Il Presidente del Consiglio Conte e i Ministri Bonafede, Di Maio, Gualtieri, Guerini, Lamorgese e Speranza hanno ricevuto una notifica riguardante un avviso ex art. 6, comma 2, legge cost. n. 1/1989 da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma.
L’avviso riguarda la trasmissione al Collegio di cui all’art.
7 della citata legge cost. n. 1/1989 degli atti di un procedimento penale iscritto per i delitti di cui agli artt.
110, 438, 452 e 589, 323, 283, 294 c.p., che origina da varie denunce da parte di soggetti terzi provenienti da varie parti d’Italia. Si tratta di denunce che riguardano la gestione dell’emergenza Covid.
“La trasmissione da parte della Procura al Collegio”, il tribunale dei ministri, “in base alle previsioni di legge, è un atto dovuto. Nel caso specifico tale trasmissione è stata accompagnata da una relazione, ai limiti dell’ingerenza, nella quale l’Ufficio della Procura “ritiene le notizie di testo infondate e dunque da archiviare””. Lo si legge nella nota di Palazzo Chigi con cui si rende noto che il premier Conte e sei ministri hanno ricevuto un avviso di garanzia in seguito a denunce in relazione all’emergenza Coronavirus.
Il presidente del Consiglio e i ministri, si legge in una nota di Palazzo Chigi, si dichiarano sin d’ora disponibili a fornire ai Magistrati ogni elemento utile a completare l’iter procedimentale, in uno spirito di massima collaborazione”.
Oltre a Conte ci sono anche sei ministri: Alfonso Bonafede, Luigi Di Maio, Roberto Gualtieri, Lorenzo Guerini, Luciana Lamorgese e Roberto Speranza. C’è chi chiede conto dei ritardi del lockdown e chi invece punta il dito contro l’eccessiva limitazione delle libertà personali, con accuse che vanno dall’omicidio colposo fino all’attentato contro la Costituzione.
L’avviso di garanzia nasce da diverse denunce presentate in tutta Italia in relazione all’emergenza Coronavirus e riguarda diversi reati. Le denunce, di cui non sono ancora noti i dettagli, chiamano in causa gli articoli del codice penale sulla pena in concorso (articolo 110), epidemia (articolo 438), delitti colposi contro la salute pubblica (articolo 452) e omicidio colposo (articolo 589), abuso d’ufficio (articolo 323), attentato contro la costituzione dello Stato (articolo 283), attentati contro i diritti politici del cittadino (articolo 294).
Ma la trasmissione degli atti al tribunale dei ministri è «un atto dovuto», si affretta a sottolineare palazzo Chigi. E a gettare acqua sul fuoco ci pensa anche la procura di Roma; i pm Eugenio Albamonte e Giorgio Orano, dopo aver esaminato le denunce contro Conte e i suoi ministri, le definiscono «infondate e quindi da archiviare».
L’Avv. Carlo Taormina, autore di alcune delle denunce non ci sta e si sfoga con diversi post su Facebook:
Processo a Conte e Speranza per epidemia colposa e omicidio colposo plurimo. Finalmente comunicazione ufficiale agli indagati. Ora tocca al Tribunale dei ministri e la procura non c’entra più niente e non può ne’ chiedere l’archiviazione ne’ archiviare. Stanno tutti bluffando e stanno facendo di tutto per fregarci. Dobbiamo combattere perché una magistratura onesta colpirebbe e una disonesta insabbierebbe.
E ancora:
Magistratura,politica e e giornalismo a braccetto per fregare noi cittadini italiani. Nessuna archiviazione, nessuna richiesta di archiviazione,nessun atto di indagine è stato ancora compiuto. Tutto inizia ora con l’intervento del tribunale dei ministri e noi dobbiamo combattere per i nostri morti che scellerate operazioni politiche nella gestione della emergenza coronavirus ci hanno strappato. Io mi farò interrogare dal tribunale dei ministri e mostrerò documentalmente come sono morte tutte quelle vittime e vedremo se avranno il coraggio di archiviare
Anche Salvini interviene in diretta da Forte Dei Marmi:
“Se quello che si dice dei verbali del Comitato tecnico scientifico fosse vero, che Conte non ha chiuso le zone rosse quando doveva chiuderle, dovrebbe essere arrestato”.
“Quando ho saputo dei verbali del Comitato tecnico scientifico – ha aggiunto Salvini – sono saltato sulla sedia, leggendo che qualcuno ha ignorato l’allarme. Credo che alcuni sindaci se hanno letto che non era necessario chiudere e sono stati costretti a farlo subendo un danno economico, se denunciano fanno bene, anche se al governo se ne fregheranno”.
Aggiornamento:
Spetterà alla Forleo decidere se questa storia finirà con l’archiviazione o meno: proprio lei che ha avuto tra le mani uno dei fascicoli più caldi degli ultimi dieci anni, quello sulla scalata Unipol e sui presunti complici politici dell’Opa di sinistra. Fu lei a chiedere al Parlamento di poter utilizzare le telefonate tra alcuni indagati e gli esponenti di primo piano dei Ds, tra i quali Massimo D’Alema, Piero Fassino e Nicola La Torre.
Un’inchiesta che procurò alla Forleo diversi problemi professionali: il Csm aprì contro di lei un procedimento disciplinare e dispose il trasferimento a Cremona. Ad anni di distanza il Tar e poi il Consiglio di Stato le diedero ragione, fino al reintegro nell’ufficio di Milano. Ora ricopre lo stesso incarico a Roma, da dove dovrà pronunciarsi sull’eventuale processo di Conte e della sua squadra di governo. Fonte: (Liberoquotidiano.it)