i vaccini prolungano la pandemia

ANALISI DEI DATI | I vaccini favoriscono il perdurare della pandemia.

Il 21/aprile/2022 L’Istituto superiore di sanità (ISS) pubblicava uno studio in cui sosteneva che la cosiddetta vaccinazione avrebbe consentito di salvare 120.000 vite umane.


Pietro Bracco, autore dell’articolo, è Ingegnere dei sistemi si occupa di business-intelligence e data-analytics per un’azienda internazionale.


Abbiamo già smentito quell’articolo mostrando come sia un esercizio algebrico basato su una (colpevole) ignoranza della natura del fenomeno pandemia. Abbiamo anche mostrato come i risultati dello studio cozzino frontalmente con i dati di fatto dei paesi africani dove, con tassi di vaccinazione bassissimi e senza lockdown i tassi di contagio e la mortalità si siano mantenute sempre a livelli inferiori di un fattore 100 rispetto alla vaccinatissima Europa.

Oggi andremo oltre mostrando un ulteriore aspetto del fallimento della strategia dei trattamenti genici di massa. Usando i dati ufficiali disponibili grazie a https://ourworldindata.org/ andremo a confrontare lo stato di salute attuale dei più importanti paesi europei e lo relazioneremo all’intensità della campagna di trattamento adottata.

Sato di salute nel principali paesi europei

Lo stato di salute, rispetto alla pandemia è descritto da 2 indicatori valutati alla data più recente disponibile.

  • Un indice dei Contagi o Casi giornalieri (media mobile a 7 giorni su 1 Milione di abitanti)
  • Un indice delle Morti giornalieri (media mobile a 7 giorni su 1 Milione di abitanti)

Questi due indicatori danno un’idea di quanto la pandemia si ancora attiva.

I dati sono ben rappresentati dal seguente istoogramma.

Intensità della (cosiddetta) vaccinazione

Negli stessi paesi consideriamo ora quanto è stata intensa la campagna di trattamento con i farmaci impropriamente definiti vaccini.

La situazione è ancora illustrata da altrettanti istogrammi.

Già di primo acchito si può notare come ci sia una notevole somiglianza fra le due classifiche, ossia come i paesi nei quali la pandemia sia tutt’ora maggiormente attiva sono propri quelli nel quali i trattamenti sono stati più intensi.

Questa impressione merita però di essere suffragata in modo oggettivo onde quantificare matematicamente questa impressione.

Correlazione dei trattamenti con i contagi e i decessi.

Per questo andremo ad utilizzare un indice statistico molto comune che possa misurare quanto la nostra impressine sia fondata: useremo l’indice di correlazione di Pearson. Detto in parole semplici il suo significato è quello di misurare se, esaminando una serie di valori di 2 variabili, si possa determinare un legame lineare tra l’una e l’altra variabile e di quantificare la forza di questo legame. L’indice di correlazione “r” assume un valore tra -1 e +1. La sua interpretazione è la seguente.

  • Perfetta: Se il valore è vicino a ± 1 si dice che c’è perfetta correlazione: positiva se quando cresce una variabile cresce anche l’altra (if positive) o negativa quado succede l’esatto opposto
  • Forte: Se il coefficiente vale tra ± 0.50 e ± 1 allora si parla di forte correlazione.
  • Moderata: Se il valore si situa ± 0.30 e ± 0.49, allora si parla di correlazione moderata.
  • Bassa: Quando il valore è tra + .29 e lo zero allora si parla di bassa correlazione
  • Nessuna: Quando il valore è zero.

Ora calcoleremo l’indice di correlazione fra le dosi di farmaco somministrate e i due indici che misurano l’intensità attuale della pandemia utilizzando i valori dei principali paesi europei.

Cosa possiamo aspettarci? Se fosse vero quello che racconta la narrazione ufficiale, ampiamente sostenuta dal nostro ISS e dai diversi enti governativi dovremo senz’altro aspettarci una correlazione inversa fra intensità della “vaccinazione” e intensità della pandemia. In altre parole dovremmo avere un valore negativo dell’indice di Pearson, con un valore più vicino a -1 quanto più i “vaccini sono stati efficaci. In parole povere: più si è vaccinato e meno dovrebbe esser intensa la pandemia.

Ma già guardando gli istogrammi la nostra impressione era stata diversa. Oggettiviamo allora questa impressione, perché un’impressione non è sufficiente.

Qui sotto sono riprodotti i valori deli indicatori che utilizziamo, presi da https://ourworldindata.org/, gli stessi valori rappresentai negli istogrammi visti sopra.

 

2 Dosi

Booster

Doses

Cases

Deaths

Italy

79.36

65.89

226.85

838.00

2.20

Germany

76.79

63.70

212.98

887.00

1.78

France

78.22

55.67

212.89

683.00

1.69

United Kingdom

72.91

57.55

208.44

165.50

2.31

Spain

86.46

52.98

201.96

374.97

1.37

Hungary

64.28

43.13

171.49

132.00

2.45

Poland

59.40

31.31

143.60

15.64

0.27

Croatia

54.93

15.00

128.50

169.00

1.68

Romania

42.34

0.00

87.73

49.66

0.60

Per ogni paese sono indicate:

  • La percentuale della popolazione trattata con 2 Dosi. (La cosiddetta vaccinazione completa)
  • La percentuale trattata con il Booster.
  • Il numero di dosi mediamente somministrate ogni 100 abitanti.
  • L’indicatore dei Casi (Contagi) giornalieri (su Milione di abitanti)
  • L’indicatore di Morti giornalieri (su Milione di abitanti)

Calcoliamo ora l’indice di correlazione fra i trattamenti e gli effetti.

2Dosi
Cases

2Dosi
Deaths

Booster
Cases

Booster
Deaths

All doses
Cases

All doses
Deaths

0.69

0.49

0.73

0.61

0.75

0.64

      

Il risultato conferma la nostra impressione iniziale. Non solo non c’è correlazione negativa fra trattamenti e infezione ma c’è una generale e forte correlazione positiva. (l’aggettivo Forte ha un preciso significato matematico come visto sopra).

L’indice di correlazione è particolarmente forte fra il numero di dosi somministrate e il numero di contagi. Questo dato è veramente paradossale perché afferma matematicamente che più si vaccina e più persistono i contagi. L’esatto opposto della narrazione ufficiale.

L’altro indice particolarmente alto (0.73) è quello fra il Booster e i Contagi (Casi). Anche questo è un dato che si poteva intuire anche osservando i dati della tabella 5 dei report settimanali dell’ISS che mostrano come, dal punto di vista dei contagi, la terza dose peggiori la situazione per tutte le fasce di età.

L’indice più basso, si fa per dire, è quello fra la percentuale di trattamento con 2 dosi e le morti. Il suo valore, 0.49, è comunque inquietante perché denota un legame positivo da moderato a forte fra le due variabili.

In generale possiamo affermare che esiste una forte correlazione fra la vaccinazione e l’attuale mortalità attribuita al Covid e una correlazione ancora più forte con l’attuale tasso dei contagi.

Il ritratto di un (colpevole) disastro.

Queste affermazioni non sono frutto di impressioni né di ipotesi, ma sono semplici misurazioni effettuate sui dati reali. Chiunque può ripetere gli stessi calcoli e la serie dei paesi può essere arricchita a piacere.

Abbiamo volutamente preso in considerazione solo i maggiori paesi europei, con popolazioni e condizioni simili, per evitare qualunque possibile speculazione basata su argomenti strumentali quali l’età media della popolazione o altro.

Quello che ne esce è il ritratto di un grave danno fatto sull’intera popolazione che si sta dispiegando nel tempo causando il perdurare di un’epidemia che tutto fa presumere si sarebbe già risolta da tempo se affrontata secondo i canoni consueti: le cure, la competenza e l’esperienza di tanti bravi medici, molti dei quali son stati perfino impediti di svolgere la loro missione, proprio perché stavano salvando tanta gente e dicendo la verità.