Di Gianmarco Landi
Ieri, martedì 24 agosto, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto le istanze dell’amministrazione Biden in materia di immigrazione, nel senso di non fermare il ripristino della politica di Trump perorato dagli stati del sud guidati dal capofila Texas. La linea politica trumpiana “Resta in Messico”, cioè il programma di protocolli di protezione dei migranti (MPP) staglia una significativa maggioranza 5 a 4 in Corte Suprema per Trump, con i due giudici, Bret Kavanaugh e Amy Coney Barret, nominati da Trump rispettivamente nel 2018 e 2020, che prima di questo pronunciamento sembrava avessero tradito il quarantacinquesimo Presidente. I due giudici summenzionati si sono aggiunti a Samuel Alito (nominato da Bush junior), Clarence Thomas (nominato da Bush Senior) e Neil Gorsuch (nominato da Trump nel 2017) così ribaltando la situazione precedentemente a favore dei democratici in asse con i repubblicani manovrati dalle massonerie del Nuovo Ordine Mondiale.
La Corte nei mesi precedenti aveva sempre affossato i tentativi di svelare la truffa elettorale 2020, nonché di ogni altro significativo indirizzo anti Nuovo Ordine mondiale, dando così ad intendere un via libera al cambio di indirizzo politico pro globalizzazione e anti Trump ad opera di Biden. Ieri però il colpo di scena: i 5 giudici summenzionati hanno ‘spaccato’ la più alta magistratura americana mettendo in minoranza gli altri 4 giudici pro Biden, cioè i tre democratici più il presidente Roberts, un giudice nominato da Bush junior e finito negli scandali per essere stato un assiduo frequentatore dell’isola dei pedofili di Epstein.
In questo modo tranciante ieri la Corte ha preso una forte decisione contro l’Amministrazione Biden e a ‘sorpresa’ ha schiantato il senso profondo della Globalizzazione in ottica di necessario svilimento della valenza dei confini nazionali. Ricordo che il regime di frontiera USA, con una serie di executive order presentati il giorno dell’insediamento, il 20 gennaio 2021, era stato aperto da Biden così scatenando le ire del Texas. Questo grande ed importante stato, il più significativo in senso di legami con le Forze Armate, aveva agito contrastando il Presidente appena eletto in maniera controversa e mai riconosciuto legittimo dal Presidente Trump, avversandolo anche prima del suo formale insediamento. Biden aveva inoltrato alla Corte Suprema una domanda con richiesta di stato di emergenza per sconfessare una sentenza emessa all’inizio di agosto da un giudice federale del Texas, ovviamente in appoggio alla linea ‘Rimani in Messico’ perorata dal Governo del Texas in continuità con l’Amministrazione Trump.
L’Amministrazione Biden ieri ha perso e ora deve iniziare a seguire la politica che rimanderà i transfrontalieri illegali in Messico!
Nella decisione della Corte, che ha visto i 3 giudici democratici sul piede di guerra e fortemente dissentire dalla maggioranza conservatrice, è stata citata la loro precedente sentenza che aveva bloccato il tentativo di Trump di porre fine alla politica “DACA” di Obama. I giudici Breyer, Sotomayor e Kagan (i primi due nominati da Obama e l’altro da Bill Clinton) volevano concedere lo stato di emergenza a Biden e così bloccare l’alzata di testa del Texas, ma come ho scritto è emerso un muro di 5 giudici repubblicani a maggioranza costituita grazie alle due ‘pecorelle’, Kavanaugh e Barret, tornate all’ovile.
La vicenda è rilevantissima nonché collegata di converso concettuale alla truffa elettorale, costituendo il tentativo dei Dem di importare in forma endemica elettori illegali per garantire le loro posizioni di potere attraverso altre elezioni truccate.
Ma da oggi gli stati di confine come il Texas potranno finalmente essere in grado di svuotare le strutture sovraffollate rimandando le persone a casa loro, invece di far collassare dei centri che naturalmente rilasciano enormi masse di clandestini in tutto il paese.
L’importanza di questo orientamento nella politica americana è insito non solo nello schianto inferto all’Amministrazione Biden sulla politica interna, lasciando presagire anche una possibile sconfessione totale delle elezioni 2020 con il suggello della Corte Suprema, così come aveva annunciato lo stesso Trump già nella notte elettorale del novembre scorso, ma per tanto altro che ne consegue. La vicenda è gravida, infatti, di molteplici implicazioni anche sull’immediato futuro della stagnante politica italiana, ancora accovacciata ad adulare totem barbarici della Globalizzazione come la psicopandemia e le dittature vaccinali.
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