Nell’immagine di copertina il ricercatore spagnolo Paulo Campra ed un’immagine di particelle di ossido di grafene individuate dal microscopio elettronico
Ringraziamo i Fact-Checker del sito Open di Enrico Mentana, ispirato all’Open Society dell’adulato George Soros, tra i quali si distingue per la sua “indipendenza” un ex promotore della propaganda del Movimento 5Stelle, da due anni sostenitore di ogni provvedimento sulla pandemia, dai lockdown ai vaccini obbligatori per varie categorie professionali e sociali, varato dai Governi Conte e Draghi.
Nel cercare di smentire un articolo pubblicato in anteprima da DataBase si sono arrampicati sui vetri del grattacielo Pirelli per giustificare il titolo “No! L’Agenzia del farmaco argentina ANMAT non ha ammesso che c’è il grafene nei vaccini” condito da un sottotitolo fazioso e ridicolo: “Come un errore di battitura è diventato una fonte dei No vax”.
La vicenda è nota da una decina di giorni e Gospa News si è presa il giusto tempo per valutarla. La storia si riferisce a un documento trapelato nell’ambito di una causa giudiziaria oltreoceano in cui l’Agenzia del farmaco argentina (ANMAT) avrebbe ammesso la presenza di grafene nelle dosi del vaccino di AstraZeneca contro il Covid-19.
Stimolati ad occuparci della questione evidenziamo oggi i dettagli della smentita molto sospetta che giunge dal Sud America mentre dalla Spagna arriva la conferma di almeno 8 nanoparticelle classificate come derivati dall’ossido di grafene nell’ultimo studio aggiornato del ricercatore Paulo Campra, reso famoso dal blogger Riccardo Delgado sul sito La Quinta Culumna e dal compianto Domenico Biscardi.
Il grafene è un materiale costituito da uno strato monoatomico di atomi di carbonio (avente cioè uno spessore equivalente alle dimensioni di un solo atomo). Ha la resistenza teorica del diamante e la flessibilità della plastica. Il grafene si ricava in laboratorio dalla grafite. I cristalli di grafite sono trattati con una soluzione fortemente acida a base di acido solforico e nitrico e poi ossidati ed esfoliati fino a ottenere cerchi di grafene con gruppi carbossilici ai bordi.
Le scoperte sul grafene e le sue applicazioni, (realizzazione di un transistor) conseguite nel 2004, hanno valso il premio Nobel per la Fisica 2010 ai due fisici Andrej Gejm e Konstantin Novosëlov dell’Università di Manchester. Nonostante i problemi iniziali nell’applicabilità del grafene a singolo strato, i due fisici hanno evoluto il materiale fino alla costruzione del cosiddetto grafene a doppio strato, che garantisce più resistenza e flessibilità di utilizzo.
Ha proprietà elettroniche, ottiche, meccaniche e termiche e da alcuni anni, come vedremo nelle prossime esplosive inchieste, è stato sperimentato nel campo biotecnologico. Viene infatti ritenuto un potente antivirale, secondo varie ricerche pubblicate, anche se non si conoscono le sue controindicazioni per l’uomo poiché gli studi sulla sua sospetta tossicità sono appena all’inizio.
L’ECLATANTE E SOSPETTA SMENTITA ARGENTINA SUL GRAFENE
Le affermazioni scritte dalla dottoressa Patricia Aprea per conto dell’Agenzia, a seguito di una causa legale sulla morte di una persona per una presunta correlazione con la somministrazione del siero genico sperimentale (come accertato nel caso della giovanissima ligure Camilla Canepa) erano di tale gravità da indurci a ritenere quel documento un clamoroso falso.
Ma è la stata la medesima ANMAT, il 17 gennaio scorso, a confermare la veridicità di tale carteggio cercando di salvarsi in corner ammettendo un ancor più eclatante errore formale.
Vediamo nel dettaglio le affermazioni e la successiva sospetta smentita, giunta mentre mezzo mondo ormai stava parlando del caso. Tutto comincia quando alcuni siti di contro-informazione argentini riportano le dichiarazioni del dott. Eduardo Ángel Yahbes (noto pediatra che sconsiglia l’inoculazione): «ANMAT, nel documento n. IF 2021 120912800 – APN – DECBR # ANMAT fa riferimento al rapporto di estensione ex2021-45862892, in relazione alla causa dell’indagine di cause di morte n. ipp015787 di UFI 3 San Martín, la dott.ssa Patricia Inés Aprea, capo 1, risponde alle richieste e alle domande avanzate dalla procura, che il grafene è uno degli elementi costitutivi di questi composti».
Ecco la traduzione in Italiano del testo del documento:
- Il lotto citato nell’ordinanza del tribunale, CTMAV534, corrisponde effettivamente al vaccino COVID 19 AstraZeeca, che sarebbe entrato nel Ministero della Salute Nazionale attraverso il Sistema Covax (EX-2021-33243244- -APN-SAS#MS ) in aprile 2021
- Questa Direzione non ha ricevuto una richiesta di analisi di campioni di tale lotto per l’esecuzione di prove analitiche.
- Per quanto riguarda l’esistenza di residui nel vaccino, a giugno 2021 è stata data risposta secondo: “In merito del presunto ritrovamento di “residui” nelle dosi, questa situazione è imprecisa”
- Per quanto riguarda la composizione del vaccino in questione, come detto, il grafene si ritrova all’interno dei suoi componenti, si suggerisce di accompagnare etichette o prospetti autorizzati da cui si possono notare i componenti del vaccino.
- In relazione all’esistenza o meno di ricorsi amministrativi dinanzi a detto Ministero o all’ANMAT su possibili effetti effetti collaterali dei vaccini e, in caso affermativo, qual è il danno collaterale riportato, e anche se sono venuti a conoscenza di fenomeni di magnetismo corporeo in quelli inoculati post-vaccino; tali informazioni dovrebbero essere raccolte nell’area di competenza dipendente dall’INAME.
Ma cosa succede il 17 gennaio? Ecco una comunicazione di ANMAT pubblicata con estremo risalto sul suo sito ufficiale.
«L’informazione sul contenuto di grafene deriva da un errore involontario nella relazione allegata alla causa e che in essa era già stata chiarita» si legge.
«Questa Amministrazione Nazionale chiarisce alla popolazione che il vaccino COVID 19 AstraZeneca non contiene grafene tra i suoi componenti. L’informazione sul contenuto di grafene deriva da un errore di battitura nel Rapporto IF-2021-120912800-APN-DECBR#ANMAT allegato al fascicolo giudiziario e che è stato chiarito nella dichiarazione resa martedì 11 gennaio del corrente anno, nella corrispondente causa giudiziale, dal responsabile di zona. In questo modo, al punto 4 della relazione dove si dice “Il grafene si trova nei suoi componenti” deve dire “Il grafene NON si trova nei suoi componenti”».
La smentita è ufficiale e pertanto incontestabile ma viene da chiedersi come sia possibile che un’autorità sanitaria commetta un errore così clamoroso che non può essere attribuito ad un semplice svarione di battitura perché è stato completamente OMESSO l’avverbio di negazione NON nella documentazione fornita ad un’autorità giudiziaria.
IL RICERCATORE SPAGNOLO FERMATO DALLA SUA UNIVERSITA’
Il caso argentino non è il solo a destare dubbi in relazione ad un’apparente smentita. In Spagna è accaduto qualcosa di molto simile dopo lo scoop del sito La Quinta Columna in relazione all’analisi di una fiala di vaccino Comirnaty prodotto da Pfizer-Biontech.
Lo scienziato Paulo Campra docente e ricercatore di Chimica nel Dipartimento di Agronomia dell’Università di Almeria nel giugno 2021 analizzò una fiala col microscopio elettronico rinvenendo tracce di grafene. Passò i risultati all’ambiguo Riccardo Delgado, un blogger di successo laureatosi in statistica che vanta vari titoli biologici privi di ogni riscontro, facendogli fare lo scoop della vita. Ma pubblicò anche il suo studio in Inglese su ResearchGate, la Wikipedia della scienza.
«Non è chiaro da dove provenga il vaccino; Campra dice solo che gli è arrivato “por mensajería”. La fiala riporta il codice PAA165994.LOT. Pablo Campra pubblica i risultati in un file pdf in cui mostra immagini al microscopio della soluzione. Secondo Campra, alcune immagini al microscopio suggeriscono la presenza nella fiala di ossido di grafene (un derivato solubile del grafene). Il professore è molto cauto, e specifica nel report e in un chiarimento successivo che l’analisi non ha valore statistico, perché fatta su un solo campione, e che la microscopia non è una prova conclusiva» si legge sul sito Query, rivista ufficiale del CICAP, il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze.
La parziale revisione avviene dopo che l’Università di Almeria ha preso pubblicamente le distanze dal professor Campra che probabilmente corse anche il rischio di perdere il posto.
Il docente di Chimica dichiara: «Che si tratta di un verbale preliminare di una prestazione di servizi investigativi, i cui lavori non hanno potuto concludersi nella UAL per essere stati sospesi in questa istituzione». Il riferimento è all’Università di Almeria» .
Ma poi Campra afferma anche: «Che le conclusioni di tale relazione sono provvisorie, non definitive, e che in nessun caso riflettono qualsiasi posizione ufficiale dell’UAL sull’oggetto dell’indagine» e «che il rapporto presenti i risultati delle osservazioni di spettroscopia ultravioletta (UV), microscopia ottica ed elettronica, effettuate su un unico campione di fiala etichettato con il brevetto COMIRNATY, sfruttato dalle ditte Pfizer e BioNTech, come prima approssimazione di una ricerca orientato a verificare l’ipotesi della presenza di derivati del grafene nella fiala».
Ma aggiunge «Che però le successive analisi del rapporto preliminare che abbiamo potuto effettuare sulla fase idrofila del campione hanno mostrato che la maggior parte del segnale ottenuto dalla spettroscopia NMR e XPS corrisponde al saccarosio (in più dell’80%), come si legge nel brevetto. La presenza di saccarosio non spiega l’osservazione dei fogli, né presenta un assorbimento UV massimo a 270 nm, per cui una o più altre sostanze non identificate sono responsabili della maggior parte del segnale UV, con il grafene una possibilità compatibile con le analisi. Il saccarosio è spesso incluso per proteggere le strutture biologiche dai danni da gelo e disgelo, sebbene altri possibili ruoli siano sconosciuti fino a quando non identifichiamo tutto il materiale osservato».
«Occorre quindi chiarire che l’identificazione definitiva della composizione e della struttura degli oggetti bidimensionali osservati richiede un ulteriore frazionamento per eliminare il rumore negli spettri di altri componenti della fiala come il saccarosio, e specifiche analisi spettroscopiche che consentano caratterizzare inequivocabilmente la struttura molecolare del materiale bidimensionale per confermare o escludere l’ipotesi di una sua corrispondenza con grafene ad alto indice di confidenza e, in caso negativo, proporre ipotesi alternative sull’identità del materiale osservato. Purtroppo, sia per la scarsità del campione, sia per la difficoltà di avere più fiale e infine per la sospensione dei lavori nell’istituto dove erano iniziati, non abbiamo ancora potuto confermare inequivocabilmente la presenza di ossido di grafene nel campione».
Infine rileva «Che nel campione sia stato osservato microbiota di dimensione nanometrica, nonostante abbia lavorato da una fiala sigillata e in condizioni asettiche in una cappa a flusso laminare e dopo aver filtrato attraverso filtri da 0,22 μm. L’identità, l’origine e il momento dell’inoculazione di questo microbiota sono attualmente sconosciuti».
E pertanto conclude «Che per tutto quanto sopra, e visti i risultati parziali presentati in questa relazione istruttoria, a mio avviso è obbligatorio ed urgente effettuare controanalisi obiettive e indipendenti e campioni simili per contrastare i risultati delle analisi con la composizione dichiarata in il brevetto».
LO STUDIO FINALE TROVA 8 DERIVATI DI OSSIDO DI GRAFENE
Ma il sito Query ignora o decide di ignorare la “Versione Finale” dello studio del professor Campra pubblicata sempre su ResearchGate nel novembre 2021.
«Presentiamo qui la nostra ricerca sulla presenza del grafene nei vaccini Covid. Abbiamo effettuato uno screening casuale di nanoparticelle simili al grafene visibili alla microscopia ottica in sette campioni casuali di fiale di quattro diversi marchi, accoppiando le immagini con le loro firme spettrali della vibrazione RAMAN. Con questa tecnica, chiamata micro-RAMAN, siamo stati in grado di determinare la presenza di grafene in alcuni di questi campioni, dopo lo screening di oltre 110 oggetti selezionati per il loro aspetto simile al grafene al microscopio ottico». (continua a leggere)