È possibile che Giovanni stesse pensando ai mostri primordiali, quando cominciò a tratteggiare i lineamenti delle due bestie. La prima, quella che sale dal mare – dall’abisso in cui furono gettati gli spiriti malvagi – richiama il Leviathan, il grande mostro marino, «preparato per il giorno della consolazione» (TgPJ Gn 1,21). L’altra, invece, ricorda Behemot (behemah = bestia selvaggia), la bestia primordiale della terraferma. Leviatan e Behemot sono il simbolo delle forze del male che vengono annientate alla venuta del Messia.Nel libro apocrifo di Baruc e nel Midrash dei Salmi, leggiamo:
E Behemot sarà scoperto dal suo posto e Leviatan salirà dal mare, quei due grandi mostri che Io ho creato nel quinto giorno, e saranno tenuti fino a quel tempo. Dopo di ché saranno cibo per quelli che sono stati esiliati. (2Bar 29,4)
Prepari per me una mensa (Sal 23,5). Una tavola sulla quale è predisposta la carne del Leviathan, di Behemot e di Ziz dei campi. Hai unto di olio il mio capo. Si riferisce al Re Messia che sarà consacrato con l’olio dell’unzione. Il mio calice trabocca, cioè, il calice della liberazione che è un calice di conforto[1].
La bestia dal mare descritta dal veggente di Patmos, però, richiama anche alle quattro bestie di cui è scritto nel rotolo di Daniele e che simboleggiano quattro imperi. La bestia che sale dal mare ha in sé le caratteristiche delle altre quattro: ha una forza incredibile. Quattro, inoltre, indica i quattro angoli della terra, per cui questa bestia sembra avere un dominio globale, planetario. Le sette teste simboleggiano la totalità della forza vitale, la pienezza dell’intelligenza, la «totalità massima della forza distruttiva»[2] e sono la scimmiottatura dei sette Spiriti di Dio (Ap 3,1). Le dieci corna simboleggiano dieci regni. Dieci è il triangolare di quattro (4+3+2+1= 10) ed indica la collettività anticristica, i re che insorgono contro Dio e il suo Messia (Salmi 2, 110). La bestia, dunque, governa il mondo attraverso le istituzioni politiche che le appartengono e che costituiscono il suo stesso corpo. Scrive san Cesario:
La bestia che sale dal mare significa uomini empi che sono il corpo del diavolo … Il drago le diede la sua potenza: noi vediamo che adesso gli eretici sono potenti nel m ondo, loro che hanno la forza del diavolo, come un tempo erano i pagani, ora sono loro a devastare la Chiesa … Un popolo malvagio che nasce da un popolo malvagio… ciò che si produce quando i cattivi figli imitano i genitori molto cattivi.[3]
La bestia dal mare riceve la forza, il potere e il trono dal grande drago rosso, cioè, direttamente dal serpente antico, il diavolo. Il drago ha «sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi» (Ap 12,3); la bestia, invece, ha «dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi e su ciascuna testa un titolo blasfemo» (Ap 13,1). Il drago e la bestia sembrano essere speculari, l’uno di fronte all’altra («sette teste e dieci corna», «dieci corna e sette teste»). La bestia sta di fronte al drago e ne esercita la potestà di padre in figlio. “Stare innanzi”, nel linguaggio biblico, indica l’atteggiamento del sacerdote davanti alla divinità. La bestia, quindi, è il rappresentante del drago sulla terra e gli offre sacrifici. È il prolungamento stesso del diavolo, un popolo empio che sale dall’abisso del male, cioè, è generato dal maligno ed è il suo stesso corpo.
Leviathan è spesso tradotto con drago, e quest’ultimo richiama il Faraone d’Egitto, simbolo del potere politico malvagio, che attacca il popolo di Israele e, infine, la Chiesa. Nel salmo 74,14 è scritto: «Hai frantumato le teste del Leviathan, lo hai dato in pasto ai popoli del deserto». La versione greca traduce: «Tu hai frantumato le teste del drago, lo hai dato in pasto ai popoli Etiopi» (LXXSal 73,14), mentre il Targum rende: «Hai frantumato le teste dei potenti del Faraone, li hai consegnati per la distruzione al popolo della casa di Israele, e i loro cadaveri agli sciacalli» (TgSal 74,14).
La bestia che sale dal mare non è un uomo e, quindi, nemmeno l’anticristo, che, stando all’apostolo Paolo, sarebbe un uomo. La bestia è un ente collettivo, un popolo malvagio che attraverso le sue numerose declinazioni porta avanti un riassetto mondiale anticristico all’insegna del drago rosso.
[1] Braude, W. G., The Midrash on Psalms, vol. 1,Yale University Press, New Haven, 1959, p. 334.
[2] Vanni, U., Apocalisse, libro della Rivelazione, EDB, Bologna, 2009, p. 122.
[3] Cesario di Arles, Commento all’Apocalisse, Paoline, Milano, 2016, p. 263, 311.