Papa o non papa? Andrea Cionci risponde

È uscito per Byoblu Edizioni il libro di Andrea Cionci, Codice Ratzinger. Il giornalista romano afferma che il vero e unico papa legittimo è Benedetto XVI, e papa Francesco è un usurpatore per di più intriso di una spiritualità lontana da quella cattolica, e forse perfino cristiana.

I lettori che hanno seguito la lunga inchiesta di Andrea Cionci difficilmente troveranno qui elementi nuovi. Chi volesse approfondire può acquistare il libro dove il materiale è rivisto, organizzato e integrato.

A quelli che non ne hanno mai sentito parlare, un avvertimento doveroso: la posizione di Cionci è estrema, e non ammette vie di mezzo.

La gestazione di questo colloquio è stata complessa. Il crinale che Cionci ha scelto di imboccare – obiettivamente con coraggio e incoscienza – è sottile e pericoloso.

Non sono d’accordo su alcuni punti, altri li leggo in modo diverso, su moltissime cose non ha alcuna conoscenza che mi autorizzi ad esprimere il più fumoso dei pareri. Non è questo il punto.

Il fatto che mi ha spinto a parlare con lui è molto semplice: questa posizione radicale è stata silenziata, sbeffeggiata con attacchi ad personam, liquidata con sufficienza. Eppure i fatti e gli argomenti che mette in piazza sono gravissimi.

Se qualcuno concluderà che l’autore della ricerca sia un fanatico a caccia di visibilità e denaro, sarà ovviamente libero di farlo.

Andrea, tu hai svolto un’inchiesta che definirei puntigliosamente scrupolosa – il che di per sé non garantisce la sua veridicità, purtroppo o per fortuna – sul fatto che Jorge Mario Bergoglio sia un usurpatore, mentre il vero e unico Pontefice è Benedetto XVI. Non solo: Jorge Mario Bergoglio, il non-papa, sarebbe il terminale di un pensiero esoterico clamorosamente anticristico e anticristiano. Jackpot, insomma.

A parte farti notare che qualche secolo avresti fatto la fine di Giovanna d’Arco o di Giordano Bruno (sei un ragazzo fortunato), oltre a chiederti se la mia sintesi è corretta vorrei illuminare due implicazioni laterali ma decisive delle tue tesi, vale a dire le cause e le conseguenze.

Le cause. A meno di non essere completamente fessi, credendo che nella Chiesa Cattolica si estraggano papi come conigli dal cilindro del prestigiatore, e allontanandoci un attimo dall’hot spot del tuo lavoro, vale a dire Jorge Mario Bergoglio e ciò che rappresenta (qualcosa rappresenta, dopo tutto), dove e quando collochi i primi sintomi di quella che ti appare una debacle apocalittica?

L’inchiesta è stata condotta in modo puntigliosamente scrupoloso attraverso circa 200 articoli (non retribuiti, per mia stessa richiesta) proprio perché la questione è di una tale gravità e così espansa nel tempo e nelle discipline da meritare la massima attenzione e piena libertà di scrittura. Un’enorme responsabilità di cui avrei fatto volentieri a meno, considerato quello che mi è costato in termini di lavoro, tempo, denaro e sonno. Troverete l’inchiesta condensata e riordinata in fondo a questo articolo.  Non mi sento, tuttavia, per nulla accostabile ai giganti della fede citati, al massimo, al bambino della favola di Andersen che dice “il re è nudo”. Molti si chiedono se io sia laico o cattolico, la cosa mi gratifica perché vuol dire che sono riuscito a descrivere una realtà oggettiva, senza farne una battaglia ideologica o confessionale. Praticamente quello che dovrebbe fare un giornalista normale.

Circa la veridicità dell’inchiesta, devo far notare che se non fosse vero quanto affermo, fin dall’11 giugno 2020, data in cui è formalmente iniziata con il mio articolo sugli errori di latino nella Declaratio  avrebbero potuto facilmente contestarmi e mettermi a tacere. Invece Avvenire ha preferito darmi gratuitamente dell’“imbecille”: un grosso errore. Dovevano stroncare l’inchiesta con argomentazioni razionali al suo germogliare, ora è troppo tardi, sta divampando nel mondo. I canonisti del Vaticano avrebbero anche potuto smentire il volume dell’avvocatessa Estefania Acosta, di cui ho scritto su Libero nel marzo 2021, un testo giuridico che dimostra come la Declaratio fosse del tutto invalida come rinuncia. Solo in agosto avrei scoperto che era un coerentissimo annuncio di autoesilio in sede impedita. 

Ho interrogato pubblicamente famosi canonisti bergogliani come Mons. Giuseppe Sciacca, i professori Geraldina Boni e Valerio Gigliotti  e anche valenti colleghi vaticanisti, come Massimo Franco, Matteo Matzuzzi, Francesco Antonio Grana,  ma tutti hanno preferito il silenzio. Per alcuni, il tema “non è di interesse”: come se un inviato a Londra ignorasse una micidiale querelle sulla successione illegittima di Elisabetta II.

Oggi c’è questa usanza di non rispondere alle domande, financo cordiali e amichevoli. Va bene, ma poi bisogna essere pronti ad accollarsene le conseguenze: in qualsiasi consesso scientifico, di fronte a uno studio estremamente documentato che nessuno riesce a mettere in discussione, questo va preso sul serio almeno finché qualcuno non riesce a smentirlo su base logica e documentale. Se così non fosse, prenderemmo ancora per buona la Donazione di Costantino dai tempi dell’umanista Lorenzo Valla: sarebbe bastato non rispondergli e far passare tutto in cavalleria. In questo caso, peraltro, se io avessi torto, darei un enorme scandalo e sarebbe assolutamente doveroso da parte di chierici, canonisti e giornalisti cattolici rispondermi a tono per tranquillizzare centinaia di migliaia di fedeli che hanno letto la mia inchiesta (e che anche loro si sono tranquillizzati, in un altro senso). 

Soprattutto, lo stesso Santo Padre Benedetto XVI avrebbe potuto smentirmi con severità quando mi ha onorato di una sua risposta scritta, tramite Mons. Gaenswein, nel dicembre 2021, e invece mi ha fornito l’unica, commovente risposta che poteva fornirmi da una sede impedita, per di più corredata di un clamoroso suo stemma da papa regnante

Quanto a Bergoglio, noto con stupore che per molti laici la situazione è marchianamente evidente, mentre tanti cattolici stentano a capire che il vescovo argentino non è mai stato, né mai avrebbe potuto essere il papa. Tralasciando le arcinote questioni dottrinali, le Pachamame e tutto il resto di cui il vostro autorevole blog si occupa spesso, come può essere il Pontefice romano uno che indossa un simbolo univocamente rosacrociano, l’anticristico Buon Pastore con le braccia incrociate, o che si dice a favore delle unioni civili gay, cioè della legalizzazione di quello che per i cattolici è il secondo dei Quattro peccati che gridano vendetta al cielo (quello contronatura)? Come può essere papa uno che rifiuta ostinatamente di inginocchiarsi davanti al Santissimo, mentre si inginocchia per lavare e baciare i piedi di islamici, donne, e trans

Larghissima parte dei cattolici in buona fede, compresi molti conservatori, sono vittima di un processo di “negazione”, un po’ come quei mariti che di fronte al palese adulterio della moglie non vogliono credervi a nessun costo. L’unica differenza è che parte di loro amano la moglie fedifraga, mentre gli altri la odiano. Un atteggiamento pericolosissimo che potrebbe sancire la fine della Chiesa cattolica, almeno di quella canonica e visibile. 

Quanto alle cause che hanno portato a tale situazione, direi che ve n’è una “archetipica”, ovvero la ricerca superba e immatura dell’uomo di trovare una conciliazione fra la prospettiva cristiana e le esigenze di questo mondo: l’immortalità dell’anima, ma anche il libero godimento dei piaceri della vita, il premio senza la fatica, lo zucchero delle emozioni senza il salato della ragione.  Insomma, quell’unione degli opposti che è un caposaldo del Bergogliesimo. La via larga, la tentazione del Serpente, vecchia quanto l’uomo, che nel Settecento trovò sfogo nella Massoneria, a sua volta infiltratasi pesantemente nella Chiesa cattolica soprattutto dal Concilio Vaticano II. 

Da quel momento chiave si è diffusa la gangrena che sta divorando la Chiesa cattolica, la quale si potrà salvare solo con un’amputazione, appunto, uno scisma purificatorio. Qualcuno, ad esempio, pensa che il clero tedesco sia recuperabile?

Tuttavia, chi parla di un processo graduale e continuo che, attraverso papi sempre più eretici ha portato al naturale “sbocciare” di Bergoglio, commette un errore esiziale. Faccio un esempio storico: dalla pubblicazione del Das Kapital di Karl Marx alla Rivoluzione di Ottobre passarono 50 anni, tuttavia, nel 1917 la famiglia Romanov venne detronizzata, terminò l’impero zarista e poco dopo nacque l’Urss. Ovvero, una forza eversiva che era stata tenuta – malamente – sotto controllo dagli Zar, cresce nel tempo e a un certo punto ribalta completamente la situazione impadronendosi abusivamente del potere. 

Ed è quello che è avvenuto con l’antipapato di Bergoglio, instauratosi dopo il geniale autoesilio in sede impedita del vero papa, l’emerito, cioè colui che ha diritto, che merita di essere papa (da emereo): – una tragica necessità alla quale è stato costretto il vero pontefice. Se possiamo quindi parlare di una continuità nel processo di crescita del marxismo rivoluzionario fino al 1917, possiamo forse parlare di continuità dinastica fra Nicola II e Lenin?  Certo che no. È avvenuto, piuttosto, qualcosa di traumatico che ha portato a un golpe.

Citare Benedetto XVI come il gradino immediatamente precedente a Bergoglio, e a lui propedeutico, significa chiudersi completamente alla comprensione del geniale piano antiusurpazione, preparato da Ratzinger fin dal 1983, quando egli stesso importò nel diritto canonico la distinzione fra titolo ed esercizio del potere dal diritto principesco tedesco, il Fürstenrecht. Altro che “errore sostanziale” di cui parlano gli americani. E’ esattamente l’opposto. Dirò di più: c’è tutto un territorio ancora da esplorare, il cosiddetto “Proto-codice Ratzinger”, cioè la strategia preparatoria con cui lui ha reso credibile il defilamento strategico nell’inesistente emeritato. Faccio un esempio: tanti tradizionalisti hanno protestato perché Benedetto tolse la tiara dallo stemma pontificio. Ma se lui avesse avuto una tiara, avrebbe dovuto per forza toglierla dallo stemma da emerito, una volta autoesiliatosi, come gli propose il card. di Montezemolo. Invece il basso profilo di un’umile mitria vescovile, per far contenti e canzonati i modernisti, gli ha consentito di non cambiare il suo stemma araldico.

Come per esempio quando nel Summorum parlò di “Messa straordinaria”: ancora tradizionalisti fuori di testa, (“quella messa non può essere celebrata in via straordinaria! È quella di sempre!” etc. etc.) ma “straordinario” vuol dire anche miracoloso, incredibile, stupendo. Uscite dal burocratico-clericale e troverete la super trasparenza essenziale di papa Ratzinger, come la descrive Mons. Gaenswein. Così, addolcendo la pillola per i modernisti con quello “straordinaria”, Benedetto ha proclamato qualcosa di esplosivamente tradizionale.

Ciò che è più triste è che chi continua a prendersela col Concilio senza accettare di capire chi è il vero papa e cosa sia avvenuto,  finisce col prendersela con Ratzinger e, in tal modo, sta preparando il trono all’antipapa Giovanni XXIV

Direi che il fuoco amico tradizional-sedevacantista è perfino più pericoloso del bergoglismo che, sulla carta, è stato già spacciato da papa Benedetto con un atto che solo i suoi nemici hanno voluto interpretare come abdicazione. In questo senso, Mons. Viganò ha fatto delle importanti, recenti aperture. Speriamo si convinca del tutto invece di tenere confiscate metà delle forze antibergogliane in un terzo schieramento sedevacantistoide contro Benedetto e contro Bergoglio che non porterà da nessuna parte.

Per chiarire cosa sta avvenendo, farò un esempio plastico. Immaginiamo un soldato che, incalzato da una torma di nemici scappa su un ponte, non prima di averlo minato. Il piano è quello di far passare i nemici sul ponte e poi di azionare il detonatore per farli saltare tutti in aria. Ecco, i commilitoni tradizional-sedevacantisti di questo eroico soldato, fanno sì che egli non venga preso sul serio quando, giunto trafelato, afferma di aver minato il ponte, anzi lo fanno portare in infermeria ritenendolo pazzo.  E così i nemici avanzano indisturbati. 

Attenzione: lasciate perdere le eresie di Bergoglio – difficilmente impugnabili, data la sua astuzia – o le irregolarità nell’elezione che potrebbero essere sanate dall’Universalis Ecclesiae Adhaesio. Quello è un vicolo cieco.

L’unica cosa importante su cui ci si deve concentrare è la sede impedita di papa Benedetto: non essendo lui deceduto e non avendo abdicato, nel 2013 nessun conclave poteva avere luogo e quindi nessun escamotage canonico potrebbe mai sanare il non-conclave che ha eletto antipapa Francesco. Tale situazione la spiega lo stesso papa Benedetto in una quantità enorme di messaggi in Codice Ratzinger, sistema di comunicazione logica assolutamente oggettivo, certificato da studiosi il quale, come abbiamo scoperto, ricalca pari pari lo stile comunicativo di Gesù coi suoi nemici

O questo Codice Ratzinger lo si capisce per tempo, oppure ci toccherà un altro antipapa, Giovanni XXIV, eletto da un collegio con 70 non-cardinali, e “ricomincerà la giostra”.

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