Articolo di Enodia (pseudonimo) pubblicato sul blog “Seguendo Tracce“
Questo articolo nasce come una riflessione personale, è semplicemente un tentativo di comprendere cosa sta succedendo in questo travagliato periodo della storia umana. Ho pubblicato per la prima volta queste mie riflessioni su Twitter, creando un lunghissimo thread che adesso ho deciso di rendere più chiaro in un articolo coerente.
Potete trovare il thread su Twitter a questo indirizzo:
https://twitter.com/LupodiBrughiera/status/1413123937240850438
PREMESSA
Partiamo da alcuni dati di fatto: Israele è il Paese che più velocemente di tutti ha vaccinato la sua popolazione contro il virus Sars-Cov2. Il siero prevalentemente utilizzato per la vaccinazione di massa è stato Il Pfizer-Biontech. Il 15 giugno 2021 Israele ufficialmente festeggiava quella che sembrava la fine della pandemia nel Paese. Fin qui, tutto bene? In realtà, no. Nemmeno una settimana dopo, il 23 giugno, sempre Israele annunciava 1 improvvisamente (via Ministero della Salute) un riacutizzarsi della “situazione pandemica”: aumento di casi – dovuti alla variante Delta – anche se ricoveri e decessi non sembravano destare preoccupazioni.
D’un tratto però, sempre improvvisamente, nei giorni 6 – 7 luglio il tono dei media iniziava decisamente a cambiare, annunciando una recrudescenza anche sul numero dei ricoveri e dei decessi.
Fonte immagini: il Messaggero e Quotidiano.net
CAPITOLO I: GEOPOLITICA EUROPEA
Nel frattempo in Europa, altrettanto improvvisamente, il PM inglese Boris Johnson annunciava – il giorno 5 luglio – la fine di tutte le restrizioni a partire dal successivo 19 luglio: niente più regole di distanziamento, niente mascherine (nemmeno nei luoghi chiusi)… un sostanziale ripristino della situazione pre-Covid. Così, senza spiegazioni.
Alcuni ipotizzano il fatto che Boris Johnson sia stato in qualche modo “liberato” dalle opportune dimissioni del suo Ministro della Sanità, Matt Hancock, travolto da uno scandalo che lo vedeva in atteggiamenti intimi con l’amante in pieno periodo di restrizioni da “pandemia”.
Chi ha scattato le foto che riprendono Hancock con l’amante? Non è dato sapere. Si sa solo che sono state scattate il 6 maggio dall’edificio del Dipartimento della Sanità. In quel periodo, in UK, non era consentito stretto contatto con nessuno al di fuoi di membri della famiglia e/o conviventi. Dunque la variante Delta imperversa in UK ma Boris Johnson decide comunque di riaprire tutto. E’ molto interessante la scelta di lessico di Johnson: “ora o mai più”, “non c’è più tempo”, “trattiamo il Covid come un’influenza…”
Sembra quasi quel Boris Johnson visto a inizio “pandemia”.
Di concerto, e subito dopo l’annuncio di Johnson, Israele sembra invece preannunciare nuove misure restrittive… nonostante una campagna vaccinale di massa.
Perché tutta questa fretta improvvisa di Johnson? Nessuno ha una spiegazione. Che stia “barando”? Può darsi. Ma il gioco di illudere le persone potrebbe anche essere pericoloso. Credo ci siano altre spiegazioni… e una di queste potrebbe essere la seguente: è “scoppiata” l’inflazione negli USA e in UK. Ed è scoppiata a livelli inaspettati. Cosa che non era prevista.
Da notare le parole-chiave:
Uno dei maggiori “collanti” della UE è la “lotta all’inflazione”. Era un punto fondamentale anche per la FED almeno fino a quando, il 27.08.20, Jerome Powell (nominato da Donald Trump alla FED) ha infranto la regola.
Con l’amministrazione Biden (Powell, nominato da Trump, alla FED e la Yellen, nominata da Biden, al Tesoro) impossibilitata a fare passi indietro (e costretta a sostenere la scelta di Powell) l’unico modo per evitare caos e disgregazione nella UE è quello di imporre nuovi lockdown. Ma interviene Johnson, sparigliando le carte e riaprendo tutto.
A questo punto occorre fare un passo indietro e occuparci di geopolitica: la Germania ormai guarda molto a est (alla Russia in primis) e – fatto interessante – la Merkel era stata a suo tempo l’unica leader europea (insieme al ministro dell’economia francese, in opposizione al Presidente Macron) a criticare la censura operata dai Social Media nel confronti di Donald Trump.
La reazione della nuova amministrazione USA non si era fatta attendere: Biden aveva fatto la prima telefonata di rito a Macron e non a Merkel (come bon ton e protocollo avrebbero richiesto). Altro fatto peculiare che riguarda uno “sgarbo” apparentemente senza spiegazione: Biden, in occasione della sua visita in UK per il G7 (giugno 2021), appena atterrato alla base di Mildenhall ha voluto citare una poesia di W.B. Yeats, poeta irredentista irlandese. Un messaggio molto chiaro nei confronti di UK, così come ben evidenziato da Fabbri in un’analisi per Limes.
Perché questi rapporti così tesi tra l’amministrazione Biden e UK? Che fosse già filtrata l’informazione che era nelle corde di Johnson il voler riaprire tutto e creare problemi alla UE? Non possiamo ovviamente saperlo ma possiamo notare alcune tensioni anche tra Londra e Parigi come ad esempio la nota indispettita della Ministra degli Interni britannica, Priti Patel, emessa nei confronti della Francia per via dei continui sbarchi irregolari di migranti in arrivo dalle coste francesi. Alla polemica sembrava quasi si fosse unito anche il Presidente italiano Mattarella, in occasione della sua visita alla Sorbona (il giorno 5 luglio, lo stesso giorno della dichiarazione di Johnson sulle riaperture).
A questo link è possibile ascoltare il discorso del Presidente Mattarella alla Sorbona. Attenzione agli spunti storici e ognuno tragga le sue conclusioni.
Nel frattempo, sempre il giorno 5 luglio, la Germania decide – fatto estremamente significativo e simbolico – di “aprire le porte” a UK.
La mia sensazione è che Johnson stia provando a giocare contemporaneamente contro la fazione globalista di Washington e contro la UE. Sarà scacco matto?
Lasciamo le supposizioni e torniamo ai fatti: visto che Biden ha citato il poeta irlandese W.B. Yeats, farei notare il fatto che in Irlanda si trova il più grande tecno-hub d’Europa della BigTech (contro le quali Donald Trump ha annunciato una causa il giorno 7 luglio).
E, sempre per quanto riguarda l’Irlanda, il Camerlengo card. Farrell che ha “sostituito” Jorge Bergoglio durante il periodo della sua degenza in ospedale, è irlandese naturalizzato statunitense. Da settembre 2020 è anche il Presidente della Commissione Materie riservate istituita proprio da Bergoglio.
E chi arriva in Italia l’8 luglio per parlare di Brexit? Il ministro irlandese (!) per gli Affari europei:
Cosa succede a pochissimi giorni dall’annuncio di Johnson sulle riaperture in UK? La Francia, prediletta dall’amministrazione Biden, inizia a ventilare l’ipotesi di attuare nuove misure restrittive. Siamo al giorno 8 luglio e si tratta solo di ipotesi.
E l’Italia? L’Italia è legata alla Francia dal Trattato del Quirinale. Progetto avviato da Macron e Gentiloni a gennaio 2018, messo “in ibernazione” dal Governo Conte I e tornato in auge proprio in questo ultimo periodo. Di cosa si tratta? Questa la descrizione di wikipedia: L’obiettivo del trattato è di migliorare le relazioni franco-italiane, in particolare nei settori industriale e culturale. Potrebbe essere un’alternativa all’amicizia franco-tedesca, come il motore dell’Unione Europea e permetterebbe all’Italia di ritrovare il suo posto, esclusa di fatto dal rapporto privilegiato tra Francia e Germania dal secondo dopoguerra. Questo riavvicinamento è destinato a controbilanciare il peso della Germania in Europa, che è spesso sostenuta dai paesi dell’Europa orientale, in particolare in termini di diritti sociali.
Essenzialmente si tratta di un modo per “puntellare la UE” nel caso la Germania dovesse in qualche modo defilarsi. Il Trattato è in fase di progetto ed è forse proprio per questo che alcuni partiti di governo (PD, lega “giorgettiana” e alcuni esponenti del M5S) spingono per un Mattarella-bis (secondo mandato, idea che Mattarella avrebbe però spesso pubblicamente rifiutato) o comunque per il prolungamento di un anno.
Un’ eventuale estensione del mandato di Mattarella bloccherebbe però l’elezione di Draghi a Presidente della Repubblica.
Lascio un attimo in sospeso il capitolo Italia-Francia per tornare sulle decisioni di alcuni Paesi europei di attuare misure anti-Covid più restrittive. Credo che in questo modo si possa tracciare una mappa per definire quali Paesi siano disposti a sostenere il peso delle chiusure pur di rallentare l’inflazione e tenere così unita la UE. Tra i primi ad accodarsi alla Francia si nota Malta che chiude le frontiere ai non vaccinati. A seguire subito dopo troviamo l’Olanda e la globalista Catalogna.
Di contro, in Spagna viene dichiarato illegittimo il lockdown tramite la sentenza di un’alta corte di Giustizia. Questa è la prima pagiona di quello che forse è il più importante quotidiano spagnolo. Ovviamente neanche una parola sui Media italiani…
La Germania, dal canto suo, parla di stop alle restrizioni e mascherine facoltative dalla fine di agosto.
Siamo ancora al 9 luglio e, altro colpo di scena, dalla riunione della Strategy Review in BCE arriva una notizia-bomba: il tetto dell’inflazione non è più fissato al di sotto del 2% (sacro dogma della UE) ma può espandersi fino al 2%.
Il “collante” della UE inizia a “incollare” un po’ meno…
Pochi giorni dopo, il 12 luglio, nascoste dal fragore della vittoria degli Azzurri agli Europei di calcio, iniziano a filtrare le prime notizie su eventuali re-imposizioni di “zone colorate”. Ma a dettare la linea della grancassa del panico-Covid è certamente la Francia. Il 12 luglio, il Presidente francese Macron annuncia la vaccinazione obbligatoria per il personale sanitario e l’obbligo di Pass sanitaire per l’accesso ai luoghi di cultura (come musei, teatri, biblioteche), ai cafè, ai ristoranti (anche all’aperto), ai centri commerciali… Esplode la protesta.
Da notare che solo il 25 maggio, il Segretario di Stato al Ministero della Salute Adrien Taquet, affermava categoricamente che in nessun caso avrebbero istituito un Pass sanitaire per accedere a eventi, supermercati e ristoranti.
Al fronte dei vaccini obbligatori e dei Green Pass si aggiungono anche la Grecia e la Lettonia mentre la Germania tiene il punto e dice addio ai calcoli dell’incidenza dei contagi per usare come parametro solo il carico degli ospedali.
La cancelliera Merkel, inoltre, con quello che sembra uno schiaffo a Macron dichiara: “Noi non intendiamo percorrere quella strada, non ci saranno vaccinazioni obbligatorie.”
Dunque la Germania apre a UK, parla di caduta di tutte le restrizioni e rigetta le vaccinazioni obbligatorie. Sembra dunque che non si ponga dalla parte del fronte globalista/chiusurista della UE.
La Germania, forse a breve, dovrà decidere se rimanere in una UE sostanzialmente “a trazione francese” o se iniziare un processo di allontanamento (e, di conseguenza, di avvicinamento alla Russia). Nel secondo caso: l’Italia si immolerà a seguire la Francia?
Curiosità: sembra che questo processo di allontanamento della Germania dalla UE fosse iniziato già con Trump, che non a caso tentò di nominare Macgregor come ambasciatore, generando il panico nelle fila dei burocrati di Washington. Il Col. Macgregor, figura poco amante delle luci della ribalta, credo sia una delle persone-chiave nella strategia “trumpiana” (ci tornerò in seguito).
Senza contare che il gasdotto NorthStream2 è praticamente completato e il ponte tra Germania e Russia si può dire completo. Ragionando ancora sul NorthStream2 mi sono posta alcune domande sull’opposizione di Trump al gasdotto. A mio avviso era abbastanza chiaro che stesse barando (senza poter rendere la cosa evidente viste le accuse che gli piombavano addosso da parte dei Dem relative alla sua presunta “collusione con Putin”, il famoso RussiaGate). Sarebbe stato inconcepibile per i Paesi europei (Germania in primis) preferire il gas di scisto USA ad un approvvigionamento (comodo e qualitativamente superiore) in arrivo dalla vicina Russia. Perché questo bluff? Trump ha sempre mal sopportato il dispendioso (e problematico) carrozzone NATO. L’oppsizione al NorthStream2 era quindi forse un tentativo di mettere Merkel ai ferri corti con la NATO: “Vuoi la protezione della NATO dalla Russia (mentre ci fai affari insieme)? Rinuncia al NorthStream2!” oppure: “Vuoi continuare con il progetto NorthStream2? Rinuncia alla protezione NATO!” Quando Trump annunciò il ritiro dei soldati dalla Germania (decisione poi revocata da Biden) era, praticamente, un tacito accordo sul proseguimento del NorthStream2. Ed è chiaro che una NATO-senza-Germania, così some una UE-senza-Germania semplicemente andrebbe in pezzi.
Trump “tornerà”? Sono in tanti a chiederselo. A mio avviso, questo potrebbe succedere se ci fosse un accordo tra piani altissimi nel caso in cui il Sistema non riuscisse più a reggere il peso di se stesso e dei casini messi in piedi. Si tratterebbe di una resa condizionata (o semi-condizionata) che offrirebbe comunque ai boia qualche scialuppa di salvataggio. So che ci sono riconteggi in corso e poi c’è ancora il Durham report, disperso da qualche parte nella stratosfera. Nel caso di accordo concluso, una di queste (o altre) “situazioni” verrebbe “attivata” per permettere il rientro di Trump.
Nel frattempo, il tentativo di Blinken (Segretario di Stato USA) di recuperare terreno con la Germania facendo partire il suo viaggio in Europa da Berlino sembra non aver sortito chissà quali effetti. In extremis, poi, era saltata fuori l’onnipresente storiella-jolly delle “minacce da parte di Daesh” (un chiaro tentativo dello Stato Profondo USA di compattare alleati storici).
Gli USA di Biden sono davanti a un muro di gomma: non possono fermare l’inflazione in arrivo verso l’Europa, non possono fermare il “ponte” (rappresentato dal gasdotto NorthStream2) tra Germania e Russia ma allo stesso tempo non possono permettersi di irritare l’Ucraina. Cosa rimane al DeepState USA in Europa? Di certo la Francia che può permettersi di non accodarsi energeticamente alla Germania (e quindi al NS2 che coinvolge la Russia) visto che produce i 2/3 dell’energia elettrica con il nucleare. Da qui la scelta di puntare tutto su Macron. Anche l’incontro del 16 luglio alla Casa Bianca tra Merkel e Biden/Blinken non sembra aver dato frutti. Addirittura Biden rilascia una dichiarazione lapidaria: “La cooperazione tra USA e Germania E’ STATA forte” (quindi è finita? Vedremo. Di certo gli USA di Biden puntano tutto sulla Francia come alleato).
A questo punto ripenso a un vecchio articolo del 2018:
Se è vero che durante il primo mandato Bush i neocon statunitensi temevano la UE (e a maggior ragione temevano – come la peste – una vera unione dei Popoli europei), è altrettanto vero che successivamente, nel tempo, sono riusciti PURTROPPO a cementare la UE ai loro voleri. Sempre più si è andata plasmando una UE sottomessa ai diktat della grande Finanza sovranazionale, impossibilitata a creare strutture autonome di difesa e costretta a seguire i deliranti interventi armati USA in Medio Oriente e finanche nei Balcani.
Ma il sogno di una Europa unita ante-litteram (quindi ante-UE) esiste da tanto tempo. Il sogno di una unione di Popoli europei, ognuno con le sue caratteristiche peculiari. Peccato che “il sogno” sia stato sempre il qualche modo infiltrato e/o utilizzato per altri scopi. Questa però, è una storia da trattare a parte.
Ad ogni modo, tornando ai giorni nostri: subito dopo la notizia del green pass obbligatorio di Macron, sparisce completamente dai radar dei media italiani la notizia delle riaperture di UK. Ma Johnson sta provando a mostrare al mondo due cose molto importanti: la prima è che la Brexit ha funzionato e che il PIL inglese supera in aspettativa (e in proporzione) addirittura quello statunitense. La seconda è che si può riaprire e “far girare l’economia” anche cavalcando l’inflazione.
In Italia iniziano invece a comparire titoli del tipo: “l’Europa si blinda”, “corsa a immunizzarsi” e via con la propaganda.
Un’altra grancassa mediatica che fa la sua comparsa è: “il virus capirà come far ammalare anche i vaccinati”. Iniziano quindi a diffondere l’idea che “i vaccini potrebbero non bastare” e che forse serviranno altre chiusure. Ricordiamo che il lockdown frena l’inflazione e che l’inflazione sarebbe motivo di disgregazione della UE (la Germania sarebbe la prima a “scappare”).
Subito dopo l’annuncio di Macron, sempre in Italia, succede una cosa curiosa: alcuni politici che fino al giorno prima si dicevano contrari anche all’obbligo vaccinale, iniziano a parlare del Green Pass come di un’idea positiva. Ricatti? E’ probabile che i Pupari si siano dati da fare per muovere le pedine più deboli.
In ogni caso l’Italia, ad oggi (nel momento in cui scrivo), pare non abbia ancora deciso da che parte stare. Strilli mediatici a parte, invettive di dottorini sponsorizzati, politici terrorizzati dall’eventuale “rompete le righe” della UE o ricattati su temi personali (o di partito)… il Governo ancora non si è espresso.
Nel frattempo in Europa assistiamo alle prime mobilitazioni di popolo contro restrizioni e obbligatorietà del Green Pass: i francesi aprono ovviamente le danze, seguiti a ruota da greci, irlandesi, olandesi…
La Germania, semptre in questi giorni, aggiunge un importante tassello al suo tentativo di “distanziamento” da un certo sistema annunciando che alle prossime elezioni federali non userà il sistema elettronico. Evidentemente, visto quanto successo negli USA a settembre ‘20, non si fida. Il partito tedesco collegato al Deep State USA pare non essere più la CDU ma i Verdi sostenuti da media francesi come Le Monde, per esempio.
E in Italia? Siamo alla vigilia del Semestre Bianco in vista dell’elezione del Presidente della Repubblica. Parrebbe che “Lega giorgettiana, PD e alcuni esponenti del M5S (ad esempio Di Maio) siano fortemente orientati per un Mattarella-bis.
Perché questa insistenza su un Mattaerella-bis o comunque su un prolungamento del mandato dell’attuale Presidente? Di certo darebbe continuità al Trattato del Quirinale che vede l’Italia legata alla Francia… e alle sue politiche.
In Europa intanto la situazione di giorno in giorno si drammatizza: il 16 luglio ministri britannici propongono l’ipotesi di inserire la Francia nella lista rossa dei viaggi a causa della “variante Beta”.
Ovviamente la “variante Beta” non ha nulla a che fare con una decisione che in realtà pare più un attacco diretto all’alleato (la Francia) della fazione globalista di Washington. La proposta dei Ministri britannici viene accettata (anche se non nella forma proposta inizialmente): la Gran Bretagna toglie l’obbligo di quarantena ai suoi cittadini per chi rientra da tutti i Paesi in lista ambra TRANNE che per coloro che rientrano… dalla Francia!
La scusa è sempre quella della “variante Beta” che è, appunto, una scusa!
Dopo poche ore, non si fa attendere la reazione francese:
Per ora chiudo qui con la Geopolitica europea.
CAPITOLO: USA e Cina
Chi ipotizzava la “guerra USA-Cina come “sbocco per la competizione strategica tra i due Paesi”era quella bestia neocon di Kissinger. E in effetti rapporti Biden-Xi, dopo il disastroso summit di marzo in Alaskasono pessimi.
E i rapporti Trump-Cina? Turbolenti, ovviamente. Peccato però che una certa narrazione si dimentichi troppo spesso di ricordare il patto di amicizia (personale) tra Trump e Xi Jinping (che ha una formazione religiosa e militare). Trump è stato il primo e l’unico leader straniero (dal 1949) ad essere ammesso nella Città Proibita cinese.
A questo dobbiamo aggiungere le sue – non poche – dichiarazioni personali di amicizia con il Presidente cinese.
In Occidente non abbiamo una percezione chiara del Partito Comunista Cinese: lo immaginiamo come un organo monolitico privo di correnti interne. Non è così. Come tutti gli organi di potere, anche il PCC è attraversato da diversi filoni di pensiero (i principali: globalista o sovranista). Ad ascoltare l’ultimo discorso del Presidente Xi (in occasione della festa per i 100 anni del PCC) pare che la corrente sovranista abbia avuto la meglio. Qui il discorso integrale tradotto in italiano: LINK.
CAPITOLO: VACCINI
Anche qui c’è molta confusione sotto il cielo. Oltre a tutte le inquietanti ipotesi che circolano e ai fatti (confermati) di brutte reazioni avverse (quando non decessi), occorre considerare geopoliticamente la cosa. A controllare l’operazione vaccini sono i tre più grandi fondi di investimento del mondo (gli stessi che detengono oltre il 70% della ricchezza globale): BlackRock, Vanguard ed SSGA. Come da stessa ammissione delle Case produttrici, i vaccini attualmente in distribuzione sono prodotti in sperimentazione. Mentre possiamo notare come sia lentissimo a uscire il prodotto Glaxo-Sanofi (Sanofi – > francese).
Subito dopo l’annuncio di Macron (vaccinazione obbligatoria per il personale sanitario e, di fatto, Pass sanitaire obbligatorio per tutti) improvvisamente l’OMS – dopo settimane di letargo – prende una posizione molto dura. E’ come se se volessero creare una sorta di frattura pro-vax/no-vax per poter poi scaricare la colpa di eventuali chiusure nel caso in cui il Grande Reset, architettato a Davos, non potesse fermare la corsa inflattiva.
In fondo si tratta di una demolizione controllata. “Essi” non possono perdere il controllo della situazione. Nel momento in cui una componente sfugge di mano, diventa disfunzionale.
Ed è chiaro che, se da una parte spingono per i vaccini, dall’altra ci tengono a precisare il fatto che “forse non basteranno” e che potrebbero comunque esserci altre chiusure. E’ come se stessero perdendo il controllo di una situazione che loro stessi hanno creato. Per questo sembrano avere una fretta del diavolo di fermare la giostra impazzita che gli sta sfuggendo di mano (inflazione). Ma non possono farlo se ci sono Stati che, per necessità o per principio, non intendono seguirli.
CAPITOLO: MEDIO ORIENTE
In attesa di quella che io credo (o meglio: spero) sarà la “rivelazione del secolo” (ma per ora non dico nulla) scrivo due righe di analisi sulla situazione in Afghanistan.
Trump, a dicembre 2020, aveva annunciato il ritiro definitivo del personale USA (ad eccezione di monitoraggio di Intelligence) dall’Afghanistan. Biden ha sì proseguito nell’intento (addirittura accelerandolo) ma “lasciando intenzionalmente sul campo” attrezzature militari e tecnologia in favore dei Talebani. Era così stata predisposta una trappola ai danni di Russia e Cina (già pronte, soprattutto la Russia, ad affacciarsi alla situazione sgombrata dalla presenza statunitense. “Peccato” che la trappola sia miseramente fallita. Nonostante i titoloni dei Media “I Talebani riprendono il potere e arriva il caos!!”, la situazione è in realtà molto diversa. I talebani sono stati ricevuti a Mosca dall’ambasciatore Kabulov per discutere di un piano di Pace.
A questo punto dobbiamo farci due domande anche sulle presunte minacce ricevute improvvisamente da politici nostrani da parte di Daesh… quello stesso Daesh creato e utilizzato a comando dal Deep State USA per cementare gli alleati nel mondo. Quelle minacce erano vere? Può darsi. Come può anche darsi che si inserissero alla perfezione nel discorso di fare apparire i Talebani come “brutti e cattivi” proprio nel momento in cui si trovavano a Mosca per trattare tregua e pace.
Da notare anche come l’Italia abbia accolto i suoi soldati di rientro dall’Afghanistan: ad accoglierli all’aeroporto non c’era nessuna Autorità di Governo. Questo cosa vuol dire? Semplicemente l’Alleanza atlantica (e lo Stato Profondo che la “gestisce”) si trova in grandi ambasce.
C’è anche un altro aspetto fondamentale da considerare: nel momento in cui Trump ha annunciato il ritiro definitivo dall’Afghanistan, ha appuntato il Colonnello Macgregor al Pentagono per sovraintendere ad un primo ritiro delle truppe (sì, lo stesso trumpianissimo Macgregor che il Presidente avrebbe voluto mandare come ambasciatore in Germania – è cresciuto in quel Paese – ma che i Media hanno attaccato cercando di demolire). Il Colonnello Macgregor è sempre stato un concreto sostenitore della “via della pace” in Medio Oriente e del dialogo costruttivo con la Russia.
Non a caso Macgregor è molto amato dai veterani, ha partecipato alla Guerra del Golfo e conosce bene il territorio e gli orrori della guerra.
PRIME CONCLUSIONI
Quella che ho cerato di descrivere è, per sommi capi, la situazione che stiamo vivendo.
Ad oggi, 17 luglio, le cose stanno così pur essendo in continuo mutamento.
Ma cosa ci attende… da adesso in poi?
Una chiave di lettura ci arriva da un evento avvenuto, ancora una volta, il 5 luglio (giorno di annuncio delle riaperture da parte di Johnson). Improvvisamente e a sorpresa era stato annullato l’incontro tra il gruppo di produttori di petrolio OPEC e i suoi partner, che mirava a negoziare un accordo sulla produzione di greggio dopo che il gruppo – inaspettatamente – non è riuscito a raggiungere un accordo la scorsa settimana. L’alleanza energetica, chiamata OPEC+, ha votato venerdì su una proposta per aumentare la produzione di petrolio di circa 2 milioni di barili al giorno tra agosto e la fine dell’anno in rate mensili da 400.000 barili al giorno. Ha inoltre proposto di estendere i restanti tagli alla produzione fino alla fine del 2022. Gli Emirati Arabi Uniti hanno però respinto questi piani, bloccando per il secondo giorno consecutivo un accordo per lasciare i mercati petroliferi in un limbo nel fine settimana. L’OPEC+ si sarebbe riunito per i colloqui di crisi in videoconferenza alle 14:00 di lunedì, ora di Londra. Tuttavia, dopo due ore di ritardo, Reuters, citando due fonti, ha affermato che l’incontro è stato rinviato. I rapporti sono stati successivamente confermati da un comunicato dell’OPEC in cui si affermava che “la data del prossimo incontro sarà decisa a tempo debito”. Bloomberg ha anche riferito che ciò significa che l’OPEC+ continuerà con le quote di produzione ai livelli attuali. Rispondendo ai giornalisti, John Kilduff, socio fondatore di Again Capital, ha affermato che “la solidarietà dell’Opec si è dissolta oggi”. “La pandemia li ha tenuti insieme e ora il post pandemia li sta separando. Gli Emirati Arabi Uniti stanno tenendo duro nel voler alzare la linea di base. Vogliono essere in grado di produrre di più”, ha detto alla CNBC via e-mail. “Questo è enorme perché non ci sarà alcuna produzione aggiuntiva sul mercato e la situazione si farà critica”, ha aggiunto. I prezzi del petrolio sono aumentati di oltre il 45% nella prima metà dell’anno, sostenuti dal lancio dei vaccini Covid-19, da un graduale allentamento delle misure di blocco e da massicci tagli alla produzione da parte dell’OPEC+. Gli analisti si aspettavano che l’alleanza energetica aumentasse l’offerta di circa 500.000 barili al giorno dal prossimo mese.
Ma la forte ripresa di domanda mondiale di petrolio (quindi nel caso di superamento della politiche di restrizioni e di lockdown) andrebbe ad accelerare il ritmo dell’inflazione (così ha affermato giovedì l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio) viste le scorte petrolifere dei Paesi ricchi di nuovo al di sotto delle medie del 2015/2019. L’Agenzia internazionale per l’energia prevede che la domanda torni ai massimi pre-pandemia entro la fine del prossimo anno (questo nel caso non ci fossero altri lockdown generalizzati).
PANICO NELLA UE! Perché questo vorrebbe dire accettare l’onda inflattiva che contribuirebbe alla disgregazione della UE stessa. Il cartello dell’Agenzia intenazionale per l’energia prevede misure di stimolo dalla seconda metà del 2021 (quindi luglio, quando sta scoppiando tutto il caos… guarda un po’!) e nel prossimo anno. E’ una lotta tra giganti: da una parte l’UE che lotta per bloccare l’inflazione e garantirsi una sopravvivenza (come entità sovranazionale) e dall’altra l’Agenzia Internazionale per l’energia che per sopravvivere ha bisogno che l’economia riparta. Ma, in quel caso, le economie che si basano sul debito (e la UE è una di queste) non se la vedrebbero benissimo. In questo contesto forse possiamo inquadrare anche la pressione per una “svolta Green” o per gli accordi sul clima della UE? Hanno bisogno di bloccare la corsa del petrolio perché se l’onda inflattiva non fosse arrestabile allora l’UE non avrebbe più motivo di esistere (non come la conosciamo noi ora, perlomeno).
Tutto questo l’avevano previsto? Probabilmente sì ma forse non si aspettavano un’ondata di inflazione così veloce e così forte.
Fermeranno tutto con una cyber-pandemia? Forse. Il dubbio è più che legittimo.
La ripresa economica mostrerebbe a tutti, dunque, la fragilità – e criminalità – della politica monetaria basata sul debito. E, ironia della sorte, sarebbe proprio la corsa del petrolio a determinare tutto questo. Per questo minacciano lockdown e per questo devono trovare qualcuno a cui dare la colpa delle chiusure. Magari qualcuno che non vuole sottoporsi al più massivo esperimento che sia mai stato fatto in vivo sull’essere umano…
Oppure non chiuderanno più.
E accetteranno la resa.
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