di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Fonte originale: articolo di Gospa News
Non ha ancora ottenuto nemmeno l’approvazione all’uso di emergenza negli USA dalla Food and Drug Administration ma è già nel mirino dei media di mainstream. Un esempio eclatante arriva dallo storico Corriere che nella sua sezione Salute analizza in modo compiuto la prodigidiosa pillola antiCovid della multinazionale farmaceutica americana Merck & Co. Salvo poi emettere l’impietosa sentenza secondo una linea spudoratamente Pro-VAX.
Prima di analizzare questo nuovo farmaco, elogiato per i “risultati impressionanti“ persino dal dottor Anthony Fauci, considerato uno dei “registi” della pandemia e del virus SARS-COV-2 secondo autorevoli medici, avvocati ed esperti di intelligence, vediamo come uno dei più autorevoli quotidiani italiani ha cercato di promuoverlo per poi di fatto affondarlo.
La collega giornalista Cristina Marrone ha sintetizzato in sette punti l’analisi della nuova pillola antivirale. Al fine di comprendere la sguaiata propaganda pro vaccini Pfizer e Moderna (entrambe Bg Pharma finanziate da Bill Gates, la prima controllata tramite la GSK che detiene il 70 % della rete commerciale ed è amministrata da un direttore di Microsoft), partiamo dalla lettura della parte conclusiva…
«In che modo la disponibilità della pillola influirà sui vaccini?» si domanda nell’articolo del Corriere al punto 7. Ecco la perentoria risposta: «Non ha senso rinunciare a un vaccino solo perché esiste un farmaco per curare la malattia. È vero che molnupiravir ha dimostrato, secondo le informazioni rilasciate, di dimezzare il rischio di ospedalizzazione o morte, ma i vaccini hanno in questi casi un’efficacia superiore al 90%, costano molto meno, hanno effetti collaterali minimi e ampiamente conosciuti e non hanno bisogno di una diagnosi precoce».
Queste affermazioni rappresentano grossolane opinioni di una giornalista di mainstream che pare non aver mai letto i dati dell’EudraVigilance, la piattaforma di farmacovigilanza che raccoglie le segnalazioni sulle reazioni sospette ai farmaci per conto dell’European Medicines Agency (EMA), dai quali emerge che dopo la somministrazione dei sieri genici antiCovid più di 23mila persone sono decedute e circa due milioni hanno riportato effetti indesiderati, nella metà dei casi gravi conseguenze permanenti e ricoveri in ospedale.
Oltre 700 vaccinati nel paesi dell’Unione Europea sono morti di Covid-19 e di altri 4mila circa non si conosce la sorte: hanno contratto il virus in modo grave ma nella farmacovigilanza EudraVigilance non è specificato il decorso della patologia, ovvero se è stata curata o è risultata fatale. Questo proprio perché la farmacovigilanza è soltanto “passiva”, basata su segnalazioni di operatori sanitari (nella maggior parte dei casi) o singoli cittadini, ma non è “attiva” perciò non implica uno studio clinico di decessi e sospette reazioni avverse che, in molti casi fatali, hanno palesato un nesso di causalità coi vaccini.
Basterebbero questi elementi per confutare l’affermazione del Corriere ma rammentiamo anche che Israele, la nazione che per prima iniziò la terza dose di Pfizer il 31 luglio 2021, ha già annunciato l’imminente necessità di una quarta dose in quanto la copertura vaccinale non è efficace contro alcune varianti del SARS-Cov-2 come la Epsilon e la Delta, contro la quale proprio la multinazionale farmaceutica americana sta sperimentando un nuovo vaccino Comirnaty denominato Delta. Chiarite queste cose vediamo invece la lodevole parte dove la giornalista spiega il funzionamento dell’antivirale Merck.
«Che cosa è la pillola molnupiravir? Si tratta di un farmaco antivirale che nello studio clinico di fase 3 (su 775 pazienti) ha mostrato di ridurre del 50 per cento il rischio di ospedalizzazione e morte in pazienti adulti con Covid lieve o moderato (non vaccinati) ma a rischio di malattia grave (per obesità, età avanzata, diabete o malattie cardiovascolari). Le nuove varianti (Delta, Gamma e Mu) hanno rappresentato l’80% dei casi valutati. I risultati sono stati resi noti pochi giorni fa in un comunicato stampa delle due aziende che lo hanno prodotto: Msd, ovvero Merck & Co. e Ridgeback Biotherapeutics. Sulla base di questi dati le compagnie chiederanno alla Food and Drug Administration americana l’autorizzazione all’uso emergenziale. La notizia è stata accolta con entusiasmo dagli scienziati. L’immunologo Anthony Fauci, consulente della Casa Bianca per la pandemia, ha parlato di «risultati impressionanti».
Va ricordato che fin dall’inizio della pandemia molti casi di Covid19 furono curati nel mondo con i retrovirali anti AIDS, infatti i malati di tale malattia infettiva in Italia rappresentavano lo 0,2 % dei deceduti totali, e soprattutto con il Remdesivir della Gilead, utilizzato solo negli ospedali e nelle cliniche più ricche perché eccessivamente costoso: 2.400 dollari a terapia.
Il funzionamento della nuova pillola, però, è signficativamente differente perché va ad aggredire proprio il processo biochimico di duplicazione del virus, come secondo il biologo Franco Trinca avrebbero dovuto fare anche i vaccini specifici antiCovid inibendo la protesi.
«I ricercatori della Emory University di Atlanta (Usa), dove il farmaco è stato scoperto lavorano al molnupiravir dal 2013. Con l’arrivo della pandemia il principio attivo è stato considerato una potenziale terapia anti-influenzale ad ampio spettro e in fase pre clinica ha bloccato in 24 ore la trasmissione di Sars-Cov-2 nei furetti. Contrariamente ai principali vaccini attualmente somministrati contro Covid-19, il farmaco di Merck & Co. non bersaglia la proteina spike del virus, altamente mutagena, e dovrebbe dunque mantenere una efficacia costante indipendentemente dalle varianti. Il molnupiravir agisce contro la polimerasi virale, un enzima di cui il nuovo coronavirus necessita per replicarsi all’interno dell’organismo. Il farmaco è stato sviluppato per introdurre errori nel codice genetico del virus, impedendone così la duplicazione. Il medicinale blocca Sars-CoV-2 senza chiamare in causa il sistema immunitario».
La società farmaceutica ha annunciato di aver interrotto la sperimentazione clinica di fase 3 in anticipo dopo che un’analisi ad interim ha mostrato che il 7,3% dei pazienti trattati con il farmaco era morto o era stato ricoverato in ospedale, contro il doppio, 14,1% di quelli che avevano ricevuto un placebo.
«La decisione di interrompere lo studio con l’arruolamento di nuovi pazienti è stata presa in seguito alla raccomandazione da parte di un comitato indipendente di scienziati che monitoravano lo studio, dopo aver consultato la Fda perché la pillola si è rilevata molto efficace ancor prima di terminare il periodo di trial (gli studi vengono sospesi in anticipo quando il risultato è nettamente positivo e per motivi etici non si può negare il farmaco ai pazienti a cui è stato dato il placebo, come è stato in questo caso, o al contrario quando i risultati non sono promettenti come ci si sarebbe attesi e si ritiene inutile proseguire)» ha precisato Cristina Marrone in un altro articolo.
«Il trial è stato interrotto per “schiacciante efficacia” ed era a quel punto non accettabile eticamente privare i pazienti di controllo del beneficio derivante da molnupiravir» scrive Roberto Burioni su twitter.
I PUNTI CRITICI DELLA PILLOLA ANTIVIRALE
Una criticità apparente riguarda le modalità di somministrazione e il costo. Ogni ciclo di terapie sarà di 700 dollari (620 dollari). Il governo statunitense si è già impegnato ad acquistare dalla Merck 1,7 milioni di trattamenti, per un totale di 1,2 miliardi di dollari. La casa farmaceutica avrebbe stretto accordi con alcune aziende indiane per la distribuzione a basso costo del farmaco.
«Il farmaco va somministrato per via orale, quattro pillole al giorno per cinque giorni ed è particolarmente efficace se utilizzato nelle prime fasi dell’infezione, entro cinque giorni dalla comparsa dei sintomi» spiega ancora l’articolo del Corriere Salute aggiungendo che «l’incidenza degli eventi avversi è risultata comparabile nel gruppo trattato con il farmaco e con il placebo».
A questo punto è lecito però porsi una domanda irrinunciabile. Perché ricorrrere ad un antivirale così costoso e ancora in fase di sperimentazione quando esiste il semplicissimo ed economicissimo cortisone (Desametasone da pochi euro). Quest’ultimo ha un’efficacia del 30 % nei malati di Covid in terapia intensiva, come confermato dallo studio Recovery dell’Osford University, ma giunge ad un’efficacia prossima al 100 % se somministrato ai primi sintomi, come sperimentato dalla neurologa Roberta Riccardi.
Diviene invece meno efficace se, come previsto dalle linee guida del Ministero della Salute in Italia, viene iniziata la terapia dopo 72 ore di “vigile attesa e tachipirina” secondo una strategia definita “mortifera” dal biologo Franco Trinca che ha presentato con l’avvocato Alessandro Fusillo una denuncia per strage di stato per le terapie domiciliari efficaci ma ignorate durante la pandemia (tra cui un farmaco antiSars finanziato nel 2005 dall’Unione Europea)
L’efficacia del cortisone, con modestissime controindicazioni salvo intolleranze specifiche, viene di norma associato a semplici antibiotici ma può essere reso più efficace se associato a integratori come vitamina D3, risultata carente in tutti i malati gravi di Covid, vitamina C, Quercetina o a un immunostimolatore naturale come il Pelargonium Sidoides da cui si ottiene un farmaco vegetale specifico per le vie respiratorie e consigliato come cura preventiva antiCovid dal professor Vincenzo Soresi, primario emerito di Pneumologia dell’Ospedale Niguarda di Milano.
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Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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GOSPA NEWS – WUHANGATES REPORTAGE
GOSPA NEWS – INCHIESTE CORONA VIRUS
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