La svolta eurasiatica della Russia. Vi proponiamo di seguito, un articolo di Aleksandr Dugin, tratto da Idee&Azione, nella traduzione di Lorenzo Maria Pacini. Un utile strumento per comprendere la realtà che stiamo vivendo e che completa quanto già abbiamo pubblicato (QUI, QUI)
Di Aleksandr Dugin, 21 Giugno 2022.
La svolta eurasiatica della Russia: un’enorme nave continentale
La Russia è molto grande, un’enorme nave continentale. È difficile spostarla rapidamente su una rotta diversa a causa della sua ingombro, ma anche continuare a seguire l’inerzia verso l’abisso non è un’opzione. Esiste quindi un problema molto complicato di tempistica delle riforme eurasiatiche (e non ce ne sono altri nella nostra situazione).
Fino al 1991, l’Unione Sovietica ha seguito un unico percorso, stava andando in una direzione sconosciuta.
A quel punto si presentò un dilemma: cambiare rotta
– ad un corso atlantista (occidentale) o
– passaggio a un corso eurasiatico (antioccidentale, ma non più strettamente e ortodossamente sovietico, bensì più imperiale).
Le autorità hanno deciso di spostare il corso verso la zona occidentale.
La nave si sbriciolò in pezzi. Per miracolo, il nucleo è sopravvissuto, ma negli anni ’90 si è scoperto che anche la rotta occidentale era fatale, anche per la Russia.
La svolta eurasiatica della Russia: Putin
Poi apparve Putin, dapprima in modo brusco, e poi, al contrario, con un cucchiaino di zucchero all’ora cambiò di nuovo il corso ma questa volta non di 180 gradi rispetto alla rotta occidentale, bensì di 90 gradi. È passato sotto la perpendicolare. Qualcosa è rimasto occidentale e qualcosa non lo è più. L’eurasiatismo cominciò a trasformarsi da una possibilità teorica in qualcosa di più concreto, ma in modo incoerente e frammentario, cioè il corso è diventato per metà eurasiatico.
In tal modo il Continente Russia ha navigato per altri 22 anni – a volte a scatti, ma più spesso in modo relativamente tranquillo – già nuovo! – per inerzia, l’inerzia della manovra iniziale di Putin (di 90 gradi rispetto alla precedente).
La Russia sotto Medvedev
Sotto Medvedev nel 2008-2012 c’è stato un tentativo di correzione di rotta in direzione dell’Occidente (da qui la visita di Medvedev alla sede del CFR con la mediazione del magnate del maiale Friedman, il primo – fallito – reset con Hillary Clinton, i perfidi INSOR Jurgens e Gontmakher, la visita di Brzezinski che prometteva sostegno per un secondo mandato di Medvedev e molte altre cose spiacevoli). Oggi Medvedev è un “eurasiatico sistemico”, allora era un “atlantista sistemico”.
Putin è tornato e il tentativo di correzione liberale è finito. La nave della Russia è tornata a un rigoroso 90°. Né Atlantismo né Eurasiatismo, o sia Atlantismo che Eurasiatismo. La metafora del bicchiere mezzo vuoto/metà pieno si adatta perfettamente a questo caso.
Maidan 2014
Nel 2014, Maidan, Primavera russa, “La Crimea è nostra” e Novorossiya hanno fatto oscillare bruscamente la nave in direzione dell’eurasiatismo ma non per molto, e il percorso è stato disperatamente corretto ai soliti 90 gradi. Gli accordi di Minsk, il Gref (Sberbank che non lavora in Crimea, il pervertito Danya Milokhin), le misure non particolarmente riuscite con il Covid e tutte le cose malsane che abbiamo visto negli ultimi otto anni.
SMO (Operazione Speciale Militare)
Con il 24 febbraio 2022, inizio della SMO, ecco di nuovo una brusca sterzata verso l’eurasiatismo. Non è più a 90 gradi, perché l’Atlantismo si trova in opposizione diretta e frontale alla Russia. L’Occidente sta bombardando le città russe con la scusa della procura. Potrebbero dire: “Abbiamo iniziato noi stessi”. Non ha alcuna importanza (per la geopolitica). Fact-checking: Le città russe vengono bombardate e bombardate da coloro che l’Occidente sostiene, equipaggia e spinge a farlo, cioè l’atlantismo. Questo è tutto ciò che conta. Non è più possibile nuotare in questo modo, ma una deviazione di 90 gradi non è più sufficiente. La rotta è già stata tracciata in direzione dell’eurasiatismo in modo irreversibile. E non solo all’atlantismo, nemmeno al primo Putin i 90 gradi possono essere restituiti anche solo teoricamente.
Ma la nave è molto grande, troppo grande. Non sarà facile invertire la rotta e trasformarla in un pieno eurasiatismo, cioè a 180 gradi rispetto al vettore più fondamentale della civiltà occidentale. Non si sa quanto tempo ci vorrà, ma potrebbe essere molto lungo. Potrebbe essere di nuovo un tentativo idiota. Imprevedibile. La tempistica è, in un certo senso, arbitraria. Le dimensioni gigantesche della nave possono essere un argomento a favore di un’operazione il più lenta possibile. Ma fatelo lo stesso, perché non potete non farlo. 90 gradi verso Occidente è già del tutto inaccettabile, così come è inaccettabile il percorso puramente occidentale dei liberali russi negli anni Novanta.
Il trionfo dell’eurasiatismo
Ecco, tuttavia, l’aspetto più importante: la SMO ha posto una nuova inerzia, ha dato impulso a una nuova traiettoria storica. La Russia si è mossa in una direzione diversa già rispetto agli anni 2000, rispetto al bicchiere mezzo vuoto/ pieno di tutti i precedenti anni di governo di Putin.
Nessuno è mai pronto per il cambiamento. Ma ogni tanto arrivano. Il trionfo dell’eurasiatismo a pieno titolo nella Russia contemporanea può essere rimandato, ma non può essere impedito.
La SMO è proprio l’Evento su cui è stata costruita in anticipo la teologia politica autenticamente russa. SMO è l’inizio della rinascita dalle ceneri dell’Impero, l’ultimo Regno.
D’ora in poi si tratta di un nuovo vettore. Probabilmente l’ultimo della storia russa, dato il contesto escatologico dell’apostasia mondiale della civiltà.
Ci stiamo avvicinando al momento per il quale il popolo russo è stato creato da Dio.