“È stato spesso osservato che il terrore può governare in modo assoluto solo su uomini isolati gli uni contro gli altri e che, quindi, una delle principali preoccupazioni di ogni governo tirannico è creare questo isolamento.
L’isolamento può essere l’inizio del terrore; è certamente il suo terreno più fertile; è sempre il suo risultato. Questo isolamento è, per così dire, pretotalitario; il suo segno distintivo è l’impotenza in quanto il potere proviene sempre da uomini che agiscono insieme, “agendo di concerto”; gli uomini isolati sono impotenti per definizione. L’isolamento e l’impotenza, cioè la fondamentale incapacità di agire, sono sempre stati caratteristici delle tirannie.
I contatti politici tra uomini sono interrotti nel governo tirannico e le capacità umane di azione e potere sono frustrate. Ma non tutti i contatti tra gli uomini vengono interrotti e non tutte le capacità umane vengono distrutte. L’intera sfera della vita privata con le capacità di esperienza, fabbricazione e pensiero viene lasciata intatta. Sappiamo che la fascia di ferro del terrore totale non lascia spazio a tale vita privata e che l’auto-coercizione della logica totalitaria distrugge la capacità di esperienza e di pensiero dell’uomo altrettanto certamente della sua capacità di azione.
Ciò che chiamiamo isolamento nella sfera politica, si chiama solitudine nella sfera del rapporto sociale. L’isolamento e la solitudine non sono la stessa cosa. Posso essere isolato – cioè in una situazione in cui non posso agire, perché non c’è nessuno che agirà con me – senza essere solo; e posso essere solo – cioè in una situazione in cui io come persona mi sento abbandonato da ogni compagnia umana – senza essere isolato.
L’isolamento è quell’impasse in cui gli uomini sono spinti quando la sfera politica della loro vita, dove agiscono insieme nel perseguimento di una preoccupazione comune, viene distrutta “.