“MIGRANTI, EX SINDACO DI RIACE IN ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE”. La Dura Condanna a 13 anni di Lucano umilia la Cassazione che lo Liberò.

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

Fonte originale: articolo di Gospa News

Alla sbarra una prima verità è venuta fuori. La strategia di gestione dei migranti di Domenico Lucano, Sindaco di Riace e innalzato a paladino di un’accoglienza talmente indiscriminata da farsi beffa delle leggi amministrative e penali, non solo è risultata davvero irregolare sotto il profilo burocratico e finanziario ma ai giudici del Tribunale di Locri è apparsa assolutamente criminale al punto da configurare il reato di associazione a delinquere quale coacervo di altri assai gravi delitti patrimoniali contro la pubblica amministrazione. Non è quindi stato il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (reato prescritto) a metterlo nei guai.

La condanna a 13 anni e 2 mesi di reclusione, con la confisca di beni per 700 mila euro (insieme ad un altro imputato) e la richiesta di una maxi-restituzione allo Stato e all’Unione Europea di 500mila euro indebitamente ricevuti e utilizzati nella gestione dei migranti, si presta a molteplici letture tra cui quella politica che ha già spaccato due dei partiti della maggioranza del Governo di Mario Draghi: la Lega che evidenza il fallimento delle logiche buoniste sostenute dal Partito Democratico, ed il PD, per bocca del numero uno dello schieramento, che arriva denigrare la sentenza come se un attore politico possa ostentare l’arroganza di minare la credibilità della giustizia quando i pronunciamenti non sono di suo gradimento.

“Siamo molto esterrefatti per la vicenda e la pesantezza della pena. Ovviamente le sentenze si rispettano ma in questa vicenda ci sono ancora tantissime cose da capire”. Lo ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, a margine della chiusura di campagna elettorale con Roberto Gualtieri e Andrea Casu a Primavalle. Il segretario ha anche espresso la “solidarietà e la vicinanza nei confronti di Lucano”

Proprio nell’alveo delle conflittualità istituzionali che regnano in Italia rendendo le sentenze ballerine e contraddittorie ai differenti livelli di giudizio, va rimarcato un aspetto molto sconcertante di questa condanna. I giudici di primo grado, infatti, non solo hanno confermato l’impianto accusatorio della Procura di Locri secondo cui, come esternato dal pm nella requisitoria del processo, “a Riace comandava Lucano. Era lui il dominus assoluto, la vera finalità dei progetti di accoglienza a Riace era creare determinati sistemi clientelari. Lucano ha fatto tutto questo per un tornaconto politico-elettorale e lo si evince da diverse intercettazioni. Contava voti e persone. E chi non garantiva sostegno veniva allontanato”.

Ma hanno messo in luce la totale infondatezza dell’ordinanza con cui la Corte di Cassazione, sulla scia delle pressioni politiche esercitate dal PD a favore di Mimmo Lucano dopo il suo arresto il 2 ottobre 2018 nell’ambito dell’inchiesta “Xenia”, aveva rimesso in libertà lo stesso Sindaco di Riace, sostenendo che dalle circostanziate indagini della Guardia di Finanza locrese, vagliate dal Giudice delle Indagini Preliminari che emise la misura della custodia cautelare a domicilio, non emergessero rilievi comprovanti le sue intenzioni fraudolente. L’inchiesta, coordinata e diretta dalla Procura della Repubblica di Locri, era stata avviata in merito alla gestione dei finanziamenti erogati dal ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Reggio Calabria al Comune di Riace, per l’accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico, dopo gli esiti di alcune ispezioni che avevano palesato gravissime irregolarità.

DALL’ARRESTO ALLA PESANTISSIMA CONDANNA

Lucano era così finito ai domiciliari a seguito dell’ordinanza del GIP del Tribunale della città calabrese con cui si disponeva anche il divieto di dimora per la sua compagna, Tesfahun Lemlem,  in relazione a pesantissimi reati che sono rimasti in piedi fino al dibattimento. L’ex sindaco di Riace era accusato insieme ad altre 26 persone, a vario titolo, diassociazione a delinquere, abuso d’ufficio, truffa aggravata, turbativa d’asta, concussione oltre che favoreggiamento dell’immigrazione clandestina finalizzato ad attrarre un illecito profitto derivante dalla gestione dei progetti legati all’accoglienza dei migranti. Accuse che hanno indotto il PM a chiedere 7 anni e 11 mesi di carcere. Ma i giudici hanno elevato la condanna a 13 anni e 2 mesi suscitando un po’ di imbarazzo persino nel procuratore locrese, come evidenzia RaiNews. 

DALL’ARRESTO ALLA PESANTISSIMA CONDANNA

Lucano era così finito ai domiciliari a seguito dell’ordinanza del GIP del Tribunale della città calabrese con cui si disponeva anche il divieto di dimora per la sua compagna, Tesfahun Lemlem,  in relazione a pesantissimi reati che sono rimasti in piedi fino al dibattimento. L’ex sindaco di Riace era accusato insieme ad altre 26 persone, a vario titolo, diassociazione a delinquere, abuso d’ufficio, truffa aggravata, turbativa d’asta, concussione oltre che favoreggiamento dell’immigrazione clandestina finalizzato ad attrarre un illecito profitto derivante dalla gestione dei progetti legati all’accoglienza dei migranti. Accuse che hanno indotto il PM a chiedere 7 anni e 11 mesi di carcere. Ma i giudici hanno elevato la condanna a 13 anni e 2 mesi suscitando un po’ di imbarazzo persino nel procuratore locrese, come evidenzia RaiNews. Gli ermellini della Cassazione, invece, lo avevano graziato, eliminando anche la misura del divieto di dimora in Riace e perciò ridandogli la libertà, perché non rilevarono estremi di comportamenti fraudolenti. (continua a leggere)

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