«Le varianti di SARS-CoV-2 sono diventate una delle principali preoccupazioni virologiche, epidemiologiche e cliniche, in particolare per quanto riguarda il rischio di fuga dall’immunità indotta dal vaccino. Qui descriviamo l’emergere di una nuova variante. Per dodici pazienti SARS-CoV-positivi che vivono nella stessa area geografica del sud-est della Francia, il test qPCR che seleziona le mutazioni associate alla variante ha mostrato una combinazione atipica. Il caso indice è tornato da un viaggio in Camerun».
Comincia così l’Abstract di una ricerca preprint, ancora da revisionare, pubblicata il 29 dicembre sulla rivista specialistica MedRxiv che fa riferimento al British Medical Journal da alcuni scienziati francesi. La scoperta di una nuova mutazione del Covid-19 è diventata di dominio pubblico solo ieri dopo che il DailyMail per primo ne ha dato notizia.
La variante è stata individuata in cittadini del Comune di Forcalquier, nel dipartimento delle Alpi dell’Alta Provenza ad un centinaio di chilometri da Marsiglia.
«In Francia, dove Omicron spinge l’ondata dei contagi Covid, è stata individuata una nuova variante del Coronavirus che presenta 46 mutazioni e viene definita una ‘lontana parente’ della mutazione che sta dominando la scena da circa un mese. Finora sono stati identificati 12 casi a cominciare dal paziente zero, un viaggiatore proveniente dal Camerun» scrive in Italia Adnkronos.
Lo studio è stato condotto da Philippe Colson, Jérémy Delerce, Emilie Burel, Jordan Dahan, Agnès Jouffret, FlorenceFenollar, Nouara Yahi, Jacques Fantini, Bernard La Scola, Didier Raoult attraverso gli istituti dove operano Aix-Marseille Université e IHU Méditerranée Infection, da cui ha preso il nome la nuova variante IHU in attesa che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ne valuti la diffusione ed eventualmente le attribuisca una denominazione internazionale, nel caso probabilmente la π (pi), che viene dopo la Omicron.
Tra gli scienziati spicca il nome del professor Raoult, direttore dell’IHU Méditerranée Infection e docente di microbiologia e medicina, specialista in malattie infettive, bersagliato dalla comunità scientifica per i suoi studi sull’efficacia dell’Idrossiclorichina che gli sono costati un procedimento disciplinare ma sono anche diventati oggetto di un’inchiesta del parlamento francese in relazione a presunti sabotaggi da parte di una casa farmaceutica americana.
Proprio Raoult, nel mese di ottobre, aveva dato risalto su Twitter ad una ricerca che metteva in discussione la strategia dei vaccini come unica arma contro il Covid-19, soprattutto per la resistenza ai sieri genici sperimentali della variante Delta, assai diffusa a fine estate, e per il timore di quelle successive.
LE VARIANTI DA RESISTENZA AI VACCINI
La scoperta di questo nuovo ceppo di Coronavirus rappresenta quindi per il professore marsigliese la conferma dei suoi timori sulla rapida comparsa e diffusione di nuove mutazioni del virus, che il virologo Luc Montagnier, l’esperto di vaccini Geert Vanden Bossche, la chimica farmacologica Loretta Bolgan e il biologo Franco Trinca, attribuiscono proprio al meccanismo di vaccino-resistenza della campagna massiva di immunizzazione (per ora solo tentata, visti gli scarsissimi risultati).
«I genomi sono stati ottenuti mediante sequenziamento di nuova generazione con Oxford Nanopore Technologies su strumenti GridION entro ≈8 h. La loro analisi ha rivelato 46 mutazioni e 37 delezioni con conseguente 30 sostituzioni di amminoacidi e 12 delezioni. Quattordici sostituzioni di amminoacidi, tra cui N501Y ed E484K, e 9 delezioni si trovano nella proteina spike».
«L’Oms non le ha ancora dato un nome, l’abbiamo chiamata IHU ed è stata depositata sulla rete di condivisione scientifica Gisaid con il nome B.1.640.2» ha detto il professor Philippe Colson a capo dell’unità che l’ha scoperta meno di un mese fa, ma “da allora non si è diffusa rapidamente”, ha spiegato al Daily Mail.
«La variante presenterebbe la mutazione E484K, associata ad una maggiore resistenza ai vaccini, e la mutazione N501Y – già vista nella variante Alfa – che secondo gli esperti potrebbe favorire una maggiore trasmissibilità. Per certi versi, secondo l’identikit, la nuova variante si presenterebbe come un ‘lontano parente’ di Omicron» evidenzia Adnkronos.
«Questo modello genotipico ha portato a creare un nuovo lignaggio Pangolin chiamato B.1.640.2, che è un gruppo filogenetico fratello del vecchio lignaggio B.1.640 ribattezzato B.1.640.1. Entrambi i lignaggi differiscono per 25 sostituzioni nucleotidiche e 33 delezioni. L’insieme delle mutazioni e la posizione filogenetica dei genomi qui ottenuti indicano in base alla nostra precedente definizione una nuova variante che abbiamo chiamato “IHU”. Questi dati sono un altro esempio dell’imprevedibilità dell’emergere di varianti di SARS-CoV-2 e della loro introduzione in una determinata area geografica dall’estero».
LA RICERCA SUI VACCINI DIFFUSA DA RAOULT
«L’European Journal of Epidemiology, di cui sono editore, è la rivista di epidemiologia più popolare al mondo. Qui, segnala la mancanza di correlazione tra la politica di vaccinazione e il numero di casi». Con questo Tweet il professor Didier Raoult accreditò uno studio pubblicato il 30 settembre sulla rivista specializzata Springer da due giovani scienziati americani: S. V. Subramania, Harvard Center for Population and Development Studies, Cambridge, MA, USA Department of Social and Behavioral Sciences, Harvard T.H. Chan School of Public Health, Boston, MA, USA, e Akhil Kumar, Turner Fenton Secondary School, Brampton, ON, Canada.
«I vaccini sono attualmente la principale strategia di mitigazione per combattere il COVID-19 in tutto il mondo. Ad esempio, si sostiene che la narrativa relativa all’aumento in corso di nuovi casi negli Stati Uniti (USA) sia guidata da aree con bassi tassi di vaccinazione [1]. Una narrativa simile è stata osservata anche in paesi come la Germania e il Regno Unito [2]. Allo stesso tempo, Israele, che è stato acclamato per i suoi rapidi ed alti tassi di vaccinazione, ha visto anche una sostanziale ripresa dei casi di COVID-19 [3]. Indaghiamo la relazione tra la percentuale di popolazione completamente vaccinata e i nuovi casi di COVID-19 in 68 paesi e in 2947 contee negli Stati Uniti».
E’ quanto riportato nell’abstract dello studio finito tra le polemiche perché alcuni scienziati francesi ne contestarono la brevità e la rapidità, in quanto realizzato in soli 7 giorni.
«L’unico affidamento sulla vaccinazione come strategia primaria per mitigare il COVID-19 e le sue conseguenze avverse deve essere riesaminato, soprattutto considerando la variante Delta (B.1.617.2) e la probabilità di varianti future. Potrebbe essere necessario mettere in atto altri interventi farmacologici e non farmacologici insieme all’aumento dei tassi di vaccinazione. Tale correzione di rotta, in particolare per quanto riguarda la narrativa politica, diventa fondamentale con le prove scientifiche emergenti sull’efficacia dei vaccini nel mondo reale».
Sono gli stessi dubbi espressi dal professor Raoult in un’intervista al media francese Midi Libre: «Il programma che ho letto finora mi sembrava fantascienza. Finora quello che ho visto è principalmente pubblicità. Non ho visto nessun articolo scientifico, sto aspettando di vedere alcuni dati reali. Per i vaccini, compresi quelli estremamente usati come l’influenza, sappiamo che in realtà il bersaglio reagisce abbastanza male perché l’immunità si sta deteriorando, con l’età in particolare».
«La strategia dei nostri Paesi e della Francia non è stata delle peggiori da questo punto di vista, l’Inghilterra ha fatto un programma di vaccinazione che è stato ripreso dall’OMS, gli americani hanno fatto lo stesso, di valutazione terapeutica senza richiedere che ci fosse almeno un test diagnostico. In Africa non lo facciamo, non lo fa nessuno, per fare una diagnosi fanno un test”.
«Non includiamo negli studi terapeutici, per la follia di fare studi terapeutici, persone di cui non conosciamo la diagnosi. Se ci divertissimo a fare questo vaccino obbligatorio causereste una rivoluzione. Non devi fare qualcosa che non sai se è pericoloso, che non sai se funziona e lo rendi obbligatorio, quindi è davvero una follia».
Raoult definisce quindi “follia” quella che è diventata prassi ordinaria in Italia nonostante le contestazioni delle categorie colpite. Tra loro ci sono anche i poliziotti che, col supporto del legale del sindacato COSAP, hanno richiesto la prescrizione medica specialistica, indispensabile a giudizio dell’avvocatessa Renate Holzeisen secondo le vigenti normative sanitarie europee ed italiane.
Il professore marsigliese specifica poi che la vaccinazione è la scelta di ogni persona, come per farsi curare. «Poi c’è la protezione individuale, il rischio individuale che teoricamente avremmo il diritto di correre, ma in questo Paese non abbiamo più nemmeno questo diritto. Quando ti viene impedito di assumere farmaci (con riferimento alla clorochina, ndr) che ti vuoi prendere è ancora che non hai più il diritto di decidere cosa fare. Ma io sono liberale da questo punto di vista, se decidi di curarti o di impedirti di prendere questo vaccino lo fai che è diverso dalla politica statale che dice che devi farlo».
«Viviamo in un mondo che è pazzo. Le condizioni che sono state prese per combattere questa malattia sono condizioni di un altro secolo. Non sono condizioni pratiche, non è lotta quotidiana. Già dicendo alla gente, non curarti resta a casa, non è nemmeno il Medioevo, nemmeno Ippocrate lo ha fatto. Non ha detto alla gente di stare a casa finché non muori… È una cosa pazzesca. “I politici credevano fin dall’inizio che ci sarebbe stata una bacchetta magica. Gli esperti di questa bacchetta magica credevano che sarebbe arrivata dall’industria farmaceutica» è l’amara constatazione di Raoult che ci spalanca le porte verso le conclusioni della ricerca pubblicata oltre oceano.
IMMUNITA’ NATURALE PIU’ FORTE DEI VACCINI
«Ad esempio, in un rapporto pubblicato dal Ministero della Salute in Israele, l’efficacia di 2 dosi del vaccino BNT162b2 (Pfizer-BioNTech) contro la prevenzione dell’infezione da COVID-19 è stata riportata essere del 39% [6], sostanzialmente inferiore rispetto allo studio. efficacia del 96% [7]. Sta anche emergendo che l’immunità derivata dal vaccino Pfizer-BioNTech potrebbe non essere così forte come l’immunità acquisita attraverso il recupero dal virus COVID-19 [8]. È stato anche riportato un sostanziale declino dell’immunità dai vaccini mRNA 6 mesi dopo l’immunizzazione [9]. Anche se le vaccinazioni offrono protezione agli individui contro il ricovero grave e la morte, il CDC ha riportato un aumento dallo 0,01 al 9% e dallo 0 al 15,1% (tra gennaio e maggio 2021) nei tassi di ricoveri e decessi, rispettivamente, tra i completamente vaccinati [ 10]» aggiungono i ricercatori nord americani.
«In sintesi, anche se dovrebbero essere compiuti sforzi per incoraggiare le popolazioni a vaccinarsi, ciò dovrebbe essere fatto con umiltà e rispetto. Stigmatizzare le popolazioni può fare più male che bene. È importante sottolineare che altri sforzi di prevenzione non farmacologici (ad esempio, l’importanza dell’igiene della salute pubblica di base per quanto riguarda il mantenimento della distanza di sicurezza o il lavaggio delle mani, la promozione di forme di test più frequenti e meno costose) devono essere rinnovati al fine di trovare l’equilibrio tra imparare a vivere con COVID-19 allo stesso modo continuiamo a vivere 100 anni dopo con varie alterazioni stagionali del virus dell’influenza del 1918».
E’ la lapalissiana conclusione degli scienziati S. V. Subramania e Akhil Kumar.
Redazione Gospa News
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MAIN SOURCES
GOSPA NEWS – WUHAN.GATES REPORTAGE
GOSPA NEWS – INCHIESTE CORONA VIRUS
MEDXRIV – LA STUDIO DEI RICERCATORI MARSIGLIESI
ADNKRONOS – LA SPIEGAZIONE DELLO SCIENZIATO