«L’ANTIPAPATO ANTICRISTICO DI BERGOGLIO DEVE ESSERE ANNULLATO»

Di seguito la mia intervista al giornalista Andrea Cionci, autore della celebre inchiesta “Codice Ratzinger”, sulle ultime affermazioni di mons. Carlo Maria Viganò, che ha espresso la necessità di aprire un’indagine ufficiale sui presunti brogli avvenuti durante il conclave del 2013 e, soprattutto, di far luce sull’abdicazione di Benedetto XVI.

  • Lei, nella sua inchiesta “Codice Ratzinger”, ha portato alla luce la posizione di alcuni canonisti, secondo i quali quella di Benedetto XVI non costituirebbe una rinuncia al papato bensì una dichiarazione di sede impedita. In alcuni ambienti conservatori – dove Bergoglio è visto come la quintessenza del modernismo, che starebbe disintegrando la Chiesa dal didentro – tale lettura non è stata considerata con la dovuta attenzione. Quale è, secondo lei, la ragione di tanta disattenzione?

R. Faccio presente che la dimostrazione della non-rinuncia si è avvalsa proprio delle affermazioni dei canonisti legittimisti di Bergoglio, caduti in contraddizione. (QUI)

Non stupisce che dopo la nostra scoperta sulla Declaratio come annuncio di autoesilio in sede impedita QUI, i canonisti di Bologna e del Vaticano si siano messi al lavoro – guarda caso – proprio su rinuncia e sede impedita, papa emerito e papa impedito. Strano eh? Tengo a precisare che la mia ricostruzione non è stata smentita nemmeno dal Santo Padre Benedetto XVI, quando mi ha onorato di una sua risposta scritta. Anzi: mi ha inviato l’unica risposta che si può mandare da una sede impedita. (QUI)

Un mistero molto più difficile da risolvere è però, tuttora, l’atteggiamento di quei conservatori da Lei indicati. Immaginiamo una persona perseguitata da un falso poliziotto. Nel momento in cui qualcuno le dimostrasse che quell’agente indossa abusivamente l’uniforme, la vittima dovrebbe quantomeno interessarsi della questione, giusto? Un barlume di speranza! E invece questo non succede. Ho sollecitato sia a mezzo stampa (QUI) che privatamente, più volte, questi intellettuali a un pacifico confronto, ma invano. Ritengo, dunque, che tale “disattenzione” possa trarre origine da tre versanti.

Psicologico. Ammettere che qualcun altro possa aver fatto delle scoperte e tornare indietro sulle proprie posizioni è una delle cose più difficili del mondo. Oltre ciò, potrebbe sussistere un meccanismo mentale molto insidioso: il nutrimento emozionale prodotto dalle devastazioni di Bergoglio è una specie di droga che produce “addiction”. Per cui, meglio vivere la tragedia emotiva di una Chiesa fatta a pezzi da un (assurdo) papa apostata che non fare mente locale e cercare di capire con freddezza e attenzione sia l’aspetto canonico, sia il sottile codice di comunicazione (Codice Ratzinger) con cui il vero papa conferma in decine e decine di messaggi chiarissimi la sede impedita.  C’è poi la rabbia maturata verso papa Benedetto, che lui stesso esplicita in una lettera al card. Brandmueller del 2017: “Il dolore profondamente radicato che la fine del mio pontificato ha causato in Lei, come in molti altri, posso capirlo molto bene. Ma il dolore in alcuni – e mi sembra anche in Lei – si è trasformato in rabbia, che non riguarda più solo la rassegnazione, ma si sta espandendo sempre più verso la mia persona e il mio pontificato nel suo insieme”. Peraltro, in questa frase vi è contenuto un messaggio in Codice Ratzinger: “il mio pontificato sta continuando”. (QUI)

Culturale. Riconoscere il “Piano B” canonico di papa Ratzinger non può che scardinare le cattive opinioni sul suo presunto modernismo o addirittura sulla sua “illegittimità” come vogliono le posizioni sedevacantiste. Anche se i sedevacantisti intellettualmente onesti dovrebbero riconoscere uno scontro finale fra due antipapi, nella loro visione, con “antipapa Benedetto XVI” che si è auto esiliato in sede impedita per scismare “antipapa Francesco”.

Spirituale: in ottica di fede, potrebbe perfino trattarsi di quella “potenza d’inganno” di cui parla l’Apostolo Paolo nella II Lettera ai Tessalonicesi: “”E per questo Dio invia loro una potenza d’inganno perché essi credano alla menzogna”. (QUI)

Tali arroccamenti masochistici, tuttavia, espongono, oltre che allo screditamento professionale, anche al rischio di prendersi responsabilità storiche tremende: per una questione emotiva, o di puntiglio intellettuale, ci si rende complici dell’antipapa distruttore della Chiesa.

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  • Nel milieu tradizionalista, alcuni ritengono che l’elezione di Bergoglio non solo sia valida ma che sia la naturale conseguenza dell’infiltrazione modernista nella Chiesa avvenuta durante il Concilio Vaticano II. Sembrerebbe quasi che si voglia ripristinare uno status quo ante Concilium. Diversamente, Mons. Viganò, benché parli di un «rapporto intrinseco tra il cancro conciliare e la metastasi bergogliana», sembra auspicare «un reset che ci riporterebbe provvidenzialmente allo status quo ante, con un Collegio cardinalizio composto solo dai cardinali nominati fino a Benedetto XVI», premesso che «prima di discutere del prossimo conclave, occorre far luce sull’abdicazione di Benedetto XVI». Ritiene che Mons. Viganò possa riferirsi all’oggetto della sua inchiesta oltre che a un eventuale vizio procedurale, che potrebbe essersi verificato durante il conclave?

R. Dalla pubblicazione del Das Kapital di Karl Marx alla Rivoluzione di Ottobre passarono 50 anni, tuttavia, nel 1917 la famiglia Romanov venne detronizzata, terminò l’impero zarista e poco dopo nacque l’Urss. Ovvero, una forza eversiva che era stata tenuta – malamente – sotto controllo dagli Zar, a un certo punto ribalta completamente la situazione e si impadronisce abusivamente del potere. Ed è quello che è avvenuto con l’antipapato di Bergoglio. Possiamo forse parlare di una “continuità” fra Nicola II e Lenin, come vi sarebbe in un cancro e nella sua prevedibile metastasi?  Certo che no. E’ avvenuto, piuttosto, qualcosa di traumatico.

      Mons. Viganò ha aperto, pochi giorni fa, a concetti di cui scriviamo sul quotidiano Libero dal 2021 (QUI)

     Ha ragione, è esattamente così: tutto l’antipapato di Bergoglio deve essere annullato e fondamentale è che il prossimo conclave sia composto solo da “coloro a cui compete” come spiegava genialmente papa Ratzinger nella Declaratio: devono partecipare solo i veri cardinali di nomina pre-2013. Non posso dire se Sua Eccellenza Viganò si sia riferito alla mia inchiesta, dato che non l’ha citata. Comunque, in una lettera aperta (QUI) ci siamo premurati di mettergli a disposizione l’intera indagine realizzata in 200 articoli e sintetizzata in pochi capitoli QUI in fondo  grazie anche al concorso di specialisti di ogni tipo: teologi, latinisti, storici, psicologi, linguisti etc. tra i quali anche il primo avvocato d’Italia, il prof. Carlo Taormina. Ci siamo permessi di far presente a Mons. Viganò che concentrarsi sui vizi procedurali costituirebbe un rischiosissimo cul de sac, in quanto eventuali irregolarità nel “conclave” 2013 potrebbero essere sanate dalla dottrina dell’Universalis Ecclesiae Adhaesio. L’unica cosa che conta è, invece, la sede impedita di papa Benedetto: non essendo lui deceduto e non avendo abdicato, nessun conclave poteva avere luogo e quindi nessun escamotage canonico potrebbe mai sanare un non-conclave. Tale situazione la spiega lo stesso papa Benedetto in una quantità enorme di messaggi in Codice Ratzinger, sistema di comunicazione logica assolutamente oggettivo, certificato da studiosi (QUI) e che, come abbiamo scoperto, ricalca pari pari lo stile comunicativo di Gesù coi suoi nemici (QUI). O questo Codice Ratzinger lo si capisce per tempo, oppure ci toccherà un altro antipapa, Giovanni XXIV, eletto da un collegio con 70 non-cardinali, e “ricomincerà la giostra” (QUI). 

  • In questi ultimi due anni, abbiamo notato come alcuni intellettuali cattolici conservatori siano passati da una forte avversione al ministero bergogliano ad una inspiegabile convergenza, giungendo, addirittura, a riconoscere l’elezione di Bergoglio dopo aver scritto per anni che non era Francesco o, peggio, a giustificare eticamente la somministrazione dei sieri anti-covid preparati da cellule provenienti da fetiumani abortitiCome spiega questo cambio di rotta?

      Non me lo spiego, infatti, ma non mi permetto di fare processi alle intenzioni. Personalmente sono affezionato al pensiero logico e quindi solo se qualcuno mi inchiodasse all’evidenza logico-razionale ritratterei le mie posizioni, non certo perché magari “papa Francesco” mi ha conquistato indossando il grembiule da pizzaiolo (QUI). Fino ad oggi nessuno è però riuscito a scardinare la “tenaglia logica” di questa inchiesta: la questione canonica è confermata dal Codice Ratzinger / i messaggi in Codice Ratzinger non possono essere “distrazioni” in quanto confermano sempre l’aspetto canonico. Non si scappa.

     Quindi non mi spiego come mai, con l’accumularsi di prove sempre più schiaccianti e definitive sull’antipapato di Bergoglio, fornite spesso e volentieri dallo stesso in una sorta di strana dinamica freudiana del tipo “riconoscetemi e fermatemi”, ci sia stata questa resa a un passo dalla meta. Mi è nato il sospetto che possa forse trattarsi di un’astutissima tecnica per non mettere sul chi vive Bergoglio, ma sono pessimista. In questa occasione c’è uno scontro frontale fra verità e menzogna. L’impostura va affrontata di petto gridando dai tetti la verità. Qualsiasi trama sotterranea, a mio avviso, non può portare a nulla di buono, perché i nemici sono degli “speleologi” esperti e sanno orientarsi al buio molto meglio dei figli della luce. Nessuna soluzione “diplomatica” potrà mai sanare il post-bergoglio. C’è solo da fare una radicale pulizia e un’operazione di trasparenza totale per “separare i credenti dai non credenti” come ha spiegato il vero papa all’Herder Korrespondenz. Questa è una guerra antipapale totale, come nei secoli passati.

  • Il 15 aprile 2022, Venerdì Santo, durante la trasmissione A Sua Immagine, abbiamo assistito a delle scene inedite, che mai ci saremmo aspettati. Alla domanda di Lorena Bianchetti: «Santità, sono quasi le 3. Come dobbiamo vivere questo orario, oggi?», segue il lungo e assordante silenzio di Bergoglio, che scrolla leggermente la testa, abbassa lo sguardo quasi paonazzo e serra le mascelle, chiudendosi in un profondo disagio, cui mette fine la giornalista, chiedendo un abbraccio. Come è possibile che un vescovo non riesca a dare una risposta ad una domanda così semplice e scontata su un tema che è il culmine di tutto l’anno liturgico? Che idea si è fatto, guardando questo filmato? (QUI 48’)

R. Su questo credo ci sia stato un equivoco: Bergoglio, da vero “signore del pathos” qual è (in antitesi al signore del Logos, Benedetto XVI) sfrutta perfettamente le corde emotive del pubblico, e solo quelle. Il suo “minuto di silenzio” ha fatto il giro del mondo: una demagogica bordata emozionale che gli ha consentito di non “compromettersi” dichiarando qualcosa di cattolico, (tipo che Gesù è morto per la nostra salvezza, asceso al cielo etc.) ma che ha sortito l’effetto desiderato solo a metà, tanto che in molti si sono chiesti: “Dunque, non sa rispondere?”.  In tanti, ormai hanno capito. Da quando abbiamo svelato la sede impedita, Bergoglio ha messo in campo l’artiglieria pesante della propaganda emotiva, ma si espone sovente a delle gaffe atroci. Ricordiamo la finta diretta da Fazio, o la visita “a sorpresa” al negozio di dischi, al Pantheon. Francesco ha sostenuto più volte come “casualmente”, un giornalista si trovasse a passare di lì e che gli avesse rubato uno scatto. Con una veloce ricerca ho scoperto che si trattava del fotografo vaticanista Javier Brocal che segue ovunque Bergoglio, producendo documentari, articoli e biografie su di lui. Ho scomodato un matematico: le probabilità che Bergoglio possa aver incontrato CASUALMENTE, nell’arco di mezzora, a Roma, uno dei 200 giornalisti accreditati presso la sala stampa vaticana sono dello 0,000000062%. Francesco ha mentito, almeno al 99,9999938%, ma la cosa non ha turbato nessuno del mainstream.  

  • Ne Il mistero del male. Benedetto XVI e la fine dei tempi, Giorgio Agamben ha scritto: «L’abdicazione non può non evocare in questa prospettiva qualcosa come una discessio, una separazione della Chiesa decora dalla Chiesa fusca; e tuttavia Benedetto XVI sa che questa può e deve avvenire soltanto al momento della seconda venuta di Cristo, che è precisamente ciò che la bipartizione del corpo della Chiesa, agendo come katechon, sembra destinata a ritardare». Nel libro-intervista Benedetto XVI. Una vita, Peter Seewald riferendosi al libro di Agamben, chiede a Benedetto XVI se «la vera ragione delle sue dimissioni sia stata la volontà di risvegliare la coscienza escatologica», «una prefigurazione della separazione tra “Babilonia” e “Gerusalemme” nella Chiesa». La risposta di Benedetto XVI sembra confermare la domanda. Stando alle profezie di Garabandal, Benedetto XVI sarebbe l’ultimo papa o, perlomeno, «l’ultimo a rappresentare la figura del papa come l’abbiamo conosciuto finora», usando le parole di Seewald in Ultime Conversazioni. Anche qui la risposta di Ratzinger è stata chiara: «Tutto può essere». Mons. Viganò, riguardo al grande reset e alla pseudopandemia, ha detto che preannunciano il regno dell’anticristo, denunciando inoltre «l’apostasia della Gerarchia cattolica» e «la complicità della chiesa bergogliana e dell’intero episcopato mondiale alla farsa psicopandemica». Siamo forse giunti alla fine dei tempi? Potrebbe essere questo il tempo della grande apostasia, in cui il katechon viene tolto di mezzo perché si manifesti l’uomo dell’anomia e figlio di perdizione, o dobbiamo attenderci di peggio?

R. Giorgio Agamben, sono convinto, aveva intuito molte cose fin dall’inizio. In quel “tutto può essere” è però contenuto uno dei più gustosi messaggi in Codice Ratzinger. Seewald chiese (nel 2016) al vero papa: “Secondo la lista di San Malachia, il papato terminerebbe con il suo pontificato. E se lei fosse effettivamente l’ultimo a rappresentare la figura del papa come l’abbiamo conosciuto finora?”. E Benedetto: “Tutto può essere”.

Come? Se fosse vero che Francesco è il 266° papa, successore dell’ “ex papa” Benedetto XVI (come lo definisce Google da poche settimane nel sottotitolo), Ratzinger avrebbe dovuto rispondere a Seewald: “No, dopo di me c’è papa Francesco, poi, forse, dopo di lui, chissà”. E invece non lo ha minimamente calcolato (QUI). Chissà che avrà voluto farci capire? Forse che Bergoglio non è il vero papa?

Quanto all’aspetto escatologico, l’approccio della mia inchiesta è sostanzialmente laico-oggettivo, quindi non posso esprimermi su temi profetici. Circa gli aspetti totalmente – e sottilmente – inversivi rispetto al Cattolicesimo della personalissima spiritualità di Bergoglio, che ho sintetizzato con il termine “Bergogliesimo” (QUI) non vi è alcun dubbio. Basti pensare che porta al collo un simbolo univocamente rosacrociano (QUI) e a come abbia inserito l’inutile, obsoleta metafora della “rugiada” nel nuovo messale: la rugiada è – guarda caso –  il “Nettare dei Rosa Croce” (QUI).

In sintesi: la Magna Quaestio è ormai chiarita nelle sue linee principali: Benedetto XVI è l’ “emerito”, non l’inesistente papa in pensione, ma, da emereo, è “colui che merita” di essere papa in un ministero allargato fra papa e antipapa (QUI).

Possiamo continuare a prenderci del tempo per ragionare, meditare, ma l’antipapato anticristico di Francesco ha un costo: basti pensare alla débacle del referendum sull’aborto a San Marino. L’Italia ora – vista l’inerzia complice di Bergoglio – può godere di un’isola eugenetica dove si potranno fare a pezzi bambini di nove mesi col forcipe. Questi sono i risultati del continuare a tentennare, trastullandosi magari con l’idea di “Ratzinger modernista”, e il conto lo pagheranno degli innocenti. L’antipapato è certamente la chiave di volta di pressoché tutti i drammi che sconvolgono il mondo, sia per motivi spirituali (per chi crede) sia per motivi politici. Difficile pensare che il Signore possa disinteressarsi del fatto che il Suo Vicario è stato costretto all’esilio: saremmo nel deismo volterriano-massonico. Molto facile, invece, capire che se le massonerie internazionali sono riuscite a spodestare il papa, sul trono da 2000 anni, figuriamoci il marcio nel mondo politico laico. E nessuno pare turbato dal fatto che proprio il grande amico di Bergoglio, il turbo-abortista Joe Biden, (al quale ha concesso la Comunione) stia gettando napalm sul fuoco per regalarci una Terza guerra mondiale.