VACCINATI M-RNA COME CAVIE UMANE! Persino lo “Studio Ogata” pagato da Gates conferma Reazioni Ignote e Pericolose già segnalate da Ricerca Cinese

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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Fonte originale: inchiesta di Gospa News

Una ricerca guidata da una giapponese e parzialmente pagata dalla Bill & Melinda Gates Foundation solleva macroscopici dubbi sulle reazioni pericolose scatenate nel sangue dal vaccino Moderna, la terapia genica a base di RNA messaggero (perciò siglata mRNA), finanziata dallo stesso Gates grazie a un brevetto dell’ormai famigerato Anthony Fauci che il professor Luc Montagnier, vincitore del premio Nobel per la Medicina, non esitò a definire “apprendista stregone” dopo aver rivelato che il virus SARS-Cov-2 è stato costruito in laboratorio con sequenze di HIV in “un affare tra Cina e USA”..

La notizia è clamorosa perché segnala il comportamento anomalo della proteina Spike, equiparata ad una tossina dall’immunologo canadese Bimar Bridle, professore associato dell’Università di Guelph (Ontario, Canada) che per primo ha svelato l’importanza dello studio condotto dalla ricercatrice Alana F. Ogata del Dipartimento di Patologia e della Divisione delle malattie infettive del Brigham and Women’s Hospital di Boston (Massachussets, USA), del Wyss Institute for Biologically Inspired Engineering dell’Harvard University della stessa città all’Harvard Medical School.

Questa ricerca è stata supportata dal fondamentale contributo del professor David R. Walt, attivo negli stessi centri sanitari, ma anche inventore della Simoa technology (sviluppata dalla Quanterix corporation di cui è azionista), un kit ultrasensibile all’immunodosaggio per il rilevamento degli anticorpi nella ricerca COVID-19 e il profilo delle Chitochine.

Proprio come segnalato in precedenza da una ricerca cinese diffusa ad ottobre dalla prestigiosa rivista specialistica Nature cui è stato dato risalto mediatico solo da Gospa News, il nodo del problema e della pericolosità dei vaccini è infatti nelle chitochine T che possono sviluppare una reazione auto-immune tale da causare gravi problemi sanguigni (come le trombosi) ma anche, nel tempo, lesioni ai polmoni per immunopatologia polmonare.

 La ricercatrice giapponese Alana F. Ogata che lavora al Dipartimento di Patologia del Brigham and Women’s Hospital, Boston, MA, USA

Il nuovo lavoro degli scienziati di Boston si basa sull’analisi empirica del comportamento della proteina Spike in 13 giovani operatori sanitari a cui è stato somministrato il vaccino Moderna ma giunge ad un allarme analogo a quello lanciato in autunno dalla ricerca condotta in due prestigiose Università della Cina realizzata invece su esperimenti di laboratorio sui topi e sull’analisi di una letteratura scientifica immensa di ben 143 altri studi pubblicati.

«L’evidenza del rilevamento sistemico della produzione di proteine ​​spike e S1 dal vaccino mRNA-1273 è significativa e non è stata ancora descritta in nessuno studio sui vaccini, probabilmente a causa delle limitazioni nella sensibilità del dosaggio e nella valutazione dei tempi. La rilevanza clinica di questo risultato è sconosciuta e dovrebbe essere ulteriormente esplorata» scrivono Ogata e Walt insieme agli altri ricercatori Chi-An Cheng,  Michaël Desjardins,  Yasmeen Senussi,  Amy C Sherman, Megan Powell,  Lewis Novack,  Salena Von,  Xiaofang Li,  Lindsey R Baden nello studio pubblicato e accettato (oovvero già revisionato) dalla Oxford Academic (Infection Disease Society of America) il 20 giugno 2021.

 Il frontespizio della ricerca della giapponese Alana F. Ogata – link allo studio nelle fonti al fondo dell’articolo

«Ipotizziamo che le risposte immunitarie cellulari innescate dall’attivazione delle cellule T, che si verificherebbero giorni dopo la vaccinazione, portino all’uccisione diretta delle cellule che presentano la proteina spike e un ulteriore rilascio di spike nel flusso sanguigno. I meccanismi alla base del rilascio di S1 ​​libero e il successivo rilevamento della proteina spike intatta rimangono poco chiari e richiedono ulteriori studi» è la seconda lapidaria frase della ricerca intitolata “Antigene del vaccino SARS-CoV-2 circolante rilevato nel plasma dei destinatari del vaccino mRNA-1273”.

Tradotta dal linguaggio strettamente scientifico a quello giornalistico ha un senso inequivocabile: è ignoto il modo in cui i vaccini a RNA messaggero interagiscono con la proteina S del SArs-Cov-2 proprio in relazione alle cellule T. 

Le stesse ritenute il “punto critico” dei vaccini dello studio cinese che, nell’autunno 2020, invitava le Big Pharma alla cautela ed a maggiori ricerche sulla questione, ma fu di fatto nascosto dalla comunità scientifica internazionale che fece quadrato intorno agli antidoti contro il Covid-19 ormai in avanzata fase di trials clinici. Per farla breve, come sostenuto dallo stesso Montagnier e da altri esperti, l’intera popolazione mondiale è diventata un’involontaria cavia umana di questi vaccini di cui non si conosce il funzionamento.

Ma per comprendere la portata di questo studio è necessario avere le competenze dell’immunologo-virologo canadese Bridle che ha svelato anche un documento interno dell’americana Pfizer (produttrice con la tedesca BioNTech dell’altro vaccino mRNA Comirnaty) riferito ai disordini nella circolazione sanguigna e alle complicazioni di gravi trombosi: capaci di causare le emorragie cerebrali su cui avviò indagini negli USA il CDC (Center of Disease Control) dopo la prematura morte del medico della Florida, Gregory Michael o di innescare infiammazioni cardiache come quello che hanno suscitato l’allerta dell’EMA (European Medicines Agency).

Nell’abstract della ricerca di Ogata e Walt, infatti, si evidenzia soltanto l’attivazione del processo immunitario suscitato dal vaccino Moderna. «Le proteine ​​SARS-CoV-2 sono state misurate in campioni di plasma longitudinali raccolti da 13 partecipanti che hanno ricevuto due dosi di vaccino mRNA-1273. 11 partecipanti su 13 hanno mostrato livelli rilevabili di proteina SARS-CoV-2 già dal primo giorno dopo la prima iniezione di vaccino. Il margine della proteina SARS-CoV-2 rilevabile è correlato alla produzione di IgG e IgA».

«In questa recensione, forniamo una panoramica dei dati sperimentali e clinici ottenuti da recenti studi sui vaccini SARS-CoV-2 ed evidenziamo alcuni potenziali problemi di sicurezza che richiedono considerazione durante lo sviluppo di vaccini. Inoltre, riassumiamo diverse strategie utilizzate nello sviluppo di vaccini contro altri virus infettivi, come la sindrome respiratoria acuta grave coronavirus (SARS-CoV) e la sindrome respiratoria mediorientale coronavirus (MERS-CoV), con l’obiettivo di aiutare nella progettazione di approcci terapeutici efficaci contro SARS-CoV-2».

Questo, invece, era già stato scritto nell’ottobre 2020 nello studio intitolato “Una revisione sistematica dei candidati al vaccino SARS-CoV-2” di fatto vanificato dalle autorizzazioni “fast-track”, con autorizzazioni condizionate di emergenza, rilasciate a dicembre e gennaio dopo i primi trials clinici. La ricerca fu pubblicata dalla rivista specialistica Nature ma ignorata da tutti i media ad eccezione di Gospa News. (continua a leggere)

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