L’ULTIMO ANTICRISTO 13 – IL VOLTO DI GIUDA

Nel secondo episodio di questa inchiesta (QUI), abbiamo visto come il «senza legge», che si erge al di sopra di Dio sia chiamato dall’apostolo Paolo «figlio di perdizione», lo stesso titolo usato da Cristo per Giuda il traditore (Gv 17,2). C’è un sottile filo rosso che lega Giuda all’ultimo anticristo: entrambe sono dominati dal male e consegnano l’innocenza al male. Il primo consegna Cristo alle autorità corrotte del Tempio, facendolo inchiodare alla croce; il secondo, invece, consegnerà il corpo di Cristo, cioè, la sua Chiesa, coloro che credono in Cristo e tengono i suoi comandamenti. Giuda è prefigurazione dell’ultimo anticristo, ma è in quest’ultimo che sarà presente la pienezza di ogni malvagità.

«Come in Cristo risiede la pienezza della Divinità, così nell’Anticristo è presente la pienezza di ogni malvagità». Non certamente nel senso che la sua umanità sia assunta dal diavolo in unità di persona … ma che il diavolo per ispirazione infonde la sua malvagità più copiosamente in lui che in tutti gli altri. In questo modo tutti i malvagi che sono venuti prima, sono segni dell’Anticristo. (Summa Theologiae III, 8, 8)

Le prime avvisaglie della doppia vita di Giuda le incontriamo alla fine del discorso del Messia sul suo corpo e il suo sangue come dono all’umanità. Alcuni mormorano contro il Maestro, dicendo che il suo linguaggio è duro da comprendere, da prendere, cioè, con sé, nella propria vita. Solo chi mangia il pane di vita, che è Cristo, avrà la vita eterna. Tra chi non accetta questa verità, poiché ritiene il suo insegnamento troppo esigente, c’è chi si ritrae e smette di seguirlo e chi, invece, continua a seguirlo pur non credendo in lui, nella speranza, forse, di ottenere gloria e prestigio.

Le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. […] Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. (Gv 6,63-66)

Gesù riprese: «Non sono forse io che ho scelto voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!». Parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: costui infatti stava per tradirlo, ed era uno dei Dodici. (Gv 6,70-71)

Diavolo, dal greco διάβολός, è colui che getta attraverso, l’oppositore, l’avversario, e traduce l’ebraico haśśāṭān, l’accusatore. Diavolo è colui che distoglie, separa, l’uomo da Dio, e che nel suo cuore cova menzogna e desideri omicidi. Essere diavolo vuol dire essere bugiardi e omicidi.

Ai Giudei che non credono in lui e che cercano di farlo morire, Gesù dice:

Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stette nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. (Gv 8,44)

«Figlio di» significa «della stessa sostanza di». Avere per padre il diavolo vuol dire essere diavolo, vivere in profonda intimità con il padre della menzogna e del delitto. C’è un astretta relazione tra menzogna e omicidio. Se la verità rende liberi e si identifica con la vita, la menzogna schiavizza, crea l’illusione, la trappola, in cui cade la preda, che perde così la sua vita, la propria anima. Distogliere uno spirito dall’Infinito vuol dire condannarlo a morte, non permettergli di partecipare alla Vita piena e infinita di Dio.

A casa di Lazzaro, Giuda manifesta esplicitamente il suo vile attaccamento al denaro, preferendolo al suo Maestro, e Giovanni aggiunge che Giuda era un ladro e che rubava ciò che metteva nella cassa comune (Gv 12,6). Usava probabilmente i soldi della borsa per pagare i suoi vizi nascosti.

Durante l’ultima cena, il diavolo getta nel cuore di Giuda il piano di tradire il Maestro (Gv 13,2) e subito dopo aver preso il boccone Satana entra in Giuda, ne prende il possesso dopo che Giuda ha dato pieno assenso alla proposta del tentatore (Gv 13,27). Qui, l’evangelista non usa il termine diavolo ma il corrispondente ebraico satana, ad indicare proprio l’azione di un ente perverso e pervertitore, che dopo aver sedotto il traditore con la tentazione, lo trascina con sé nelle sabbie mobili del male. È per questo che Giovanni insiste sul boccone e aggiunge: «Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte» (Gv 13,30). Agostino, nel suo commento al vangelo di Giovanni, chiama Giuda «colui che era la notte».

Giuda, uno dei Dodici, abbandona la Luce vera e si inabissa nella notte. Nella teologia giovannea, luce, vita e grazia si identificano. Allo stesso modo, tenebra, morte e peccato sono una cosa sola. Uscire nella notte significa optare per le tenebre del peccato e per la morte. Per questo è chiamato «figlio della perdizione» o della distruzione: non poteva essere custodito, conservato nella Luce, perché non apparteneva al gregge di Cristo, non avendo aderito alla sua parola. Egli non solo si ritira dal suo Maestro ma, addirittura, gli va contro, diventando «la guida di quelli che arrestarono Gesù» (At 1,16).

Malgrado la somiglianza tra i due, l’ultimo anticristo supererà in malvagità il traditore e tutti gli altri anticristi che lo hanno preceduto nella storia, aderendo copiosamente ai disegni del padre suo, cioè, del diavolo, ma sarà distrutto dallo spirito del Messia. Scrive s. Tommaso d’Aquino:

Come Cristo eccelse nell’abbondanza di virtù, l’Anticristo eccellerà in una moltitudine di tutti peccati, e poiché Cristo è migliore di tutte le persone sante, così l’Anticristo deve essere peggiore di tutte le persone malvagie. Per questa ragione è chiamato Uomo del Peccato. E’ chiamato anche Figlio della Perdizione, ciò significa che è destinato all’estremo della perdizione. Come tutto il bene e le virtù delle persone sante che precedettero Cristo erano prefigurazioni di Cristo, così in tutte le persecuzioni della Chiesa i tiranni erano e saranno prefigurazioni dell’Anticristo, e tutta la malizia che è celata in essi in quel tempo sarà resa manifesta.

Il delitto dell’Anticristo è duplice: egli è contro Dio e si mette al di sopra di Cristo. Opponendosi a Dio, egli si pone al di sopra del vero Dio, al posto di tutti i falsi dei, e nega perfino la partecipazione degli uomini alla Divinità. L’orgoglio dell’Anticristo supera quello di tutti i suoi predecessori, e, come per Cesare e il Re di Tiro, egli affermerà di essere Dio e uomo, e così in tale veste siederà nel tempio.

[L’anticristo] siederà nella Chiesa, nel senso che molti della Chiesa lo riceveranno. Sant’Agostino dice che egli con i suoi seguaci formeranno una Chiesa, come Cristo e i Suoi fedeli sono una Chiesa.

L’Anticristo godrà dell’uso di una volontà libera nella quale opererà il diavolo, come è stato detto di Giuda: «Satana entrò in lui», cioè istigandolo. Egli ingannerà sia con il potere terreno che operando dei miracoli. […] Ma i suoi miracoli saranno imposture. Nessuno può operare un vero miracolo contro la Fede, perché Dio non è un testimone di falsità. Perciò, nessuno che predichi una falsa dottrina può operare miracoli, mentre può farlo chi conduce una cattiva vita.

L’Anticristo verrà nel momento buono voluto da Dio. Coloro che adesso operano il male, fingendo che sia bene, attuano l’opera dell’Anticristo. Il diavolo, nella cui potenza viene l’Anticristo, già al tempo di San Paolo stava esercitando la sua iniquità in maniera nascosta attraverso tiranni e seduttori, perché le persecuzioni dei tempi passati prefigurano quell’ultima persecuzione contro tutte le persone buone, e sono imperfette quando raffrontate con essa.

L’Anticristo sarà distrutto dallo spirito della bocca di Cristo, cioè dallo Spirito Santo o dall’ordine di Cristo, a seguito del quale Michele lo ucciderà sul Monte degli Ulivi da dove Cristo ascese al Cielo.[1]

Stando alla Scrittura e ai Padri, l’ultimo anticristo è, dunque, un vescovo (apostolo) bugiardo, carrierista, ladro (sottrae risorse dalla comunità per i propri fini), assassino (fa morire le persone nel corpo e nello spirito), l’oppositore per eccellenza di Cristo e del suo corpo mistico (non crede alla divinità di Cristo né alla sua presenza reale nell’eucarestia, si pone al di sopra di Dio, della sua Parola e della sua Chiesa), e agisce sotto il pieno controllo di Satana cui si è dato. Consegna i cristiani nelle mani dei nemici di Cristo, essendo stato messo a capo delle loro istituzioni. Egli è il pastore idolo profetizzato da Zaccaria (11,17), il mercenario che offre le pecore al lupo, colui che fa di sé un idolo e che «sarà e starà dove vorranno i suoi padroni»[2] (QUI, QUI, QUI).

A causa del suo intimo legame con Giuda, l’ultimo anticristo cercherà di riabilitarne la figura in nome di un diritto alla misericordia, attribuendo la sua colpa a chi avrebbe dovuto amare la sua miseria e non lo fece. Ma a differenza di Giuda, non ammetterà di aver versato del sangue innocente.

Roma sarà la sua sede.


[1] Sancti Thomae de Aquino, Super II Epistolam B. Pauli ad Thessalonicenses lectura.

[2] Maria Valtorta, Quaderni del 1943, Centro Editoriale Valtortiano, Isola del Liri, 2005, p. 557.