Settecento anni fa, a Ravenna, nella notte tra il 13 e il 14 Settembre del 1321, abbandonava il suo corpo mortale Durante di Alighiero degli Alighieri, passato alla storia e oggi noto in tutto il mondo semplicemente come Dante. Un personaggio, ben lo sappiamo, noto in tutto il mondo ed elevato a simbolo stesso della lingua Italiana e dell’Italianità. Un personaggio che, in realtà, ben pochi hanno compreso o voluto comprendere e del quale si sprecano mentre scrivo sterili e retoriche commemorazioni e celebrazioni, culminanti nel nostro martoriato Paese con una discutibile mostra, alle Scuderie del Quirinale, sul tema dell’Inferno dantesco curata dallo scrittore e storico dell’Arte Jean Clair (pseudonimo di Gérard Régnier). Una mostra la cui inaugurazione è stata fissata proprio nell’infausta data del 15 Ottobre, in concomitanza con la definitiva cancellazione in Italia di ogni stato di diritto, e che prevede la presenza di oltre duecento straordinarie opere d’arte giunte in prestito da oltre ottanta grandi musei, raccolte pubbliche e prestigiose collezioni private provenienti, non solo dall’Italia e dal Vaticano, ma anche da Francia, Regno Unito, Germania, Spagna, Portogallo, Belgio, Svizzera, Lussemburgo e Bulgaria. Opere d’arte di grandi artisti come il Beato Angelico, Botticelli, Bosch, Bruegel, Goya, Manet, Delacroix, Rodin, Cezanne, Von Stuck, Balla, Dix, Taslitzky, Richter, Kiefer, ma su cui troneggerà la discutibile Porta dell’Inferno di Auguste Rodin, eccezionalmente concessa in prestito dal Musée Rodin di Parigi, la cui presenza a Roma, in un momento tutt’altro che aureo della nostra storia, assurge ad un tanto inquietante quanto manifesto e preciso valore simbolico.
Questo importante anniversario dantesco viene infatti a cadere in uno dei momenti più bui ed oscuri della storia dell’umanità. Un momento che fa decisamente apparire poca cosa le immani tragedie del Novecento che le generazioni immediatamente precedenti alla nostra hanno vissuto e che, nell’attuale ciclo storico delle vicende umane, trova assai scarsi paragoni. Cercando nella Storia un simile momento di oscurità e di oppressione, lo possiamo forse individuare soltanto nel 380 d.C., anno che vide la promulgazione da parte di Teodosio del famigerato Editto di Tessalonica, che, da un giorno all’altro, impose a oltre l’85% dei cittadini dell’Impero Romano la forzata conversione al Cristianesimo, pena la perdita di ogni diritto civile, incluso quello al lavoro, e la possibilità di accedere ai pubblici uffici, all’insegnamento, ai ranghi dell’esercito e della politica.
Quello a cui un personaggio nefasto come Costantino aveva spianato la strada e che Teodosio poi realizzò fu infatti un autentico grande reset sociale ed economico. Decine di milioni di cittadini di un Impero ormai agonizzante e in profonda crisi economica, politica e sociale, si videro costretti, da un giorno all’altro, ad abbandonare le proprie plurimillenarie tradizioni religiose (tradizioni che l’Impero Romano, all’insegna del Mos Maiorum e della tolleranza, aveva peraltro sempre rispettato e tutelato), e di conseguenza le loro stesse identità spirituali e culturali, e ad abbracciare obtorto collo un nuovo culto di matrice orientale, del tutto estraneo al comune sentire religioso del tempo. Un culto per di più “artificiale”, assai distante da quello che fu il primitivo Cristianesimo delle origini (destinato poi a sopravvivere nell’ombra incarnandosi nella tradizione gnostica e giovannita), creato abilmente a tavolino da menti raffinatissime e finalizzato al consolidamento del potere politico e al capillare controllo sociale degli esseri umani, perfino nella sfera più intima e privata della famiglia e delle mura domestiche.
Calò così nel giro di pochi anni sull’intero Occidente e su buona parte del mondo allora conosciuto una cappa di intolleranza, di persecuzione e di pensiero unico senza precedenti, in spregio alle vette più elevate raggiunte dal consorzio umano nei secoli precedenti con la Filosofia ellenica e il Diritto romano. Calò, puntuale e inesorabile, quell’era di oscurità mentale sulla razza umana profeticamente annunciata anni prima dal Pritan degli Hierofanti di Eleusi Nestorio il Grande. Lo stesso che aveva conferito l’Iniziazione, non molti anni prima, all’Imperatore Giuliano.
Il sonno della ragione, si sa, genera mostri. E, siccome le lezioni della Storia non sono mai d’insegnamento alle masse, ecco che certi mostri ciclicamente (o “cronometricamente”, come direbbe il filosofo Mario Marchisio) tornano a materializzarsi e a manifestarsi, facendoci ripiombare nella più buia delle notti, nella più oscura delle selve.
Molti Maestri e Iniziati del passato, da Platone fino a Rudolf Steiner, passando per Dante Alighieri, Matteo Palmieri e Giordano Bruno, ci hanno messi in guardia, nelle loro opere, dal ciclico ripresentarsi di tali mostri e, talvolta, ci hanno anche dato le istruzioni per contrastarli e per ricacciarli negli oscuri recessi da cui provengono. Ci hanno fornito, abilmente dissimulate in opere “letterarie” o sapientemente criptate nei loro trattarti mediante l’uso di simboli e allegorie, le chiavi di veri e propri antidoti spirituali al veleno dell’intolleranza, dell’oppressione, della tirannia, del condizionamento mentale e spirituale delle masse e dei popoli. Al veleno di quella menzogna di cui, sistematicamente, si sono sempre serviti (e oggi si servono più che mai) coloro che spesso, nei miei saggi, chiamo i gestori e i controllori della Matrix. Gli stessi che adesso stanno spalancando su Roma e sull’Italia, nel silenzio generale, le porte dell’Inferno.
Non è sfuggita, alle persone più attente e consapevoli, una recente dichiarazione del Presidente francese Emmanuel Macron, che, in un’intervista televisiva, esibendo un inquietante sorriso beffardo, ha pronunciato le seguenti parole: «Credo che la nostra generazione debba sapere che la Bestia che deve venire è qui… e sta per sopraggiungere». Nessuna parola pronunciata da certi leader politici è mai casuale e, oggi, più che mai, essi si stanno togliendo tutte quelle maschere che hanno permesso loro per anni di prendersi gioco delle masse e di governare spacciando per “democrazie” bieche oligarchie globalistico-finanziarie la cui strada da tempo è già segnata: la strada di un totalitarismo digitale transumanista e malthusiano che prevede l’annichilimento e la schiavitù degli stessi esseri umani destinati a sopravvivere in un mondo orwelliano e la loro consacrazione a un Moloch assetato di sangue e mai sazio di anime. Una strada che si pone nettamente in antitesi con i principî ed i valori del più genuino Umanesimo.
Inutile girarci intorno: la mostra sull’Inferno di Dante Alighieri alle Scuderie del Quirinale era in preparazione già da oltre due anni. Se il richiamo al Sommo Fiorentino non fosse stato altro che un mero pretesto, il giorno dell’inaugurazione avrebbe potuto benissimo essere fissato per il 14 Settembre, data effettiva dell’anniversario dantesco. Ma hanno invece scelto intenzionalmente proprio il 15 Ottobre, guarda caso la data dell’entrata in vigore della peggiore aberrazione giuridica della storia della Repubblica!
Alla luce delle pesanti implicazioni simboliche ed eggregoriche che, a mio avviso, in questo particolare momento storico che stiamo vivendo, la presenza (tutt’altro che casuale) dell’opera di Rodin in Italia potrebbe comportare, ho voluto lanciare tramite i social network ai miei lettori, alla vigilia dell’Equinozio d’Autunno, un preciso appello: «Se posso darvi un vero suggerimento iniziatico, fate circolare e condividete nei vostri post un’immagine della Porta del Paradiso del Battistero di Firenze, un capolavoro del Rinascimento realizzato dall’iniziato orfico e neoplatonico Lorenzo Ghiberti tra il 1425 e il 1452, carico di simbologie esoteriche altamente positive. Contrastiamo quella mostruosa eggregore che sta pervadendo l’Italia e che sta portando a Roma la Porta dell’Inferno di Rodin!».
Un appello, questo, che sorprendentemente sulla rete è diventato “virale”, venendo condiviso in pochi giorni da decine di migliaia di persone, in Italia e nel mondo.
Addirittura, in molti mi hanno scritto per ringraziarmi, raccontandomi di aver di loro iniziativa stampato l’immagine del capolavoro del Ghiberti e di averla affissa sulla propria porta di casa. Mi piace pensare che Dante stesso avrebbe sicuramente compreso il significato di questo mio appello, come avrebbe del resto sicuramente ben compreso alcune osservazioni pubblicate il 24 Settembre dal Fr. Stefano Erario:
«Il 15 Ottobre prossimo venturo vi sarà al Quirinale (il palazzo che rappresenta la nostra Repubblica) una cerimonia per i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, di cui si sta esaltando solo l’“Inferno” con una mostra che prevede la presenza della Porta dell’Inferno di Auguste Rodin (opera incompiuta, e potrete capire perché). Il 15 Ottobre, su un altro piano, vi sarà la consegna delle chiavi (green-pass) per accedere ad una vita condizionata da un consenso digitale (l’Inferno dell’uomo). Questa chiave è stata offerta ad ogni singolo individuo, attraverso l’assunzione di una “pozione magica”, come chiave per la “libertà”, ma sfruttando il “libero arbitrio”, sigillando così il più noto dei passaggi verso l’inferno dell’umanità, quello del “patto” senza l’apparente responsabilità di chi lo “offre”. Chiunque userà la “chiave” per aprire quella porta (anche solo interiormente), sprofonderà in un Inferno da cui non potrà, in eternum, risalire.
Salvate le Vostre Anime, non aprite “quella porta” (ricordando un noto film dell’orrore), la dannazione interiore ed eterna è nelle vostre mani. Ai tanti operatori, inconsapevoli e “vuoti”, delle opere di Sha-tan (il divisore utilizzato da d-o per riconoscere i suoi veri Figli della Luce) dico che sarà lo stesso D-o ad occuparsi di loro. Non guardate in alto, Egli è già dentro ognuno di voi, per salvarvi o per condannarvi».
Deve far riflettere anche un altro intervento, dal tenore decisamente più “ottimistico”, pubblicato nello stesso giorno dallo scrittore Agostino de Santi Abati:
«La Porta dell’Inferno di Rodin non sarà mai aperta. Non esistono “chiavi” che possano aprire un’opera che non ha mai visto la sua conclusione. È una legge dell’Universo. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. La Porta è incompiuta, poiché il suo ciclo non è mai stato terminato dal suo autore, che è morto, e mai quindi terminerà. A livello “magico” non ha quindi alcun potere, non esistono chiavi che la possano aprire. Il male è così vanitoso che si crede onnipotente e pensa di poter cambiare le regole del Creato, in cui non esistono il “male” e il “bene” creati dagli uomini. Il Creato è il Creato e, per sua stessa regola, basa la sua natura su energia, forza e movimento. L’uomo che vive nel suo microcosmo è solo un piccolissimo ingranaggio di questo infinito sistema che, per sua natura, vede solo orizzonti. Nell’immenso Universo siamo solo energia inglobata nella materia, energia che segue le regole dell’Universo stesso in cui gli è permesso di esistere, per cui ciò che vogliono “loro”, cioè sovvertire le regole dell’Universo, non gli sarà permesso dall’Universo stesso. Ricordate che le parole hanno un loro potere “evocativo” e se quella porta è “incompiuta” ciò che intendono fare non gli sarà consentito dall’Universo stesso».
Non posso infine esimermi dal riportare un’altra riflessione di Stefano Erario, pubblicata due giorni dopo, il 26 Settembre, che ha tutta l’aria di un’involontaria risposta chiarificatrice ad Agostino de Santi Abati:
«La “Bestia” ha lavorato in questi ultimi anni comprando, accattivando e costringendo, con ricatti di ogni genere, la maggior parte dei vertici della politica, dei capi religiosi, della Massoneria, della sanità e dello spettacolo mondiali, utilizzando il denaro estorto ai popoli costretti ad una austerità ai limiti della dignità umana. La “Bestia” non ha potuto, però, calcolare tutti coloro che, nelle stesse vesti autorevoli, cominciarono sin da subito a diffidare e a contrastare la sua smania divoratrice di anime inconsapevoli con azioni mirate alla diffusione di notizie, atti e crimini che oggi stanno venendo alla luce con piena consapevolezza di tutti, e che mai sarebbero potute essere svelate se non da chi le riceveva in forma riservata per gli stessi fini.
Nessuno conosce e mai conoscerà il numero esatto di tutti questi “eretici” oppositori del più grande complotto ordito all’umanità con ferocia e cinismo impietoso, non curante delle migliaia di morti classificati come percentuali da grafici giornalistici e numerati come polli da macello, uomini e donne che pur conoscendo i rischi e le conseguenze delle loro azioni, continuano ad informare il mondo attraverso una “rete” spontanea costituitasi già dal 2011.
Molti sono “coperti”, perché in piena attività e vicini ai corrotti, che non sospettano nemmeno di chi hanno al loro fianco: uomini e donne pronti all’atto finale e simultaneo che colpirà la Bestia come “un ladro nella notte”.
La loro serenità sarà sconvolta dal terrore, che sarà percepibile nei loro occhi, di trovarsi davanti alla “giustizia”, che per eccezione sarà data nelle mani del “Figlio dell’Uomo”.
Preparatevi perché il Tempo, il Tempo del Tempo, sta per arrivare».
Parole, queste, su cui riflettere profondamente. Parole nelle quali forse alcuni di coloro che leggeranno questo mio libro si identificheranno o si riconosceranno. Parole che non possono non richiamarmi alla mente una particolare profezia eleusina, che per vincolo al segreto iniziatico non mi è dato di pubblicare, una profezia che parla dell’ormai imminente e ineludibile “Notte delle Notti” in cui tutti i nodi verranno al pettine e in cui i falsi Dei che per millenni hanno governato questo mondo saranno definitivamente spazzati via, insieme ai loro servi umani che hanno eseguito – per bramosia di potere o semplicemente per paura – ciecamente i loro ordini, dalla Spada dei Titani. Una profezia molto antica, questa, attribuita dalla Tradizione alla stessa Dea Demetra, ma che trova delle sorprendenti similitudini e concordanze con tutta una serie di vaticini attribuiti a Grigorij Efimovič Rasputin, straordinaria figura di mistico e sciamano che fu consigliere privato di Nikolaj Aleksandrovič Romanov, ultimo Imperatore della Russia, e che venne ucciso nel Dicembre del 1916 in una congiura orchestrata dal Principe Feliks Jusupov e da altri aristocratici, con la complicità di alcuni noti servizi stranieri. Vaticini raccolti nel 1987 da Renzo Baschera, studioso di profezie, in un suo celebre saggio.
Rasputin aveva effettivamente previsto molti eventi drammatici che si sono poi puntualmente verificati, tra cui l’assassinio della famiglia imperiale, l’avvento in Russia del comunismo e la stessa successiva caduta del potere dei Soviet, alla quale abbiamo assistito nel 1991. Molte altre sue profezie, invece, riferite a tempi a lui futuri che vanno a coincidere sempre più con il nostro presente, fino a pochi anni fa restavano un enigma insondabile, un qualcosa di nebuloso, di non facile comprensione, e potevano essere soggette a molteplici tentativi di interpretazione. Altre, invece, chiarissime, riferite a eventi estremamente drammatici, facevano esclusivamente interrogare gli studiosi e gli interpreti sul probabile contesto storico-politico in cui avrebbero potuto compiersi.
Una particolare profezia di questo monaco-sciamano, fino ad oggi sbandierata in maniera strumentale dai pasdaran globalisti del “mutamento climatico”, sembrerebbe invece proprio riferirsi all’“Operazione Corona”, a quel colpo di stato globale che è stato scatenato alla fine del 2019 e che, fondato su una falsa pandemia, è finalizzato a portare avanti l’agenda criminale del Grande Reset di Davos: «I veleni abbracceranno la terra come un focoso amante: i cieli avranno l’alito della morte e le fonti non daranno più che acque amare e molte di queste acque saranno più tossiche del sangue marcio del serpente… Gli uomini moriranno di acqua e di aria, ma si dirà che sono morti in seguito a malattie cardiache o polmonari… E le acque amare infesteranno i tempi come la cicuta, perché le acque amare partoriranno i tempi amari».
Un uomo nato nella seconda metà dell’800 difficilmente avrebbe potuto rappresentare meglio con simili parole i pericoli e le conseguenze di drammatiche realtà di oggi quali le irrorazioni tossiche delle operazioni di geoingegneria, che avvelenano sistematicamente e deliberatamente i nostri cieli e le falde acquifere, gli effetti dell’inquinamento elettromagnetico, in particolare delle frequenze 5G, sul sistema immunitario degli esseri umani e il loro impatto sull’insorgenza di polmoniti atipiche su vasta scala (spacciate per “pandemia” virale) e gli effetti letali che certi “sieri” stanno oggi causando, soprattutto a livello cardio-circolatorio.
Ma non è finita qui. Sorprendentemente Rasputin riserva le proprie attenzioni al futuro dell’Italia in ben due profezie che sembrano decisamente riferirsi la prima al nostro presente, la seconda – incentrata nello specifico sulla città di Roma – al nostro immediato probabile futuro.
Per l’Italia Rasputin ha previsto un futuro di anarchia e fame. Il nostro Paese, secondo il suo vaticinio, «finirà in una sterpaglia di contrasti, di difficoltà, di lotte intestine… In questo tempo, l’umanità sarà schiacciata dal frastuono dei pazzi e dei malfattori. La saggezza sarà messa in catene. Saranno l’ignorante e il prepotente a dettare la legge…».
L’Italia ha avuto notoriamente, nell’“Operazione Corona”, un ruolo pilota, alla luce di accordi segreti siglati già al tempo dei governi Renzi e Gentiloni. È dall’Italia che la falsa “pandemia” è stata fatta partire in Europa e, sempre a livello europeo, il nostro è il Paese che ha più duramente applicato politiche restrittive, violazioni dei diritti civili e restrizioni delle libertà di movimento e circolazione dei cittadini, con violente repressioni da parte delle forze dell’ordine e forti limitazioni della libertà di pensiero e di espressione. E, tutto questo, distruggendo il tessuto produttivo, con la perdita di milioni di posti di lavoro, portando al fallimento e alla chiusura decine di migliaia di imprese e instaurando una società distopica fondata sulla programmazione neuro-linguistica in cui, effettivamente, la saggezza è stata messa in catene e sono gli ignoranti e i prepotenti, dai loro pulpiti televisivi, a dettare legge, a plagiare le masse e a spingerle al massacro vaccinale. Ma, sempre per il nostro Paese, Rasputin annuncia un probabile e imminente crollo del sistema, dovuto probabilmente all’emersione della verità e a conseguenti rivolte: «Nella notte dell’uomo bruciato, il sangue scorrerà a fiumi nella Roma dei papi e dei lestofanti. Il popolo uscirà sulle piazze accecato da un odio covato da tanto tempo e sulle picche lorde di sangue vedrete le teste dei politici, dei nobili e del clero. Il corpo di un uomo venerando sarà trascinato per le strade di Roma da un cavallo bianco e sulle strade rimarrà l’impronta del suo sangue e i lembi della sua pelle. Solo allora si scoprirà che l’uomo venerando era un serpente. E morirà come muoiono i serpenti. In questa notte di sangue e di magia le stelle cambieranno luce: quelli che indossavano l’abito della delinquenza indosseranno l’abito della giustizia e quelli che erano giusti diventeranno ingiusti… E quando sorgerà la luce del nuovo giorno, le fontane di Roma saranno piene di sangue umano, e molti corpi di potenti verranno squartati e gettati ai quattro angoli della città, affinché marciscano separati… Roma purificata non sarà più Roma. E la notte dell’uomo bruciato rimarrà a ricordare la santa insurrezione del popolo contro il lupo famelico vestito da agnello».
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