“Io oggi leggo ‘ancora 44 morti in Italia’ – afferma Zangrillo – quando una persona entra in ospedale con un infarto del miocardio, si fa un test per capire se sia o meno positivo al Covid, ma nel frattempo la situazione clinica precipita, entra in sala chirurgica ma non ce la fa, purtroppo dopo due giorni muore”. “Questa persona viene comunicata alla Protezione civile come caso Covid – afferma – Questa persona aveva il Covid ma è morta di tutt’altro”.
“Con questo io non voglio minimizzare, il virus esiste ma è a livello subclinico – aggiunge Zangrillo – Gli italiani devono essere inoltre fiduciosi perché non siamo stati con le mani in mano, noi ora sappiamo come curare più tempestivamente e meglio i malati”. “Quindi non è giusto dire loro ‘attenzione, arriverà la seconda ondata, si salvi chi può’ – conclude Zangrillo – Primo perché bisogna vedere se arriva, secondo perché li sappiamo curare i malati, terzo perché c’è una collaborazione in atto tra gli istituti ospedalieri, il territorio e le istituzioni regionali che sono in grado di fronteggiare il problema, quarto perché sappiamo molto di più su questo virus”.
probabilmente c’è stata una prima fase in cui i decessi erano sottostimati adesso probabilmente c’è una fase in cui sono sovrastimati. Ora questa malattia dal punto di vista clinico non ci fa più paura e non ci farà più paura soprattutto”.