COME LE ÉLITE GOVERNANO IL MONDO

Da qualche giorno è uscito “Sovranità, debito e moneta. Quello che dovresti sapere e non ti hanno mai detto”. Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?

Da molto tempo è all’opera un processo di cancel culture nei riguardi di tutte quelle correnti del pensiero economico che non siano affini alla visione dominante. Ci dicono che l’economia è quella che dicono loro, cioè, quella marginalista, meglio conosciuta come neoliberista. Chi non si uniforma è fuori. I programmi e i testi universitari sono tutti improntati sul paradigma liberista, secondo cui il mercato aggiusta sempre tutto e rende tutti felici e contenti, e se sei disoccupato non è colpa del mercato ma è colpa tua che sei troppo “choosy”, dato che non accetti di lavorare 40 ore a settimana per 800 euro al mese, cioè, per 5€ l’ora. In tutti questi anni è stato fatto il lavaggio del cervello a intere generazioni di studenti, persuasi che per far crescere l’economia serva l’austerity, cioè, che per essere più ricchi sia necessario essere più poveri. È una guerra culturale ingaggiata dalle stesse élite. Paul Samuelson disse apertamente: «Non mi interessa chi scrive le leggi di una nazione o i suoi trattati avanzati se posso scrivere i suoi testi di economia». Se vuoi una classe dirigente accomodante e in linea con gli obiettivi del grande capitale internazionale, basta farla studiare sui libri giusti (per chi li apre) e/o mettere ai vertici istituzionali economisti di terzo o quarto ordine, reclutati in qualche università di primo ordine, informata ai principi liberisti, meglio ancora se ex dipendenti di grandi banche d’affari ben istruiti sul da farsi. Quando ero studente universitario ho avuto il privilegio di studiare l’economia in maniera critica. Vorrei che questo privilegio diventasse di nuovo un diritto di tutti.

Che cos’è che permette alle élite globali di condizionare la nostra economia?

In primo luogo l’emissione di moneta. Uno Stato che non ha più modo di stampare moneta non si può considerare sovrano e indipendente, non appartiene più al rango di superiorem non recognescentes. Il fatto che uno stato come l’Italia debba chiedere i soldi ad un ente sovranazionale come la Banca centrale europea ci fa già capire come le nostre scelte di spesa non dipendano da noi ma da altri, come ad esempio Germania e Francia. Sono loro e qualcun altro che decidono se debba crescere la nostra economia e quanto. Abbiamo perso la sovranità. Se prima il Governo aveva la sua banca, ora non ce l’ha più, è sottomesso ad un sistema di banche centrali, tra cui la sua ex banca centrale, che da servizievole ancella è diventata perfida matrigna. Se vuoi controllare un paese, basta controllare la sua moneta e il gioco è fatto. Non serve un’invasione militare. Lenin affermava che la creazione di una banca centrale costituiva il 90% della comunistizzazione di un Paese! Dello stesso tenore le parole di Mayer Amschel Rothschild: «Datemi il controllo della moneta di una nazione e non mi importa di chi farà le sue leggi».  In secondo luogo, è fondamentale che ci sia una classe dirigente costituita da persone preparate, oneste e coraggiose, il cui unico obiettivo sia quello di dare compimento ad una carta costituzionale di chiara ispirazione keynesiana. 

Che cos’è la moneta? 

Alfred Mitchell-Innes scriveva che la «moneta è credito e nient’altro che credito. La moneta di A è il debito di B verso di lui, e quando B paga il suo debito, la moneta di A sparisce. Questa è tutta la teoria della moneta». La moneta è un debito di Stato cedibile a terzi, un titolo di credito che il portatore vanta nei confronti di chi lo ha emesso, cioè, lo Stato. Per questo la moneta libera da ogni obbligazione, sia verso lo Stato che verso tutti gli altri, perché tutti siamo soggetti all’imposta. La moneta, dunque, è debito ed è il cuore dell’economia.

Quindi, quando ci dicono che bisogna ridurre il debito, ci stanno dicendo che dobbiamo ridurre la moneta e, quindi, la crescita economica?

In un certo senso sì. Uno Stato può stampare moneta o emettere titoli del debito pubblico. Quando lo Stato emette titoli del debito pubblico sta emettendo moneta che paga un interesse. Lo sanno bene le banche d’affari, che usano i titoli di stato come garanzia sui prestiti. Negli USA, i Treasuries, cioè, titoli del Tesoro degli Stati Uniti, sono chiamati yellow dollars e le banconote green dollars. Sono due diverse forme di moneta. Quando si acquistano titoli, aumentano gli yellow dollars sul conto di risparmio e diminuiscono dello stesso ammontare i green dollars sul conto corrente. In questo modo, percependo un interesse, siamo indotti a posticipare i consumi, dando al sistema produttivo il tempo di organizzarsi per offrire quanto richiesto dalle famiglie e dalle imprese. Uno Stato emette titoli del debito pubblico quando vuole far crescere l’economia senza innescare l’inflazione, e non perché non abbia soldi. La moneta è una creatura dello Stato. Ne può creare quanta ne vuole.

Ma troppa moneta non genera inflazione?

Dipende se la usiamo per fare acquisti o no. Purtroppo, ci hanno abituato all’idea che troppa moneta generi inflazione e che questa sia una patologia del sistema economico. Un po’ di inflazione, non troppa, non è patologica ma fisiologica. Non è che la banca centrale aumenta l’offerta di moneta e subito cresce l’inflazione. È necessario che questa moneta entri nelle tasche delle famiglie e delle imprese e poi sia spesa. D’altronde, durante tutti questi anni in cui la BCE ha creato dal nulla miliardi di euro, c’è stata deflazione. I prezzi e i salari scendevano perché la moneta si fermava sui conti delle banche, che la usavano a fini speculativi anziché concedere prestiti all’economia reale. Ora che, invece, l’inflazione sta salendo si fa finta di niente e si cerca di soffocarla in silenzio strozzando la domanda interna con le limitazioni anticovid e, a breve, con qualche nuovo lockdown, come ha auspicato Christine Lagarde. Prima mandano le economie in deflazione, distruggendone la capacità produttiva. Poi, quando la domanda riprende, per contenere l’inflazione dovuta dalla scarsità di beni e servizi disponibili, impongono misure deflattive, come il green pass e il lockdown. Ti obbligano, cioè, a non comprare e a fallire pur di non far salire l’inflazione. 

Per quale motivo temono così tanto l’inflazione?

Beh, per il semplice motivo che l’aumento dei prezzi riduce la capacità d’acquisto della moneta, ne erode, cioè, il valore. Ora la BCE ha creato moneta per miliardi di euro, depositandoli sui conti delle banche, che la usano per comprare titoli, spesso rischiosi. I titoli hanno valore fintanto che sono convertibili in moneta spendibile in beni e servizi. Se i prezzi aumentano, i redditi percepiti dalle banche in termini di pagnotte, per capirsi, diminuiscono, in quanto il rendimento reale (la quantità di pagnotte) è dato dal rendimento nominale al netto dell’inflazione. In questo momento la BCE dovrebbe operare come la FED: ridurre l’acquisto di titoli del debito per rastrellare moneta, innalzando i tassi di interesse. Ma la signora Lagarde continua a ripetere che serve una politica monetaria accomodante per sostenere l’economia (soprattutto per la transizione ecologica imposta da Davos) anche dopo la cosiddetta pandemia, per cui l’unica soluzione all’inflazione resta un nuovo lockdown. La “pandemia” salva l’euro. 

Verso la fine del libro, proponi “una scala per uscire dalla crisi”. È ancora possibile un’economia in crescita con maggiori livelli occupazionali?

Dipende in primo luogo dalla classe dirigente. Finché dovremmo sorbirci premier nominati e non eletti, sarà un po’ difficile vedere un cambiamento. Gli strumenti per creare liquidità ci sono e non mi riferisco alla miseria concessa dall’UE (che in fin dei conti ci presta i nostri soldi alle sue condizioni!). L’art. 117 della Costituzione ci ricorda che «lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: moneta, tutela del risparmio e mercati finanziari; tutela della concorrenza; sistema valutario; sistema tributario e contabile dello Stato; armonizzazione dei bilanci pubblici; perequazione delle risorse finanziarie». La stessa BCE, ben consapevole di questo, riversa agli Stati gli interessi maturati sui titoli del debito (il cosiddetto signoraggio), in quanto sono gli Stati i titolari ultimi della sovranità monetaria, nonostante ne abbiano ceduto l’esercizio (non il diritto). Tecnicamente possiamo creare tutta la liquidità che vogliamo per rilanciare l’economia. Gli strumenti non mancano, anche restando nell’Eurozona. L’unico limite è l’inflazione, che non deve spaventare più di tanto, dal momento che i prezzi cominciano a salire solo se si domanda più di quanto si produce.