LA NUOVA RICERCA DELL’ ARMONIA. Cosa porterà tutto questo periodo per noi, cosiddetti risvegliati?

Mi riferisco a noi Italiani, noi che abitiamo questa terra degna degli Dei.

Tre anni di celebrazioni per tre dei nostri più grandi geni scandiscono il decorso di una epidemia devastante, il Covid 19.

Ignari di un progetto mondiale a lungo pianificato ci coglie impreparati, siamo condannati a uno sterminio di massa,

2019 Era il cinquecentenario di Leonardo. Il nostro emblema di eccletticità. L’ingegno di un gigante della conoscenza e della creatività. Scienziato, inventore, artista proteiforme Leonardo ci ha insegnato di non sottostare ad assurde restrizioni e a seguire le nostre priorità e le nostre peculiarietà.

2020 Cinquecentenario del Sanzio. La “falsa pandemia” ci costringe a chiuderci in casa e a girare mascherati. Affiora la visione di Raffaello, etereo, sfumato, angelico. Dai talenti così straordinari da sembrare doni del cielo. Raffaello ci partecipa la via dello stare insieme nel mettere in risalto le qualità di ognuno per realizzare un’opera comune, con lungimiranza e semplice tolleranza. Un iperbole di trionfi, una facilità divina e una morte enigma, febbre o congiura? Alla pari dei decessi di Covid che nascondono il loro segreto in incognite ceneri.

2021 E’ il settecentenario della morte di Dante che nel suo capolavoro ci descrive il suo viaggio attraverso i tre mondi sconosciuti che, in teoria, ci attendono dopo che la vita ci ha abbandonato. Dante è un Maestro di geniale lucidità. Un alchimista della natura umana. Ci indica la via mettendoci in guardia delle insidie. Ma ci sprona con determinazione al coraggio e alla coerenza, verso la liberazione.

Ho una visione: E mi ricordo una scena delle illustrazioni di Botticelli della Divina Commedia. Decine di esseri vestiti di stracci oscuri, intrisi di dolore, sudici di tenebre, consumati di solitudine e lisi dalla fatica. Siamo noi, eppure non mi riconosco. Mi sembra quella zona dell’inconscio che ripudio. Sono i vestiti della disperazione dai quali rifuggiamo e che a volte popolano il nostro inconscio comune. Le oscurità inconsapevoli che somigliano nelle nostre paure a quelli spettri, che nei momenti più tristi, abitano le nostre menti, distruggendo la nostra misera esistenza. E’ quello l’Inferno, non è dopo la morte, ma è qui, presente. Quell’ imbuto rovesciato dove esseri come noi vagano in un abbrutimento sordo, in un’ottusità cieca e una maleodorante apatia. Alziamo le luci su questa squallida scena ed ecco che su di uno sfondo di tempesta un cono a spirale, come la Torre di Babele, si staglia davanti ai nostri occhi. Siamo attori e spettatori al contempo, ma qui la difficoltà è di capirsi, di creare un contatto. Siamo isolati pur essendo tutti insieme. Ci ignoriamo, indifferenti alle richieste degli altri. Vaghiamo superficiali in maschera; ne abbiamo tante a nostra disposizione e recitiamo la parte che ci conviene, insensibili a ciò che ci viene chiesto, a quello che gli atri cercano di comunicarci. E’ il Teatro della Vita e della Falsità. Un gioco che presuppone la nostra prevaricazione, la nostra rivalità, il nostro antagonismo.

Ma la Grande Tempesta è arrivata, si avvicina, tuona e dardeggiano i lampi. Un vento ci scuote, strappandoci le vesti. Siamo dilaniati dall’uragano. Come fiori strapazzati dalla bufera perdiamo i nostri petali sciupati, veli che proteggevano la nostra fragilità, il nostro cuore, la nostra autenticità. 

E ora siamo qui, adesso, abbiamo perso la nostra ottusità, le nostre inutili difese e soprattutto le nostre ignoranze e la nostra caparbietà presuntuosa. Ci siamo disfatti delle comode illusioni, dei nostri inutili credo, dei nostri confortevoli luoghi comuni. Una luce ancora tenue accarezza le nostre nudità, finalmente coscienti di una nuova Libertà guardiamo coraggiosi la Verità e ci avviciniamo uniti in un fragrante stupore, riconoscendoci nell’armoniosa partecipazione.

I tre geni ci osservano benevoli. Accanto a Leonardo l’Infinito serbatoio delle idee dell’Inconscio. Mentre Raffaello filtra e sceglie con sapienza nel setaccio del Subconscio. E Dante con gesto imperativo ci indica la via della Coscienza.

Un’armonia che non abbiamo mai conosciuto, una Luce di Verità che ci sta cominciando a inebriare e un desiderio di vicinanza e coinvolgimento, un riconoscere negli altri i nostri stessi ideali e la nostra stessa Vita.