di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
«L’infezione naturale da SARS-CoV-2 suscita una forte protezione contro la reinfezione con le varianti Alpha (B.1.1.7), Beta (B.1.351) e Delta (B.1.617.2). Tuttavia, la variante Omicron (B.1.1.529) ospita più mutazioni che possono mediare l’evasione immunitaria. Abbiamo stimato l’efficacia di una precedente infezione nella prevenzione della reinfezione (PES) con Omicron e altre varianti di SARS-CoV-2 in Qatar».
E’ questo il focus della ricerca scientifica intitolata “Protezione offerta da una precedente infezione contro la reinfezione da SARS-CoV-2 con la variante Omicron” appena pubblicata (6 gennaio 2022) sul sito specializzato MedRxiv, partner del famoso British Medical Journal (BMJ).
L’articolo che la menzione è ancora in fase di preprint (prestampa) e quindi non è stato certificato da “peer review” in quanto riporta nuove ricerche mediche che devono ancora essere valutate e quindi non dovrebbero essere utilizzate per guidare la pratica clinica.
Ma lo studio è già stato approvato Hamad Medical Corporation e dalla Weill Cornell Medicine-Qatar Institutional Review Board con una rinuncia al consenso informato.
E soprattutto è stato condotto con la collaborazione e supervisione del Ministero della Salute Pubblica del Qatargrazie alla consulenza di un illustre scienziato italiano di fama ed esperienza internazionale.
IL MEDICO ITALIANO EMIGRATO NEL GOLFO PERSICO
C’è anche il dottor Roberto Bertollini, medico specialista in pediatria che dal 2017 è consulente dell’Emirato in materia sanitaria, tra i ricercatori che hanno comprovato l’efficacia dell’immunità naturale contro le varianti del Covid-19 e in particolare contro l’ultima.
Omicron risulta ancora poco pericolosa se ben curata (come qualsiasi patologia respiratoria, visto che anche una brutta bronchite se trascurata può diventare broncopolmonite con esito fatale), ma assai contagiosa, sebbene accertata in un tale numero di asintomatici in Italia da indurre a sospettare un’elevata presenza di “falsi positivi” per tamponi RT-PCR ormai notoriamente inaffidabili.
Mentre in Italia saccenti virologi si ostinano a propagandare ossessivamente il nuovo credo scientista del dio Vaccino e vengono ascoltati come luminari divini dal governo di Mario Draghi (ex manager della banca Goldman Sachs tra i principali investitori nella Pfizer) sebbene non siano noti all’estero per numerose ricerche di rilievo, nel Golfo Persico è un nostro connazionale a profondere impegno realmente scientifico per individuare tutte le variabili indispensabili ad affrontare la pandemia da SARS-Cov-2.
«La protezione offerta da una precedente infezione nella prevenzione della reinfezione sintomatica con Alpha, Beta o Delta è robusta, a circa il 90%. Sebbene tale protezione contro la reinfezione con Omicron sia inferiore, è ancora considerevole, quasi il 60%. La protezione dall’infezione precedente contro il ricovero in ospedale o la morte al momento della reinfezione appare solida, indipendentemente dalla variante».
Sono le conclusioni a cui giunge la ricerca condotta da Heba Altarawneh con altri 25 scienziati che lavorano nelle più importanti strutture sanitarie del paese. Le elenchiamo di seguito a testimonianza dell’attendibilità del lavoro ancora in fase di revisione da parte di MedRxiv:
- Gruppo di epidemiologia delle malattie infettive, Weill Cornell Medicine-Qatar, Cornell University, Doha, Qatar
- Centro di collaborazione dell’Organizzazione mondiale della sanità per l’analisi dell’epidemiologia delle malattie su HIV/AIDS, infezioni sessualmente trasmissibili ed epatite virale, Weill Cornell Medicine–Qatar, Cornell University, Qatar Foundation – Education City, Doha, Qatar
- Dipartimento di Patologia, Medicina Sidra, Doha, Qatar
- Programma di matematica, Dipartimento di matematica, statistica e fisica, College of Arts and Sciences, Qatar University, Doha, Qatar
- Centro di ricerca biomedica, membro di QU Health, Qatar University, Doha, Qatar 6Dipartimento di scienze biomediche, College of Health Sciences, membro di QU Health, Qatar University, Doha, Qatar
- Hamad Medical Corporation, Doha, Qatar
- Wellcome-Wolfson Institute for Experimental Medicine, Queens University, Belfast, Regno Unito
- College of Health Sciences, QU Health, Qatar University, Doha, Qatar
- Primary Health Care Corporation, Doha, Qatar
- Dipartimento di Scienze della Salute della Popolazione, Weill Cornell Medicine, Cornell University, New York, New York, USA
- Ministero della sanità pubblica, Doha, Qatar
- Dipartimento di sanità pubblica, College of Health Sciences, membro di QU Health, Qatar University, Doha, Qatar
Onde evitare che questo nostro reportage sia preso d’assalto dai fact-checkers pagati dalle Big Pharma per sostenere la narrazione dei vaccini quale unica arma contro l’epidemia del SARS-Cov-2 (virus di origine artificiale e pertanto costruito in laboratorio secondo sempre più numerosi virologi ed esperti di intelligence), dobbiamo fare una necessaria premessa “tecnica”.
E’ impreciso sostenere che questa ricerca conferma integralmente l’efficacia dell’immunità naturale anche se è proprio il principio biologico su cui si regge da secoli, prima dell’inizio del dominio mondiale delle case farmaceutiche, la protezione biochimica derivante da una precedente infezione.
Come viene spiegato nelle metolodogie dello studio (che in calce riportiamo nel dettaglio in un link con traduzione automatica in Italiano insieme al link all’articolo originale in inglese) si prendono in esame anche i vaccinati, che oggi rappresentano il 77 % della popolazione, ma nella ricerca non esiste una distinzione tra infettati già vaccinati in precedenza e non ancora vaccinati. Soprattutto perché nella fase iniziale dei contagi causati da Alfa e Delta la copertura vaccinale era molto più bassa come viene spiegato nella discussione della ricerca.
«L’elenco nazionale delle persone prioritarie per ricevere il vaccino durante la prima fase di introduzione del vaccino includeva solo 19.800 individui di tutte le fasce d’età con gravi condizioni di comorbilità. La corrispondenza dei casi e dei controlli sull’età può essere stata aggiustata indirettamente e parzialmente per la presenza di comorbilità».
«Con la giovane popolazione del Qatar (solo il 9 % degli abitanti ha più di 50 anni – ndr), i nostri risultati potrebbero non essere generalizzabili ad altri paesi in cui i cittadini anziani costituiscono una proporzione maggiore della popolazione totale» è l’avviso precauzionale evidenziato nella ricerca, sebbene altri studi abbiamo confermato l’efficacia degli anticorpi naturali in tutte le fasce di età.
Volendo pertanto essere precisi non è possibile certificare quale sia l’effettiva incidenza della “immunità naturale” e quale quella derivante dalla “immunità ibrida” (anticorpi indotti da vaccino e da sistema immunitario).
Proprio per questo i ricercatori hanno analizzato la “Protezione offerta da una precedente infezione contro la reinfezione da SARS-CoV-2 con la variante Omicron”. Resta comunque il fatto inconfutabile che chi era stato contagiato dalle precedenti mutazioni del Covid-19 è risultato immune a quella nuova e, con ogni probabilità, lo sarà anche alle prossime.
LO STUDIO SUPPORTATO DAL MINISTERO DEL QATAR E I TAMPONI INAFFIDABILI
«Lo studio è stato condotto con parametri estremamente rigorosi. La PES (prevenzione della reinfezione) è stata stimata utilizzando il disegno dello studio caso-controllo negativo al test, utilizzando una metodologia che è stata recentemente studiata e convalidata per la derivazione di stime robuste per la PES. I casi (persone PCR-positive con una variante di infezione) e i controlli (persone PCR-negative) sono stati abbinati esattamente per sesso, fascia di età di 10 anni, nazionalità e tempo di calendario del test PCR, per controllare le differenze note nel rischio di esposizione all’infezione da SARS-CoV-2 in Qatar» si legge nell’Abstract.
Ma nelle metodologie è stato specificato che si sono presi in esame solo gli individui positivi al tampone molecolare rino-faringeo dopo il processamento del campione biologico con cicli di amplificazione bassi, onde evitare il rischio di “falsi positivi” evidenziato da un’associazione di medici americani nella loro denuncia sugli esiti alterati dei test.
«Sono stati inclusi nell’analisi solo i casi con un valore di soglia del ciclo RT-qPCR (Ct) ≤30 e gli individui testati per sospetto clinico, ovvero presenza di sintomi compatibili con un’infezione delle vie respiratorie. Questi criteri sono stati applicati per garantire che la PES sia stimata nei confronti delle reinfezioni con almeno qualche malattia sintomatica e rilevanza epidemiologica, poiché spesso le reinfezioni si verificano con sintomi trascurabili e valori Ct elevati, che sono meno significativi per la salute pubblica».
Il merito di questa ortodossa ricerca va sicuramente al medico italiano Roberto Bertollini, da quattro anni consulente del Ministero della Salute Pubblica del Qatar che ha fornito il supporto indispensabile agli scienziati insieme al Programma di ricerca biomedica e del Centro di ricerca di biostatistica, epidemiologia e biomatematica, entrambi presso Weill Cornell Medicine-Qatar, all’Hamad Medical Corporation e alla Sidra Medicine.
LA LUNGA ESPERIENZA DI BERTOLLINI ALL’OMS
Bertollini ha ricoperto posizioni apicali sia nel Sistema Sanitario Nazionale Italiano che, per 25 anni, presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità. «Tutta la mia carriera è stata dedicata al miglioramento della salute pubblica in aree quali le malattie croniche, la salute materna e infantile e, più ampiamente, nel rapporto tra ambiente e salute. Sono stato particolarmente coinvolto nello sviluppo dell’agenda sul cambiamento climatico e sulla salute in Europa e a livello globale» scrive nel suo profilo LinkedIn.
Lo scienziato si è laureato nel 1978 Doctor of Medicine (MD)Medicine 110/110 cum Laude all’Università Cattolica di Roma, si è specializzato in Pediatria nel 1982 alla Sapienza di Roma, e quindi ha concluso un Master in Epidemiologia e Salute Pubblica presso la famosa Johns Hopkins University che oggi sta monitorando i casi di Covid-19 a livello mondiale.
All’inizio della sua carriera è stato Direttore della Divisione di Roma del Centro Europeo per l’Ambiente e la Salute dell’OMS dal 1993. Prima di entrare nell’OMS ha lavorato presso l’Unità di Epidemiologia della Regione Lazio.
Dal 2011 al 2016 è stato rappresentante dell’OMS presso l’UE a Bruxelles e capo scienziato dell’Ufficio regionale dell’OMS per l’Europa. Prima di questo incarico dal 2007 al 2010 è stato coordinatore dell’unità Evidence and Policy for Environment and Health del Dipartimento di sanità pubblica e ambiente dell’OMS a Ginevra con il compito speciale di sviluppare la politica globale dell’OMS e la risposta agli impatti del cambiamento climatico sulla salute del mondo.
Prima di questo incarico, è stato Direttore della Divisione per Supporto tecnico “Health Determinants” presso l’Ufficio Regionale per l’Europa dell’OMS con sede a Copenhagen, dal dicembre 2000 e successivamente dall’ottobre 2004 Direttore del Programma Speciale WHO EURO su Salute e Ambiente, con uffici a Copenhagen, Roma e Bonn.
Oggi i risultati della sua ricerca qatariota sono confortanti: «La PES contro la reinfezione sintomatica è stata stimata al 90,2% (95% CI: 60,2-97,6) per Alpha, 84,8% (95% CI: 74,5-91,0) per Beta, 92,0% (95% CI: 87,9-94,7) per Delta e 56,0% (95% CI: 50,6-60,9) per Omicron. Solo 1 reinfezione Alpha, 2 Beta, 0 Delta e 2 Omicron sono progredite a grave COVID-19. Nessuno è progredito a COVID-19 critico o fatale. La PES contro il ricovero o la morte per reinfezione è stata stimata al 69,4% (95% CI: -143,6-96,2) per Alpha, 88,0% (95% CI: 50,7-97,1) per Beta, 100% (95% CI: 43,3-99,8 ) per Delta e 87,8% (IC 95%: 47,5-97,1) per Omicron».
Ciò è stato sufficiente ai 26 scienziati che hanno pubblicato lo studio a fare un’affermazione dirompente a favore dell’immunità naturale: «La protezione dall’infezione precedente contro il ricovero in ospedale o la morte al momento della reinfezione appare solida, indipendentemente dalla variante».
L’OSTINAZIONE PRO VAX AVVERSA ALLA SCIENZA
E’ l’ennesima prova che la strategia Pro-Vax di virologi, infettivologi, pediatri ed anestesisti italiani, in grandissima parte in palesi conflitti d’interessi per i finanziamenti ricevuti dalle Big Pharma dei vaccini, non è la sola per combattere il Covid-19.
Ma con ogni probabilità è la più pericolosa… Soprattutto alla luce del fatto che i sieri genici sperimentali possono alterare il DNA (secondo la ricerca pubblicata dal genetista di Colonia Walter Dorfler) ed uccidere per le reazioni avverse (come comprovato dalle autopsie del direttore della Divisione di Patologia dell’ospedale di Heidelberg, in Germania) e ormai, purtroppo, da molti singoli casi in Italia…
Mentre esimi medici italiani all’estero sviluppano ogni genere di ricerca in ossequio alla vera scienza, altri loro colleghi adottati come guru dalla politica e dai media di mainstream sono solo capaci di vivere di propaganda.
Tra questi si è infatti distinto l’accademico di virologia Roberto Burioni, accreditatosi come divulgatore scientifico a colpi di osceni Tweet antiNoVax (“Propongo una colletta per pagare ai novax gli abbonamenti Netflix per quando dal 5 agosto saranno agli arresti domiciliari chiusi in casa come dei sorci”) ed autore di libri come “Balle mortali. Meglio vivere con la scienza che morire coi ciarlatani”.
Questo suo volume fu pubblicato nel 2018 proprio quando in Italia era veemente la protesta per i 10 vaccini obbligatori imposti in età scolare dal Decreto Lorenzin sulla base del progetto-pilota voluto dall’ex premier Matteo Renzi in obbedienza al piano di immunizzazione mondiale dell’ex presidente americano Barack Obama e del suo megadonor Bill Gates.
A gennaio 2020 sulla rivista Science, nella sezione notizie, è stato pubblicato un articolo riguardante Burioni, che ripercorre la sua attività di divulgazione e celebra la sua battaglia contro l’antivaccinismo, presentandolo come la persona che più di tutte si è battuta per la correttezza dell’informazione medico-scientifica in Italia negli ultimi anni.
A marzo 2021 gli è stato dedicato un ampio articolo sulla rivista internazionale Foreign Policy nel quale è stato definito il dottor Fauci italiano.
Questo paragone può apparire sicuramente un vanto davanti alla comunità scientifica di mainstream, ma è indubbiamente un disonore agli occhi di chi letto le prove pubblicate da Gospa News sul ruolo del direttore del Niaid Anthony Fauci nei pericolosissimi esperimenti condotti nei laboratori di Wuhan e Chapel Hill sui virus SARS (e nelle ricerche militari altri agenti patogeni per un Dual Use “vaccino – arma batteriologica”) che vengono sempre più additati quali scaturigine dell’attuale pandemia: “pianificata da decenni da Gates e Fauci”, secondo l’avvocato Robert F. Kennedy jr.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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GOSPA NEWS – WUHAN.GATES REPORTAGE