PUTIN E LA FINE DELL’ORDINE MONDIALE UNIPOLARE

PUTIN E LA FINE DELL’ORDINE MONDIALE UNIPOLARE. Di seguito riportiamo uno stralcio dell’intervento del Presidente Vladimir Putin al XXV Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, nella traduzione di Mark Bernardini. Ufficialmente, il presidente russo constata ormai la fine del sistema unipolare e la nascita del sistema multipolare, di cu abbiamo già parlato (QUI, QUI, QUI). Quello che prima poteva sembrare insolito, dai contorni “complottisti”, ora si sta svelando nella sua interezza. Ciò può significare solo una cosa: siamo giunto alla fine dell’ordine mondiale unipolare.

Putin a Davos:”L’era dell’ordine mondiale unipolare è finita”

Oggi presenterò il nostro – quando dico “nostro”, intendo la leadership russa – il mio punto di vista sulla situazione in cui si trova l’economia globale. Mi soffermerò in dettaglio su come la Russia stia agendo in queste condizioni e come stia pianificando il suo sviluppo in un ambiente in dinamica evoluzione.

Un anno e mezzo fa, parlando al forum di Davos, ho sottolineato ancora una volta che l’era dell’ordine mondiale unipolare è finita – voglio iniziare con questo, non c’è modo di farne a meno – è finita, nonostante tutti i tentativi conservarlo, conservarlo con ogni mezzo. I cambiamenti sono un corso naturale della storia, poiché la diversità di civiltà del pianeta, la ricchezza delle culture è difficile da combinare con modelli politici, economici e di altro tipo, modelli che qui non funzionano, modelli che siano brutalmente, senza alternative, imposti da un centro.

Il difetto sta nell’idea stessa, secondo la quale ce n’è uno, seppur un potere forte con una cerchia ristretta di Stati approssimativi o, come si suol dire, ammessi ad esso, e tutte le regole degli affari e delle relazioni internazionali, quando necessarie, sono interpretate esclusivamente nell’interesse di questo potere, funziona in una direzione, il gioco va in una direzione. Un mondo basato su tali dogmi è decisamente insostenibile.

I messaggeri del Signore

Gli Stati Uniti, dopo aver dichiarato la vittoria nella Guerra Fredda, si sono dichiarati i messaggeri del Signore sulla terra, che non hanno obblighi, ma solo interessi, e questi interessi sono dichiarati sacri. Non sembrano notare che negli ultimi decenni si sono formati nuovi potenti centri sul pianeta e sono sempre più forti. Ciascuno di essi sviluppa i propri sistemi politici e istituzioni pubbliche, attua i propri modelli di crescita economica e, naturalmente, ha il diritto di proteggerli, di garantire la sovranità nazionale.

Si tratta di processi oggettivi, di cambiamenti tettonici veramente rivoluzionari nella geopolitica, nell’economia globale, nella sfera tecnologica, nell’intero sistema delle relazioni internazionali, dove è in forte crescita il ruolo di Stati e regioni dinamici e promettenti, i cui interessi non possono più essere ignorati.

Ripeto: questi cambiamenti sono fondamentali, cardini e inesorabili. Ed è un errore credere che il tempo dei cambiamenti turbolenti possa, per così dire, stare fuori, aspettare, che presumibilmente tutto tornerà alla normalità, tutto sarà come prima. Non lo sarà.

Niente è eterno!

Tuttavia, sembra che le élite dominanti di alcuni Stati occidentali siano proprio in questo tipo di illusione. Non vogliono notare cose ovvie, ma si aggrappano ostinatamente alle ombre del passato. Ad esempio, si ritiene che il predominio dell’Occidente nella politica e nell’economia globali sia un valore immutabile ed eterno. Niente è eterno.

Inoltre, i nostri colleghi non si limitano a negare la realtà. Stanno cercando di contrastare il corso della storia. Pensano in termini del secolo scorso. Sono prigionieri delle proprie delusioni per i Paesi al di fuori del cosiddetto miliardo d’oro, considerano tutto il resto come la periferia, il loro cortile, li trattano ancora come una colonia e le persone che vivono lì le considerano persone di seconda classe, perché essi stessi si considerano eccezionali. Se sono eccezionali, allora tutti gli altri sono di seconda classe.

Da qui l’instancabile desiderio di punire, schiacciare economicamente chi si distingue dalle file generali, non vuole obbedire ciecamente. Inoltre, impongono rudemente e spudoratamente la propria etica, le proprie opinioni sulla cultura e idee sulla storia, e talvolta mettono in discussione la sovranità e l’integrità degli Stati, creano una minaccia alla loro esistenza. Basti ricordare il destino della Jugoslavia e della Siria, della Libia e dell’Iraq.

Se qualche ribelle non può essere perseguitato, pacificato, allora cerca di isolarlo o, come si dice ora, di “cancellarlo”. Si ricorre a ogni cosa, anche lo sport, il movimento olimpico, la cancellazione della cultura, i capolavori dell’arte, per il solo motivo che i loro autori sono di origine “sbagliata”.

Russofobia

Questa è la natura dell’attuale attacco di russofobia in Occidente e delle folli sanzioni contro la Russia. Folli e, direi, sconsiderate. Il loro numero, così come la velocità di comminazione, non conosce precedenti.

Il calcolo era chiaro: sfacciatamente, con un colpo secco, schiacciare l’economia russa, a causa della distruzione delle catene commerciali, del ritiro forzato delle aziende occidentali dal mercato russo, del congelamento dei beni nazionali, per colpire l’industria, la finanza e lo standard di vita delle persone.

Non ha funzionato. Ovviamente non è successo, non ci sono riusciti. Gli imprenditori e le autorità russe hanno lavorato in modo mirato e professionale, i cittadini hanno mostrato solidarietà e responsabilità.

Fonte: https://zen.yandex.ru/media/bernardini/20220617-spief-putin-62ad92d942858b3462b1128d