Piano di rientro – I presidi bocciano il ministro Azzolina

I presidi di Anp guidati da Antonello Giannelli bocciano le linee guida per la riapertura delle scuole a settembre

Il Piano scuola non contiene indicazioni operative né definisce livelli minimi di servizio ma si limita ad elencare le possibilità offerte dalla legge sull’autonomia, senza assegnare ulteriori risorse e senza attribuire ai dirigenti la dovuta libertà gestionale“, affermano i dirigenti.

Nella bozza si legge infatti che si valorizzano le forme di flessibilità derivanti dall’autonomia scolastica. Tra le soluzioni che ogni scuola potrà adottare:

  1. riconfigurare il gruppo classe in più gruppi di apprendimento;
  2. articolare gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso;
  3. organizzare una frequenza scolastica in turni differenziati, anche variando l’applicazione delle soluzioni in relazione alle fasce di età degli alunni e degli studenti nei diversi gradi scolastici;
  4. per la secondaria di II grado, permettere una fruizione per gli studenti, opportunamente pianificata, di attività didattica in presenza e didattica digitale integrata, ove le opportunità tecnologiche, l’età e le competenze degli studenti lo consentano;
  5. aggregare le discipline in aree e ambiti disciplinari, ove non già previsto;
  6. estendere il tempo scuola settimanale anche al sabato.

L’attività didattica a distanza resterà, ma solo in misura marginale e solo per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, dove “le opportunità tecnologiche, l’età e le competenze degli studenti lo consentono”. E le mense sono confermate, anche se bisogna capire ancora come organizzarle.

Sono queste alcune delle indicazioni contenute in una bozza del Piano scuola 2020-2021, che indica le linee guida per la ripresa dell’attività scolastica a settembre. Nel testo che la ministra Azzolina ha inviato alle parti sociali, non si parla di mascherine obbligatorie, di strutture in plexiglass e divisori tra alunni. C’è solo un rinvio alle disposizioni di maggio del comitato tecnico che parlavano di un metro di distanza tra le persone e di uso obbligatorio di mascherine dai 6 anni in su. Ma entro giovedi si attendono novità.

Sarà dunque una ripresa delle lezioni all’insegna della diversità e della libera scelta, con una grande autonomia da parte dei presidi che decideranno il come pianificare il lavoro e cercare di garantire il ritorno allo studio. Sarà possibile in classe, on line e anche in spazi fuori dalle  scuole. Ci saranno i turni per fare lezione tra i banchi, alcune classi saranno divise in gruppi per materie o ci saranno aggregazioni di studenti di diverse età.

Niente mascherina per i bambini delle scuole per l’infanzia e per non spaventarli gli educatori non potranno usare protezioni che nascondano il volto, quindi sì alle visiere di plexiglas e agli ingressi scaglionati tra le 7.30 e le 9 anche se non potranno portarsi giocattoli da casa e dovranno mangiare negli stessi locali.

Gli enti locali, le associazioni di volontariato che già lavorano con gli studenti potranno, spiega il testo, mettere a disposizione spazi per la scuola e seguire i ragazzi.

Il testo non prevede, almeno in modo esplicito, un aumento del personale docente, pur prevedendo dimezzamenti di classi e quindi una maggior necessità di professori. si parla solo di un miliardo di euro da destinare al personale, sembra però soprattutto bidelli.

Il Ministero dell’Istruzione ha inviato anche  tutte le scuole le Linee guida per l’insegnamento dell’Educazione civica. A partire dal prossimo anno scolastico, il 2020/2021, questo insegnamento, trasversale alle altre materie, sarà infatti obbligatorio in tutti i gradi dell’istruzione, a partire dalle scuole dell’infanzia.

Le Linee guida rappresentano un documento agile e di facile consultazione, attraverso il quale i dirigenti scolastici e gli insegnanti potranno dare seguito alle regole che entreranno in vigore a settembre.

Secondo quanto previsto dalla legge 92 del 2019, infatti, l’insegnamento di Educazione civica avrà, dal prossimo anno scolastico, un proprio voto, con almeno 33 ore all’anno dedicate. Tre gli assi attorno a cui ruoterà l’Educazione civica: lo studio della Costituzione, lo sviluppo sostenibile, la cittadinanza digitale.

Il tutto senza avere un solo insegnante in più. Numeri che non aiutano i presidi a caccia di spazi. Le linee guida parlano dell’uso di cinema, teatri, biblioteche, ma in una città non c’è un solo istituto ad aver bisogno di luoghi alternativi alla scuola.

“Hanno dato la patata bollente a noi presidi. Nel documento – spiega Giannelli – si parla molto dell’autonomia scolastica ma tutto ciò non è accompagnato da risorse e noi dirigenti abbiamo sempre più le mani legate. Si dice di individuare nuovi spazi ma ve lo immaginate il dirigente che gira per la città ad elemosinare nuove aule? Le linee guida sono delle belle idee che possiamo anche condividere ma avevamo bisogno di strumenti”.

A proposito delle turnazioni il presidente ricorda tra l’altro che la ministra le aveva escluse e definisce i “patti di comunità” solo “belle parole che non si possono concretizzare”. D’altro canto l’Anp ha lanciato proprio in queste ore un Sos: “Il 40% delle aule in Italia non può garantire il distanziamento”. E’ quanto emerge da una rilevazione a campione fatta dall’organizzazione sindacale.

E sulle classi pollaio Giannelli è molto pragmatico: “Posso anche avere 27 alunni, ma mi servono i metri quadrati necessari per rispettare le norme igieniche. Qualcuno sta pensando di usare le palestre per fare lezione, ma devono essere usate per educazione motoria. E chi ipotizza di mettere i banchi nei corridoi dovrà fare i conti con le norme sulla sicurezza”.

A bocciare il documento della Azzolina è anche Ludovico Arte, preside del “Marco Polo” di Firenze: “Il distanziamento di un metro non è praticabile nella realtà. L’orario sfalsato proposto nelle linee guida non fa i conti con il problema dei trasporti pubblici. Se finiremo la scuola alle 15 ipotizzando degli ingressi più tardi dovremo garantire la mensa”. Arte, di contro, ha un’altra proposta: “Si riparta in maniera normale facendo dei test sierologici a tutti”. E sulle classi pollaio aggiunge: “Nella mia scuola ho classi anche da 30 alunni. Da qui a settembre non si possono abolire queste situazioni, ma va fatta una riflessione seria. E’ ora di pensare ad un maggiore organico e ad una ripresa con tutto il personale in classe dal 1 settembre”.

Non si sono parlati, ma sembra che si conoscano Ludovico Arte e Roberta Mozzi, dirigente del “Torriani” di Cremona: “Nel mio istituto l’80% dei ragazzi è pendolare. Se parliamo di arrivi a scuola scaglionati dobbiamo metterci d’accordo con le aziende di trasporto. A questo punto serve al più presto un tavolo di coordinamento con gli enti locali. Di fronte alle classi che abbiamo, con numeri che arrivano a 30 alunni, la didattica mista è l’unica soluzione per assicurare il distanziamento. Io avrò comunque problemi di spazi: non posso usare la palestra perché ho un liceo sportivo e non posso pensare di usare le officine perché fa freddo. Così come si può pensare di fare lezione all’aperto a novembre a Cremona?”. E sulle classi pollaio la preside dice: “Questa era l’occasione per rivedere la normativa e incrementare l’organico ma non è stato fatto”.

Fonti:

  • Orizzontescuola.it
  • Euroroma.net

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