NO GREEN PASS? NO PARTY! Il diabolico ricatto della chiesa bergogliana

«Non può fare il parroco uno che non ha il Green pass». Così ha esordito il vescovo di Arezzo mons. Fontana a La Nazione il 21 ottobre 2021. Il green pass, il lasciapassare verde che sospende ogni diritto fondamentale, tra cui il diritto al lavoro, abusando della nostra carta costituzionale, ora viene esteso anche al culto. I parroci che non vorranno piegarsi a questo strumento criminale saranno probabilmente cacciati dalle loro parrocchie a meno che non vogliano abiurare e convertirsi al sacro siero che sappiamo ormai tutti essere inutile, in quanto per ammissione delle stesse farmaceutiche non immunizza. E allora, se non immunizza, in cosa consisterebbe l’atto di amore tanto decantato da Bergoglio? Nell’assumere rischi di effetti avversi permanenti tra cui la morte e poter così continuare a fare ciò che si è sempre fatto anche prima del vaccino e in piena “pandemia” senza alcun nocumento per sé e per gli altri? E perché proprio ora la chiesa bergogliana insiste nell’impiegare gli ultimi ritrovati di una perversa e diabolica tortura morale? Deve forse tamponare là dove il Governo Draghi ha fallito? Perché questa connivente sudditanza di molti vescovi verso un governo che va palesemente contro il diritto naturale prima ancor che costituzionale? Davanti al divieto della Sinagoga di insegnare in nome di Cristo, non ha forse Pietro risposto che «bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini» (Atti 5,29)? Ma allora, questi vescovi bergogliosi a quale principio evangelico e canonico si rifanno quando decidono di obbligare il proprio clero ad una vaccinazione sperimentale (e criminale) pena la rimozione? Il Codice di Diritto Canonico fornisce delle linee guida per la nomina di un parroco e indica le cause gravi e non gravi per la sua rimozione:

Can. 521 – §1. Perché uno sia nominato parroco validamente, deve essere costituito nel sacro ordine del presbiterato.

§2. Si distingua inoltre per sana dottrina e onestà di costumi, sia dotato di zelo per le anime e di ogni altra virtù e abbia quelle qualità che sono richieste sia dal diritto universale, sia dal diritto particolare per la cura pastorale della parrocchia in questione.

Can. 193 – §1. Non si può essere rimossi dall’ufficio che viene conferito a tempo indeterminato, se non per cause gravi e osservato il modo di procedere definito dal diritto.

§4. Il decreto di rimozione, per sortire effetto, deve essere intimato per iscritto.

Can. 194 – §1. È rimosso dall’ufficio ecclesiastico per il diritto stesso:

1) chi ha perso lo stato clericale;

2) chi ha abbandonato pubblicamente la fede cattolica o la comunione della Chiesa;

3) il chierico che ha attentato il matrimonio anche soltanto civile.

Can. 1740 – Quando il ministero di un parroco per qualche causa, anche senza sua colpa grave, risulti dannoso o almeno inefficace, quel parroco può essere rimosso dalla parrocchia da parte del Vescovo diocesano.

Can. 1741 – Le cause, per le quali il parroco può essere legittimamente rimosso dalla sua parrocchia, sono principalmente queste:

1) il modo di agire che arrechi grave danno o turbamento alla comunione ecclesiale;

2) l’inettitudine o l’infermità permanente della mente o del corpo, che rendano il parroco impari ad assolvere convenientemente i suoi compiti;

3) la perdita della buona considerazione da parte di parrocchiani onesti e seri o l’avversione contro il parroco, che si preveda non cesseranno in breve;

4) grave negligenza o violazione dei doveri parrocchiali, che persista dopo l’ammonizione;

5) cattiva amministrazione delle cose temporali con grave danno della Chiesa, ogniqualvolta a questo male non si possa porre altro rimedio.

La procedura di rimozione prevede che sia condotta un’istruttoria con la massima prudenza e discrezione ai sensi del can. 1717 §2, per cui «Si deve provvedere che con questa indagine non sia messa in pericolo la buona fama di alcuno».

Alla luce del principi evangelici e del diritto canonico, è possibile rimuovere un parroco che in piena libertà decida di non assumere un farmaco sperimentale che potrebbe attentare alla propria incolumità psicofisica? Ecco la risposta dell’arcivescovo aretino: «Non lo dico io, l’ha detto il Papa». E se il papa domani dicesse che Dio non è trino o che i sacramenti sono 8 anziché 7, possiamo procedere con il nuovo Credo, dicendo semplicemente: «L’ha detto il Papa»? Ma il Papa è forse al di sopra delle Sacre Scritture? Non è il vicario di Cristo, cioè, colui che ne fa le veci in attesa del Suo ritorno? Può forse il vicario ergersi al di sopra di Dio e dire in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire” e cominciare a percuotere i servi e le serve (Luca 12,45)? Continua il prelato: «La stragrande maggioranza dei miei parroci ha già fatto il vaccino, su 309 in servizio nella Diocesi, chi non ce l’ha si conta sulle dita di due mani e chi non presenta il Green pass non fa riunioni con il popolo. Ma ora, prima di imporre l’obbligo stiamo percorrendo le vie del dialogo che mi sono molto più consone». Prima di imporre l’obbligo (con quale autorità?) si faranno le giuste e cordiali pressioni, come già avvenuto a Foligno, dove Mons. Giovanni Nizzi ha dato il via all’infame selekcja, dopo l’inaugurazione della carta verde al Seminario di Milano.

«Faremo quello che l’autorità richiede a tutti i cittadini, non cerchiamo privilegi di sorta ma certo che non può fare il parroco uno che non ha il Green pass». Perché mai “uno” senza green pass non potrebbe fare il parroco, visto che il “sacro siero” nemmeno immunizza (oltre al fatto che quella dei preti è una missione e che catechisti e animatori parrocchiali sono volontari e non sono lavoratori, non percependo alcun salario di sorta)? Che i nostri monsignori siano sprovvisti delle benché minime nozioni in materia di Covid e “vaccini”? O forse sanno bene ciò che fanno e scelgono di farlo con piena coscienza e deliberato consenso per quieto vivere o per segreta adesione a qualche sinistro progetto? Dove sta scritto nel Vangelo che chi non è munito di green pass non possa fare il parroco? E con quale autorità un vescovo (un comune cittadino) può obbligare un sacerdote (un altro comune cittadino) ad un trattamento sanitario non previsto dalla legge e che, per sua natura sperimentale, offende la dignità della persona, il diritto naturale e la stessa Costituzione (artt. 2, 3, 10 e 32)? E che dire del fatto che così facendo si calpestano i diritti umani fondamentali, sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell’ONU, dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, dalla Convenzione di Oviedo, e dal codice di Norimberga? Ai sensi di quale principio del Codice di Diritto Canonico un vescovo può violentare il libero arbitrio dei fedeli (perché i preti sono anche fedeli, non lo dimentichiamo)? Perché, invece, non denunciare il sistema discriminatorio e di controllo sociale instaurato con il green pass, sull’esempio del vescovo della diocesi di Bayonne Lescar et Oloron (Francia), Msg. Marc Aillet? Se è vero che non si cercano «privilegi di sorta», allora è doveroso considerare il fatto che un cittadino che minaccia e/o usa violenza psicologica verso un altro cittadino al fine di estorcerne il consenso mettendo a rischio il suo stato di salute fisica e mentale commette reato anche se è un vescovo, con l’aggravante dei futili motivi e dell’abuso di autorità. E, poi, come la mettiamo con la questione etica dei feti abortiti usati per produrre i cosiddetti “vaccini” anti-Covid? È lecito incoraggiare la somministrazione di medicinali prodotti con tessuti prelevati vivi da feti abortiti? Non è forse una indiretta istigazione all’aborto (senza considerare la nomina a Membro Ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali dell’abortista Jeffrey Sachs, per cui la chiave principale dello sviluppo è la «riduzione dei tassi di fertilità»)? Dove è la Chiesa dei poveri, quella che leva la sua voce in difesa degli ultimi e dei diseredati contro la violenza e le angherie dei potenti? Dove è quel diritto di resistenza che fece crollare l’impero ateo? 

La chiesa di Bergoglio sembra mostrare sempre più il volto di una chiesa di stato spietata, amica dei potenti e degli abortisti, irreparabilmente lontana dai lidi del diritto naturale e del diritto canonico, oltre che dai principi della nostra carta costituzionale e dei trattati internazionali, una chiesa che opera di fatto uno scisma sempre più profondo dalla vera Chiesa di Cristo e dal Suo Vangelo, sostenendo implicitamente il grande progetto antiumano delle élite finanziarie: l’instaurazione di un comunismo planetario su modello di quello già coltivato nel laboratorio sovietico con le sovvenzioni dell’Occidente. Come profetizzato a Fatima, gli errori del comunismo si sono diffusi nel mondo ed oggi sembrano riemergere con maggiore forza di penetrazione, grazie all’apparato tecnocratico a disposizione. Che sia questa la chiesa eretica, gnostica (e massonica?) che il vescovo di Arles vide nella bestia che sale dalla terra con sembianze d’agnello e voce di drago, la falsa chiesa profetizzata dalla mistica Anna Katharina Emmerick?