Straordinaria e condivisibile dichiarazione di Maria Fida Moro: «La morte ci deve trovare vivi e liberi»

La figlia di uno dei più grandi Statisti della storia italiana, Maria Fida Moro, ex senatrice e protagonista di innumerevoli battaglie politiche in difesa della democrazia e della libertà, ha rilasciato di recente, attraverso il suo sito internet una straordinaria e condivisibile dichiarazione che in queste ore sta spopolando sui social media. Questo suo intervento, definito in un commento «Uno spiraglio di Luce, un soffio di Spirito, nell’immonda, buia palude in cui ci hanno rinchiusi…» costituisce un duro attacco contro il delirio pandemico-totalitario del Governo Conte.
Rinnovando la mia personale stima alla Signora Moro, auspico che queste sue parole possano essere di monito e insegnamento al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (se ancora ha un’anima) e a tutti coloro che stanno da mesi impunemente e ignobilmente calpestando, in nome di un colpo di stato globale e di un folle piano criminale transumanista, i nostri diritti, la nostra democrazia e la nostra libertà. A tutti coloro che continuano a infangare e a calpestare la nostra Carta Costituzionale.

«Insomma credete davvero che siamo tutti stupidi?! L’allerta permanente, alla lunga, ottiene l’effetto contrario come nella famosa storia di “Al lupo, al lupo”.
La sicurezza non esiste, a nessun livello ed a nessun titolo, e, cionondimeno, è necessario vivere, lavorare, andare a scuola, fare le cose di tutti i giorni, viaggiare, riposarsi. Non si sentono altro che numeri che si contraddicono e che sono anche molto noiosi.
Mentre “giocate” ai bollettini, la vita continua senza di voi. Ogni giorno che passa restate più indietro. Siete terrorizzati dalla vita della quale la morte fa parte integrante. E non c’è cura, non c’è vaccino, non perché non ci sia vaccino, ma perché risolto un problema se ne presenta subito un altro.
La vita è in divenire e ci mette alla prova di continuo. Bisogna imparare ad esistere in pace ad a convivere anche con le cose brutte.
Dobbiamo darci pace altrimenti la nostra non sarà mai vita, ma puro terrore.
Lasciate che i ragazzi vadano a scuola in un modo possibile. Lasciate che loro ed anche noi respiriamo ossigeno e non anidride carbonica.
La vita si cura da sé: lo fa da millenni. Ricordate che la vita avanza verso la vita e non, come tendiamo a pensare noi, verso un oscuro oblio.
Nella nostra epoca – cosiddetta civile – manca la cultura della Morte, che è solo un momento di passaggio verso uno straordinario meglio che noi non possiamo nemmeno immaginare perché siamo limitati dal gioco di ruolo che stiamo vivendo qui.
Se solo ricordassimo un barlume della magnificenza che ci attende andremmo via subito. Per favore, restiamo fermi solo un attimo a respirare lentamente ad a guardaci intorno. La bellezza ci parla di amore, di gioia e di verità. Vi sarà capitato di vedere dormire un neonato serafico, al sicuro da tutto, al suo posto nel cosmo.
Noi ci agitiamo ed invece dovremmo rallentare. L’eternità è. Non va e viene: è il nostro destino cosmico – nessuno può togliercela – l’eternità è, da sempre e per sempre, ed in questo preciso momento qui, noi siamo insieme con lei in tutte le cose.
Gocce di mare, granelli di sabbia, alte montagne, piccoli fiori delicati, galassie sconfinate.
Se il nostro destino è l’Eterno cosa volete che ci faccia un virus che peraltro ha un posto ed una funzione a sua volta nel creato?
Noi siamo qui per uno scopo ben preciso, sperimentare e scegliere, dopo molti tentativi ed errori, l’AMORE dal quale proveniamo e che tutto tiene insieme.
Il nostro destino non è la sofferenza né la morte, bensì luce risplendente e gioia senza fine.
Non ci lasciamo rinchiudere in un bozzolo di numeri, lasciamo invece che la gioia, la più alta espressione della vita stessa, sia dovunque e per tutti.
Noi, Gaia, il Covid, il clima, le donnole, gli opossum ed i cristalli di rocca, i guerriglieri, gli afroamericani, i malati, siamo uno e stiamo giocando insieme al gioco della vita che ci riporta come un fiume, ansa dopo ansa all’iridescente meraviglia dalla quale proveniamo ed alla quale faremo ritorno ineluttabilmente».