DA SOLIDARNOSC A TRIESTE, LA STESSA LOTTA PER SCONFIGGERE UNA TIRANNIA SENZA PIU’ MEMORIA STORICA

Navigando sul web, ho trovato questa bellissima riflessione scritta da da una persona che ad oggi ancora non conosco. Un pensiero profondo e più che calzante sul terribile momento che ognuno di noi sta vivendo in un Paese che fino a qualche anno fa, è stato un esempio di civiltà e democrazia per tutto il Mondo. Il “Nazismo Comunista” che ormai imperversa in ogni aspetto della nostra vita sociale è ormai un’estensione elaborata e subdola di ciò che i nostri fratelli, vissuti in epoche diverse, hanno dovuto affrontare, combattere e sconfiggere con le loro proteste e lotte di classe per la conquista di quei diritti che credevamo, fino ad un anno e mezzo fa, inviolabili e garantiti.
Una riflessione non solo per noi, ma anche per quella classe dirigente che sta permettendo un nuovo Olocausto filo Cinese che ha cominciato la sua marcia, bruciando inizialmente la nostra carta Costituzionale. Un monito per i moderni dittatori, che ci vorrebbero schiacciare nella morsa dell’ingranaggio del Grande Reset di Davos, nel quale invece noi lanceremo i nostri “sabot” …
Da Solidarnosc ovvero il Sindacato autonomo dei lavoratori “Solidarietà”  fondato in Polonia nel settembre 1980 in seguito agli scioperi nei cantieri navali di Danzica e guidato da Lech Wałęsa, al porto di Trieste con migliaia di lavoratori da tutta Italia, vittime di soprusi e violenze, la lotta del popolo contro la tirannia, prosegue senza sosta !

” Da Nowa Huta a Trieste

Quanto è successo a Trieste richiama alla memoria delle persone libere la gloriosa storia dei 29.000 operai su 38.000 delle acciaierie Lenin di Nowa Huta.

Movimento di popolo, di gente semplice, che aprì la strada verso la libertà e la democrazia urlando SOLIDARNOSC

Parola che dalla Polonia arrivò in tutta Europa e ne cambiò la storia. Nacquero nuovi Stati democratici e nuovi leader in tutto l’est, la Germania si riunificò.

Era, infatti, ancora il tempo delle dittature comuniste nel Est Europa, della guerra fredda, della NATO che si contrapponeva al Patto di Varsavia, di un grande presidente USA (Ronald Regan) e di un grande Papa (Giovanni Paolo II, il polacco Woytiwa) quando si sentì questo “urlo di libertà” nella spianata di Cracovia. Quando una croce Cristiana fu issata nella spianata di Cracovia a simboleggiare la necessità della fede nella vita degli uomini.

Il 15 ottobre i triestini hanno urlato LIBERTÀ

Nowa Huta è un quartiere industriale di Cracovia che entrò, dalla porta principale nel libro della Storia, allorquando divenne la roccaforte della speranza di libertà del popolo polacco dalla dittatura comunista.

Gli operai delle acciaierie Lenin divennero il simbolo di una esigenza collettiva e lanciarono una grande rivoluzione pacifica che portò la libertà a molti. 

Il 15 ottobre, a Trieste, altri lavoratori semplici, i portuali, sono divenuti anche essi un simbolo di libertà democratica

Da Nowa Huta a Trieste, la storia  si ripete

Da un urlo che divenne simbolo ad un altro urlo che è già simbolo in Europa come i francesi ci hanno permesso di comprendere

Da SOLIDARNOSC a LIBERTÀ

LIBERTÀ urlavano i lavoratori triestini durante lo “sgombero” effettuato con manganelli ed idranti contro persone inermi da parte di esponenti delle forze dell’ordine.

Violenza per piegare il “pensiero”

Ferite sociali immense in un tessuto già affaticato da scelte politiche non condivise pur se i media, la cui credibilità è persa, si sforzano a convincerci del contrario attraverso un mantra oramai stantio.

Società civile italiana che, nelle ultime elezioni amministrative, ha espresso il suo disgusto per gli attuali partiti attraverso una partecipazione alle urne estremamente preoccupante per coloro che credono nella rappresentanza politica attraverso gli eletti.

La crisi economica e sociale che stiamo vedendo in Italia, oltretutto, porta alla memoria la grande crisi politico sociale dei primo ventennio del secolo scorso.

Gli eventi di queste ore nella città di Trieste ricordano i tentativi di repressione che dal 1977 al 1989 dovemmo vedere nell’Europa del Est

Poi, però, appunto, si sentì urlare SOLIDARNOSC e questa sete di LIBERTÀ del ceto operaio evitò fughe verso nuove forme di totalitarismo come l’Europa dovette vedere e subire nel ventennio

Oggi c’è chi tenta di far passare per “fascisti” coloro che non hanno nessuna altra idea se non quella di tutelare la propria opinione, la propria libertà di esprimersi. Grave errore. Miopia pericolosa e ridicola.

Noi, italiani liberi, dobbiamo ringraziare i portuali di Trieste e sperare che la loro sete di democrazia impedisca fughe verso nuove forme di totalitarismi come dovemmo vedere nel ventennio, qualsiasi colore dovesse avere il nuovo (magari camuffato) totalitarismo!

Alle Istituzioni chiediamo memoria storica e rispetto della libertà di tutti, chiediamo reale rappresentanza, chiediamo di tornare alla democrazia partecipata.

Grazie per la lezione di democrazia e di schiena dritta popolo triestino”

Goria