Il 22 novembre scorso il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha incontrato a Palazzo Chigi il fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum (WEF), Klaus Schwab[1]. Il colloquio si è focalizzato sulla prossima riunione annuale del WEF prevista a Davos a gennaio del 2022 e sui principali dossier globali oggetto anche della Presidenza italiana del G20, con particolare riferimento al tema della ripresa economica e sociale post pandemica.
Schwab, come ben noto, è il “padre” della teoria del Grande Reset (The Great Reset) che ha battezzato il 3 giugno 2020, durante una riunione virtuale del World Economic Forum, in cui ha invitato i leader mondiali ad abbracciare tale dottrina, dichiarando ufficialmente: «È arrivato il momento di un “Grande Reset” del capitalismo».
Tra coloro che sono intervenuti all’evento o che hanno espresso in seguito il loro sostegno al piano, si contano funzionari del mondo dell’economia e della finanza, rappresentanti del FMI (Fondo Monetario Internazionale), della Banca mondiale, CEO e presidenti di grandi aziende come MasterCard e Microsoft.
Il «Time» ha dedicato al Gran Reset un numero speciale, uscito nelle edicole internazionali nell’ottobre 2020, in cui la domanda a cui si cercava di rispondere era: “Come sarà il futuro?”. All’interno del numero speciale del «Time» troviamo anche un contributo dello stesso Schwab che offre un’anticipazione del suo ì libro Stakeholder Capitalism pubblicato nel gennaio 2021[2], dopo Covid-19: The Great Reset (scritto insieme al direttore del Global Risk Network dello stesso wef, Thierry Malleret) e La quarta rivoluzione industriale. Quest’ultimo saggio è pubblicato in Italia per Franco Angeli con la prefazione di John Elkann, nipote di Gianni Agnelli, che curò la prefazione dell’edizione italiana de La crisi della democrazia, il saggio commissionato dalla Commissione Trilaterale: un simbolico scambio di consegne tra i rappresentanti dell’élite che da decenni perseguono lo stesso obiettivo, ossia lo svuotamento progressivo della democrazia.
Lungi, infatti, dall’essere l’ennesima teoria della “cospirazione”, il Grande Reset è esplicitato dai membri delle élite tecnocratiche e messo nero su bianco dallo stesso Schwab. Questi parte dall’idea di poter pensare una nuova forma di capitalismo più sostenibile e più solidale, aperto alla digitalizzazione e anche al “green”. Messa così sembra una visione intrigante, ideale, persino utopistica.
Peccato che quando si cerchi di capire come le economie e le società debbano essere trasformate non emerga nulla di concreto, a parte un fumoso concetto di governance completamente scollata da qualsiasi controllo o influenza statale.
In altre parole, gli Stati sovrani non sono neanche contemplati nel Great Reset che si presenta come un paradiso dei monopolisti anziché il mondo utopistico, equo, globale, giusto ed egualitario evocato dalla presentazione patinata del World Economic Forum. Non sorprende quindi che i nuovi monopolisti dell’informazione globale e della finanza internazionale siano i partner strategici di un progetto che lascerebbe loro mano libera su tutto. Come scrive lo stesso Schwab ne La quarta rivoluzione industriale:
«I governi devono altresì acquisire consapevolezza che è in atto una transizione del potere decisionale da attori pubblici a soggetti privati e da istituzioni consolidate a network spesso non ben definiti»[3].
Se leggiamo infatti le opere di Schwab ci accorgiamo, in estrema sintesi, che il Great Reset è la promozione di un’Agenda globale volta a scardinare e ristrutturare l’economia mondiale. Il Grande Reset non prevede solo, come molti economisti pensano, un reset dell’economia mondiale, perché il crollo dell’economia industriale si pone come trampolino di lancio – un’opportunità appunto – per ben altri obiettivi che coinvolgeranno l’intera società[4].
Su questo Schwab è molto chiaro nel descrivere nel suo La quarta rivoluzione industriale uno stravolgimento globale della nostra società in una direzione post-umana che «combina diverse tecnologie, dando luogo a cambi di paradigma senza precedenti»[5] in quanto il suo ambito di applicazione «include anche lo sviluppo simultaneo di tantissime innovazioni nei settori più disparati, dal sequenziamento del dna alla nanotecnologia, dalle energie rinnovabili all’informatica quantistica»[6].
L’Agenda del Grande Reset è composta da diversi punti cruciali che vengono analizzati nel dettaglio dallo stesso Schwab nelle sue opere e che possiamo riassumere in: globalizzazione, decarbonizzazione, digitalizzazione, Intelligenza Artificiale e automazione (e conseguente “sostituzione del lavoro umano”[7]), moneta digitale, Internet delle cose, identità digitale e biometrica per tutti, robotica avanzata, sharing economy, capitalismo della sorveglianza e in definitiva, il transumanesimo[8].
In linea con il cosiddetto “capitalismo dei disastri” che si ispira alle teorie economiche di Milton Friedman e che sfrutta momenti di crisi e shock globali come “opportunità” per imporre le proprie “ricette economiche”, per il gruppo di Davos l’emergenza sanitaria è vista come “un’occasione” per spingere l’acceleratore della globalizzazione e avviare un processo di modernizzazione in apparenza “green” capace di ridurre il proprio impatto ecologico attraverso una digitalizzazione sia della catena produttiva sia di quella per la distribuzione di beni e servizi[9].
Tale processo, è bene ribadirlo, al di là dei proclami buonisti e solo in apparenza utopistici, prevede la perdita di milioni di posti di lavoro attraverso l’automazione, l’implementazione di Intelligenza Artificiale e l’amazonizzazione della società che ho già ampiamente documentato in Cyberuomo (Arianna Editrice) e in Coronavirus. Il nemico invisibile (Uno Editori).
Come se non bastasse, uno degli slogan adottati dai sostenitori del Grande Reset è: “Non avrai nulla e sarai felice”. Esso coincide con gli obiettivi che si pone l’Agenda 2030 e abbraccia la visione pauperista e neoambientalista di Ida Auken, ex ministro dell’ambiente danese, membro del Forum di Davos[10]. Per spiegare il modello di città immaginato dal Grande Reset, ha scritto un breve saggio, ambientato nel 2030 in cui immagina che la tecnologia e la sharing economy sostituiranno la proprietà privata, liberando la popolazione dalla povertà; in cambio la cessione della privacy e lo stravolgimento della “normalità”.
Dietro la maschera dell’utopia e dell’ecologismo, ci troviamo dinanzi all’ennesima distopia elitaria portata avanti dai rappresentanti della tecnocrazia: quello che per molti è distopia per altri, coloro che detengono il potere, è invece un futuro verso cui librarsi ad ali spiegate, come novelli Icaro. Solo che, trascinati sulle “ali” dell’entusiasmo tecnologico, rischiamo di sfracellarci tutti, legittimando la creazione di una società distopica, ipercontrollata e ipermeccanizzata, divisa in caste.
Perché il “titanismo” (e più in generale l’hỳbris) è una caratteristica fondamentale per inquadrare il transumanesimo: l’ossessione dell’uomo moderno di creare una società globale in apparenza pacificata e tecnologica, in realtà una tecnodittatura globale. I cittadini di questo nuovo ordine sociale sarebbero cloni interscambiabili, individui soli e sradicati persino nella loro identità sessuale, creature amorfe, liquide e facilmente manovrabili dal potere, così straordinariamente simili ai personaggi immaginati dai romanzieri che hanno avuto il coraggio e la capacità di immaginare il futuro.
In sostanza, ci stiamo incamminando una rifeudalizzazione della società: complice la pandemia, si sta realizzando il sogno delle élite mondialiste: dividere la società in due livelli, da una parte il potere economico detenuto da una ristretta cerchia tecno-finanziaria di super ricchi, dall’altra la “massa” indistinta di individui sempre più poveri, soli, senza legami, diritti e senza radici, facili quindi da sfruttare e controllare per il governo globale sempre più post-umano che si sta costruendo.
- https://www.governo.it/it/articolo/il-presidente-draghi-ha-incontrato-il-presidente-esecutivo-del-world-economic-forum/18614 ↑
- https://time.com/collection/great-reset/5900748/klaus-schwab-capitalism/ ↑
- K. Schwab, La quarta rivoluzione industriale, FrancoAngeli, 2020 Milano, p. 89. ↑
- https://www.dolcevitaonline.it/great-reset-la-nuova-teoria-per-resettare-leconomia-mondiale/ ↑
- K. Schwab, La quarta rivoluzione industriale, FrancoAngeli, 2020 Milano, p. 15. ↑
- Ivi, p. 21. ↑
- Ivi, p. 55. ↑
- Ivi, p. 37-39. ↑
- https://www.dolcevitaonline.it/great-reset-la-nuova-teoria-per-resettare-leconomia-mondiale/ ↑
- https://www.forbes.com/sites/worldeconomicforum/2016/11/10/shopping-i-cant-really-remember-what-that-is-or-how-differently-well-live-in-2030/?sh=273d70761735 ↑