Si stringe, come un cappio al collo, il cerchio intorno agli affari sospetti che hanno coinvolto l’ex commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 Domenico Arcuri in relazione all’inchiesta cominciata dalle mascherine cinesi.
Come evidenziato dal quotidiano La Verità, le indagini della Guardia di Finanza proseguono infatti su presunte speculazioni su redditizi Bond nei paradisi fiscali come le Isole Cayman di cui deve essere ancora accertata ogni eventuale rilevanza penale e responsabilità individuale. La portata della nuova scoperta non può essere compresa senza capire le dinamiche del business di cui facciamo una breve sintesi.
Il 18 ottobre 2021 la Procura della Repubblica di Roma dispose il sequestro di dispositivi di protezione individuali ritenuti in parte «non a norma» per l’astronomico valore di circa 1,25 miliardi euro stanziati per fronteggiare l’emergenza Covid. Fu ipotizzato che l’autorizzazione fosse arrivata proprio dal manager calabrese Arcuri per questo iscritto nel registro degli indagati per peculato (appropriazione indebita commessa da pubblico ufficiale) e abuso d’ufficio.
«Le indagini riguardano gli affidamenti, per un valore complessivo di 1,25 miliardi di euro, effettuati dal Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 a favore di 3 consorzi cinesi per l’acquisto di oltre 800 milioni di mascherine di varie tipologia, effettuate con l’intermediazione di alcune imprese italiane: la Sunsky s.r.l. di Milano, la Partecipazioni s.p.a., la Microproducts It s.r.l. e la Guernica s.r.l. di Roma» aveva evidenziato il quotidiano Repubblica il 24 febbraio 2021 quando furono emessi i primi provvedimenti cautelari.
Al termine delle indagini, però, si è attenuata la portata dei reati soprattutto per Arcuri.
«Era apparentemente “l’offerta vantaggiosa” in un momento in cui era complicato trovare le preziose mascherine nella prima fase dell’epidemia di Covid, ma per la Procura di Roma la maxi fornitura di mascherine cinesi gestita dall’ex commissario, Domenico Arcuri, è stato oggetto di più illeciti. I pm hanno chiuso l’indagine e a rischiare il processo, dopo la notifica del 415 bis, c’è tra gli altri, oltre all’ex giornalista Rai, Mario Benotti e altre nove persone e quattro società, c’è proprio Arcuri indagato per abuso d’ufficio. Quelle mascherine poi – finite anche in strutture ospedaliere – sono state oggetto di perizia da parte di altre procure e il risultato dei test è che erano potenzialmente pericolose. Ma su questo fronte non c’è nessuna contestazione. L’abuso d’ufficio è l’unico reato rimasto in piedi, per gli altri due, corruzione e peculato – sono state archiviate» ha riferito lo scorso 25 marzo Il Fatto Quotidiano.
GLI AFFARISTI INTORNO AL COMMISSARIO PER L’EMERGENZA
Nel febbraio 2021 i finanzieri del nucleo speciale di polizia valutaria, coordinati dal procuratore aggiutno Paolo Ielo e dai pm Fabrizio Tucci e Gennaro Varone, avevano notificato un’ordinanza di arresti domiciliari per Edisson Jorge San Andres Solis. Mario Benotti, giornalista Rai in aspettativa e presidente del consorzio Optel e di Microproducts It, l’ad della stessa società, Daniela Rossana Guarnieri, Andrea Vincenzo Tommasi, titolare della Sunsky srl, e Khouzam Georges Fares, sono invece destinatari di misure interdittive del divieto temporaneo dell’esercizio di attività d’impresa e del divieto di ricoprire incarichi o uffici direttivi in persone giuridiche/imprese. Oltre a questi cinque, l’inchiesta conta altri tre indagati.
A fronte dell’attività di intermediazione e dei connessi affidamenti, le società hanno percepito commissioni per decine di milioni di euro dai consorzi cinesi risultati affidatari delle forniture dei dispositivi di protezione individuale, in particolare, mascherine chirurgiche, Ffp2 e Ffp3. Un affare d’oro che, secondo l’accusa, andò in porto grazie ai rapporti personali tra Benotti, già consulente della presidenza del Consiglio, e il commissario Domenico Arcuri: agli atti dell’indagine ci sono 1.282 contatti telefonici tra gennaio e maggio 2020.
“Dall’attività di intercettazione è emerso che Mario Benotti”, il giornalista Rai in aspettativa (nella foto) che è rimasto coinvolto nell’indagine, “dopo aver ampiamente lucrato illecitamente per i contratti di fornitura delle mascherine, non pago di quanto sino ad allora ottenuto, aveva intenzione di continuare a proporre ulteriori affari al commissario Domenico Arcuri” si leggeva nell’ordinanza del gip, Paolo Andrea Taviano.
L’inchiesta ebbe inevitabili conseguenze anche sul piano politico. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte (riconfermato il 13 febbraio 2021 con la nuova maggioranza Partito-Democratico-Italia Viva) in una settimana allontanò il commissario straordinario per l’emergenza coronavirus e il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, dalla cui testimonianza emerge il giro di presunte speculazioni sui bond internazionali portato a galla dal quotidiano La Verità e ripreso dal sito Eventi Avversi (di cui pubblichiamo l’articolo integrale ripreso anche dal giornalista Maurizio Blondet).
ARCURI, MANAGER DI FIDUCIA DEL GOVERNO
Il manager calabrese Arcuri è nato nel 1963 a Melito di Porto Salvo (Reggio Calabria) ed ha frequentato la Nunziatella di Napoli prima di laurearsi in Economia e Commercio nell’Università Luiss intitolata al famoso massone che ne fu presidente Guido Carli; Colao ha visto la luce nel 1961 a Brescia dove si trasferirono i genitori da Fossato Serralta (Catanzaro), ed ha frequentato l’Accademia Militare dei Carabinieri diventando ufficiale (oggi riservista) come suo padre.
Dopo la laurea in Economia e Commercio, conseguita nel 1986 presso l’Università Luiss di Roma, Domenico Arcuri ha iniziato a lavorare all’IRI nella Direzione pianificazione e controllo, dove si è occupato delle aziende del gruppo operanti nei settori delle telecomunicazioni, dell’informatica e della radiotelevisione.
Nel 1992 è entrato in Pars, joint venture tra Arthur Andersen e GEC nel settore della consulenza ad alto contenuto tecnologico, diventandone Amministratore Delegato.Nel 2001 è stato partner responsabile italiano “Telco, Media e Technology” di Arthur Andersen, poi acquisita da Deloitte. Nel 2004 è diventato Amministratore Delegato di Deloitte Consulting, della quale era partner dal 2002, realizzando un importante turnaround, riposizionando l’azienda nel settore della consulenza alle grandi aziende e alle pubbliche amministrazioni e restituendole profili di visibilità e redditività.
Arcuri collabora abitualmente con le Università Bocconi, Federico II e Luiss “Guido Carli” in qualità di docente ed esperto in materia economica e di politica industriale. È titolare di una rubrica economica su “Huffington Post” ed è presente da anni sui quotidiani nazionali con editoriali sullo sviluppo del Mezzogiorno.
Dal 2007 Arcuri è Amministratore Delegato di Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa di proprietà del Ministero dell’Economia. Su mandato del Governo, ha elaborato e realizzato, tra l’altro, il piano di riorganizzazione e rilancio dell’azienda, che oggi gestisce tutte le misure agevolative per le imprese.
LO STOP ALL’AFFARE SUI VACCINI DI GATES
Pochi giorni prima che lo scandalo mascherine esplodesse il commissario, anche nelle veste di AD di Invitalia, cercò di indirizzare gli investimenti pubblici di questa agenzia nella ricerca di un vaccino italiano.
In data 17 febbraio 2021 fu infatti sottoscritto un Accordo di sviluppo dal ministero dello Sviluppo economico, da Invitalia spa e dalla Società ReiThera srl, volto a sostenere il programma di sviluppo industriale da realizzare presso lo stabilimento produttivo di questa azienda farmaceutica, sito in Castel Romano.
Esso prevedeva un finanziamento di 50 milioni su un totale di 81 milioni previsti dal decreto rilancio. Ma l’ufficio di controllo della Corte dei Conti fece le pulci al provvedimento ha richiedendo molteplici chiarimenti. I magistrati contabili “ritenendo che le risposte fornite dall’Amministrazione non fossero idonee a superare le osservazioni formulate nel rilievo, hanno deferito la questione all’esame del Collegio della Sezione centrale controllo di legittimità”. Il decreto è stato quindi “ricusato e l’atto non è stato quindi ammesso alla registrazione” lasciando in panne la società Reithera.
Il finanziamento era apparso fin dall’inizio sospetto tanto a Gospa News che alla trasmissione di RAI3 Report per la particolare proprietà della srl specializzata nelle ricerche biotecnologiche. ReiTHera, fondata nel 2013 dalla Big Pharma londinese GlaxoSmithKline (GSK), è controllata al 100 % da Keires AG di Basilea (Svizzera), una società anonima (AG è la sigla in tedesco) in cui i soci possono rimanere occulti in base al diritto elvetico. Tra gli amministratori della finanziaria ci sarebbero due manager di GSK di cui è CEO una direttrice della Microsoft Corporation di Bill Gates.
Ecco perché perché le nuove rivelazioni di oggi su ulteriori intrighi finanziari internazionali assumono una soverchia importanza anche se ogni rilevanza penale dovrà essere vagliata dalla magistratura che potrebbe anche ritenere le operazioni imbarazzanti sotto il profilo della speculazione su ricavi derivanti da affari pubblici ma prive della configurazioni di reati.
Scoop La Verità. Fondi Covid in bond alle Cayman
Borrelli (Protezione Civile): “Su indicazione del commissario Arcuri abbiamo addebitato conti con i soldi dei cittadini”
Pubblicato in origine da Eventi Avversi
Su “La Verità” di oggi 15 aprile prosegue la maxi inchiesta sulla compravendita di mascherine da parte dell’Italia, attraverso l’ex commissario all’emergenza Domenico Arcuri, con super commissioni per gli intermediari.
La Guardia di Finanza indaga su un giro d’affari solo di provvigioni pari a 120 milioni, che sarebbero stati riconosciuti dai consorzi cinesi. L’ipotesi è che parte di quei soldi possa essere stata investita in bond finiti in paradisi fiscali come le isole Cayman.
Nel verbale del 22 febbraio 2021, l’ex capo della Protezione Civile Angelo Borrelli afferma: “Noi abbiamo addebitato pagamenti, su indicazione del commissario, sui conti correnti delle donazioni, in virtù di apposita norma contenuta nel decreto 18-2020 anche per le forniture ordinate da Arcuri. Su detto conto avevamo circa 180 milioni di euro di donazioni”.
Considerato che il 40% dei fondi spesi nel 2020 per l’emergenza è servito per saldare il conto da 1,25 miliardi presentato dall’imprenditore, ex giornalista Rai, Mario Benotti e soci, colpiti dal maxisequestro dello scorso anno, è legittimo il sospetto che parte del denaro delle raccolte fondi sia stato usato per pagare quei “dispositivi di protezione” con prezzo speculativo esorbitante e le provvigioni alle società collegate. (continua a leggere)