Come vi sentite ora?

Come vi sentite ora che qualche cosa si muove nel vostro corpo e attaccando le parti vitali di voi, vi lascia senza fiato, stesi su divani, uffici, strade, dentro le vostre auto gli autobus o in mezzo alla gente. Vi lascia senza vita, senza possibilità di replicare, di appellarsi a qualcuno o qualcosa, senza neanche l’occasione di tentare un ultimo balzo per sottrarsi alla morte. Come vi sentite ora?

Se ti vaccini ti ammali, fai ammalare, muori e fai morire”. Potremmo ribaltare così la frase del “grande” Mario Draghi che cerca di sopravvivere a se stesso. “Whatever it takes”. Ora abbiamo compreso appieno questa frase. A discapito di tutto e tutti, di qualunque cosa, ha portato a termine il suo compito. Da bravo “lacché” dei potenti. Ridicolo essere sopravvalutato, che ora fa finta di “lasciare” anche se il paese lo vuole ancora, dice lui, al potere. Lo vuole ancora li a spazzare quel che resta della nostra “patria” e a “vaccinare” quante più persone possibili per portare a termine il diabolico piano che gli è stato imposto. Fa finta di lasciare mentre la sua “via di fuga” è preparata da tempo.

Non fa neanche più ridere la parodia che Crozza fa di lui, quando dice che con quella frase Draghi voleva dire “alla cazzo di cane”. Non fa più ridere neanche Crozza, con il suo patetico teatro pieno di gente mascherata che lo applaude, mentre aveva nelle mani la possibilità di raccontare a tutti la verità. Si è ridotto a fare la “macchietta” da paese, il giullare dello stato, sperando di ripulirsi l’anima dando “un colpo al cerchio e uno alla botte”. Come vi sentite ora?

Ci avete dato dei “complottisti”, dei menagrami, dei pessimisti e ci avete insultati con quanto di peggio si possa immaginare. Ora siete tutti lì a trascinare la vostra esistenza in scadenza, senza sapere cosa vi succederà domani. Non pensare è l’unica cosa che vi resta da fare. Continuare a credere è l’unica cosa che potete fare. Non c’è più né Dio né patria. Non ci sono più favole da raccontare ai vostri bambini. Vi svegliate al mattino senza pensare a niente. Reprimete quel poco che ancora avete del vostro onore, lo spingete in fondo all’anima e a testa bassa andate al lavoro. A lavorare perché per voi, che un lavoro ancora lo avete, questa è l’unica cosa che vi tiene in piedi. L’unica cosa che per voi, ha uno scopo nella vita. Quella vita che continuate a vivere come se nulla fosse successo, senza interrogarvi su niente. E mentre ormai i vostri amici, i conoscenti più vicini, i parenti anche più stretti stanno male o cascano a terra, voi vi allontanate dall’idea che possa capitare anche a voi. Vi raccontate di sfortuna e destino rifugiandovi in frasi come: “Aveva già dei problemi”. Come vi sentite ora?

Siete sempre più distanti da noi, che guardiamo attoniti la drammatica evoluzione di quel gesto che solo due anni fa ha cambiato la vostra vita. Volete sapere se siamo dispiaciuti? Si lo siamo. Lo siamo perché noi, pensiamo che la vita umana abbia un valore assoluto. Ogni vita sia irripetibile ogni esistenza sia unica ogni momento della vita un regalo che non tornerà mai più. Noi ci rimproveriamo di non essere riusciti a farvi comprendere che vi stavano uccidendo tutti o nella migliore delle ipotesi, vi stavano menomando per il resto della vostra vita. Siamo disperati per non essere riusciti a farvi comprendere che i figli sono una cosa da difendere ad ogni costo, anche a costo della propria vita. Invece li avete trascinati insieme a voi, in questo tunnel del quale non solo non si vede l’uscita, ma che definisce giorno per giorno in modo chiaro, che dovunque e in qualsiasi momento si troverà l’uscita, quello che vi aspetterà sarà comunque spaventoso. Come vi sentite ora?

Siete tornati altezzosi e pieni di disprezzo nei nostri confronti, quando qualche tempo fa avete ripreso a fare i vostri aperitivi, a frequentare i vostri ristoranti. Arroganti nel commentare che voi si, potevate riprendere la vita di una volta con il vostro pass le vostre mascherine e il vostro vaccino. Noi invece no. Noi vi guardavamo da fuori dei vetri dei vostri locali preferiti e mai come allora, era chiaro come in prigione, segregati ed esiliati, eravate voi e non noi. Avete ripreso a frequentare i vostri posti di lavoro guardando in malo modo, chi ancora non si era piegato al volere del potere. Lo avete bollato come “infetto” pericoloso per la società. Lo avete denunciato, isolato, lasciato solo e a volte, lo avete deriso come si deride colui che non è degno di far parte della specie umana. Vi siete rivoltati contro i vostri stessi simili, li avete sbeffeggiati e lasciati da parte. Quegli stessi simili, che ora vi vedono chiudere gli occhi e vi tendono una mano nell’ultimo istante di contatto con la vita. Gli stessi che ora vi accudiscono, vi consolano, cercano di alleviare le sofferenze nelle quali siete scivolati. Perché siamo solo noi, che cerchiamo comunque di aiutarvi, di starvi vicino, di capirvi e consolarvi. Perché voi avete dimenticato, messo da parte e allontanato anche voi stessi. Come vi sentite ora?

Girate mascherati, per difendervi da una cosa che ormai è dentro di voi. Guardate noi che senza maschera camminiamo nella nostra vita che abbiamo modificato e ricostruito, e non siete neanche più in grado di riprenderci, di additarci, di attaccarci e obbligarci ad indossarla la “mascherina”. Fate la vostra vita a testa bassa e non riuscite più a trovare un motivo, una frase, una parola, per rimproverarci e accusarci. Non riuscite più ad appellarci come: “pericolo per la comunità”. Questo la dice lunga su cosa vi sta accadendo, e siamo addolorati da come siano riusciti a cambiarvi. Ma tutti voi, preferite nascondere i vostri pensieri, la vostra ragione i vostri sentimenti. Non sono neanche più sicuro che proviate qualche sentimento, che abbiate ancora qualche sussulto, che vi sfiori qualche dubbio. Come vi sentite ora?

Noi vi vediamo vivere. Spesso viviamo vicino a voi. Percepiamo la vostra insicurezza, la vostra rabbia la vostra paura. Persi in un labirinto dal quale non potrete più uscire, vi vediamo annaspare e tirare dritti perché come sempre, nell’incertezza, nel buio più assoluto, chiunque si erga a voce “del popolo”, chiunque dia con sicurezza un’indicazione e una via da seguire, viene seguito nella speranza che lui abbia quell’illuminazione che manca a tutti, quella visione che il popolo non vede. Così vi sentite liberi, sentite di tornare alla vita anche solo per un attimo. Sorridete, cercate di riprendere a mischiarvi con coloro che non si sono sottomessi a questa pazzia. Anche se a distanza, con diffidenza, cercate di ristabilire un contatto. Ma le distanze ormai sono abissali e sono dentro di voi. Lavorano piano piano, giorno per giorno, indisturbate nelle viscere del vostro corpo. Come vi sentite ora?

La sola cosa che vi consola, è chiudere gli occhi la sera, dimenticare tutto e sperare di riaprirli la mattina dopo. Noi ve lo auguriamo. Noi vi auguriamo di fermarvi qui, di non continuare a perseguire questa follia. Vi auguriamo di avere la capacità di bloccarsi anche solo per un attimo, e cominciare a dubitare. Dubitare di tutto perché come diceva Terzani: “Voler togliere il dubbio dalle nostre teste è come volere togliere l’aria ai nostri polmoni”. Vi auguriamo di trovare la via d’uscita del labirinto nel quale vi siete infilati. Di trovare la luce in fondo al tunnel e di vedere l’azzurro del cielo. Vi auguriamo di non dovervi più chiedere: “Come vi sentite ora?”.

Vi confessiamo una cosa. Noi, non siamo meglio o peggio di voi. Teniamo stretta la mano di chi ci sta vicino e non sappiamo quanto durerà. Abbiamo paura, ci confrontiamo, ci informiamo ci parliamo e si, siamo pieni di dubbi. Ma se non avessimo avuto quei dubbi, noi oggi non saremmo qui a chiedere a voi “Come vi sentite ora?”

Bruno Marro

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