PAGARE IL GAS IN RUBLI? DRAGHI NON CAPISCE (O FA FINTA?)

«DRAGHI? MAH!»

Qualche anno fa, durante una sessione d’esame, ci alzammo per una pausa e andammo a prenderci un caffè. Si parlava dei vari eventi economico-finanziari del tempo, quando un collega, rivolgendosi ad uno degli ordinari, chiese: «Prof. ***, che ne pensa di Draghi?». Questo alzò le spalle e sospirando disse: «Draghi? Mah!». In ambito accademico, nessuno – se non di quelli profumatamente prezzolati dal Governo – ha mai avuto grandi aspettative da Draghi. Già prima del suo arrivo a Palazzo Chigi, subito dopo il self endorsement sulle colonne del FT, tutti sapevano che non avrebbero potuto e dovuto aspettarsi alcunché dall’uomo di Goldman Sachs, nonostante qualcuno avesse evidenziato i tecnicismi matematici della sua tesi di dottorato o la sua breve affiliazione intellettuale a Federico Caffè, il noto economista keynesiano scomparso.

Non è neanche mancato chi, tra le turbe degli economisti, abbia elogiato Draghi per il suo spirito keynesiano d’un tempo (qualora lo abbia mai avuto), peccando prontamente di servo encomio e di codardo oltraggio al buon senso: «Veniamo dalla stessa scuola e abbiamo una lingua comune».

Ma chi è libero intellettualmente e indipendente dalle sorti dei partiti che si apprestano a sparire e, soprattutto, non percepisce alcuna rendita dai gruppi di pressione, ha sempre saputo e detto fin da allora chi fosse veramente Draghi, e la conferenza stampa del 2 aprile 2022 è la prova schiacciante e incontrovertibile, che il Capo del Governo, nominato e non eletto, ergo un tecnico, sembra non capire nemmeno ciò per cui è stato nominato, oltre a mancare apparentemente di senso critico e capacità epistemologiche (e.g. «Non ti vaccini, ti ammali, muori. Oppure fai morire»).

LA TELEFONATA CON PUTIN

Riguardo alla telefonata con Putin, Draghi all’inizio ha farfugliato qualcosa sulla pace e sulla necessità di un cessate il fuoco (QUI). Ma la parte del discorso che suscita non poche perplessità è quella relativa al pagamento del gas russo in rubli (QUI). Qui Draghi, ha veramente stupito il mondo, mostrando – a nostro avviso – una notevole incapacità di tenere un discorso di carattere economico-finanziario sia con il Presidente russo sia con i giornalisti presenti alla conferenza stampa.

L’ex Ministro del Tesoro, nonché ex Governatore della Banca d’Italia, ex Direttore esecutivo per l’Italia della Banca Mondiale e della Banca Asiatica di Sviluppo, membro del Gruppo dei Trenta (la nota organizzazione internazionale di finanzieri, accademici ed esperti di questioni economiche e finanziarie) ed ex Presidente della BCE, ha affermato:

Vi riferisco le parole del Presidente Putin: “I contratti esistenti rimangono in vigore. Le aziende europee – e ha rimarcato più volte il fatto che questa è una concessione, non ho capito bene, un regolamento, si applica solo alle aziende europee e solo ai Paesi membri dell’Europa – le aziende europee continueranno a pagare in euro o in dollari”. La spiegazione, poi, su come si fa a conciliare le due posizioni, mantenere il pagamento in euro o in dollari per le aziende, e nello stesso tempo soddisfare quella che era stata una, come dire, una indicazione da parte russa del pagamento in rubli, è stata una spiegazione molto lunga che io ho semplicemente ascoltato, dicendo poi che i tecnici si sarebbero, poi, messi in contatto per capire esattamente come funziona. Però, quel che ho capito, ma ripeto, posso sbagliare, è che la conversione dal pagamento in euro o in dollari a rubli è un fatto interno alla Federazione russa. Questo è quel che ho capito. Dopodiché ora le analisi sono in corso per capire esattamente che significa, se effettivamente le aziende europee possono continuare a pagare come previsto, se questo significa qualcosa per le sanzioni in atto … e sostanzialmente direi che questa è la situazione. La sensazione che ho avuto fin dall’inizio è che non sia assolutamente semplice cambiare la valuta di pagamento senza violare i contratti.

Come-le-elite-governano-il-mondo

IL GAS VA PAGATO IN RUBLI!

Iniziare con il discorso diretto, cercando di guadagnare tempo per pensare a cosa dire, fingendo di mettere a fuoco i ricordi di una telefonata intercorsa appena qualche giorno fa, a nostro avviso è indice di basso livello intellettuale. È un modo di parlare tipico dei bambini che ancora non sanno argomentare criticamente gli eventi che li circondano. Molto spesso l’ex banchiere della BCE afferma di non aver capito bene, non riferendosi a qualche parola in russo che possa essergli sfuggita (in quanto non conosce il russo), ma ai meccanismi di cambio! Draghi ha affermato più volte di non aver capito come le aziende europee debbano pagare il gas!

Ora, se la Russia chiede il pagamento in rubli, cioè, nella propria valuta, è chiaro che non vuole né dollari né euro creati dal nulla dalle relative banche centrali. Il processo di dedollarizzazione attuato dalla Russia (e dalla Cina) è chiaro e incontrovertibile: la Russia non vuole essere più pagata in moneta estera – di cui non dispone dello stampo – ma in rubli, peraltro, ancorati all’oro! Il messaggio è molto palese.

Questa imposizione – e non concessione – da parte della Russia di pagare in rubli non prevede che «le aziende europee continueranno a pagare in euro o in dollari». Rubli, ha detto Putin, non euro o dollari! Se i Paesi dell’UE, tra cui l’Italia, rientrano nella lista dei Paesi ostili alla Russia, non possono pensare di nogoziare i termini contrattuali con un monopolista.

Anche se i contratti non prevedessero il pagamento in rubli, dato che l’Italia ha dichiarato guerra alla Russia – che per sua misericordia continua a rifornirla di gas, nonostante le sanzioni – dichiarare guerra al proprio fornitore di energia, oltre ad essere altamente stupido, comporta che sia il fornitore a dettare le regole. Lo esige almeno il buon senso, che ormai ha abbandonato il Bel Paese.

DRAGHI, TECNICO DI CHE?

Draghi ripete più volte di non aver capito come funzionano le cose. Ha detto di aver ascoltato, senza capire, la lunga spiegazione di Putin per poi essere costretto a liquidare il tutto ai tecnici, dal momento che lui (un tecnico?) dice non di aver capito niente dei flussi finanziari! La sua affermazione lascia sgomenti: «Però, quel che ho capito, ma ripeto, posso sbagliare, è che la conversione dal pagamento in euro o in dollari a rubli è un fatto interno alla Federazione russa. Questo è quel che ho capito». Dice di non capire – all’inizio e alla fine della frase – se la conversione avverrà all’interno della Federazione russa.

Ora, ragioniamo: se la Russia non vuole più né dollari né euro, perché creati dal nulla dalle rispettive banche centrali, che permette all’UE di acquistare senza spendere, perché dovrebbe accettarli dalle imprese dei Paesi ostili per poi convertirli in rubli all’interno del suo sistema bancario, e detenere scorte di dollari ed euro che a breve potrebbero non valere più niente?

Pagare in rubli, non vorrà forse dire che chi acquista in Russia deve acquistare rubli prima di pagare i fornitori? Che se ne fa la Russia dell’euro, dal momento che l’UE sta accrescendo le sanzioni contro la Russia e cerca di «congelare le riserve della banca centrale russa presso le altre banche centrali o banche normali», come ha candidamente rivelato Draghi nella conferenza stampa del 5 aprile 2022? Se stanno così le cose, che succederà in Italia, quando a ottobre saranno finite le riserve energetiche? Ecco, ancora, la brillante risposta di Draghi: «Preferiamo la pace o il termosifone acceso o l’aria condizionata accesa tutta l’estate?»

CRISI ENERGETICA E INFLAZIONE

Alla domanda sulla crisi energetica e su come il Governo intenda fronteggiare un rialzo dei costi, a fronte dell’esaurimento dei fondi già stanziati, il Min. Franco ha cercato (goffamente) di rispondere:

Abbiamo trovato risorse in vari modi e credo che continueremo, come dire, in caso di necessità, a intervenire a sostegno di imprese e famiglie reperendo risorse come abbiamo fatto finora. [Il che significa una sola cosa: imposte. Con una mano tolgono e con l’altra fanno finta di dare, perché non si può creare moneta in uno stato che ha ceduto la propria sovranità, n.d.r.].

Sempre secondo il Min. Franco:

L’inflazione in Italia è al 6-7%, e tolto l’effetto dell’energia saremmo al 2,5% … Vi è molta incertezza sul fatto che questo fenomeno permanga nel tempo [cioè, che i prezzi dell’energia restino alti, n.d.r.] e se dovesse permanere su quali livelli resterà. Un aumento del prezzo dell’energia, soprattutto importata dall’estero [cioè, Russia, con cui il Governo è entrato in guerra, n.d.r.] comporta un taglio del potere d’acquisto del nostro Paese, taglio che andrà assorbito dalle varie componenti del Paese [cioè, verrà inferto il colpo di grazia a ciò che resta del ceto medio]. Da tutto questo si trae l’esigenza di spingere quanto più possibile lo sviluppo delle rinnovabili in Italia. Questo è un modo di acquisire autonomia ma anche di controllare di più i meccanismi di formazione dei prezzi dell’energia, non che saremmo autonomi in tempi brevissimi, però quanto più riusciamo ad essere autonomi tanto più limitiamo questi effetti e il trasferimento di potere d’acquisto all’estero.

Il Min. Franco vorrebbe farci credere che mettendo qualche pannello solare e un po’ di eoliche qui e là non avremmo più problemi energetici. Il che potrebbe essere vero solo se smettessimo tutti di consumare energia dalla mattina alla sera e/o se buona parte dei consumatori sparissero dalla scena di questo mondo. Il problema, però, resta ed è grave.

Lo shock energetico innescato dalle cattive politiche dell’UE e dalle sanzioni contro la Russia, che si ripercuotono sui popoli europei come un boomerang, ci stanno portando sulla strada della stagflazione, che è la compresenza di decrescita e inflazione allo stesso tempo, a causa dell’impennata dei prezzi dell’energia, come già avvenne negli anni Settanta, con la crisi petrolifera innescata dalla guerra dello Yom Kippur. Come allora, anche oggi la crisi economica viene con la guerra, una guerra voluta dall’Occidente con il duplice obiettivo di imporre un mondo unipolare sotto l’egemonia USA-NATO e distruggere quel che resta della ricchezza reale del Paese.

Non sappiamo se Draghi non capisca (più) come funzioni l’economia o se invece reciti il ruolo di Estragon nella celebre opera di Beckett, secondo il copione assegnatogli da Davos. In entrambe i casi non è difficile capire come abbia perso ogni briciolo di credibilità, che nessuno sarà più disposto a concedergli.

Mai la classe politica italiana aveva raggiunto un livello così infimo. Spero che quando qualcuno avrà ancora il coraggio un giorno di pronunciare il nome di Draghi, la risposta di molti possa essere: «Draghi, chi?».