di Giorgio Cattaneo
Mentre la narrazione occidentale proietta il suo cartoon per l’infanzia (Putin dittatore, Zelensky eroe), un giorno potrebbe cadere il sipario: e magari si scoprirebbe che la posta in gioco non è la piccola Ucraina, ma il crollo del sistema schiavistico mondiale basato sulla moneta-debito. Lo sottolinea Luca La Bella, di “Database Italia”: fateci caso, la Russia non ha fatto una piega di fronte alle sanzioni. La sua espulsione dallo Swift? Se l’aspettava. La desiderava, addirittura?
Sì, esatto: faceva parte del piano, che oggi prevede l’utilizzo dei carri armati anche come diversivo fumogeno, oltre che come pretesto per arrivare finalmente alla rottura aperta, archiviata ogni ipocrisia diplomatica. Mosca è passata immediatamente al sistema interbancario alternativo, il Cips, già utilizzato dai cinesi. E ora annuncia che non accetterà più né dollari né euro, per il suo gas e il suo petrolio. Tradotto: il dollaro, come valuta di scambio, potrebbe subire un colpo durissimo. E non è tutto. Perché i rumor provenienti dalla Svizzera, dove il “Corriere del Ticino” ha documentato la stampa (clandestina) di Marchi tedeschi, sembrano rafforzare l’idea di una imminente, possibile fine dell’euro, storico vettore strategico dell’indebolimento dell’Europa per volere degli oligarchi statunitensi. E così, tralasciando le barzellette quotidiane dei nostri media, potrebbe emergere il vero senso della sfida in corso: un cambio di sistema, a livello planetario?
L’eventuale Piano-B, sostiene La Bella, metterebbe fine al totalitarismo finanziario esercitato da pochi cartelli, quasi onnipotenti: quelli che hanno promosso guerre a ripetizione, per “esportare la democrazia” organizzando golpe e mettendo in piedi dittature, sempre al servizio del network imperiale della moneta-debito e dei suoi padroni (privati). Liquidato Trump, dice La Bella, era risaputo che proprio a Putin sarebbe toccato dare la spallata finale all’antica élite globalista di segno atlantico. Quello del Cremlino, dunque, sembra un espediente tattico: il ricorso alle armi in Ucraina sarebbe stato deciso da chi sapeva perfettamente di innescare tutte le reazioni a catena alle quali oggi stiamo assistendo.
Fantasie? Se si osserva la situazione di oggi, si scopre che a essere “isolato”, nella sua isteria russofobica, è proprio l’Occidente: il resto del mondo, infatti – Cina e India, Africa, Sudamerica – rimane in affari con la Russia. E dunque, l’allarme rosso dove sarebbe scattato? A Mosca o, invece, nei santuari dei poteri che pilotano e sfruttano l’egemonia estorsiva di Washington? A buttarla in caciara è Joe Biden, l’uomo che dice di esser stato eletto presidente degli Stati Uniti. L’inasprimento della crisi sul terreno ucraino – che sta già mettendo in ginocchio l’Europa – servirebbe dunque ad aumentare la nebbia, per mascherare ulteriormente la vera natura della storica partita in corso? La Bella con Gianluca Lamberti sul canale Facciamo Finta Che: