COME DENTRO COSÌ FUORI – Scegliamo di essere “proiezioni di pace”.

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Da quanto tempo siamo in guerra?

Da due lunghi anni, di certo, non importa in quanti se ne sono accorti, e da sempre, da sempre e in mille modi, in ogni angolo del mondo.

Questa mattina mi sono svegliata in una ragnatela di sensazioni da cui non è  stato semplice districarmi con lucidità.

C’è la guerra – pensavo – è reale ancora? Altre bombe, altro orrore, altro odio, altro terrore, altra distruzione scelta e diretta da registi potenti che dispongono del teatro del mondo a loro piacimento e che, qualunque siano le ragioni di ognuno nel gestire la drammaturgia degli eventi, sono sempre al di fuori di ogni “buona” Ragione. 

È terribile, pensavo, non più e non meno di quanto questo sia da sempre terribile, e un dolore attanagliante tra lo stomaco e il cuore si è fatto strada al risveglio pensando a uomini, donne, bambini che questa notte si sono svegliati di soprassalto tra le sirene e le bombe.

Ed ecco ovunque sui social piogge irrefrenabili di commenti, discussioni, giudizi, opinioni, manifestazioni di rabbia verso l’uno o verso l’altro, di pena, dolore, paura, calcolo dei rischi e delle probabilità, pronostici e dichiarazioni da improvvisati profeti. 

Ed ecco la forza pensiero di innumerevoli menti risucchiata da immagini di orrore e paura alle quali, per altro, ancora una volta, i media ufficiali ci preparano da un bel po’, giusto perché non corressimo il rischio di arrivare impreparati e di non farci agganciare pienamente dalla nube oscura, dalla piovra gigante, densa, che moltiplica i suoi tentacoli e cresce il suo viscido corpo nutrendosi proprio delle frequenze di pensiero di chiunque cada nella palude in cui la bestia tentacolare vive.

Sono cosciente che le mie parole sono spesso scomode, spigolose, dissonanti rispetto a tanti cori che cantano all’unisono. Ma è una “stonatura” che non posso fare a meno di “intonare”, ancora e ancora, mi si perdoni il curioso gioco di espressioni in contrasto ma a volte anche le “stonature” hanno una loro “intonazione” che può essere importante da comprendere.

Premetto che da giorni, qui a Porto X, noi stiamo organizzando una grande festa per il Carnevale questa Domenica 27, libera e aperta a tutti, senza discriminazioni di alcun tipo, in accoglienza piena di ogni diversità di pensiero e di azione, pensata e creata, – come da nostra scelta ormai ben dichiarata – per concentrarci sulla creazione di bellezza, condivisione, scambio, pace, solidarietà, umanità e rispetto. 

“Che c’entra questa premessa” direte?

Ecco…

Stamattina nell’apprestarmi a inoltrare la comunicazione e la locandina della nostra grande festa, ho tentennato…

Che fare?

Si può annunciare una festa di luci, giochi, arte, poesia, magia all’alba di una nuova guerra?

È stonato… Di certo lo è.

“Come fuori così dentro”, ovvio, cosa si può mai festeggiare se tutto è connesso, come di fatto è, e se tutti sentiamo giungere terrore e dolore da fuori…?

Eppure l’assunto “come fuori così dentro”, vale di certo, e innanzitutto al contrario: “come dentro così fuori”…

Mi spiego, questa legge è una delle leggi fondanti dell’Universo, siamo creatori di realtà, non importa fino a che punto ne siamo consapevoli, così è.

E allora ecco che la mia riflessione si è espansa in maniera naturale nella sola direzione in cui so andare, quella di un’analisi severa che rende me in primo luogo e poi ognuno di noi responsabile, a partire dalle cose più piccole alle più enormi, rispetto a tutto il “fuori” a partire dal nostro “dentro”…

Unica riflessione che ha per me un valore di utilità reale.

La guerra di oggi, di cui tutti parlano e su cui tutti si concentrano che ovviamente crea nuova angoscia – come potrebbe non crearla giustamente? – questa guerra che percuote in suoi tamburi con rinnovata violenza, è la stessa che esiste nella nostra dimora interiore e nelle nostre dimore materiche…

È la verità che scegliamo di non vedere, che non diciamo a noi stessi, è la guerra degli uni contro gli altri, del “ho ragione io e tu sei un idiota”; degli insulti a buon mercato, è la guerra di tutti i “questo è mio giù le mani no non è vero è mio”, delle famiglie che si sbranano per questo o per quello, la guerra delle cause nelle trincee dei tribunali, è la lotta di Caino e Abele, dei fratelli e delle sorelle che si odiano, delle coppie che si alimentano di rancori e menzogne, sensi di colpa che si sputano addosso a vicenda, dei colleghi di lavoro che si detestano, delle amicizie che si sgretolano, delle bestemmie al semaforo se qualcuno al verde è distratto, dei gruppi spirituali dove il guru di turno decide chi è degno, dei vegani e dei carnivori, dei si vax e dei no vax, delle etichette e dei cartelli, dell’invidia e del rancore, della rabbia distillata e incapace di porsi al servizio del cuore che diventa sterile e tossica fonte di distruzione, delle intolleranze e del giudizio, del giusto e sbagliato, del buono e cattivo, di dio e del diavolo.

Siamo alla soglia di un passaggio epocale, ci siamo da un po’ e lo attendevamo da tanto, un cambio di era e, bene o male, un’innumeravole quantità di anime oggi è pronta, lo sente, lo sa, anche quando non sa ancora pienamente di saperlo.

Siamo nel pieno di un Apocalisse, il processo della fine di un Mondo.

Il patrono di Kiev è l’Arcangelo Michele, curioso davvero…

E in tanti forse diranno “e quindi”?  

Ma di certo in molti, in questi ultimi due anni, hanno sentito parlare della forma energia incarnata dal simbolo dell’ Arcangelo Michele, che assume altri nomi per altre culture, (sarebbe Tyr che brandisce la sua lancia ad esempio per la cultura nordica a cui sono, personalmente, molto legata), ma una forma energia archetipica non cambia qualunque nome assuma.  Ogni archetipo energetico è immutabile a se stesso rispondendo a quel principio primo universale a cui appartiene. 

E allora spostiamo un istante l’attenzione sull’approfondire quale sia l’essenza emanatrice “dell’energia micaelica”…perché le cose non sono mai casuali, e codici e messaggi sono insiti e inscritti profondamente ovunque e oggi, io credo, anche nel fatto che il patrono di Kiev sia proprio il Principe delle “milizie” celesti…

La sua forza è strettamente correlata all’equilibrio, alla giustizia, una Giustizia di ordine superiore che trascende ogni concetto duale di giusto e sbagliato, alla capacità di trasformare (non di contrastare) ciò che è tenebra in qualcosa di costruttivo integrando la tenebra e creando da essa il Giusto. 

Nelle sue Massime antroposofiche, Rudolf Steiner scriveva…

“I veri pensatori sono coloro che servono Michele, che essi considerano come il reggitore del pensiero cosmico. Michele infatti libera i pensieri dal giogo del cervello e gli apre il mondo del cuore… In lui l’immagine del mondo diviene rivelazione piena di saggezza che svela l’intelletto del mondo quale divina azione”

Quella dell’Arcangelo Michele è  una figura ricorrente e trasversale nelle varie tradizioni religiose, intrisa di significato storico, spirituale e simbolico davvero importante.

A livello simbolico Michele rappresenta, più in generale, un essere collettivo che include tutti coloro che si identificano nel suo intento, ovvero portare la terra al compimento della sua trasmutazione alchemica da un Tempo ad un altro, (quale attore principale nell’Apocalisse), da un Tempo dominato da egoismo, menzogna, separazione, inganno, egoismo ad un Tempo dell’Uomo, nella sua coscienza risvegliata di essere divinità incarnata, emanazione divina plasmata in carne, ossa e sangue; Mente, Anima e Spirito.

Ma cosa di fatto vuol dire riconoscersi in questo intento? Come, in sostanza, uniformarsi alla pulsione di questa energia?

Non certo parole, intenzioni declamate, richieste, ingiurie, atti plateali, ma neppure con digiuni e preghiere, purificazioni e rituali.

“Servire Michele”, per usare le parole di Rudolf Steiner, è una scelta costante, fatta di infinite scelte di ogni istante, una scelta di trasmutazione continua dell’ego in amore, della guerra in pace, del giudizio in accoglienza, della rabbia distruttrice in energia creatrice, del dolore in espansione della coscienza, delle minacce in opportunità per diventare migliori, della paura in coraggio, del bisogno dell’ego in sogno dello Spirito…

L’Arcangelo Michele è il patrono di Kiev. 

Kiev è oggi teatro di una nuova guerra, storia vecchia, rantolo strascicato di un orrore che fin troppo bene conosciamo e noi, cosa possiamo fare per porci al servizio dell’ “energia micaelica”, della sua essenza, affinché l’onda dell’Apocalisse faccia il suo corso in un tempo il più breve possibile?

Possiamo farci, ogni istante, ognuno di noi, – nelle nostre singole vite, nelle nostre terre interiori, attraverso le nostre scelte, le nostre azioni e i nostri pensieri – continue e costanti “proiezioni di
pace”.

 Ognuno di noi è e può essere parte della milizia celeste che in questo tempo, e non certo da oggi ma da anni ormai, è chiamata a risvegliarsi e a sintonizzarsi con il vibrare coraggioso, saldo, amorevole, saggio, trasformante dell’energia micaelica, della sua essenza, qualunque nome scegliamo di dargli.

Tutto il resto è spreco, tutto il resto è inutile…

Sintonizzarsi su angoscia, paura, terrore, rabbia, sconforto, sospensione contribuisce a caricare l’egregora ad arte creata dall’arroganza di coloro che si illudono di essere i padroni del mondo, un mondo che sta collassando e sta per finire sotto i loro occhi, sotto i loro artigli che marciscono mentre tentano gli ultimi graffi all’impazzata su pareti di cristallo lucente a cui per quanto ci provino, non si aggrappano più.

La paura e la rabbia di questo momento vanno ad amalgamarsi ai tenacoli della piovra oscura che di questo si nutre, quell’egregora creata scrupolosamente in anticipo per tentare di renderci tutti cocreatori di altro spargimento di terrore che possa giustificare qualsiasi girone infernale a venire! 

Perché tutti, che ci piaccia o no, possiamo essere, più o meno consapevolmente, cocreatori di questa palude e della bestia tentacolare che la abita.

Ma possiamo anche scegliere di non esserlo, di creare altro, a testa alta, coraggiosamante, qualunque cosa accada, fino alla fine, come ieri così oggi così domani, passo dopo passo, giorno dopo giorno, goccia dopo goccia perché, l’ho ripetuto più volte, di gocce su gocce è fatto l’oceano.

Siamo onesti. Siamo severi. Siamo veri. A partire da noi stessi…

Pregare, fare percorsi di purificazione, ritiri spirituali, con la rabbia e la paura nel cuore, con la Fede sempre pronta a traballare al minimo scricchilio di questa o l’altra nistra sicurezza, con l’orecchio teso a cercare di captare ogni fonte di sconforto su cui poter argomentare, su cui concentrarsi, per cui lamentarsi o con cui giustificarsi, è inutile…

In tutto questo straripare di “portali” che si aprono e si chiudono, di “guerrieri di luce” che ignorano la sacralità della tenebra e credono ancora di dover andare “contro” invece che “dentro” e “attraverso”, di parole su parole, di nozioni su nozioni, di speranze e disillusioni, di meditazioni su zoom che spesso nulla sanno realmente del campo morfico e di come guidarlo e della coscienza collettiva e di cosa e come, sostanzialmente, concretamente, la nutra in ogni piccola azione quotidiana di ognuno di noi, ben prima e ben oltre qualsiasi meditazione, facciamo Silenzio. Sacro silenzio. E siamo onesti, siamo veri, facciamo ammenda come mi diceva la mia tata, saggia contadina…

Diventiamo proiezioni di “pace”, oggi più che mai e non proiezioni di “guerra”, perché guerra è ben prima, intorno, oltre le bombe che oggi cadono a Kiev.

Come dentro così fuori!

Perciò inneggiamo alla bellezza e alla vita, alla grazia e all’unione, con ogni gesto e ogni pensiero e festeggiamo pure! 

Si, ecco, alla fine del viaggio della riflessione di oggi così scegliamo a Porto X: non annuleremo la festa di Domenica, non ne annulleremo nessuna, danzeremo, canteremo, vedremo i bambini gioire e sognare e credere ancora che tutto è possibile, faremo magie, i burattini racconteranno le loro storie, i menestrelli anche, continueremo a rispondere a qualunque orrore creando coraggiosamente appartenenza e “casa” per tutti, consapevoli che ciò che creiamo qui si espande ovunque e porta nutrimeno e fiducia, invisibilmente e inesorabilmente ovunque, continueremo a essere quello che siamo e servire il tempo di questa Apocalisse nell’unico modo in cui sentiamo di poterlo fare: restando umani, sempre più umani, ricordando la forza creatrice di ognuno, continuando a cercare di diventare ogni giorno migliori del giorno prima perché un nuovo mondo sia già oggi, qui e ora, e di conseguenza domani possibile…

Questa è la nostra Terra.

di Valentina Cidda Maldesi