Il fenomeno del globalismo, che pervade ormai quasi ogni realtà, trae la sua linfa vitale dai principi del liberismo. Lo sganciamento dell’individuo da ogni contesto sociale è uno degli assiomi centrali.
L’atomizzazione della società avviene con l’individuazione – l’azione di dividere fino a giungere all’individuus, cioè, all’ indiviso, all’indivisibile, all’ átomos – del consumatore e del percettore di profitto, due entità che perseguono i loro obiettivi secondo il principio della massimizzazione vincolata. Entrambe agiscono come due robot programmati secondo un algoritmo della massimizzazione dell’utilità derivante dai beni, il primo, e della massimizzazione del profitto, il secondo. L’uno rappresenta il vincolo dell’altro, muovendosi all’interno di un contesto prettamente materialistico.
In questo paradigma non c’è spazio per l’intangible, cioè, per tutto ciò che non si può quantificare, come ad esempio, i valori morali, l’amicizia, l’amore, l’altruismo, etc. Ogni individuo è fine a se stesso, è una monade che spesso si scontra con le altre, seguendo i principi dell’utilitarismo e del darwinismo sociale. Vince il più forte: non c’è posto per i deboli e per chi non produce (inutili mangiatori). Non c’è posto per l’uomo vivo.
Questi principi si sono via via estesi in tutto il mondo e sviluppati fino a raggiungere l’inverosimile. Non si tratta solo della visione lineare di una realtà non lineare. Il processo abusivo di linearizzazione in corso da decenni, oltre ad essere un limite intellettuale, sembra costituire una vera e propria agenda politica. Nonostante il modello neoclassico sia altamente riduttivo (esistono infatti solo due agenti, il consumatore e il percettore di profitto), spesso sembra essere imposto, non solo a livello accademico ma anche politico-sociale.
Linearizzare la società e l’economia, robotizzando le persone e riducendole a consumatori anonimi atomizzati, è il sogno dei grandi oligopolisti che, disponendo così di maggiori capacità di previsione e controllo, sarebbero in grado di massimizzare i loro profitti sempre e ovunque. Data una realtà diversificata, cioè, complessa e difficile da gestire, omologando tutto e tutti se ne riduce il grado di complessità e, quindi, i rischi e i costi che potrebbero intaccare i profitti.
Episodi precedenti:
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