Articolo del Dott. Stefano Scoglio
In diversi mi hanno citato i post di un certo Akim Volpato che afferma che io sbaglio perché il virus è stato sia isolato che purificato; anche perché, nel migliore stile complottista, il virus sarebbe stato ingegnerizzato dai cinesi. Per sostenere questa sua affermazione, egli cita la solita sequela di studi che mettono il termine “isolato” o “purificato” nel titolo o nell’abstract, salvo poi mostrare il contrario nell’articolo. Ora, giustamente Volpato afferma che è ingiusto che di biologia possano parlare solo i biologi, ma chiunque voglia parlare di questi argomenti dovrebbe quantomeno essere in grado di leggere gli articoli scientifici in inglese e comprenderli. Purtroppo, mi pare che questo non sia il caso di Volpato, anche se non se ne deve dolere, è in ampia compagnia, dato che anche il 99% dei medici italiani non è in grado di capire gli articoli di virologia.
In realtà il livello di questo Volpato è tale che non dovrei neppure perderci tempo. Afferma infatti:
“Rispondo velocemente a chi dice che il COVID non è mai stato isolato. Nel 2019 il CDC diceva di non averlo isolato, nel 2020 dice di averlo fatto. Se poi si vuole mettere in dubbio quello che dice il CDC ok, ma allora chi ve lo deve isolare perché ci crediate? “
La prima domanda è: come avrebbe fatto il CDC a isolare il SARS-Cov2 nel 2019, se nel 2019 di SARS-Cov2 manco si parlava? Misteri…
Poi, vedere un sostenitore di Q-anon che si fida del CDC, la più corrotta istituzione sanitaria mondiale assieme all’OMS, fa impressione. Se avesse studiato i miei articoli, saprebbe che il CDC, quando dice isolato, in realtà vuol dire “messo in coltura”, come d’altra parte riporta lo stesso articolo citato dal Volpato: “SARS-CoV-2 Viral Culturing at CDC”, ovvero “Il SARS-Cov2 in coltura virale al CDC:”
Come hanno poi spiegato nella risposta FOIA del CDC da me riportata nell’articolo pubblicato su Data Base Italia (https://www.databaseitalia.it/la-prova-definitiva-che-lisolamento-dei-virus-e-farsa/), quando dice “isolato” il CDC intende “messo in coltura”. Già, si dirà, che differenza c’è? Se lo metti in coltura vuol dire che l’hai purificato, sennò come fai a dire cosa hai messo in coltura? E invece, il problema è proprio questo: tutti i microbiologi che affermano di avere “isolato” il virus intendono che hanno generato una coltura cellulare senza prima avere isolato il presunto virus. Cioè, prendono il liquido di un paziente presuntivamente infetto, e mettono questo liquido, talmente eterogeneo da contenere miliardi di particelle nanometriche (cioè simil-virali), in una coltura di cellule animali che raddoppia la complessità e la eterogeneità del materiale. Come poi si faccia a sapere cosa c’è in quella eterogenea complessità, e ad affermare che lì c’è una quantità significativa del virus, è un mistero paragonabile ai misteri della fede, che occorre accettare senza porre domande.
Che questa sia lo stato delle cose, lo conferma proprio lo studio del CDC indicato da Volpato (e ancora prima dalla Bolgan), quello di Harcourt et al., che quando parla dell’isolamento del virus scrive:
“We used Vero CCL-81 cells for isolation…”
“Abbiamo usato cellule Vero CCL-81 per l’isolamento…”
Ora, se uno prende il normale senso del termine isolamento, questa frase non ha alcun senso. Le cellule Vero sono cellule di rene di scimmia in coltura, e servono appunto per mettere qualcosa in coltura, non per isolare. E infatti, subito dopo gli autori del CDC aggiungono:
“For isolation, limiting dilution, and passage 1 of the virus we… pipetted 100 μL of clinical specimens into column 1…”
“Per l’isolamento, diluizione limitante e passaggio 1 del virus, abbiamo…pipettato 100 μL di campione clinico nella colonna 1… “
Cioè, come abbiamo spiegato, hanno preso un campione di liquido secreto da un paziente e l’hanno messo in coltura. Hanno dunque messo in coltura un materiale estremamente eterogeneo, senza nessun previo isolamento o purificazione del presunto virus.
Hanno poi incubato a 37° questa coltura super-eterogenea, e quando le cellule Vero hanno iniziato a degradarsi, hanno ritenuto che tale danno sia stato provocato da un virus, e questo senza nessun controllo, cioè senza fare quello che ha recentemente fatto l’equipe del dr. Lanka, che ha dimostrato come effetti citopatici, ovvero danni cellulari eguali a quelli ottenuti mettendo in coltura un campione clinico, si ottengono anche se nella coltura non ci metti niente, dato che la coltura cellulare contiene già di per sé 2 o 3 antibiotici e materiale genico sintetico tossico (https://www.databaseitalia.it/la-prova-definitiva-che-lisolamento-dei-virus-e-farsa/)
A questo punto, ritenendo che nella coltura ci fosse il virus, senza nessuna purificazione o identificazione, hanno
“…scraped cell monolayers with the back of a pipette tip. We used 50 μL of viral lysate for total nucleic acid extraction for confirmatory testing and sequencing”
“…raschiato le cellule superficiali con il retro di una punta di pipetta. Abbiamo usato 50μL di (questo) lisato virale per l’estrazione degli acidi nucleici per i test di conferma e il sequenziamento.”
Quindi, di nuovo nessun isolamento o purificazione, ma solo la presa in carico di una quantità di questa complessità super-eterogenea della coltura cellulare, affermando che si tratta di materiale virale. Perché è stata verificata la presenza di un virus isolato e identificato? No, tranne che per la solita PCR che dovrebbe identificare il materiale genico del virus, che però non si capisce come la PCR possa trovare, se prima il virus non è stato isolato e neppure sequenziato.
D’altra parte, che il virus non sia mai stato isolato nel senso proprio del termine, lo ha riconosciuto lo stesso CDC, in una riposta FOIA, quando ha scritto, in risposta ad una richiesta formale di presentare documenti con l’isolamento del virus, per isolamento intendendosi ciò che dice il vocabolario (separata da altro, purificato, etc.):
“La definizione di “isolamento” fornita nella richiesta è al di fuori di ciò che è possibile in virologia…”
Più chiaro di così? E’ chiaro che quello che si fa in virologia, quando si afferma che il virus è stato isolato, è prendere il campione super-eterogeneo di un paziente, metterlo in un’altra coltura super-eterogenea, e dopo averli incubati assieme, prenderne una quota e dire che quello è il virus isolato.
E qui veniamo al secondo articolo citato dal Volpato, quello del 2021 che afferma di aver purificato il virus. Anche se non lo scrivono del titolo, nell’Abstract gli autori affermano:
“We evaluated the heterogeneity of purified SARS-CoV-2 virus obtained after culturing in the Vero E6 cell line.”
“Abbiamo valutato l’eterogenicità del SARS-Cov2 purificato ottenuto dopo averlo messo in coltura nella linea cellulare Vero E6”.
Ora, se uno si sofferma con attenzione su questa frase, trova già delle importanti contraddizioni: come è possibile che un virus “purificato” sia eterogeneo? Non è una contraddizione in termini? A me pare di sì. Così come appare di nuovo contraddittorio parlare di un purificato ottenuto attraverso una coltura cellulare, come abbiamo spiegato sopra.
Ma la prova ulteriore che gli “isolati virali” non siano affatto isolati ce la danno proprio questi autori, quando affermano che la coltura cellulare su cellule Vero è stata fatta mettendo in coltura
“…SARS-CoV-2 strain 2019-nCoV/Italy- INMI1 (Genbank MT066156) which was provided by the Lazzaro Spallanzani National Institute of Infectious Diseases…SARS-CoV-2 virions were purified after a total of four passages…”
“…il ceppo SARS-Cov2 2019-nCoV/Italya – INMI1 (Genbank MT066156), fornitoci dall’Istituto Nazionale Lazzaro Spallanzani per le Malattie Infettive…i virioni di SARS-Cov2 sono stati purificati dopo un totale di quattro passaggi…”.
Anche qui, sorgono spontanee delle domande: ma se lo Spallanzani ha fornito il ceppo del SARS-Cov2, questo doveva già essere isolato/purificato, dunque che bisogno c’era di purificarlo di nuovo? Non sarà che gli autori di questo articolo del 2021 sanno quello che sanno tutti i microbiologi ma che deve restare segreto agli occhi dell’opinione pubblica, ovvero che ciò che viene definito isolato in realtà non è che una super-eterogenea coltura cellulare?
Per confermare che sia così, basta andare a leggersi l’articolo dello Spallanzani che descrive l’isolamento del virus “italiano”, per vedere che anche loro utilizzano la stessa tecnica, ovvero mettono in coltura un campione clinico di un paziente su cellule Vero, e poi chiamano il risultato della coltura il “virus isolato” (Colavita F et al. SARS-CoV-2 Isolation From Ocular Secretions of a Patient With
COVID-19 in Italy With Prolonged Viral RNA Detection, Annals of Internal Medicine, 10/08/2020).
D’altra parte, grazie all’amico Fabio Franchi, ho recentemente ricevuto la risposta dello Spallanzani ad una richiesta legale FOIA sulla documentazione relativa all’isolamento del coronavirus. La Direttrice della virologia dello Spallanzani, dr. ssa Maria Rosaria Capobianchi, così risponde alla richiesta:
“Il richiedente usa il termine isolamento a sproposito. In Virologia con il termine isolamento virale si intende la messa in coltura di un campione biologico, e la verifica della moltiplicazione del virus su uno strato di cellule permissive, coltivate in vitro.”
Si noti l’arroganza di definire come usata “a sproposito” l’accezione corretta e comune del termine isolamento: in realtà, dovrebbero essere i virologi e dintorni a scusarsi per averci ingannato per decenni facendoci credere che avevano isolato i virus, quando invece avevano solo messo in coltura dei campioni biologici! Si noto anche come viene dato per scontato ciò che scontato non è non può essere: come fai a verificare la moltiplicazione di un virus se prima non l’hai isolato? Verifichi che si generano particelle dalla coltura virale e dalla decadenza delle cellule, ma dato che ci sono studi che dimostrano che gli esosomi (particelle del tutto identiche ai presunti virus) si moltiplicano del 500% in fase di decadenza/morte cellulare (Tian T et al, Exosome Uptake through Clathrin-mediated Endocytosis and Macropinocytosis and Mediating miR-21 Delivery, THE JOURNAL OF BIOLOGICAL CHEMISTRY VOL. 289, NO. 32, pp. 22258–22267), è chiaro che non esiste nessuna possibilità di affermare che ciò che si moltiplica sia una virus mai isolato e dunque identificato prima.
D’altra parte, che la super-eterogenicità del materiale presuntivamente virale non viene mai superata, viene confermato proprio dallo studio del 2021 citato dal Volpato. Gli autori hanno centrifugato la coltura cellulare in gradiente di saccarosio, ottenendo una banda opalescente che hanno attribuito al virus:
Ora, che in quella banda opalescente ci sia qualcosa, è sicuro; che sia il SARS-Cov2 solo la fede ce lo può far credere. E’ in questo senso che l’amico dr. Franchi ha postato un commento ironico:
Dato che neppure con la vista di Superman in quella eterea banda opalescente si possono vedere particelle, mi pare che l’ironia sia evidente (apparentemente non per tutti, dato che mi sono arrivati avvertimenti sul fatto che Franchi aveva cambiato idea sul mancato isolamento del virus!).
Ma vediamo cosa hanno trovato questi ricercatori nel purificato virale. Ora, trattandosi di un virus purificato, non ci dovrebbe essere nient’altro che il virus, se no che purificato è? In effetti, lo stesso titolo dell’articolo, come abbiamo sottolineato all’inizio, parla di eterogeneità del virus purificato, che come abbiamo detto appare come una contraddizione in termini.
Seguiamo il ragionamento degli autori:
“The viral particles were purified via ultracentrifugation on a sucrose cushion first and a sucrose gradient later…As expected from previous experiments [11], most of the recovered particles were not infectious.”
“Le particelle virali sono state purificate con una ultracentrifugazione su un cuscino di saccarosio prima e poi su un gradiente di saccarosio…Come ci si aspettava, la maggior parte delle particelle recuperate non erano infettive.”
Come “come ci si aspettava”? Ma il virus è infettivo per definizione, se le particelle recuperate non sono infettive, per definizione non sono virus! Sono quasi certamente esosomi!
Gli autori poi specificano di aver usato la proteomica per caratterizzare le particelle virali purificate:
“Shotgun proteomics was performed to characterize the purified SARS-CoV-2 viral particles… SARS-CoV-2 proteins represented 16.2% of the total.”
“La proteomica shotgun è stata usata per caratterizzare le particelle di SARS-Cov2 purificate…le proteine del SARS-Cov2 rappresentavano il 16.2% del totale.”
Come??? Il SARS-Cov2 rappresenta il 16.2% del SARS-Cov2 purificato? Ma ci state prendendo per i fondelli? E come avete fatto a sapere che si tratta di proteine del SARS-Cov 2 se prima non lo avete isolato e dunque identificato? Quindi le particelle virali sono solo il 16.2% del “purificato”, e oltretutto la stragrande maggioranza non sono infettive, cioè non sono virus!
Io penso che qualsiasi persona di minimo buon senso, nel leggere queste cose si deve accorgere del fatto che la virologia è una pseudo-scienza fondata sul prenderci in giro…
Ma andiamo avanti. Come se non bastasse, gli autori ci dicono che in realtà, anche il SARS-Cov2 presuntivamente presente non è proprio SARS-Cov2, ma una serie di sue varianti…
“We identified by tandem mass spectrometry the presence of variants in low but detectable quantities in the purified SARS-CoV-2 viral particles…”
“Abbiamo identificato con la spettrofotomeria di massa la presenza di varianti in quantità piccole ma rilevabili nelle particelle di SARS-Cov2 purificate…”
Per non farsi mancare nulla, gli autori riconoscono che questo purificato è proprio un bel casino, dato che contiene anche proteine animali:
“…the number of Chlorocebus proteins was higher than those of the Bos Taurus contaminants , with a total protein abundance of 76.1% versus 7.7%, respectively.”
“…il numero di proteine da Chlorocebus (un tipo di scimmia) era più elevato di quelle dei contaminanti da Bos Taurus (il normale Toro), con un’abbondanza proteica del 76.1% contro il 7.7% rispettivamente.”
Per chi fosse interessati ad approfondire, nei materiali supplementari allegati allo studio, c’è un file Excel che riporta tutte le proteine ritrovate nel “virus purificato: sono ben 1053, di cui solo 9 sarebbero relazionabili al SARS-Cov2!
Dunque, il virus purificato è talmente purificato da contenere anche un migliaio di abbondanti quantità di proteine di scimmia e bovine! Neppure questo vi basta per sentirvi presi per i fondelli?
Ma la rivelazione più eclatante su questo fantomatico purificato di SARS-Cov2 è la seguente:
“The proteomics data indicated that 16% of spectral counts were assigned to viral proteins in the purified fraction…with the protein concentration of the sample being established at 0.614 μg/μL, at least 10 ng/μL of viral proteins is present…”.
“I dati proteomici indicano che il 16% del conto spettrofotometrico possono essere assegnate alle proteine virali nella frazione purificata…Con la concentrazione proteica del campione stabilita a 0.614 μg/μL, un minimo di 10 ng/μL di proteine virali sono presenti.”
Come detto, il fatto stesso di affermare, come se fosse la cosa più normale del mondo, che il virus purificato contiene il 16% di proteine virali, considerando che i presunti virus non sono che proteine che incapsulano materiale genico, dimostra quanto avanzata sia la decomposizione scientifica della virologia oggi.
Ma non basta perché se si calcola la concentrazione delle proteine virali nel “purificato” di SARS-Cov2, il risultato è il seguente: 1 microlitro (μL) contiene 1.000.000 di nanogrammi; le proteine virali sono presenti nel purificato per circa 10 nanogrammi; questo significa che, ammesso e non concesso che le proteine suddette appartengono a un virus mai isolato e dunque mai identificato, il SARS-Cov2 presente nel SARS-Cov2 purificato sarebbe pari a 10/1.000.000 = 0.0001 x 100 = 0.001%!
Quindi, nel virus purificato c’è una concentrazione di virus pari allo 0.001%!!!
Se nonostante questo, volete ancora ostinarvi ad affermare che il virus è stato isolato, cioè purificato, allora davvero non c’è speranza!
Concludo con un’osservazione. Quando si contesta che ciò che viene messo in coltura non è un virus isolato ma un liquido clinico estremamente eterogeneo, la risposta è che l’isolamento avviene dopo la coltura. Si, come in questo caso…
Ma la vera questione è: dicono che lo fanno dopo la coltura cellulare perché così il virus è proliferato a sufficienza. Ma non prolifera a sufficienza in un paziente che dovrebbe essere infettato dal virus? Non dovrebbe il virus essere più robusto e virulento nella sua situazione ideale, in un paziente infettato e naturale invece che in un’artificiale coltura cellulare? Non sarà invece che nel paziente “infettato” non si trova niente di infettivo, e che solo la charade della coltura cellulare autodistruggente consente di poter affermare che c’è qualcosa che è tossico per le cellule?
Insomma, come la si rigiri, è chiaro che la virologia è una anti-scienza per eccellenza, e sta in piedi solo attraverso trucchi e manipolazioni che, per loro fortuna, sono abbastanza “esoterici”, da non poter essere compresi dall’opinione pubblica. Ma speriamo che prima o poi anche la gente si svegli da questo incubo in cui la virologia ci ha precipitati…
Il modo migliore per assicurarti di vedere i nostri articoli è iscriverti alla mailing list sul sito Web, riceverai una notifica via email ogni qualvolta pubblicheremo un articolo. Se ti è piaciuto questo pezzo, per favore considera di condividerlo, seguirci sul tuo Social preferito tra Facebook , Twitter , Instagram, MeWe, Gab, Linkedin (basta cercare “Database Italia”) o su Telegram (Il nostro preferito) oppure sostenendoci con una donazione seguendo le modalità indicate nella pagina “Donazioni” Tutti, hanno il mio permesso per ripubblicare, utilizzare o tradurre qualsiasi parte dei nostri lavori (citazione gradita). Davide Donateo – Fondatore e direttore di Database Italia.