Codice Ratzinger: il “circo” degli argomenti pro-Bergoglio di fronte alla perfezione logica di Benedetto XVI. Di Andrea Cionci.
Un gran daffare in Vaticano: nomine compulsive di cardinali immaginari, ammiccamenti a dimissioni, smantellamenti di Congregazioni e le solite inversioni dottrinali: l’ultima è sulla famiglia QUI )
Viene da sorridere a pensare che tutto questo attivismo frenetico giri completamente a vuoto in quanto avviene nello stato di sospensione giuridica del “Pontificato d’eccezione” citato da Mons. Gaenswein QUI dovuto alla sede impedita che dura da nove anni. Un papa che non ha mai abdicato, un altro che non è mai stato eletto. Tutto campato per aria, o meglio, tutto “costruito sulla sabbia”, per usare un’espressione evangelica.
Il nostro libro inchiesta “Codice Ratzinger” (ByoBlu 25 maggio 2022) che raccoglie la biennale indagine svolta su Libero e altre testate, è divenuto in dieci giorni il sesto besteseller italiano QUI e sta agendo come una sorta di “antivirus” andando a sbloccare quei nodi logici che resistevano nella mente di tanti osservatori, in patria e all’estero.
BENEDETTO XVI È IN SEDE IMPEDITA …
Papa Benedetto, pressato ad abdicare, nel 2013 si è ritirato piuttosto in sede impedita. L’incomprensibile “ministero allargato” è così finalmente spiegato: non ci sono due papi validi, ma un papa legittimo-contemplativo e un papa illegittimo-attivo. L’emerito, giuridicamente inesistente, è così “colui che merita”, l’”insigne”, il “degno di essere papa”, ovvero il papa legittimo-contemplativo.
Controllate l’accezione sul vocabolario. La Declaratio di Benedetto XVI non è, dunque, una rinuncia al papato (invalida), ma un annuncio sincero e veritiero di autoesilio in sede impedita attuato attraverso l’inversione del munus/ministerium. QUI
… CIOÈ, IN PRIGIONIA
Chiaramente, essendo in “prigionia”, papa Benedetto non può dirlo esplicitamente e così si esprime in Codice Ratzinger QUI. . Tutto l’antipapato di Bergoglio verrà annullato e ci sarà uno scisma purificatorio. Fine della storia.
Due anni di duro lavoro per scoprire un uovo di Colombo che conduce al parossismo gli ostinati sostenitori della vulgata bergogliana, tanto che si registrano una serie di reazioni scomposte realmente … circensi.
ARGOMENTAZIONI DA CIRCO
Sia detto senza acredine, ma le argomentazioni – o pseudo tali – di quelli che sono pregiudizialmente ostili a questa realtà trovano una perfetta allegoria nei personaggi più classici del circo.
In questo articolo non offenderemo nessuno, non faremo nomi – diversamente dagli attacchi ad personam che provengono dai bergogliani e dagli una cum (conservatori legittimisti di Bergoglio) – ma ci limiteremo a descrivere in modo plastico il coacervo di argomentazioni antilogiche e arrampicamenti su specchi insaponati che vengono branditi come clave per difendere il – sotto tutti i punti di vista – indifendibile antipapato bergogliano.
Ed ecco una carrellata di questi veri e propri archetipi, pazientemente selezionati in due anni di diatribe sulla Magna Quaestio.
L’argomento del giocoliere: di solito viene da uno che si diverte con munus e ministerium, li fa roteare indifferentemente, in modo quasi ipnotico, sostenendo che uno vale l’altro, che sono perfettamente interscambiabili e che Benedetto utilizzò a piacimento i due enti in cui è scomposto l’ufficio papale, giusto per non ripetersi, in un disinvolto gioco linguistico. Questo nonostante lo stesso card. Ratzinger, nel 1983, avesse importato nel diritto canonico romano la dicotomia munus/ministerium, i cui elementi hanno dirompente e inconciliabile diversità giuridica.
L’argomento dell’uomo proiettile: è uno che “le spara grosse” pensando di avere in mano delle prove risolutive, e poi si va a spiattellare sul muro. Per esempio, ci fu uno studioso che scrisse un articolo in cui sbandierava di avere la prova che Benedetto fosse l’ex papa perché in una lettera che aveva da lui ricevuto c’era scritto “papa emerito”. Oltretutto, esibì foto e medaglie in veste da PAPA STRA-REGNANTE, con la sigla Pater Patrum, che il vero papa gli aveva inviato nel 2015, a due anni dalle presunte dimissioni. Un autogol niente male.
L’argomento del contorsionista: secondo tale tesi, Bergoglio è cattolico, in quanto è papa, poiché il papa è sempre cattolico. Ergo, siccome il papa è uno, ed è Francesco, Benedetto XVI non è più papa. Quindi le innovazioni non-cattoliche di Bergoglio sono solo “battute”’, o “espressioni linguistiche infelici”’, o ridefinite comunque come cattoliche in quanto “fatte dal papa, che non si inganna e non ci inganna”. Non fa una piega, almeno camminando sulle mani.
L’argomento del prestigiatore, anche detto “sedeprivazionismo”: il papa “si vede, ma non c’è”. Bergoglio sarebbe formalmente papa, ma nella sostanza non ci sarebbe. Guai a cercare di convincere il prestigiatore che Bergoglio non c’è proprio a livello legale, in quanto il papa precedente non ha abdicato.
L’argomento del mago: da non confondere con quello del prestigiatore. Il mago sa esattamente quali fossero le intenzioni di papa Ratzinger. E’ uno che ha la palla di vetro e dice: “una strategia del genere non avrebbe senso, quindi non è successa”, od anche “Benedetto non avrebbe mai fatto una cosa del genere, quindi non l’ha fatta”. Comodo così.
L’argomento del domatore di leoni. E’ tendenzialmente autoritario, usa la frusta per riportare in riga l’interlocutore: “il papa è uno ed è chiaro che è Francesco, non si discute, basta così, non ti permettere di dire altro, non si parla male del papa”. Ma, appunto, si sta dicendo che Bergoglio NON è il papa…
L’argomento dell’uomo forzuto. Di solito è un picchiatore: uno che affibbia gratuitamente epiteti come imbecille, idiota, pazzo, ebete, asino, senza argomentare minimamente. Si tenta di mettere in difficoltà l’avversario con la forza bruta, ma l’effetto ottenuto è esattamente opposto.
L’argomento della donna cannone: è fondamentalmente una versione femminile dell’uomo forzuto, un bullismo più sottile che si esprime non con insulti beceri, ma attraverso pesanti, schiaccianti giudizi morali. Di solito, per cavalleria, all’argomentazione-donna cannone si offre cortesemente la possibilità di replicare, ma l’invito non viene accolto: il posto ceduto è troppo stretto e inospitale.
L’argomento del domatore di pulci: è spesso un erudito, quello che si attacca a minuzie microscopiche tentando di delegittimare tutta la ricostruzione. Del tipo: “Ah se scrivi che il Concilio di Efeso iniziò nel maggio del 431 invece che ai primi di giugno, tutto il tuo lavoro è da buttare”. Una strategia blandamente irritante – come la puntura di una pulce – quanto inutile.
L’argomento del mimo: qualsiasi cosa gli sottoponiate, cordialmente e amichevolmente, non parla. Fa le facce, si muove, ma non reagisce, non risponde a lettere aperte, né a lettere private. Al massimo dice: “Non sono convinto”, a gesti, ma non spiega perché.
L’argomento del freak: tale posizione dà sovente del “mostro” a papa Benedetto, che sarebbe colpevole di aver ingannato tutti e di aver mandato all’inferno milioni di anime. Poco importa se il geniale, mitissimo, autosacrificale piano cristico di papa Ratzinger è stato messo in pratica per cause emergenziali ed esattamente volte a difendere la Chiesa e a salvare le anime. No: Benedetto è un mostro.
L’argomento del fachiro: comune a certi tradizional-sedevacantisti con pulsioni masochistiche. Per loro Bergoglio è una tragedia, ma bisogna tenerselo per forza anche se non è il papa. Insomma, si deve soffrire in silenzio anche se c’è stato un conclave invalido e il vero papa è impedito. Una teologa attiva sui social è recentemente riuscita a dire che Bergoglio è “un cattivo papa che serve per castigo, cioè per rendere casti”. Tipo cilicio, insomma.
L’argomento dei gemelli siamesi: ci sarebbero due papi, due munus, due pietre su cui Cristo ha fondato la Chiesa. In questa ottica, siccome papa Benedetto e Bergoglio si abbracciano in pubblico, allora è tutto a posto. A nulla vale ricordare il fatto che Gesù Cristo si lasciò perfino baciare da Giuda e che il Suo Vicario, nonostante quello che ha subìto, ama il suo usurpatore. Nella variante della “teoria del dottore privato” c’è un Bergoglio-Giano bifronte, con una faccia che fa il papa e una che parla a titolo personale contraddicendo senza problemi i dettami della fede cattolica (tipo la posizione “personale” a favore delle unioni civili). Coerentissimo.
L’argomento dell’equilibrista: è uno che illude, dà ascolto, sembra molto aperto ed equilibrato, sembra soppesare i pro e i contro con saggezza, ma poi non si convince mai, non prende mai posizione, e rimane sospeso su un filo di opportunismo.
L’argomento della piramide umana: è il sostenitore dell’Universalis ecclesiae adhaesio, cioè quella dottrina secondo la quale, siccome i cardinali, tutti insieme, hanno accettato il responso di un conclave, allora questo sana tutto, anche se ci sono state delle irregolarità nell’elezione di Bergoglio. Peccato che tale dottrina non si possa mai applicare a un non-conclave, convocato a papa non morto e non abdicatario. E l’Adhaesio crolla su se stessa.
L’argomento del trapezista: è quello che si attacca a un argomento per volta, ondeggia un po’, e quando non ce la fa più a tenersi salta a un altro argomento del tutto scollegato. Atteggiamento comune a quegli errorsostanzialisti che, incalzati a rispondere sulle frasi in codice Ratzinger, per tutta risposta saltano a citare testi di 60 anni fa attribuiti al teologo Ratzinger.
L’argomento del pagliaccio: è quello che sghignazza e prende in giro l’avversario sul cognome, storpiandolo. Il tipo che fa le boccacce, cercando di mettere gli altri in ridicolo. Come spesso avviene per i clown, di solito è una figura che nasconde una certa tristezza interiore. Basti pensare che, per un’ironia del destino, uno dei più infervorati dileggiatori del cognome altrui è uno che ha rinunciato al proprio e lo ha cambiato all’anagrafe. Forse se ne vergognava?
Ora, va detto che in diversi casi ci sono anche posizioni miste, delle “combo”: tipo il trapezista-freak, o il contorsionista-giocoliere, il mimo-prestigiatore, o l’indovino-domatore di leoni. Ce n’è davvero per tutti i gusti.
Insomma, torna in mente quella frase latina poi fatta propria dal Cristianesimo: “Quos Deus perdere vult, dementat prius” – coloro che Dio vuole perdere, prima li fa impazzire.