Un orrendo sospetto si fa strada dietro la strage nel teatro di Mariupol di alcuni giorni fa: il Battaglione Azov ha usato l’edificio per uccidere dcivili di lingua russa e accusare poi Mosca dei bombardamenti.
Anche se al momento priva di conferme l’indiscrezione è degna di nota perché non arriva da un rapporto del Ministero della Difesa di Mosca che potrebbe avere tutto l’interesse ad imputare nuovi crimini di guerra ai guerriglieri NeoNazisti del Battaglione Azov, inquadrati regolarmente nella Guardia Nazionale Ucraina che dipende dal Ministero dell’INterno di Kiev.
La ricostruzione agghiacciante giunge infatti da due siti americani specializzati sia nella cronaca militare che di intelligence.
Prima GrayZone del famoso giornalista d’inchiesta Max Blumenthal, arrestato dalla polizia di Washington tre anni fa dopo la pubblicazione di un’inchiesta sui missili anticarro TOW forniti dal controspionaggio USA della CIA (Central Intelligence Agency) ad alcuni gruppi terroristici jihadisti in Siria, poi Veterans Today (per cui scrive il direttore di Gospa News Fabio Giuseppe Carlo Carisio), dove lavora come Senior Editor Gordon Duff, ex ufficiale della stessa CIA e consulente d’intelligence di fama mondiale, hanno fatto una ricostruzione del massacro completamente differente da quella degli altri media occidentali.
La strage, a differenza delle vittime inesistenti del presunto bombardamento all’ospedale di Mariupol sbugiardato nei dettagli dalla diplomazia russa all’ONU come dettagliato da Gospa News, è assolutamente vera. Centinaia di cadaveri sono rimasti intrappolati sotto le macerie della struttura con il sotterraneo adibito a rifugio antiaereo.
Le foto del teatro distrutto hanno fatto il giro del mondo inducendo i governi dei paesi NATO ad accusare la Russia di un attacco a un edificio civile che può configurare un crimine di guerra davanti alla Corte Penale Internazionale de L’Aja (ICC). Ma secondo quanto scrivono Veterans Today e GrayZone la verità sarebbe un’altra.
Abbiamo pubblicato nella versione in inglese di Gospa News gli articoli integrali. Pertanto qui facciamo solo una rapida sintesi.
«Ci sono voluti due giorni perché le bande di Azov e dell’esercito ucraino radunassero fino a 400 persone di lingua russa locale. Sono stati spostati nel teatro Mariupol dove sono state depositate cariche esplosive ed è stato fatto saltare in aria» ha scritto Veterans Today pubblicando un video di quando, nel 2014, il famigerato battaglione nazista della Guardia Nazionale di Kiev ha fatto la stessa cosa a Odessa.
Allora «cento morirono sul colpo, 200 morirono tra le macerie. Non sono stati consentiti tentativi di salvataggio poiché gli “osservatori” dell’esercito ucraino/Azov hanno sparato su chiunque cercasse di tirare fuori le persone dalle macerie. Questo crimine di guerra e l’omicidio di massa di donne e bambini è stato attentamente coordinato con i “fattori di verifica” e i “combattenti della disinformazione” finanziati dalla NATO di organizzazioni in tutta Europa. Tutte queste organizzazioni sono gestite da gruppi di destra originariamente finanziati e formati attraverso i “think tank” di Washington e la lobby israeliana» aggiunge VT.
La connessione tra i Sionisti di Tel Aviv e il Battaglione Azov è stata verificata e comprovata da Gospa News nell’inchiesta Lobby Armi – 2. Il massacro di Odessa è uno dei tanti crimini imputati ai paramilitari ucraini che sono stati denunciati da Amnesty International: in calce ricostruiamo sinteticamente la tremenda vicenda.
LA RICOSTRUZIONE DI GRAYZONE DEL MASSACRO NEL TEATRO
«I media occidentali hanno riferito che l’esercito russo ha deliberatamente attaccato il teatro drammatico regionale accademico di Donetsk a Mariupol, in Ucraina, sostenendo che era pieno di civili e contrassegnato da cartelli con la scritta “bambini” sul suo terreno» ha scritto Max Blumenthal su GrayZone.
Il presunto attentato è avvenuto proprio mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha fatto appello al Congresso degli Stati Uniti per una no-fly zone, alimentando il coro per un confronto militare diretto con la Russia e apparentemente ispirando il presidente Joseph Biden a bollare Vladimir Putin, il presidente russo, come un ” criminale di guerra.”
Uno sguardo più attento rivela che i residenti locali di Mariupol avevano avvertito tre giorni prima dell’incidente del 16 marzo che il teatro sarebbe stato il luogo di un attacco FALSE-FLAG lanciato dal Battaglione Azov, apertamente neonazista, che controllava l’edificio e il territorio circostante.
False-Flag (sotto Falsa Bandiera) è un’azione criminale commessa in una zona di guerra da una forza militare per incolpare l’avversario della stessa.
«I civili fuggiti dalla città attraverso i corridoi umanitari hanno testimoniato di essere stati trattenuti da Azov come scudi umani nell’area e che i combattenti Azov hanno fatto esplodere parti del teatro mentre si ritiravano. Nonostante le affermazioni di un massiccio attacco aereo russo che ha ridotto l’edificio in cenere, tutti i civili sembrano essere fuggiti salvando la vita» aggiunge Blumenthal.
Il video dell’attentato al teatro rimane indisponibile al momento della pubblicazione; si possono visionare solo fotografie della struttura danneggiata. Il ministero della Difesa russo ha negato di aver condotto un attacco aereo sul teatro, affermando che il sito non aveva valore militare e che il 16 marzo non sono state effettuate sortite nell’area.
Mentre l’operazione militare russa in Ucraina ha innescato una crisi umanitaria a Mariupol, è chiaro che la Russia non ha guadagnato nulla prendendo di mira il teatro e virtualmente si è assicurata un altro colpo alle pubbliche relazioni prendendo di mira un edificio pieno di civili, compresi i russi di etnia russa.
GrayZone fa notare che a Mariupol il 40 % dei cittadini sono russofoni e pertanto sperano nella liberazione russa. Pertanto una rappresaglia contro i civili sarebbe stata una mossa assolutamente insensata e controproducente.
L’ATTACCO FALSE-FLAG AL TEATRO ANNUNCIATO 4 GIORNI PRIMA
«Azov, d’altra parte, avrebbe beneficiato di un drammatico e macabro attacco attribuito alla Russia. In piena ritirata intorno a Mariupol e di fronte alla possibilità di un trattamento brutale per mano di un militare russo deciso alla “de-nazificazione”, l’unica speranza dei suoi combattenti sembrava risiedere nell’innescare un intervento diretto della NATO» si legge ancora su GrayZone.
Blumenthal cita quindi «un messaggio agghiacciante» apparso il 12 marzo sul canale Telegram di Dmitriy Steshen, un corrispondente di Mariupol per il quotidiano russo Komsomolskaya Pravda. In esso si fa riferimento ad un doppio attacco False-Flag.
‘Zelensky prepara due provocazioni [false flag] a Mariupol!!! Una delle provocazioni [falsa bandiera] è contro i cittadini turchi, che si sono nascosti nella moschea costruita da Akhmetov, e questa provocazione è già iniziata dai cannonieri ucraini che hanno bombardato il terreno della moschea, dalle loro posizioni a [Zinsteva] Balka a Nizhniaya [Inferiore] Kirvoka. Zelensky non è stato in grado di trascinare l’UE, gli Stati Uniti e il Regno Unito nella guerra contro la Federazione Russa. Ora, Zelensky sta cercando di trascinare la Turchia in guerra, riponendo le sue speranze sul carattere emotivo esplosivo e sull’amore che i fedeli provano per i loro santuari sacri”.
“La seconda provocazione [falsa bandiera] Zelensky si sta preparando per essere utilizzata dai media occidentali, dopo la provocazione fallita con l’ospedale di maternità [Mariupol], i soldati ucraini, insieme all’amministrazione del Teatro Drammatico, hanno riunito donne, bambini e anziani di Mariupol in l’edificio del Teatro Drammatico, in modo da – data una buona opportunità – far esplodere l’edificio e poi urlare in tutto il mondo che questo è stato opera dell’aviazione della Federazione Russa e che dovrebbe esserci un’immediata “no-fly zone” sull’Ucraina.'”
IL FINTO ATTACCO ALLA MOSCHEA E LE FOTO DEL TEATRO
Il 12 marzo, testate occidentali come l’Associated Press hanno ripetuto le affermazioni del governo ucraino secondo cui la moschea turca di Mariupol era stata bombardata dalla Russia con 80 civili all’interno, compresi bambini.
Tuttavia, i media statali turchi hanno rivelato che il governo ucraino aveva fuorviato i giornalisti occidentali. La moschea Kanuni Sultan Suleyman non solo era completamente intatta, ma non era mai stata colpita dal fuoco russo.
“La nostra moschea è rimasta intatta”, ha detto il 12 marzo all’Agenzia Andalou turca Ismail Hacioglu, capo dell’associazione della moschea.
«Ancora pieno di civili, il teatro Mariupol era il prossimo nella lista degli obiettivi di qualcuno» ha rimarcato il giornalista americano di GrayZone.
Con il monopolio delle informazioni dalla scena del presunto attacco, senza altri organi di stampa presenti, l’ufficio stampa di Azov ha diffuso le foto dell’edificio distrutto ai media di tutto il mondo.
La filigrana del battaglione Azov può essere vista chiaramente nell’angolo in basso a destra dell’immagine qui sotto. La foto di Azov è stata ripubblicata da testate internazionali tra cui Sky News, ma con il marchio dei paramilitari ritagliato. Quando il South China Morning Post ha pubblicato l’immagine, ha rimosso la filigrana e ha accreditato “Azov Battalion via AP”.
Ma video non cene sono e le foto fornite da Azov ai media in Ucraina e all’estero ritraggono invariabilmente il teatro bombardato senza persone in vista, vive o morte.
CIVILI IN FUGA USATI COME SCUDI UMANI
In un pacchetto del 17 marzo di 7 minuti che mescola notizie e agitprop, ABC News ha affermato che tutti i civili erano stati salvati dal teatro, ma che “centinaia erano ancora dispersi”. I dati sul teatro di modeste dimensioni riprodotti sulla sua pagina Wikipedia ucraina mettono la sua capienza massima a 680 posti, il che solleva interrogativi su come “centinaia” avrebbero potuto stare nel suo seminterrato.
Il 17 marzo, una giovane donna ha consegnato un resoconto illuminante della situazione all’interno di Mariupol ad ANNA, l’agenzia di stampa della rete abkhazia.
“I combattenti Azov si stavano semplicemente nascondendo dietro di noi”, ha detto a un giornalista. “Eravamo i loro scudi umani, tutto qui. Rompevano tutto, tutto intorno a noi, non ci facevano uscire. Abbiamo passato 15 giorni in un seminterrato, con i bambini… Non ci hanno dato acqua, niente” ha detto la donna confermando la fondatezza di una denuncia depositata dalla Russia all’ONU già nel mese di febbraio.
Descrivendo come il battaglione Azov ha posizionato i suoi carri armati davanti ai rifugi antiaerei locali, la donna ha offerto un dettaglio rivelatore: “Quando stavano andando via”, ha detto, riferendosi al battaglione Azov, “hanno distrutto il teatro. Ci sono state portate persone con schegge”.
Numerosi sfollati hanno fatto eco alla testimonianza della donna su Azov che teneva in ostaggio i civili di Mariupol e hanno affermato di essere stati presi di mira con colpi di arma da fuoco mentre fuggivano attraverso i corridoi umanitari.
IDENTICHE FALSE-FLAG NEGLI ATTACCHI CHIMICI IN SIRIA
«L’attentato al Donetsk Academic Regional Drama Theatre di Mariupol è stato un attacco sotto falsa bandiera eseguito da estremisti Azov per innescare l’intervento della NATO, come hanno affermato alcuni residenti locali? Se è così, non è stato certo il primo cinico inganno dispiegato dal governo ucraino per trascinare l’Occidente nel conflitto, ed era improbabile che fosse l’ultimo» scrive Blumenthal lasciando spazio al dubbio sui presunti 400 morti intrappolati nel seminterrato e uccisi con cariche esplosive secondo Veterans Today.
Il 16 marzo, il giorno dell’incidente al teatro, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato che “abbiamo reali preoccupazioni che la Russia possa usare un’arma chimica, un’altra arma di distruzione di massa”. Nel respiro successivo, Blinken ha indicato la Siria, dove ha affermato “li abbiamo visti usare o acconsentire all’uso di [armi chimiche]”.
È stato in Siria che l’amministrazione del presidente Barack Obama ha imposto la sua politica della “linea rossa” dichiarando che qualsiasi attacco chimico avrebbe innescato automaticamente una risposta militare statunitense. Quella politica ha posto le basi per una serie di incidenti che sembrano essere stati commessi da forze di opposizione siriane sostenute dall’estero per costringere gli Stati Uniti a intervenire contro Damasco.
Nell’incidente più mortale, il 21 agosto 2013, centinaia di civili sono stati uccisi quando sono stati lanciati razzi pieni di sarin – apparentemente da territorio controllato dai ribelli – in più siti nel sobborgo di Damasco di Ghouta. Dopo che Obama ha incolpato il governo siriano e si è preparato a lanciare scioperi, funzionari dell’amministrazione dissenzienti hanno fatto trapelare ai media che l’intelligence che incolpava Damasco non era in realtà una “schiacciata”, un chiaro riferimento alle invenzioni della CIA pre-guerra in Iraq. Il giornalista Seymour Hersh ha successivamente riferito che gli Stati Uniti avevano raccolto informazioni significative che indicavano il senso di colpa dei ribelli a Ghouta. Sono state queste informazioni, ha riferito Hersh, a convincere Obama ad abbandonare la sua cosiddetta “linea rossa”.
Sotto il presidente Donald Trump, gli Stati Uniti hanno tentato di rilanciare la “linea rossa” bombardando la Siria per accuse di armi chimiche nel 2017 e nel 2018. Ma prove significative in entrambi i casi indicano incidenti inscenati da parte degli insorti. Nel caso dell’incidente dell’aprile 2017 a Khan Sheikhoun, Trump ha ignorato l’intelligence e ha lanciato attacchi aerei contro l’esercito siriano.
Ma nel sobborgo di Damasco di Douma l’anno successivo, gli investigatori dell’OPCW non hanno trovato prove di un attacco chimico, ma le loro scoperte sono state falsificate e censurate mentre i funzionari statunitensi lavoravano per fare pressione e cooptare l’organizzazione.
Uno degli ingegneri del team investigativo sulle armi chimiche ha poi elaborato una ricostruzione ancora più terrificante. Ha infatti confermato la morte di un certo numero di bambini evidenziando però che erano stati precedentemente legati e intossicati, in un’operazione attribuita dall’esercito siriano ai jihadisti di Al Nusra, costola di Al Qaeda.
LA STRAGE DI ODESSA COMPIUTA DAI NEONAZISTI AZOV
l 2 maggio 2014, nell’ambito dei crescenti disordini in Ucraina avvenuti all’indomani della rivoluzione ucraina del 2014, nelle strade di Odessa scoppiarono molteplici scontri tra gruppi pro-Maidan e anti-Maidan. Inizialmente due attivisti pro-Maidan e quattro anti-Maidan furono uccisi a colpi di arma da fuoco durante gli scontri nelle strade.
Questi scontri culminarono in un grande affrontamento davanti alla Trade Unions House, che costituisce un punto di riferimento di Odessa situato sul campo di Kulikovo, nel centro della città. Quell’edificio venne poi dato alle fiamme, provocando la morte di quarantadue attivisti filo-russi che si erano rifugiati al suo interno. Questa strage costituisce l’evento più sanguinoso avvenuto a Odessa dal 1918 , in tempo di pace.
In seguito agli scontri, in cui erano intervenute anche frange paramilitari nazionaliste (in particolare quelle di “Pravyj Sektor“), i manifestanti antigovernativi si rifugiarono nella Casa dei Sindacati. Questi manifestanti furono seguiti e aggrediti all’interno dell’edificio da ultrà calcistici ed estremisti di destra, che successivamente circondarono l’edificio e appiccarono il fuoco.
Nell’incendio che ne scaturì trovarono la morte 42 persone (34 uomini, 7 donne e un ragazzo di diciassette anni), alcune delle quali del tutto estranee ai fatti in quanto si trovavano all’interno dell’edificio per ragioni di lavoro. I pochi che riuscirono in maniera fortunosa a fuggire dall’incendio furono linciati dai militanti neonazisti che circondavano il palazzo. Alla fine del rogo i testimoni trovarono i corpi carbonizzati dei manifestanti aggrediti e un cadavere di donna seviziata e violentata, e di un’altra donna incinta strangolata con dei cavi telefonici. Si scoprì che tra le vittime del massacro vi erano anche persone colpite da armi da fuoco e mutilate con armi da taglio.
Il nuovo governo ucraino a capo di Oleksandr Turčynov e Arsenij Jacenjuk si limitò a parlare di una fatalità che era costata la vita a circa 30 persone. Il Ministro degli Interni ucraino e la Polizia sostennero da subito che i manifestanti anti-governativi fossero rimasti uccisi dalle fiamme scaturite dai loro stessi lanci di bombe molotov. Anche la stampa vicina al nuovo governo attribuì l’incendio ai manifestanti filo-russi. Ben presto questa versione venne smentita dalle testimonianze dei sopravvissuti e di vari osservatori. Nessun processo è stato finora avviato per la strage.
Redazione Gospa News
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