di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Fonte originale: articolo di Gospa News
Cosa può scatenare la contaminazione del vaccino Janssen basato sul vettore adenovirus umano con quello di scimpanzé utilizzato da AstraZeneca per il suo antidoto contro il Covid-19 a base di virus inattivato?
La domanda è assolutamente inquietante e proietta l’emergenza quotidiana del piano mondiale di immunizzazione, incentrato su vaccini ancora totalmente sperimentali, verso un orizzonte da fantascienza biochimica purtroppo già diventato realtà con la nascita delle gemelline cinesi dal DNA modificato grazie alla tecnologia Crisp-9 che ha permesso alle sue inventrici di vincere il Nobel per la Chimica nel 2019.
Una clamorosa inchiesta del New York Times squarcia il velo sullo scandalo di un’azienda farmaceutica di Baltimore (Maryland), Emergent BioSolutions, rivelando che la mancanza delle idonee certificazioni di qualità dei vaccini antiCovid della fabbrica, partner del ciclo produttivo dei “sieri” ideati dall’anglosvedese AstraZeneca con Jenner-Oxford e dall’americana J&J col contributo della controllata belga Janssen, non è stato solo un problema burocratico e formale.
Ben 15 milioni di dosi Johnson&Johnson, seconda metà le fonti ufficiali del Nyt, sono state distrutte perché contaminate. E prima ancora altri milioni di AstraZeneca perché non conformi agli standard di purezza e sicurezza.
Ma un enorme mistero aleggia sui lotti di vaccino Janssen (nome commerciale del prodotto J&J) perché sono state prodotte a febbraio durante il ciclo di lavorazione di quei lotti risultati contaminati con il virus inattivato del Vaxzevria (nuovo nome commerciale del brevetto AstraZeneca adottato dopo il riscontro di rari casi di trombosi anche letali).
Ecco perché, come scrive il New York Times, il problema di Baltimore si allarga a tre continenti dove le autorità sanitarie hanno sospeso in via precauzionale la somministrazione di quei lotti per verificarne l’effettiva sicurezza dopo che la Food and Drug Administration americana ne ha impedito la distribuzione negli USA.
Sono stati anche disposti rigorosi controlli sulla Emergent BioSolutions, che è però da anni un’azienda finanziata dal governo stesso e molto attiva nella lobbying dei politici di Washington per garantirsi speculazioni finanziarie sui vaccini, tra cui una maxi fornitura di un antidoto contro l’antrace in prevenzione di un allarme bioterroristico soltanto ipotetico.
Milioni di quelle dosi sono finite in Canada, Sud Africa e all’Unione Europea, senza che si sappia in quali nazioni siano arrivate e come faranno i funzionari sanitari a scoprire eventuali lotti contaminati dinnanzi ad una pressante richiesta dei governi europei sulla disponibilità di vaccini.
Il vero pericolo è che la stessa emergenza pandemica che ha portato le agenzie internazionali di controllo farmaceutico ad autorizzare rapidamente gli antiCovid sperimentali (ad eccezione del russo Sputnik V usato in 60 nazioni del mondo ma non ancora nell’Unione Europea con l’eccezione di Serbia e San Marino) induca le autorità sanitarie a controlli frettolosi col rischio concreto che alcuni lotti contaminati finiscano in fase di somministrazione.
GIOCHI DI GUERRA GEOPOLITICA SUI VACCINI
Proprio per questo gli USA hanno già messo le mani avanti sostenendo che nessuno di quei vaccini a sospetta contaminazione è stato distribuito negli stati confederati. Anche perché la produzione di quelli di AstraZeneca non è un problema di Washington perché tale antidoto non è stato ancora autorizzato negli States che si affidano ai due vaccini finanziati da Bill Gates (Moderna e Pfizer-Biontech) e sull’ultimo arrivato Janssen di J&J.
Prima di entrare nel dettaglio è bene comprendere che ci sono colossali interessi economici e geopolitici in gioco visto che Gates e Pfizer sono stati tra alcuni dei più importanti donors del presidente americano Joseph Biden e, pertanto, nel retroscena di uno scoop giornalistico sull’impianto finanziato dal suo predecessore Donald Trump, potrebbero anche annidarsi i germi virulenti di una guerra finanziaria mondiale sui vaccini, già in atto da quando il tycoon di Microsoft ha di fatto costretto le Big Pharma a riunirsi in un cartello per appoggiare il progetto di immunizzazione nei paesi poveri COVAX dell’OMS, gestito dall’ong GAVI dello stesso Gates e amministrato da una ex manager di GSK, che controlla la rete commerciale farmaceutica di Pfizer, in macroscopici conflitti d’interessi.
«I problemi di controllo della qualità in uno stabilimento di Baltimora che produce vaccini Covid-19 hanno portato i funzionari sanitari di tre continenti a sospendere la distribuzione di milioni di dosi di Johnson & Johnson, mentre i problemi di un imprenditore statunitense politicamente connesso si propagano in tutto il mondo» hanno scritto sul New York Times di ieri, giovedì 6 maggio 2021, i giornalisti Chris Hamby, Sharon LaFraniere and Sheryl Gay Stolberg
«Le dosi preparate nell’impianto di proprietà di Emergent BioSolutions non sono state autorizzate dalla Food and Drug Administration per l’uso negli Stati Uniti e l’amministrazione Biden ha ripetutamente assicurato agli americani che nessuno delle “iniezioni” di Johnson & Johnson somministrate a livello nazionale era stato fatto lì» aggiunge il NYT che poi lancia l’allarme. (continua a leggere)