Una recente epurazione da parte di Facebook e Twitter di una serie di siti di media indipendenti ha spinto migliaia di persone a perdere il lavoro e ha ucciso una delle forme più efficaci di espressione del dissenso politico, medico e sociale.
Giovedì della scorsa settimana, Facebook ha eliminato più di 800 pagine e account, accusandole di essere coinvolte in un “comportamento non autentico” e di violare le politiche anti-spam di Facebook.
Secondo una dichiarazione rilasciata da Facebook sul proprio sito web, molte di queste pagine stavano utilizzando account falsi o più account con gli stessi nomi e pubblicando enormi quantità di contenuti su una rete di gruppi e pagine per indirizzare il traffico verso i loro siti web. Molti hanno utilizzato le stesse tecniche per far apparire i propri contenuti più popolari su Facebook di quanto non fossero in realtà. Altre erano farm pubblicitarie che utilizzavano Facebook per indurre in errore le persone a pensare che fossero forum per dibattiti politici intercettando il traffico. Una di queste pagine era The Anti-Media. Fino all’epurazione, avevano circa 2,17 milioni di follower su Facebook. Presumibilmente, Facebook vuole far credere che 2,17 milioni di persone si sono iscritte volontariamente alla pagina solo per ricevere Spam
Poco dopo che Facebook ha annullato la pubblicazione della pagina, anche Twitter ha sospeso l’account .
Twitter ha fatto meglio di Facebook, però, poiché ha fatto un ulteriore passo avanti e ha sospeso gli account degli editori e di molte persone influenti che lavorano nel team. Carey Wedler , l’account Twitter del redattore capo di Anti-Media è stato sospeso e tuttavia Twitter non è stato in grado di fornire una valida ragione per farlo.
Database Italia e Google
Database Italia come tanti altri d’altronde, combatte ogni giorno una faticosa guerra contro censure e blocchi. L’account Facebook e quello Instagram già in passato sono stati bannati e ora siamo al secondo avvertimento di chiusura per post che non rispettano gli standard dei giganti (monopolisti) del web, modificati con misure restrittive e censorie negli ultimi mesi.
La chicca è arrivata quando Google ha deciso di bannare l’account AdSense grazie al quale il sito riusciva a malapena a sostenersi. Banalmente, hanno tolto i banner pubblicitari.
Gli addetti del colosso non si sono limitati solo a questo, hanno avuto la capacità di inviare una segnalazione anche all’agenzia, esterna a Google, che curava i nostri spazi pubblicitari per intimargli di non proseguire la collaborazione con noi. Il referente mortificato, non ha potuto che obbedire visti gli accordi sulla policy firmati anche dalla stessa agenzia.
La spiegazione sulla quale si sono basati è stata quella che gli articoli di Database Italia sono di “scarso interesse” oltre che di “scarsa qualità.”
Quindi dobbiamo credere che un sito che in soli 6 mesi ha raggiunto picchi di 200.000 visite giornaliere sia poco interessante.
Ne prendiamo atto, come prendiamo atto del fatto che, passi per i miei noiosi articoli, autori e contributori del calibro di: Nicola Bizzi (scrittore, giornalista, storico, editore), Luca La Bella (economista, specialista in Geo-Politica), Matteo Martini (dottore in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, collaboratore della rivista internazionale Nexus), Marco Della Luna (laureato in diritto e psicologia, avvocato e saggista, studioso di strumenti di manipolazione sociale) e tanti altri, possano essere ritenuti di scarso interesse.
Come più volte abbiamo detto, su Databaseitalia.it chi scrive lo fa per passione e per senso di responsabilità ma cosa principale, tutti i contributori lo fanno a titolo gratuito. Le pubblicità erano e sono necessarie per le spese vive: server, webmaster, editing video, grafica, e ahimè, piccole promozioni sui social per cercare di ritardare la nostra chiusura (sono pur sempre aziende che devono fatturare). Non sappiamo quanto ancora si potrà andare avanti. Ma vi assicuriamo che ce la metteremo tutta per vincere questa guerra.
Se credete che tutto ciò sia stato fatto con intenzioni genuine di proteggere la democrazia, allora probabilmente meritate quello che verrà dopo. Questa non è solo una strategia sui social media per rimuovere lo spam o attaccare i cosiddetti robot russi che interferiscono con la “democrazia americana” o delle visioni pericolose per “la salute dei cittadini italiani”. Questi sono sforzi coordinati per rimuovere tutti i nostri account, lanciati in tandem tra due giganti dei social media, perché il controllo della narrazione artefatta sugli eventi gli sta sfuggendo di mano.
La prima cosa da sapere su queste epurazioni è che possiamo essere relativamente sicuri di chi c’è dietro. Facebook ha annunciato apertamente di lavorare a stretto contatto con il Consiglio Atlantico finanziato dalla NATO per impedire che il servizio di Facebook “venga abusato durante le elezioni” L’elenco dei direttori del Consiglio Atlantico non è niente più che quello di una cricca di criminali di guerra consolidati, incluso Henry Kissinger.
Ma sappiamo anche che Facebook lavora a stretto contatto con l’OMS, perchè ogni forma di dissenso o di discussione potrebbe mettere in pericolo la salute e la vita delle persone, quando in verità gli errori più grossolani sono stati commessi proprio dallo stessa OMS e parlo di errori grossolani per non utilizzare parole quali “omicidi” (Quando incoraggiavano ad intubare su indicazione della Cina).
Nel novembre 2016, l’allora presidente Barack Obama ha trascinato personalmente il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg in una stanza privata a margine di una riunione dei leader mondiali in Perù per fare un appello personale a Zuckerberg affinché prendesse più sul serio la minaccia delle “fake news”. Prima di questo, il signor Zuckerberg non prendeva affatto sul serio la minaccia delle “notizie false”. Infatti, se non ricordo male, Zuckerberg ha detto circa una settimana prima del suo incontro con Obama che l’idea che le fake news che circolavano su Facebook fossero responsabili dell’influenza delle elezioni americane nel 2016, era “piuttosto folle”.
Vedete, il problema non è relativo alle “fake news”; non ci svegliamo la mattina inventando follie o falsità per prenderci gioco dei lettori. Certo possiamo commettere errori, spesso esprimiamo opinioni ma guardate voi stessi. Ci sono circa 600 articoli sul nostro sito web. Sceglietene uno a caso, tutte le fonti (o quasi) sono collegate – Reuters, Haaretz, BBC, The Guardian, CNN, The Independent, Asia Times, Washington Post, New York Times, Ansa, Adnkronos – e l’elenco potrebbe continuare. Il problema, ovviamente, è che andiamo un po ‘più in profondità rispetto ai media mainstream in genere per accertare la verità. Non siamo passacarte del governo. Ci sentiamo e siamo realmente coinvolti in quello che facciamo e scriviamo. Ci confrontiamo quotidianamente consultando esperti e ascoltando le varie opinioni, ma soprattutto andiamo alla radice degli eventi.
il mio coinvolgimento in questo sito, è vero, va oltre la semplice scrittura però non mi affido a questo lavoro per fornirmi le comodità di base della vita.
Ma ci sono molti dei miei amici e colleghi che hanno investito la loro stessa esistenza in questi siti. Hanno creato queste attività da zero e le hanno mantenute per un periodo di tempo significativo con grande effetto. Ogni singolo follower su Facebook o Twitter rappresenta le ore lavorate, i soldi spesi e l’energia spesa. Quando andate nella home page di Facebook, la prima cosa che troverete sotto l’opzione “registrati” è che potete “creare una pagina per una celebrità, una band o un’azienda”.
Ebbene, questo è esattamente quello che avevano fatto i miei colleghi. Hanno creato un’attività e hanno generato un grande seguito per un lungo periodo di tempo grazie alla domanda per quella particolare attività, per poi essere chiusa da Facebook senza una ragione apparente (anche se penso che ora abbiamo stabilito il vero motivo).
Credetemi, non finirà bene. La donna che ha aperto il fuoco contro la sede di YouTube all’inizio di quest’anno prima di suicidarsi era presumibilmente furiosa perché YouTube aveva completamente demonetizzato i suoi video. Mettendo da parte l’orribile giustificazione di questo atto, non può passare inosservato che molto lentamente ma inesorabilmente, ogni voce antimperialista efficace sia stata de-platformata o demonetizzata su Youtube, Facebook, Twitter e Google negli ultimi anni.
Dovrebbe essere chiaro dove si va a finire. Sinceramente non ci sentiamo più al sicuro pubblicando gli stessi tipi di contenuti che normalmente pubblichiamo.
Nel caso non fosse chiaro, questo è il risultato finale dell’epurazione. Il panopticon è una torre centrale che consente a tutti i detenuti dell’istituto dei social media di essere osservati da un unico guardiano senza che i detenuti possano sapere se siano o meno osservati. È fisicamente impossibile per il guardiano, il signor Zuckerberg, guardare tutti noi contemporaneamente, ma il fatto che non possiamo sapere quando siamo osservati fa sì che modifichiamo il nostro comportamento per comportarci come se fossimo sempre osservati. O soccombi alle richieste di Facebook, Twitter, Instagram e Google, o vieni bannato, o entrambe le cose. In ogni caso, i contenuti dissidenti non esisteranno più su queste piattaforme, che collettivamente possono raggiungere miliardi di persone.
E nessuno sbatterà nemmeno le palpebre. Non c’è molto che si possa fare a meno che un numero sufficiente di persone prenda una posizione di principio contro un livello così severo di censura.
Facebook sta morendo di una morte lenta e dolorosa , ma è determinato a portarci giù con lui. Nel frattempo, vuole lasciarsi alle spalle un mezzo in cui le persone possono condividere solo immagini di teneri gattini e delle loro paleo-diete, senza che nessuno sia capace di un pensiero critico e legittimo. Mi ricorda una citazione attribuita all’intellettuale pubblico Noam Chomsky, che una volta scrisse :Il modo intelligente per mantenere le persone passive e obbedienti è limitare rigorosamente lo spettro di opinioni accettabili, ma consentire un dibattito molto vivace all’interno di quello spettro. Per quanto riguarda il resto di noi aspiranti giornalisti che hanno reso Facebook e Twitter un mezzo con cui possiamo, in massa, segnalare la corruzione del potere, la guerra, la polizia e tutto il resto, beh, credo che siamo a pochi giorni di distanza dall’ essere dichiarati come dispersi in un’ambasciata saudita .