Dopo aver esaminato l’origine dell’universo secondo la cosmogonia biblico-rabbinica (QUI), consideriamo adesso le spiegazioni scientifiche sull’origine dell’Universo. È bene ricordare fin da subito, che la teologia spiega il perché delle cose, mentre la scienza il come, partendo proprio dalle leggi che regolano l’Universo. La scienza può dimostrare che l’Universo ha un inizio, cioè, che non è eterno. Alla filosofia e alla teologia spetta, invece, il compito di capire il principio di tutto, cioè, di rispondere alla domanda su cosa ci sia stato prima di questo inizio. Benché il percorso epistemologico sia differente, alla fine della nostra indagine vedremo emergere alcuni punti di contatto tra la speculazione teologico-filosofica di matrice biblica e i modelli cosmologici contemporanei.
Teoria della relatività generale
Nel 1915, Albert Einstein pubblicava un articolo, dal titolo Teoria della relatività generale. Secondo tale teoria, l’Universo non è uno scatolone vuoto bensì un enorme mollusco – proprio così lo definì Einstein![i] – che tutto avvolge. Tutto è immerso in un «campo gravitazionale», cioè, tra un corpo e l’altro non esiste il vuoto, ma materia. Lo Spazio è un po’ come una coperta, che se la tiri da una parte, si ritira dall’altra, trascindando tutto ciò che c’è sopra.
Einstein capì che lo spazio che circonda tutti i corpi celesti e che separa quindi le masse è come una trama sottile che mette in comunicazione i corpi. Immaginiamo di prendere una rete da pesca e di appoggiarvi sopra due oggetti. Questi ultimi comunicano fra di loro perché l’avvallamento della rete dovuto alla presenza del più pesante dei due, fa scivolare il più leggero in quello stesso avvallamento, avvicinandolo quindi al primo. Ad un osservatore esterno, apparirà che il corpo più leggero sia stato attratto dal più pesante. La rete rappresenta la trama dello Spazio, la deformazione della rete rappresenta l’effetto della gravità dei corpi.[ii]
Una nuova conferma della validità della teoria di Einstein è arrivata ultimamente (febbraio 2016 e settembre 2017) con la rilevazione delle onde gravitazionali. Si tratta di onde equiparabili a quelle generate da un sasso che cade in uno stagno, le quali creano delle increspature nella trama dello spaziotempo. Tali onde possono essere generate da un evento catastrofico fortissimo, come il big bang oppure dalla collisione di due buchi neri.
Le onde gravitazionali potrebbero permetterci di registrare, in un futuro nemmeno troppo lontano, i primi vagiti dell’Universo nascente, ossia i momenti immediatamente successivi al Big Bang, epoca in cui si sarebbero prodotte grandi onde gravitazionali fossili che viaggiano nell’Universo, in cui noi siamo immersi, ma di cui non ci siamo mai accorti.[iii]
Secondo la teoria della relatività, dunque, la Terra gira intorno al Sole, poiché si trova nel suo campo gravitazionale, cioè, risente della curvatura dello spaziotempo prodotta dal Sole.
Il Sole piega lo spazio intorno a sé e la Terra non gli gira intorno perché tirata da una misteriosa forza a distanza, ma perché sta correndo diritta in uno spazio che si inclina. Come una pallina che rotoli in un imbuto: non ci sono forze misteriose generate dal centro dell’imbuto, è la natura curva delle pareti a fare ruotare la pallina. I pianeti girano intorno al Sole e le cose cadono perché lo spazio è incurvato intorno a loro.[iv]
Allo stesso modo, la Luna gira intorno alla Terra, perché la Terra curva lo spaziotempo circostante, attirando la Luna a sé, come una palla da bowling, che genera un avvallamento su un materasso in lattice, attraendo a sé una palla da tennis. L’idea centrale della teoria di Einstein, dunque, è che esiste uno spaziotempo quadrimensionale che si curva. Non si tratta solo di spazio ma, anche, di tempo. Tempo e spazio sono fusi in un’unica realtà: lo spaziotempo. Il tempo, dunque, non è assoluto, ma si “piega” anch’esso, risente, cioè, della curvatura. Ciò vuol dire che il tempo scorre diversamente in ogni punto dello spazio.
Dalla singolarità iniziale …
Nel 1922, il cosmologo e matematico russo Aleksandr Aleksandrovič Friedmann, partendo dalla Relatività Generale di Einstein, scopriva che l’Universo è in espansione. Nel 1927, Georges Edouard Lemaître giungeva agli stessi risultati e pubblicava il suo famoso articolo “Un Univers homogène de masse constante et de rayon croissant rendant compte de la vitesse radiale des nébuleuses extra-galactiques”, dove presentava l’ipotesi dell’«atomo primordiale», noto, poi, con il nome di big bang.
Secondo l’astronomo e prete belga, se le galassie si allontavano sempre di più, voleva dire che l’Universo si stava espandendo. Invertendo la linea del tempo, le galassie si sarebbero avvicinate sempre di più, fino alla loro fusione. In altre parole, l’Universo si sarebbe compresso fino a raggiungere le dimensioni di un punto ad altissima densità, temperatura e curvatura, detto singolarità iniziale, stato in cui la medesima teoria della Relatività perde ogni validità.
Il quadro di un universo in espansione implica che nel passato sia accaduto qualcosa di simile a un cataclisma. Se invertiamo il processo di espansione del cosmo e lo riportiamo indietro nel tempo, ci imbattiamo in un «inizio» nel quale ogni cosa preme contro tutte le altre: l’intera massa dell’universo è compressa in uno stato di infinita densità. Questo stato prende il nome di “singolarità iniziale”.[v]
La singolarità sembra, dunque, essere inevitabile, come dimostrato dai fisici matematici Roger Penrose e Stephen Hawking. Anche Alexander Vilenkin, professore di Fisica e direttore dell’Institute of Cosmology alla Tufts University, nonché uno degli ideatori del multiverso (la teoria per cui l’universo è eterno e scaturisce dal caso e non da un Disegno Intelligente), ha dovuto ammettere che non è possibile un universo senza inizio. L’inflazione dell’universo può, dunque, risultare matematicamente infinita solo verso il futuro, ma non verso il passato. Scrive Vilenkin:
Se le leggi [della fisica] descrivono la creazione dell’universo, questo presuppone che esse esistano prima dell’universo. La questione che nessuno è in grado di sollevare è: da dove vengono queste leggi e perché queste leggi in particolare? Ci sono molti misteri su cui lavorare.[vi]
Secondo la scienza, dunque, le leggi che regolano l’Universo preesistono allo stesso Universo e ne costituiscono l’origine. Per il fisico Antonino Zichichi, c’è una logica che soregge il mondo, una logica che sottintende necessariamente un Autore. Negare l’esistenza di Dio, dunque, equivarrebbe a negare l’esistenza dell’autore della logica che sostiene il mondo.[vii]
… al big bang
Stando alla teoria del big bang, l’Universo sarebbe sgorgato da un punto ad altissima densità, circa 13 miliardi di anni fa, continuando ad espandersi fino ad oggi, ma lo possiamo conoscere solo da un certo stadio in poi, cioè, dopo il cosiddetto tempo di Planck. All’inizio, il big bang presenta una temperatura molto alta, che si abbassa man mano che l’Universo si espande. Si passa, dunque, da uno stato caotico, espressione della turbolenza indotta dall’altissima temperatura, ad uno stato sempre più ordinato.
Solo dopo circa 370.000 anni, si cominciano a formare i primi atomi e i fotoni si separarono dalla materia, formando la radiazione cosmica di fondo, di cui abbiamo tracce ancor oggi. Si tratta del bagliore residuo dell’altissima temperatura dell’Universo primordiale, luce che diviene visibile nell’Universo, poiché questo diviene “trasparente”. Prima di tale evento, l’Universo era, infatti, “opaco”.
Il cosmo si organizza disintegrandosi
Per il filosofo della complessità Edgar Morin, il big bang è un evento che va inquadrato nella nozione di catastrofe, intesa come rottura della forma.
Il big bang è in realtà una sottonozione che elude sotto l’onomatopea di un gran botto la problematica di una formidabile trasformazione. […] La sua insufficienza è quella di ridurre l’origine all’unica dimensione della esplosione termica. Bisogna perciò superare il big bang in una nozione davvero teorica: la nozione di catastrofe [come] cambiamento/rottura di forma in condizioni di singolarità irriducibile. L’idea fondamentalmente complessa e ricca che Thom ci porta è di connettere ogni morfogenesi o creazione di forma a una rottura di forma o catastrofe. Ci permette dunque di leggere nei medesimi processi la disintegrazione e la Genesi. […] Idea metamorfica, la catastrofe […] contribuisce a far capire che l’organizzazione e l’ordine del mondo si edificano nello squilibrio e nell’instabilità, e per loro tramite.[viii]
Il processo di cosmogenesi è caratterizzato, dunque, da una «disintegrazione organizzatrice», cioè, «il cosmo si organizza disintegrandosi».[ix] È in tale contesto, che va ripensata l’idea di caos. In un Universo «singolare e originale», il caos ne è parte integrante. La cosmogenesi si effettua nel caos e tramite il caos, che è «disintegrazione organizzatrice». Ecco cosa scrive il teorico della pensée complexe:
L’astronomia posteriore a Hubble ha esplicitamente rigenerato l’idea di cosmo mostrando che l’Universo era singolare e originale. […] Essa ha implicitamente riabilitato l’idea di caos. Che cosa è l’idea di caos? Si è dimenticato come fosse un’idea genesiaca. In essa si vede soltanto distruzione o disorganizzazione. L’idea di caos è invece anzitutto un’idea energetica; essa si accompagna al ribollire, al fiammeggiare, alla turbolenza. Il caos è un’idea preesistente alla distinzione, alla separazione, all’opposizione, un’idea, dunque, di indistinzione, di confusione fra potenza distruttrice e potenza creatrice, fra ordine e disordine, fra disintegrazione e organizzazione, fra Hybris e Dike. Diventa allora manifesto che la cosmogenesi si effettua nel, e tramite, il caos. Caos è esattamente ciò che è inseparabile nel fenomeno bifronte tramite il quale l’Universo, contemporaneamente, si disintegra e si organizza, si disperde e si costituisce attorno a molti nuclei. Il caos è la disintegrazione organizzatrice. È l’unità antagonistica dell’esplosione, della dispersione, dello sbriciolarsi del cosmo, e delle sue nucleazioni, delle sue organizzazioni, delle sue programmazioni. La genesi delle particelle, degli atomi, degli astri si effettua nelle e tramite le agitazioni, le turbolenze, i sommovimenti, gli smembramenti, le collisioni, le esplosioni.[x]
La materia primordiale, dunque, è confusa e concentrata in un punto ad altissima densità e temperatura. È materia ad alto potenziale, che va poi a costituire ogni realtà dell’Universo.
[i] Einstein, A., Relativity: The Special And General Theory, Henry Holt and Company, New York, 1921, p. 118.
[ii] Intervista di Tom’s Hardware a Valerio Rossi Albertini, Cosa sono le onde gravitazionali? Tratto da: https://www.tomshw.it/onde-gravitazionali-finalmente-ci-siamo-74250-p5
[iii] Ibidem.
[iv] Rovelli C., La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose, Raffaello Cortina, Milano, 2014, pp. 73-74.
[v] Barrow, J., D., Le origini dell’universo. Una breve storia dell’inizio, BUR. Milano, 2001, p. 24.
[vi] Mitchell J., In the Beginning Was the Beginning, TuftsNow, http://now.tufts.edu/articles/beginning-was-beginning (29 Maggio 2012).
[vii] Zichichi, A., Caro Veronesi Dio esiste e la prova è l’universo, Il Giornale, 18/11/2014.
[viii] Morin, E., Il metodo. 1. La natura della natura, Raffaello Cortina, Milano, 2001, p. 47.
[ix] Ivi, p. 48.
[x] Ivi, pp. 62-63.