GREEN PASS: LOCALI VIETATI A 11 MILIONI DI ITALIANI. Come capitò agli Ebrei. Caos sui Controlli di Ristoratori e Polizia

Coldiretti e Confesercenti lanciano l’allarme per l’agroalimentare

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

Fonte originale: articolo di Gospa News

«Ma io mi vergogno… mi vergogno di essere italiano. E lei padre [il gesuita Tacchi Venturi], lo dica pure a Mussolini! Io non come papa, ma come italiano mi vergogno! Il popolo italiano è diventato un branco di pecore stupide. Io parlerò, non avrò paura. Mi preme il Concordato, ma più mi preme la coscienza». Come risulta da una citazione di Wikipedia, Papa Pio XI rispose così a padre Venturi quando quest’ultimo cercò di spiegargli gli aspetti positivi delle Leggi Razziali che discriminarono in modo particolare gli Ebrei.

 L’articolo del Corriere sulle leggi razziali

Pio XI aveva già manifestato in precedenza l’opposizione al regime nazista, espressa nel 1937 con l’enciclica Mit brennender Sorge e la condanna del fascismo come dottrina totalitaria (statolatria) pagana nell’enciclica Non Abbiamo Bisogno promulgata il 29 giugno 1931. Ma ancora oggi alcuni storici accusano il Vaticano di non aver denunciato quell’insieme di provvedimenti legislativi e amministrativi (leggi, ordinanze, circolari) applicati in Italia fra il 1938 e il primo quinquennio degli anni quaranta, inizialmente dal regime fascista e poi dalla Repubblica Sociale Italiana, mentre tacciono sul ruolo del re Vittorio Emanuele III che firmò il Regio Decreto attuatorio sebbene lo Statuto Albertino avesse in precedenza concesso i diritti civili e politici ai cittadini del Regno, compresi quelli di religione ebraica.

Allora la discriminazione avvenne per la controversa e opinabile pretesa di salvare la razza Italiana secondo un esasperato senso di nazionalismo, oggi totalmente minato dall’immigrazione massiva dei migranti africani gestita perlopiù dalla Mafia Nigeriana nella strategia di una vera colonizzazione. Oggi avviene per l’imposizione del Green Pass nella vita sociale, secondo una linea PRO-VAX propalata in spregio all’articolo 32 della Costituzione sulla libertà di scelta delle cure sanitarie, sebbene molteplici studi accademici abbiano messo in dubbio tanto l’efficacia quanto la sicurezza dei sieri antiCovid: in particolare delle terapie geniche a RNA messaggero sperimentate per la prima volta nella storia dell’umanità.

La Legge nº 1024 del 13 luglio 1939-XVII (Gazzetta ufficiale del 27 luglio 1939), Norme integrative del Regio decreto–legge 17 novembre 1938-XVI, n.1728, sulla difesa della razza italiana che ammise la figura del cosiddetto ebreo arianizzato fu firmata da ben 10 scienziati, proprio come oggi l’applicazione del Green Pass che vieta l’accesso a molti locali ai non vaccinati (o possessori di esito negativo di tamponi PCR ormai ritenuti inaffidabili anche dalla massima autorità americana che ha già disposto il ritiro della sua autorizzazione) è stata ritenuta necessaria dai medici del Comitato Tecnico Scientifico del governo Italiano per contrastare la diffusione della pandemia ed incentivare la vaccinazione di massa nonostante i pericoli delle varianti ad essa connesse. 

Un giovane scrittore cattolico Gabriele De Rosa nel 1939 pubblicò il volumetto, ritenuto razzista e antigiudaico da WikipediaLa rivincita di Ario, pronunciandosi contro “il focolaio ebraico” nella Palestina. Palesò così uno dei grandi misfatti ancora oggi irrisolti in Medio Oriente e compiuti non dagli Ebrei-Semiti (in larga parte dispersi nel mondo) ma dal Movimento Sionista, organizzazione politica di matrice askenazita massonica.

Per un curioso paradosso della storia proprio le Lobby finanziarie Sioniste sono quelle che maggiormente beneficeranno del Green Pass che ha indotto molti Italiani ed Europei a vaccinarsi per poter godere di benefici di libertà agli altri negati. Dietro al cartello delle Big Pharma di vaccini e tamponi, infatti, ci sono due fondi d’investimento americani come BlacRock ed Elliott fondati e gestiti da due dichiarati sionisti come Larry Fink e Paul Singer.

Ecco perché ci è parsa una giusta provocazione utilizzare un’immagine del film “La vita è bella” di Roberto Benigni per rappresentare un corso e ricorso storico, sebbene proprio il film abbia riletto in chiave comica la tragica realtà della città di Arezzo occupata e di un campo di concentramento nazista, ma svelando un finale completamente antistorico.

La pellicola  fu infatti aspramente criticata dal regista Mario Monicelli, il quale accusò il revisionismo storico operato da Benigni. Parlando del film Monicelli in un’intervista del 2005 disse «[..] Non come quelle inventate, non come quella mascalzonata di Benigni in La vita è bella, quando alla fine fa entrare ad Auschwitz un carro armato con la bandiera americana. Quel campo, quel pezzo di Europa lo liberarono i russi, ma… l’Oscar si vince con la bandiera a stelle e strisce, cambiando la realtà». Ed è esattamente quanto sta accadendo oggi nel campo sanitario.

Dove una crescente ed asfissiante dittatura incede mentre più ricerche scientifiche evidenziano una letalità della Variante Delta maggiore tra i vaccinati antiCovid che tra i non vaccinati (ultimo briefing del Public Health England), il CDC americano conferma l’inaffidabilità dei tamponi PCR, già svelata da almeno tre studi scientifici, sulla base dei quali può essere rilasciato il Green Pass (valido solo per 48 ore), il biologo Franco Trinca e autorevoli virologi come Luc Montagnier avvertono che vaccinare durante una pandemia equivale «ad un’arma di distruzione di massa» proprio per l’insorgenza di varianti più pericolose e resistenti ai vaccini come la Epsilon, per ora poco diffusa in Europa.

RISTORANTI VIETATI A 11 MILIONI DI ITALIANI

Secondo Coldiretti, sono circa 11 milioni gli italiani sopra i dodici anni che saranno costretti a rinunciare a sedersi al tavolo in bar e ristoranti al chiuso dove possono trovare posto solo le persone che hanno avuto almeno una somministrazione di vaccino, sono guarite dal Covid nei sei mesi precedenti o hanno un tampone negativo.

Nel Decreto-Legge del 23 luglio 2021, n. 105 (approvato dal Consiglio dei Ministri anziché dal Parlamento) appare evidente la contraddizione di concedere ai non possessori del Green Pass la consumazione al banco che è potenzialmente maggiore fonte di contagio rispetto ai tavoli distanziati nei locali di ristorazione.

«La misura interessa circa 360 mila ristoranti, trattorie, pizzerie, agriturismi dei quali solo poco più della metà dispone di spazi all’aperto dove tuttavia sono notevolmente aumentati i coperti grazie alle flessibilità concessa sull’utilizzo degli spazi pubblici: in difficoltà sono soprattutto gli esercizi situati nei centri urbani stretti fra traffico e asfalto mentre al contrario gli agriturismi godono della disponibilità di grandi aree all’esterno che consentano di garantire al meglio le distanze» si legge nel documento della Coldiretti. Una situazione, conclude la Coldiretti, che si ripercuote a cascata sull’intero sistema agroalimentare con oltre un milione di chili di vino e cibi invenduti nell’anno della pandemia.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, parla di “numero straordinario”, annunciando i venti milioni di pass scaricati negli ultimi tre giorni: “dimostra la sensibilità e la partecipazione dei cittadini del nostro Paese alla lotta contro il Covid”, commenta. Ma la ricerca di quattro scienziati europei ha già avvertito che la vaccinazione di massa, proprio perché può causare varianti, non sarà davvero efficace se non ci saranno “interventi non farmaceutici“, ovvero nuovi distanziamenti più marcati con lo spettro di altri lockdown a partire dall’autunno. Soprattutto se gli stessi vaccinati con due dosi dei sieri antiCovid decideranno di rifiutare la terza somministrazione come il 52 degli israeliani si è già detto intenzionata a fare.

IL CAOS PER I CONTROLLI SUL GREEN PASS

“La regola è che il Green pass venga richiesto senza il documento di identità”, precisa la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese. Quindi i gestori o titolari di attività devono verificare che il cliente abbia la certificazione ma non può chiedere il documento d’identità. “Non si può pensare che i controlli li facciano le forze di polizia perché questo sarebbe distogliere dal loro compito prioritario che è garantire la sicurezza mentre non escludo qualche controllo a campione da parte della polizia amministrativa, ha poi aggiunto, secondo quanto riportato da Adnkronos.

“I titolari o i gestori dei servizi e delle attività autorizzati previa esibizione del Green Pass sono tenuti a verificare che l’accesso a questi servizi e attività avvenga nel rispetto delle prescrizioni. In caso di violazione può essere elevata una sanzione pecuniaria da 400 a 1000 euro sia a carico dell’esercente sia dell’utente. Qualora la violazione fosse ripetuta per tre volte in tre giorni diversi, l’esercizio potrebbe essere chiuso da 1 a 10 giorni”, ha precisato Palazzo Chigi dopo il varo del decreto covid.

“Apprezziamo le parole del ministro ma è bene che si faccia chiarezza: se qualcuno esibisce un Green pass di un’altra persona e viene scoperto nei controlli a campione della polizia, un barista non può esserne responsabile e rischiare a sua volta una sanzione”, sostiene il direttore generale della Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe) di Confcommercio, Roberto Calugi, che chiede di “modificare la norma o almeno emanare una circolare ministeriale”, in una nota citata dall’Ansa.

“I chiarimenti ufficiali del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese confermano quanto abbiamo sempre sostenuto: gli imprenditori dei pubblici esercizi non possono – e quindi non devono – chiedere i documenti dei clienti. Un sollievo per i gestori, che si erano trovati calati nell’improprio compito di agenti di pubblica sicurezza. Adesso si eliminino anche le sanzioni per le imprese”. E’ il commento di Confesercenti.

“L’obbligo di Green Pass rimane una misura restrittiva non indolore per il comparto, – si legge in una nota – visto l’effetto negativo che sta avendo sulle vendite in questi primi giorni, l’aver escluso dalle incombenze delle imprese il controllo dei documenti è senz’altro un passo nella giusta direzione. Bene anche l’aver eliminato l’onere del controllo nelle fiere e sagre che non hanno varchi presidiabili: una previsione che stava mettendo a rischio lo svolgimento stesso degli eventi, con gravi danni per le attività del commercio su aree pubbliche. Non solo, la nota chiarisce che, in caso di assenza di varchi presidiabili, verranno effettuati controlli a campione con multe ai soli clienti trovati sprovvisti di certificato vaccinale, un metodo che potrebbe essere esteso a tutti. L’auspicio è che il governo continui a recepire e risolvere le criticità sull’obbligo di Green Pass che emergono man mano, con il fine ultimo di avere uno strumento efficace ma meno oneroso per le imprese.

“Non può essere multato a causa di un abuso commesso da un avventore incauto. – spiega – Va fatta chiarezza in maniera ufficiale, attraverso una circolare o modificando direttamente la norma in vigore. Ma è indispensabile agire subito”.

I problemi per la ristorazione, graziata dalla bella stagione che consente a chiunque di pranzare o cenare all’aperto, si sono abbattuti come una mannaia sul Sul fronte del green pass, intanto, si registra l‘allarme dei parchi divertimentoche denunciano un calo degli ingressi del 50%. E rischia di trasformarsi in un vero incubo a settembre per i presidi che sarebbero chiamati a controllare nelle scuole il possesso del Green Pass obbligatorio per gli insegnanti.

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES

GOSPA NEWS – WUHAN.GATES REPORTAGE

GOSPA NEWS – INCHIESTE CORONA VIRUS