Sengal e il campo di Maxmur in Iraq»
E quanto comunicato mercoledì 2 febbraio dal Rojava Information Center che segue l’amministrazione curda AANES che controlla il nord-est siriano dopo che le milizie SDF lo hanno liberato dallo Stato Islamico con l’aiuto dell’esercito americano sebbene il Movimento Popolare di Liberazione dell’Iraq, che ha già minacciato vendetta per l’aggressione turca, continui a ritenere l’ISIS una creazione del califfo Al Baghdadi in qualità di agente segreto della CIA e del Mossad israeliano.
Questi nuovi attacchi sono stati confermati anche dall’agenzia siriana SANA che ha però evidenziato uno scontro controverso anche in un’altra zona rovente: «Dieci civili sono stati martirizzati e quasi altri 32 sono rimasti feriti nel bombardamento reciproco tra l’occupazione turca ei suoi terroristi da una parte, e militanti della milizia QSD dall’altra, nella città di al-Bab, nella campagna settentrionale di Aleppo».
Ma in un comunicato le Forze democratiche siriane (SDF) hanno chiarito le responsabilità.
«Le affermazioni sono infondate e, adottate da siti web sponsorizzati dallo stato di occupazione turco e dai suoi mercenari, confermiamo che le nostre forze non hanno alcuna relazione con i bombardamenti o altri incidenti simili fabbricati dallo stato turco in linea con l’attacco terroristico dell’ISIS al Prigione di Sina’a nella città di Hasaka» secondo il comunicato riportato dall’agenzia curda ANHA.
I PRIGIONIERI ISIS LIBERATI DAGLI USA COME IL LEADER UCCISO
Anche l’assalto alla prigione Al Sina, terminato con un bilancio di oltre 300 morti tra i jihadisti prigionieri e aggressori, e di oltre 100 tra SDF, forze speciali e civili, è stato oggetto di varie speculazioni dopo che Veterans Today, sito americano di geopolitica ed intelligence militare, ha riportato la notizia di SouthFront sul rilascio di 23 militari SDF catturati dai tagliagole ISIS in cambio della liberazione di 200 prigionieri che sarebbero stati poi trasportati nella base americana di Al Tanf per essere avviati ad un reimpiego.(continua a leggere)