Aveva garantito la riapertura per metà giugno. Poi è stata posticipata a settembre. Adesso il ministro dell’Università parla di didattica mista fino a febbraio 2021
Risale al 17 aprile, la dichiarazione del ministro Manfredi circa la riapertura delle università italiane fra la fine di giugno e l’inizio di luglio. Il ministro dell’Università e della Ricerca aveva detto che, con un costante decremento dei nuovi contagi, gli istituti di formazione superiore avrebbero riaperto i battenti. Quando e perché il cambio di rotta?
Manfredi: “Alto gradimento per la didattica a distanza”
Benché il ministro Manfredi parli, sulla propria pagina Facebook, di altissimo gradimento della didattica a distanza da parte degli studenti (senza citare però le sue fonti), basta fare un giro su Twitter o scorrere i commenti ai post dello stesso ministro per capire che le cose non stanno così.
“Le indicazioni date sino ad ora dal Ministero sono carenti e confusionarie, ci aspettiamo chiarimenti tempestivi e nel merito – spiega Enrico Gulluni, Coordinatore Nazionale dell’Unione degli Universitari .
“Si fa inoltre cenno ad una didattica mista, tra quella in presenza e online, ed ad una fase in cui solo pochi studenti possano accedere alla didattica in presenza. C’è bisogno di chiarezza – continua Gulluni – E soprattutto non si devono fare distinzioni tra gli studenti: tutte le misure prese devono necessariamente poter essere valide per tutti, non solo per alcuni, per non lasciare indietro nessuno e per dare le stesse opportunità a tutte e a tutti.”
“Le università in questa prima fase hanno risposto meglio di altri settori alla crisi e si sono adattate per fare lavoro a distanza in maniera abbastanza efficiente, tuttavia registriamo ancora moltissimi problemi – aggiunge Gulluni – Non tutti infatti ancora oggi possono accedere ai sevizi di didattica a distanza, spesso le connessioni internet sono insufficienti o inefficienti, mentre in alcuni casi mancano proprio gli strumenti tecnologici. Tutto questo ha pesanti conseguenze sia per la didattica online sia per l’accesso ai servizi di diritto allo studio. A questo, come a tanti altri problemi, non sono state date risposte.”
“Non da ultimo, il Ministero ha annunciato la possibilità di fare i prossimi test d’ingresso in modalità online – ribadisce Gulluni – modalità sulla quale abbiamo forti perplessità e per la quale chiediamo chiarezza subito e garanzie per tutti gli studenti. C’è bisogno di sapere al più presto come verrano svolte le prossime prove d’accesso all’università, ed inoltre nel pensare al ritorno alla normalità non si può fare a meno di pensare ad un forte rifinanziamento dell’università e del diritto allo studio, per evitare che la crisi economica possa colpire gli studenti.
L’ultima sessione d’esami, per molti, è stata un disastro. E non solo per le linee traballanti: fra gli utenti online si legge anche di “bocciati” perché, secondo i professori, non tenevano bene le mani a coprire gli occhi. Ma è possibile sostenere un esame (o un intero anno accademico, fatto di project work, tirocini e laboratori) così?
Ma non sono soltanto gli studenti a sollevare proteste contro la didattica a distanza: un gruppo di 850 docenti universitari, in questi giorni, ha scritto un appello a Manfredi per chiedere lo stop della dad e il ritorno in aula.
Le università riaprono davvero a settembre?
Eppure il ministro spinge nella direzione opposta. A settembre, infatti, le università non riapriranno per tutti, ma solo per pochi eletti: probabilmente le matricole. Per tutti gli altri didattica mista fino a febbraio 2021.
Sul suo account Facebook, Manfredi continua a parlare dei pregi di una “formula didattica mista”, di un futuro in cui l’università “utilizza le tecnologie come opportunità per una didattica interattiva”. Ma i docenti universitari che hanno firmato l’appello evidenziano i rischi di questa formula.