Secondo autorevoli analisti di geopolitica
il ritiro USA è funzionale al “Grande Gioco“
dell’Intelligence Occidentale con Sionisti e Sunniti
già sperimentato in Siria e nei Balcani
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Fonte originale: le Grandi Inchieste di Gospa News
Per comprendere quanto sta accadendo in Afghanistan bisogna rileggere, almeno sinteticamente, la storia del terrorismo islamico non solo degli ultimi vent’anni e non solo nel paese dell’Asia Centrale.
Per capire cosa è accaduto dopo il rapido e disarticolato ritiro dell’Esercito USA e delle truppe NATO bisogna fare molti passi indietro e riprendere in mano alcuni documenti top secret della Central Intelligence Agency in cui il controspionaggio americano CIA cominciò a pianificare una guerra civile per il regime-change in Siria nel 1983, armò i Jihadisti Afghani prima ancora dell’occupazione russa del 1979, quindi favorì l’insediamento dei terroristi di Al Qaeda nei Balcani per la nascita di un Califfato d’Europa in Bosnia, volto a contrastare la Serbia che mantenne il legame con Mosca anche dopo la Perestrojka e la caduta dell’URSS.
Non solo. Nel 2004, dopo l’inizio della caccia ai terroristi in Medio Oriente in rappresaglia al misterioso attacco alle Torri Gemelle del 2001, gli Usa liberarono dalla prigionia di Camp Bucca l’himam filo-americano Abu Bakr Al Baghdadi dopo soli 10 mesi di sua carcerazione. Negli anni a venire, invece, chiusero gli occhi dinnanzi alla nascita dell’ISIS fondato dallo stesso Al Baghdadi, ritenuto agente della CIA quanto del Mossad da molteplici reporter internazionali, prima di cominciare a finanziare in Siria i ribelli siriani anti-Assad con potenti armamenti (missili TOW) finiti poi regolarmente in mano di Al Nusra-HTS (costole di Al Qaeda nella provincia di Idlib) e alle altre organizzazioni terroristiche jihadiste protette e finanziate dai Fratelli Musulmani di Turchia e Qatar.
Ciò avvenne nell’ambito di una strategia militare, funzionale alla Lobby delle Armi ed all’appoggio dei musulmani Sunniti contro quelli Sciiti (Siria, Iran e Libano), che non solo vide la NATO consapevole ma ripetutamente complice insieme al cosiddetto Five Eyes, l’accordo di intelligence tra i paesi anglosassoni di USA, UK, Canada, Australia e Nuova Zelanda.
Basti ricordare che Brenton Tarrant, lo stragista di Christchurch che fece un massacro nelle moschee neozelandesi nel 2019, sarebbe stato addestrato nei campi di rifugiati dell’ISIS in Siria proprio dal Mossad, allo scopo (fallito) di assassinare il presidente Bashar Al Assad, e successivamente sarebbe stato adoperato per favorire la strategia della tensione contro gli Islamici.
Proprio come l’imam Moulvi Zahram Hashim, fondatore del gruppo estremista musulmano NTJ (National Thowfeek Jamaath) nello Sri Lanka divenne funzionale alla logica del terrore con gli attentati alle chiese di Colombo durante la Pasqua 2019, sfuggiti alla rete dell’intelligence nazionale che era stata avvisata del pericolo dagli 007 indiani RAW come il consolato saudita nel paese era stato avvertito con una comunicazione segretata dal Regno dell’Arabia Saudita. Di questi fatti abbiamo fornito ampie documentazioni ufficiali in vari reportage.
Fatte queste indispensabili premesse con cui si è cercato di sintetizzare – senza ovviamente riuscirci – circa 30 anni di storia del terrorismo jihadista pilotato dal Deep State occidentale, diventa più facile credere agli scenari prospettati da due analisti di geopolitica militare (un parlamentare della Russia e un esperto di intelligence militare di Israele) che vedono nella facile conquista dei Talebani di Kabul, per palese rinuncia al confronto dell’esercito nazionale afghano addestrato dagli americani, due enormi pericoli.
Il primo è la nascita dell’annunciato Emirato Islamico dei Talebani e dell’Afghanistan quale fucina di una nuova alleanza tra tutto il terrorismo Sunnita internazionale (ISIS, Al Qaeda e derivati come Al Nusra, Hayat Tahrir al Sham, Al Shabaab e Boko Haram per citare alcuni gruppi di Medio Oriente e Africa). Il secondo è la supervisione di tali apparati estremisti da parte dell’organizzazione nazionale più criminale del mondo, ovvero il controspionaggio israeliano del Mossad, storico alleato di quello americano della CIA.
Gli obiettivi sono molteplici e quasi fin troppo semplici da individuare: isolare ancor di più l’Iran, confinante con l’Afghanistan e partner solo occasionale dei Talebani contro il “nemico” comune americano, e quindi minacciare l’intera Asia Centrale ed i paesi dell’ex Unione Sovietica al fine di predisporre le basi per un eventuale conflitto a macchia di leopardo con la Russia.
Infine creare la strategia del terrore funzionale all’incremento del mercato delle armi e rendere sempre più indispensabile un Nuovo Ordine Mondiale già evocato per la lotta contro la pandemia da Coronavirus proprio dall’avvocato Avril Haines, esperta di armi batteriologiche ed ex vicedirettore CIA dell’amministrazione Obama-Biden fino al 2015, che oggi è Direttore Nazionale dell’Intelligence di tutti gli Stati Uniti d’America.
Il NWO non è certo un progetto recente visto che venne ben descritto dal commodoro della Marina Canadese William Guy Carr nel libro “Pedine in gioco” in cui evidenziò il progetto massonico internazionale portato avanti dal terrorista europeo Giuseppe Mazzini con la Spedizione dei Mille in Italia e dal generale sudista Albert Pike nella guerra di secessione da cui uscì però vittorioso il presidente Abramo Lincoln, poi ucciso da un massone.
In quel complotto da Deep State un secolo dopo fu cooptato il Movimento Sionista per la nascita di Israele, e successivamente la componente islamica di matrice Sunnita, per esacerbare la contrapposizione con i musulmani Sciiti e soprattutto contro il mondo Cristiano Ortodosso, Cattolico e Pentecostale (pur essendo la massoneria britannica nata nell’ambito dei Protestanti Anglicani in rivalità con il Cattolicesimo). Le violazioni dei diritti umani compiute contro Sciiti, Curdi e Cristiani nel Nord Est della Siria dai jihadisti mercenari della Turchia grazie alla protezione NATO ne sono la più eloquente conferma.
I TERRORISTI ISLAMICI ADDESTRATI E FINANZIATI DAGLI USA
«Tutti i famosi terroristi, i cui nomi si sentono ogni giorno nei media mainstream, furono i figli della guerra sovietico-afghana: inclusi Osama bin Laden, Ayman al Zawahiri, gli Haqqani, i talebani, gli Hekmatyar ecc. Ma quella guerra era non è limitato solo all’Afghanistan. L’alleanza tra le potenze occidentali e i loro stati clienti regionali durante la Guerra Fredda ha finanziato, addestrato, armato e legittimato a livello internazionale i jihadisti islamici in tutto il mondo islamico. Sentiamo i nomi di gruppi jihadisti che operano in regioni lontane come gli Stati dell’Asia centrale, il Caucaso settentrionale e persino in Bosnia e Kosovo nei Balcani» ricordava Nauman Sadiq in un’inchiesta pubblica il 5 novembre 2019 su Global Research.
Per quanto riguarda gli obiettivi dell’invasione sovietica dell’Afghanistan nel dicembre 1979, l’allora inviato americano a Kabul, Adolph “Spike” Dubs, fu assassinato il giorno di San Valentino, il 14 febbraio 1979, lo stesso giorno in cui i rivoluzionari iraniani presero d’assalto l’ambasciata americana a Teheran.
«L’ex Unione Sovietica temeva che i suoi quaranta milioni di musulmani fossero suscettibili al radicalismo, perché il radicalismo islamico si stava infiltrando attraverso il confine negli Stati dell’Asia centrale dall’Afghanistan. Pertanto, l’Unione Sovietica invase l’Afghanistan nel dicembre 1979 a sostegno dei comunisti afgani per prevenire la probabilità che insurrezioni islamiste si diffondessero negli Stati dell’Asia centrale confinanti con l’Afghanistan» si legge ancora nell’articolo di Global Research.
Secondo i documenti declassificati dalla Casa Bianca, dalla CIA e dal Dipartimento di Stato a gennaio, come riportato da Tim Weiner per il Washington Post (link tra le fonti a fondo pagina), la CIA stava aiutando i jihadisti afghani prima che l’Unione Sovietica invadesse l’Afghanistan nel 1979. Il presidente Jimmy Carter firmò la CIA direttiva per armare i jihadisti afghani nel luglio 1979, mentre l’ex Unione Sovietica invase l’Afghanistan nel dicembre dello stesso anno.
«La rivelazione non è però una sorpresa, perché più di due decenni prima della declassificazione dei documenti del Dipartimento di Stato, nell’intervista del 1998 a The Counter Punch Magazine, l’ex consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Jimmy Carter, Zbigniew Brzezinski , ha confessato che il presidente ha firmato la direttiva per fornire aiuti segreti ai jihadisti afghani nel luglio 1979, mentre l’esercito sovietico ha invaso l’Afghanistan sei mesi dopo, nel dicembre 1979» nota. Sadiq.
Ecco un commovente estratto dell’intervista. L’intervistatore pone la domanda: “E nemmeno rimpiangi di aver appoggiato i jihadisti islamici, di aver dato armi e consigli ai futuri terroristi?” Brzezinski risponde: “Cosa è più importante per la storia del mondo? I talebani o il crollo dell’impero sovietico? Alcuni musulmani istigati o la liberazione dell’Europa centrale e la fine della guerra fredda? Nonostante la grossolana insensibilità, si deve dare credito a Zbigniew Brzezinski che almeno ha avuto il coraggio di dire la verità senza ornamenti.
«Vale la pena notare, tuttavia, che la suddetta intervista è stata registrata nel 1998. Dopo l’attacco terroristico dell’11 settembre, nessun politico occidentale può ora osare essere schietto come Brzezinski» chiosa il reporter investigativo di Global Research dopo aver di fatto chiarito le dinamiche grazie alle quali presero sempre più potere i nazionalisti Talebani. In poche parole la “cura” si è rivelata ancor peggiore del male, proprio come secondo molti esperti di virologia sta accadendo per il vaccino contro la pandemia da SARS-Cov-2.
I SOSPETTI FALLIMENTI DEL PENTAGONO CON ISIS E TALEBANI
Chi crede che questa sia soltanto una visione fanta-spionistica dovrebbe rammentare che nel settembre 2015 due alti esponenti del Pentagono furono chiamati a testimoniare davanti alla Commissione per i Servizi Armati del Senato Usa, riunitasi a Capitol Hill, per spiegare il crescente successo dell’ISIS in Siria nonostante una vasta campagna militare dell’esercito Usa.
Ebbene le “giustificazioni” furono chieste al sottosegretario alla Difesa per la politica Christine Wormuth e al generale dell’Esercito Lloyd Austin, capo del quartier generale americano che supervisionava la guerra contro il gruppo dello Stato Islamico. Oggi Austin è il Segretario del Pentagono (Dipartimento della Difesa) che ha coordinato sotto il profilo politico il ritiro delle truppe USA con il presidente Joseph Biden concedendo ai terroristi Talebani di riconquistare l’Afghanistan.
«Non ho mai visto un’udienza che sia così distaccata dall’intuizione di ogni esperto esterno”, dichiarò allora il senatore John McCain, presidente della commissione, secondo quanto riportato da un articolo di US News, dopo che la coppia cercò di spiegare i limitati successi della campagna, vale a dire la sua guerra aerea e concentrarsi sull’equipaggiamento e l’addestramento delle forze a terra.
I risultati di quest’ultima componente furono accolti con una risatina esagerata dal palco, in particolare quando Austin ha spiegò che uno sforzo per addestrare i siriani che inizialmente si prevedeva di produrre 5.400 combattenti addestrati all’anno ha finora prodotto solo “quattro o cinque “che rimangono ancora a terra e attivi in combattimento. “È un piccolo numero”, disse Austin, che sovrintendeva al comando centrale degli Stati Uniti. “Il programma [New Syrian Force] ha avuto un avvio lento”.
Austin e Wormuth rifiutarono invece di commentare in modo specifico i rapporti secondo cui i massimi comandanti militari avevano distorto l’intelligence sul gruppo dello Stato islamico al fine di far sembrare l’organizzazione estremista più debole, in linea con la preferenza dei funzionari della Casa Bianca, ovvero l’amministrazione Obama-Biden, secondo quanto riferito dall’articolo di US News.
Austin dichiarò davanti alla Commissione del Senato di non aver mai preso parte a falsificare i servizi di intelligence e ha osservato che comandi di combattimento come il suo non informano direttamente il presidente, ma piuttosto incanalano le informazioni attraverso i quartieri generali dell’intelligence come la Defense Intelligence Agency, che a sua volta informa il direttore dell’intelligence nazionale James Clapper.
Com’è noto negli anni successivi l’Isis estese le sue conquiste in Siria tanto da costringere il Pentagono ad utilizzare i cacciabombardieri (facendo pure molte stragi di civili innocenti) e ad appoggiarsi ai Curdi dello SDF e ai Turchi per strappare il Rojava (il Nord Est della Siria) allo Stato Islamico. Nel caos generale del conflitto gli americani riuscirono però a conquistare i pozzi petroliferi nella provincia di Deir Ezzor, accanto alla loro strategica base di Al Tanf al confine tra Siria, Iraq e Giordania.
A questo punto è quindi lecito porsi una domanda… Davvero la più grande potenza del mondo nel campo bellico e militare ci è ricascata ed è stata incapace di prevedere la caduta di Kabul e delle principali città nelle mani dei Talebani oppure aveva già previsto tutto nei minimi dettagli, quindi anche i potenti armamenti passati dall’esercito regolare ai terroristi estremisti, secondo uno scenario più complesso nel quale l’Intelligence avrebbe dovuto prendere il posto delle truppe militari?
MOSSAD, SAUDITI E INTELLIGENCE OCCIDENTALE
A sostenere questa tesi è stato Ami Rojkes su Israel Defense, il portale d’informazioni ed opinioni dell’Israeli Defense Forces, ovvero l’esercito di Gerusalemme. Non è merito mio se ho trovato questo illuminante articolo ma del veterano italiano del giornalismo investigativo Maurizio Blondet, già inviato del quotidiano Avvenire a New York per l’attentato alle Torri Gemelli ed autore del libro “11 Settembre: Colpo di Stato Usa”.
Prima di leggerne i contenuti vorrei rammentare che le inchieste condotte dall’ex ufficiale della CIA Gordon Duff su Veterans Today negli Usa e quelle da me sviluppate su Gospa News grazie a fonti Osint hanno portato alla luce la medesima teoria investigativa su quell’evento che fu la scaturigine di ogni azione in Afghanistan contro Al Qaeda e i Talebani suoi alleati.
E’ infatti emerso un complotto tra intelligence americana, Mossad e Arabia Saudita in cui sarebbe nascosto persino il movente del brutale assassinio del giornalista arabo del Washington Post Jamal Kashoggi, torturato e squartato nel Consolato del Regno di Arabia Saudita a Istanbul, dove nell’autunno 2019 perse misteriosamente la vita anche James Le Mesurier, l’ex 007 militare britannico addestratore dei Whilte Helmets in Siria, denunciati dalla Russia all’Onu quali organizzazione terroristica per traffico di organi umani e per la collaborazione con Al Nusra (costola di Al Qaeda) negli attentati chimici false-flag come quello di Douma.
Proprio in Siria, nei pressi di Al Tanf, nel febbraio 2020, si sarebbero tenuti «diversi incontri per rappresentanti dell’apparato di intelligence di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna e di un certo numero di stati regionali della Siria, con la partecipazione dei leader sul campo di Daesh e di altri gruppi terroristici, per discutere dell’intensificazione degli attacchi contro le forze del governo siriano e le basi militari russe in Siria» come evidenziammo in un precedente articolo di Gospa News grazie a fonti di Damasco e Mosca.
IL GRANDE GIOCO DI ISRAELE IN AFGHANISTAN
«Israele entrerà nel grande gioco? Il ritiro delle forze armate statunitensi dall’Afghanistan offre allo Stato di Israele, attraverso il Mossad, l’opportunità di mettere piede nel grande gioco e no, non significa che Israele cercherà il controllo della regione dell’Asia centrale» si domanda l’analista di Israel Defense che nelle frasi successive dell’articolo rivelerà una già consolidata presenza del controspionaggio di Gerusalemme sul posto. (continua a leggere…)