Il 23 Luglio i giornali hanno pubblicato finalmente una buona notizia: tre giudici amministrativi del TAR del Lazio, Mariangela Caminiti, Ines Simona Immacolata Pisano e Lucia Gizzi, hanno emesso una sentenza che impone alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Dipartimento della Protezione Civile di rendere pubblici i verbali del Comitato Tecnico Scientifico (CTS) in base a cui il Governo Conte avrebbe preso tutte le decisioni più importanti per mettere in scena lo “Stato d’Emergenza”, il lockdown, l’arbitraria sospensione dei diritti civili dei cittadini sanciti dalla Costituzione e tutte le orwelliane misure repressive che ben conosciamo e che abbiamo sperimentato sulla nostra pelle negli ultimi mesi, dal “distanziamento sociale” alle museruole. Atti e verbali che erano stati secretati, peraltro senza alcuna oggettiva giustificazione e la cui lettura o conoscenza è stata fino ad oggi preclusa e negata non solo ai parlamentari, ma addirittura agli stessi membri del Governo, come ha più volte lamentato il vice-ministro della Salute Pierpaolo Sileri.
Tutto questo avviene mentre ci avviciniamo al 31 Luglio, giorno che (almeno formalmente) dovrebbe sancire la fine dello Stato d’Emergenza imposto da Conte all’Italia e agli Italiani lo scorso Gennaio. Stato d’Emergenza che, nonostante la sempre più massiccia levata di scudi da parte di centinaia di illustri medici, giuristi, costituzionalisti, docenti universitari e intellettuali, tenteranno fino all’ultimo di prorogare, non certo per motivi “sanitari”, ma per coprire i loro misfatti, per evitare che vadano in fumo affari milionari e per continuare a governare a copi di DPCM, nel totale silenzio del Quirinale e delle cosiddette “opposizioni”.
Lo scorso mese il Presidente della Bielorussia Aljaksandr Lukashenko, che notoriamente si è sempre rifiutato di adottare nel suo paese alcuna misura di emergenza, di lockdown o di “distanziamento sociale”, ha dichiarato in una conferenza stampa di aver ricevuto una cospicua offerta in denaro (92 milioni di Dollari) da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, affinché facesse “come in Italia”. Offerta che, dopo il secco no di Lukashenko, sarebbe stata in poche settimane addirittura decuplicata: ben 900 milioni di Dollari, questa volta offerti dal Fondo Monetario Internazionale, accompagnati dalla medesima richiesta: chiudere tutto e fare “come in Italia”. So, da fonti di intelligence, che simili offerte sono state fatte a molti altri paesi europei e non solo europei. E so anche che molti capi di Stato o di Governo, tra cui il Presidente della Serbia Aleksandar Vučić, non hanno esitato un attimo ad accettarle. La logica quindi vuole che anche l’Italia (che, come ben sappiamo, in tutta questa sceneggiata ha sempre avuto il ruolo di modello-pilota) potrebbe aver avuto una lauta offerta in tal senso e, ben conoscendo la mentalità dei nostri politicanti, dubito fortemente che non sia stata accettata. Peraltro questa ipotesi potrebbe spiegare dove e come il Governo Conte abbia reperito le risorse destinate (probabilmente già all’inizio dell’anno) al potenziamento delle forze dell’ordine per garantire la tenuta e la riuscita del lockdown.
Mi auguro sinceramente che fra gli atti e i verbali secretati che il TAR del Lazio ha ordinato di rendere pubblici si possa presto trovare la risposta a questo e a molti altri nodi irrisolti, come ad esempio la folle e inconcepibile direttiva che “sconsigliava” le autopsie.
È invece di oggi, anche se passata sotto traccia dai principali giornali, una notizia a dir poco clamorosa. Una notizia che in un paese normale avrebbe fatto cadere molte teste se non lo stesso Governo: grazie alla coraggiosa presa di posizione della Commissione Covid dell’Accademia Nazionale dei Lincei e all’insistenza del dott. Alberto Zangrillo, è finalmente emerso quello che molti già sospettavano: le tabelle della Protezione Civile su cui per mesi si sono basati i quotidiani bollettini di guerra televisivi che hanno tenuti inchiodati davanti al teleschermo milioni di Italiani erano poco più che un mero gioco di fantasia. “Elaborazioni in assenza di dati” sono state infatti tecnicamente definite. Nemmeno, quindi, delle proiezioni del tipo di quelle politiche o elettorali, che almeno certa una riconduzione ad una certa realtà numerica oggettiva, seppur in maniera approssimativa, possono avere. Tradotto dal politichese, quei numeri erano solenne un imbroglio senza alcun fondamento, utile solo per generare un clima di terrore.
Secondo quanto ha dichiarato Giorgio Parisi, Presidente dell’Accademia dei Lincei, solo la sedicente “comunità scientifica” (leggasi il Comitato Tecnico Scientifico voluto da Conte) ha accesso ai dati autentici, ai veri numeri: «Ignoriamo quando e quante siano venute a mancare le persone per Covid. Quanti siano i contagi effettivi, per quanti giorni siano state ricoverate le persone, il reale quadro clinico di ognuna di esse. Vi ricorderete che i numeri non tornavano mai, sia nel confronto con gli altri anni, sia con il numero delle vittime rispetto al 2015, che in quell’anno furono oltre 50.000, 15.000 più di oggi, senza che bloccassero il Paese. Ci sarà un ridimensionamento di questa storia oscura, ma una cosa la possiamo già dire, che il Governo, dunque il Paese, è stato subordinato alla volontà, a questo punto potremo definirla, fraudolenta del Comitato Scientifico, per mezzo della Protezione Civile. Qui c’è di mezzo l’Istituto Superiore della Sanità. Devono spiegarci perché in Francia, Germania, Spagna, Gran Bretagna, per rimanere ai Paesi demograficamente più importanti, i dati sono di pubblico dominio e qui in Italia, no.
È finita? Macché! Il ministro Speranza che avrebbe dovuto spiegare il perché di questa situazione e della colpevole mancata informazione sui dati effettivi dei morti, contagiati, reale pericolosità del virus, ha risposto che dobbiamo chiedere all’Istituto Superiore della Sanità. Ma nemmeno da militare, dove i barili veri ce li scaricavamo addosso e si facevano i muscoli, mi è capitato di ascoltare una risposta del genere. Ma come! Blocchi l’Italia sei mesi, e non è finita, dei quali, tre, in lock down, e ci vieni a dire che dobbiamo chiedere lumi alla banda Brusaferro? Milioni di Italiani sono alla fame e altri milioni stanno boccheggiando e tu Ministro della Salute ci dici tra le righe che non c’entri nulla? Ma che razza di Paese siamo diventati!».
Dichiarazioni molto forti, queste del Prof. Giorgio Parisi, peraltro uno dei più autorevoli fisici di livello mondiale, che inchiodano la Protezione Civile alle proprie responsabilità e ci impongono un’adeguata riflessione. Una riflessione sull’Italia e sugli Italiani.
È indubbiamente uno strano popolo quello Italiano. Un popolo talmente lobotomizzato e plasmato da decenni di condizionamento ideologico al punto tale da indignarsi a comando e a fasi alterne, come se fosse un interruttore o un trasformatore elettrico anziché una comunità di teste pensanti. A fasi alterne, perché gli Italiani negli ultimi vent’anni sono stati capaci di indignarsi e di scendere in piazza contro le ingiustizie e il malfunzionamento dello Stato soltanto quando al timone del Paese è stato il centro-destra, per poi foderarsi gli occhi di prosciutto e accettare tacitamente e supinamente qualsiasi sopruso quando a governare era la sinistra.
Nel 2010, tanto per fare un esempio, mentre a governare era Silvio Berlusconi, per mesi le prime pagine dei giornali riportarono gli scandali in cui venne coinvolta la Protezione Civile, all’epoca guidata da Bertolaso. Tanto che anche il sociologo Stefano Allievi, in un suo articolo intitolato Ritratto della peggior Italia (scandali della Protezione Civile), il 17 Febbraio dello stesso anno sul quotidiano Il Piccolo scriveva: «La palude melmosa in cui si sta trasformando la success story di Guido Bertolaso e della sua creatura, la amata e odiata Protezione Civile, è di per sé una parabola civile che andrebbe meditata. Già il fatto che una meritoria istituzione pubblica, in cui il volontariato di molti Italiani dà il meglio di sé, stesse per trasformarsi in SpA, è una inquietante metafora del nostro tempo. Ma la storia che emerge non è una storia nuova. Gli intrecci tra politica e affari, e tra malapolitica e malaffare, che anche questa storia ci mostra, sono in continuità con troppe altre storie del passato. E le intercettazioni ricordano quelle tra i furbetti del quartierino, e tante altre inchieste di questa Italia triste e vilipesa. Linguaggio da caserma, favori sessuali, allusioni, parolacce, meschinità e postulanti, ‘nani e ballerine’ e tanti altri grotteschi personaggi dell’arte, e poi soldi, tanti soldi, naturalmente pubblici, e tanta fame di arraffarli: tanti, maledetti e subito. Fino alla parodia del ‘tengo famiglia’ fatto di stipendi stratosferici dati ad ‘apprendisti’ inutili e incapaci ma opportunamente ‘figli di’, e la presenza di ingombranti cognati: mancano, per ora, le mogli devote e le madri protettive, ma non disperiamo.
Non è un’Italia nuova, quella che emerge da questo triste affaire: è l’Italia eterna e peggiore. Una società immobile, in cui le cricche al potere sono sempre quelle, gli uomini che decidono sempre gli stessi, gli intrecci e gli affari sempre i soliti, e solita la modalità di condurli. Ma con un peggioramento sostanziale. In passato c’è stata almeno la scusa di chi ‘rubava per il partito’, e il problema del finanziamento dei costi della politica, con lo scambio tra favori e tangenti, era posto come tale. E pur essendo diventato sistema, era considerato patologia.
Oggi questo andazzo è diventato fisiologia. Nessuno si scandalizza più, e in meno c’è anche la giustificazione politica, i valori alti che nascondono la bassa pratica amministrativa. Tutto si fa solo per denaro, e senza scuse ulteriori, senza alibi. In maniera impudica e perfino naif. Perché così va il mondo e non c’è alternativa».
Ma tutti, come sempre purtroppo accade, guardavano il dito che indicava la Luna e la Luna neanche la vedevano. Tutti si limitavano a indignarsi per le “ruberie” e gli scandaletti di nani e ballerine (soprattutto se emergevano durante i governi del centro-destra), senza considerare nel complesso l’orrendo mostro tentacolare che tali scandali e ruberie generava e, ancora oggi più che mai, continua a generare. Gli Italiani, purtroppo, non sono mai riusciti ad avere una visione d’insieme, ad ampio spettro e libera da pregiudizi ideologici. Se solo ieri, infatti, si indignavano per le ruberie ed i favori sessuali attribuiti a Guido Bertolaso e alla “sua” Protezione Civile, oggi tacciono miserevolmente di fronte alle spudorate menzogne e agli inganni della stessa Protezione Civile, che, da carrozzone di consulenze e tangenti che è sempre stato, si è ormai trasformata in un vero e proprio strumento di repressione al servizio di quegli stessi poteri sovranazionali che tengono in pugno e dirigono il peggior Governo della storia dell’Italia repubblicana.
Sarebbe forse superfluo ricordare agli Italiani che lo “Stato di Emergenza” non esiste nella nostra Carta Costituzionale, ma la sua eventuale applicazione è prevista da una legge ordinaria, precisamente la legge n. 225 del 24 Febbraio 1992 inerente all’istituzione del Servizio Nazionale della Protezione Civile. E qui si apre la diga dell’ignoranza sulla sua applicazione, ma la cosa più grave è che lo “stato di eccezione” è applicabile prevalentemente quando precede una guerra. Gli “addetti ai lavori” questo lo sanno, e lo sanno molto bene.
La legge n. 225 istituì il Servizio Nazionale di Protezione Civile, conferendo a questo ente prerogative e funzioni che precedentemente erano esercitate in modo sostanziale, solo a livello istituzionale, dall’Esercito Italiano e dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. consentendo così anche ai “privati” ed agli enti locali di partecipare alle attività necessarie in caso di emergenze e calamità. Ma, come mi suggeriva questa mattina Keli Anand, quando si scopre che con il potere attribuito alla Protezione Civile un ristretto gruppo di personaggi eterodiretti impedisce di funzionare alla Corte Costituzionale, togliendo ogni controllo su esecutivo e finanze di uno Stato con il pretesto di una “emergenza”, questa manovra del “Covid” così realizzata si manifesta per quello che è: un golpe orchestrato con accordi taciti da parte di poteri che cercano disperatamente fondi per mandare avanti il loro piano.
A mio parere, quindi, la Protezione Civile, da ricettacolo della peggiore corruzione italiota si è ormai trasformata in un vero e proprio cavallo di Troia del Nuovo Ordine Mondiale e di quei poteri sovranazionali che vogliono la distruzione finale dell’Italia e il pieno e totale asservimento politico-economico-sanitario del nostro Popolo.
Se in Parlamento esistesse ancora un’”opposizione”, uno dei principali suoi obiettivi dovrebbe essere proprio l’abrogazione della legge n. 225 del 24 Febbraio 1992, la chiusura del Servizio Nazionale di Protezione Civile e la riconsegna delle sue prerogative e dei suoi compiti all’Esercito. Il problema è che nell’Italia del 2020 l’”opposizione” non esiste più.
Articolo di Nicola Bizzi