“COVID, IMMUNITA’ NATURALE PIU’ EFFICACE DEI VACCINI”. Studi in Israele e UK. Esperti PRO-VAX in Italia e Usa

Coro unanime per la protezione immunologica naturale
Ricerca del Maccabi Healthcare Services di Tel Aviv
Rapporto dell’UK Health Security Agenda 
Relazione al Congresso USA di un docente Johns Hopkins
Pubblicazione di un biologo del CNR in Italia

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

«Pharma ci dice cosa fare e il CDC si mette in riga? Siamo arrivati ​​a questo?». Partendo da queste domande lo scorso 14 dicembre il dottor Marty Makary ha accusato i funzionari della sanità pubblica americana di “moderno maccartismo” e di aver pubblicato studi non degni di “un esperimento scientifico di settimo grado”.

Il ricercatore di sanità pubblica e professore presso la Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health ha dichiarato ai membri del comitato ristretto della Camera (Congresso USA) sulla crisi del coronavirus che alcune politiche COVID sono diventate “troppo estreme, troppo rigide e non sono più guidate da dati clinici”.

Makary si è concentrato sull’immunità naturale e sui colpi di richiamo COVID per gli adolescenti. Ha criticato la fretta dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) di spingere i booster per i ragazzi di 16 e 17 anni sulla base di esperimenti di laboratorio che suggeriscono che i booster aumentano i livelli di anticorpi contro Omicron.

Makary ha assicurato ai membri del comitato che non è “anti-vax”  (è stato vaccinato per il COVID) ma ha accusato il CDC di aver pubblicato consapevolmente studi difettosi in modo che le persone ricevessero il vaccino, piuttosto che aspettare di acquisire l’immunità naturale prendendo e e guarendo dal virus.

Cominciamo dalle sue parole questo viaggio tra gli studi scientifici che dimostrano la grande efficacia dell’immunità naturale contro il Covid-19, ignorata da tutti i governi occidentali per incentivare la proliferazione dei vaccini delle Big Pharma come Pfizer, sponsor persino dei procuratori generali americani. 

A confermarlo giungono ora anche le dichiarazioni ufficiali di due esperti che possiamo considerare PRO-VAX, perché assolutamente favorevoli ad una vaccinazione in alcune fasce della popolazione, ma che sono altrettanto consapevoli dell’efficacia della protezione immunologica naturale, in molti casi – aggiungiamo noi – meno pericolosa di sieri genici sperimentali che possono interferire col DNA, come sostenuto da un genetista di Colonia, o creare fenomeni di vaccino-resistenza, come asserito da altri biologic e virologi famosi. 

“MOLTE VITE DISTRUTTE DAL GOVERNO USA”

“Molte vite vengono distrutte” dal fallimento del governo nel riconoscere l’immunità naturale, ha detto Makary. Il docente ha ricordato ai membri del comitato che, nonostante un budget annuale combinato di circa 58 miliardi di dollari, né il CDC né il National Institutes of Health hanno prodotto studi credibili sull’immunità naturale al COVID, cosa che il suo team di ricerca sta intraprendendo, utilizzando denaro privato.

 Il professor Marty Makary della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health

Il CDC ha pubblicato due studi all’inizio di quest’anno, affermando di dimostrare che l’immunità vaccinale supera l’immunità naturale. Quegli studi erano così imperfetti che, secondo Makary, erano “peggiori di un esperimento scientifico di settimo grado”.

Abbiamo dato spazio a questa denuncia, riportata con tanto di video dall’associazione americana Children’s Health Defense dell’avvocato Robert F. Kennedy jr, perché ha una valenza dirompente. In primo luogo il professor Makary non può essere definito un fanatico perché lavora per la Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health che non solo sta tenendo il monitoraggio di tutti i casi d Covid-19 nel mondo ma che addirittura ebbe un ruolo fondamentale nell’organizzare la sospetta esercitazione Event 201 dell’ottobre 2019 in cui di fatto si preannunciò lo scenario di una pandemia da coronavirus devastante.

Quell’evento fu finanziato dalla Bill & Melinda Gates Foundation e dal World Economic Forum di Klaus Schwab, teorico del Great Reset, ma ebbe come protagonista un’importante collaboratrice della Johns Hopkins: l’avvocatessa Avril Haines, esperta di armi batteriologiche, ex vice-direttrice della Central Intelligence Agency durante l’amministrazione Obama e promossa a Direttore Nazionale dell’Intelligence USA dal neo presidente Joe Biden.

Questa osservazione, più volta riferita negli articoli sulla teoria del SARS-Cov-2 costruito in laboratorio in un complotto del Nuovo Ordine Mondiale attuato da Cina e Usa, è importante per far capire l’attendibilità del professor Makary che lavora proprio per una delle università finita nel gorgo dei sospettati di aver contribuito a creare il terrore della pandemia.

LO STUDIO DEGLI SCIENZIATI DI ISRAELE

«Questo studio ha dimostrato che l’immunità naturale conferisce una protezione più duratura e più forte contro l’infezione, la malattia sintomatica e il ricovero in ospedale causati dalla variante Delta di SARS-CoV-2, rispetto all’immunità indotta dal vaccino a due dosi BNT162b2. Gli individui che erano stati entrambi precedentemente infettati da SARS-CoV-2 e che avevano ricevuto una singola dose del vaccino hanno ottenuto una protezione aggiuntiva contro la variante Delta».

Questa è la conclusione a cui sono giunti gli scienziati israeliani Sivan Gazit, Roei Shlezinger, Galit Perez, Roni Lotan, Asaf Peretz, Amir Ben-Tov, Dani Cohen, Khitam Muhsen, Gabriel Chodick, Tal Patalon che lavorano per prestigiosi centri di ricerca di Tel. Aviv come il Kahn Sagol Maccabi (KSM) Research & Innovation Center, Maccabi Healthcare Services e la Sackler Faculty of Medicine, School of Public Health, Tel Aviv University.

 La dottoressa israeliana Sivan Gazit, vice direttore del KSM
Research & Innovation Center

Lo studio è stato stato approvato dal MHS (Maccabi Healthcare Services) Institutional Review Board (IRB) e poi pubblicato sulla rivista medica specializzata meRxiv nell’agosto scorso con il titolo: “Confrontando l’immunità naturale SARS-CoV-2 con l’immunità indotta dal vaccino: reinfezione contro infezioni breccia”.

«Abbiamo condotto uno studio osservazionale retrospettivo confrontando tre gruppi: (1) individui naïve alla SARS-CoV-2 che hanno ricevuto un regime a due dosi del vaccino BioNTech/Pfizer mRNA BNT162b2, (2) individui precedentemente infetti che non sono stati vaccinati, e (3) individui precedentemente infetti e vaccinati con una singola dose. Sono stati applicati tre modelli di regressione logistica multivariata. In tutti i modelli abbiamo valutato quattro esiti: infezione da SARS-CoV-2, malattia sintomatica, ospedalizzazione correlata a COVID-19 e morte. Il periodo di follow-up dal 1 giugno al 14 agosto 2021, quando la variante Delta era dominante in Israele» scrivono gli scienziati nell’Abstract.

 La ricerca israeliana pubblica da MedRxiv

« I vaccinati naïve alla SARS-CoV-2 avevano un rischio aumentato di 13,06 volte (95% CI, da 8,08 a 21,11) di infezione “breccia“ con la variante Delta rispetto a quelli precedentemente infettati, quando si è verificato il primo evento (infezione o vaccinazione) nel mese di gennaio e febbraio del 2021» l’infezione “breccia” è quella che colpisce i vaccinati nonostante il processo di immunizzazione.

«L’aumento del rischio era significativo (P<0,001) anche per la malattia sintomatica. Quando si consentiva che l’infezione si verificasse in qualsiasi momento prima della vaccinazione (da marzo 2020 a febbraio 2021), è stata dimostrata la diminuzione dell’immunità naturale, sebbene i vaccinati naïve alla SARS-CoV-2 avessero un 5,96 volte (95% CI, da 4,85 a 7,33) aumento del rischio di infezione improvvisa e aumento del rischio di malattia sintomatica di 7,13 volte (95% CI, 5,51-9,21). I vaccinati naïve alla SARS-CoV-2 erano anche a maggior rischio di ricoveri correlati a COVID-19 rispetto a quelli che erano stati precedentemente infettati».

IMMUNITA’ NATURALE E VACCINI NEL REGNO UNITO

«L’UKHSA ha precedentemente riferito sul numero di ricoveri direttamente evitati dalla vaccinazione. Complessivamente sono stati prevenuti circa 261.500 ricoveri nelle persone di età pari o superiore a 45 anni fino al 19 settembre 2021. L’UKHSA e l’Unità di Biostatistica dell’Università di Cambridge MRC hanno precedentemente riferito sull’impatto diretto e indiretto del programma di vaccinazione su infezioni e mortalità. Le stime suggeriscono che 127.500 decessi e 24.144.000 infezioni sono state prevenute grazie al programma di vaccinazione COVID-19, fino al 24 settembre» è quanto scrive nella conclusione del rapporto 42 la UK Health Security Agency, massima autorità del Regno Unito sulla sicurezza sanitaria.

Da tale relazione emerge però una verità sconcertante che indirettamente conferma la denuncia del professore americano Makary sugli studi difettosi in relazione alle risposte dell’immunità naturale al Covid-19.

«Nessuno di questi modelli verrà aggiornato in futuro. Ciò è dovuto al fatto che questi modelli non sono in grado di rendere conto degli interventi che sarebbero stati attuati in assenza di vaccinazione. Di conseguenza, nel tempo lo stato della pandemia reale e lo scenario pandemico senza vaccinazione sono diventati sempre meno comparabili. Per un ulteriore contesto intorno a questa cifra e per le stime precedenti, vedere i precedenti rapporti sulla sorveglianza dei vaccini».

I resoconti di farmacovigilanza registrati nel Regno Unito sono inquietanti, come abbiamo già riportato in passato. Non solo chi si vaccina corre il rischio di reazioni avverse anche letali, come una nota e giovane presentatrice della BBC uccisa dal vaccino AstraZeneca, ma non ha alcuna certezza di protezione dal contagio o da una morte da infezione “breccia” da Covid-19.

I POTENTI ANTICORPI NEI GUARITI

«Il test Roche S che l’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA) utilizza per la sorveglianza sierologica è completamente quantitativo, il che significa che misura il livello di anticorpi in un campione di sangue; un livello di anticorpi superiore a 0,8 AU/ml (circa una UI/ml utilizzando lo standard dell’OMS) è considerato positivo. La sorveglianza del PHE e dell’UKHSA negli ultimi mesi ha rilevato che oltre il 97% della popolazione dei donatori di sangue risulta positivo agli anticorpi S, che potrebbero essere stati causati dall’infezione da COVID-19 o dalla vaccinazione. Con una sieropositività così elevata, è importante esaminare i livelli anticorpali della popolazione per valutare l’impatto del programma di richiamo della vaccinazione».

Si legge a pagina 24 nello stesso rapporto 42 diffuso da UKHSA che entra poi nel dettaglio confermando l’efficacia dell’immunità naturale. (continua a leggere…)

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