Articolo del 16 Luglio 2020 apparso su Aostacronaca.it
“L’uso costante della mascherina chirurgica, magari indossata anche in circostanze inappropriate, può aver contribuito a una sovraproduzione di anidride carbonica che, in presenza di patologie respiratorie, può avere conseguenze gravi se reintrodotta nell’organismo”. Lo hanno detto i medici dell’ospedale Regina Margherita di Torino ai genitori di una 13enne aostana, dimessa dopo due settimane di coma durante le quali ha rischiato di morire.
La ragazzina soffre di asma e un giorno, verso la fine di maggio, durante un attacco si era sentita peggio del solito: “Mi manca il fiato, non respiro”, aveva detto alla madre che resasi conto del pericolo aveva allertato immediatamente il 118.
Una crisi respiratoria subito giudicata grave dai sanitari del ‘Parini’ che, dopo averla presa in carico e verificato che non soffrisse di altre patologie, avevano trasferito d’urgenza la 13enne all’ospedale torinese. Qui la giovane aostana è rimasta per due lunghe settimane, mentre i genitori disperati, che non potevano incontrarla a causa del rigido protocollo anti Covid-19, hanno fatto la spola tra Aosta e Torino praticamente tutti i giorni a turno per essere informati sul posto dell’evolversi della situazione. I medici del reparto di Terapia intensiva del Regina Margherita hanno salvato la vita alla ragazzina, che ha risposto positivamente alle cure e dopo essere stata intubata e sedata farmacologicamente ha ripreso lentamente a respirare autonomamente, fino al giorno fatidico delle dimissioni dall’ospedale. E quel giorno i medici hanno rivelato ai suoi genitori che a causare la crisi respiratoria era stata non una carenza di ossigeno ovvero la mancanza di aria nei polmoni, ma l’aver respirato troppa anidride carbonica ‘autoprodotta’, ovvero generata dalla stessa attività respiratoria della ragazza, complicata peraltro dall’utilizzo forse eccessivo della mascherina chirurgica a protezione dal coronavirus: uscendo dalla bocca la sostanza tossica ha incontrato la barriera generata dal tessuto. Questi fattori, unitamente alla patologia asmatica, hanno dunque generato la crisi.
“Quanto ci hanno spiegato i competenti sanitari torinesi – confermano i familiari della tredicenne – ci ha sorpreso e preoccupato ma ora la cosa più importante è che nostra figlia si sia salvata e possa tornare a vivere normalmente pur nella consapevolezza della malattia. La mascherina? Staremo attenti, ma soprattutto è lei che ora ha capito che un uso errato del dispositivo di protezione dal Covid-19 può avere, su chi soffre di asma, effetti collaterali terribili”.
Fonte: Aostacronaca.it