“I governi in questa fase drammatica si stanno piegando allo strapotere sovranazionale di Google e Apple”
ROMA – L’atteso sforzo di trasparenza che ha portato il governo nelle scorse ore a pubblicare il codice della app Immuni, “ha messo in luce aspetti sconcertanti che dovrebbero portare al ritiro immediato del progetto“. A lanciare l’allarme e’ Andrea Lisi
Avvocato, esperto di digitalizzazione, privacy e diritto dell’informatica.
Si occupa da più di quindici anni di diritto dell’informatica, commercio elettronico, privacy ed eGov.
Ho fondato nel 2007 ANORC (Associazione Nazionale per Operatori e Responsabili della Conservazione digitale dei documenti), presiede attualmente ANORC Professioni ed é Segretario Generale di AIFAG (Associazione Italiana Firma elettronica avanzata biometrica e Grafometrica).
Insomma, uno che ne mastica decisamente. Lisi punta il dito sul fatto che “da quanto si apprende, questa soluzione si appoggia totalmente su una infrastruttura sviluppata da Google e Apple”.
Cio’ significa, secondo l’esperto di Diritto dell’Informatica, che i due giganti potranno potenzialmente disporre dei nostri dati, sia sanitari sia di geolocalizzazione, “e se potranno lo faranno”, commenta, ricordando che gia’ prima della pandemia si stava testando una tecnologia per il marketing di prossimita’ molto simile a quella del contact tracing basato sul bluetooth low energy che caratterizza il software anti-Covid.
“Che tutto il progetto sia un bel testing per cio’ che stanno costruendo alle nostre spalle?. I governi- afferma Lisi- in questa fase drammatica si stanno piegando allo strapotere sovranazionale di Google e Apple e cosi’ la democrazia alla quale siamo abituati sta diventando una tecnocrazia dove i nostri dati finiscono in un tritacarne digitale”.
A sentire Lisi, che sin dall’inizio e’ stato tra i piu’ critici sull’adozione di Immuni, le ombre sull’intera vicenda sono ancora molte. L’antefatto e’ che Anorc l’11 maggio scorso ha posto al ministro per l’Innovazione, Paola Pisano, una serie di quesiti sulla app chiedendo trasparenza su una serie di passaggi. E la scorsa settimana il dicastero ha risposto direttamente all’Associazione con una pubblicazione sul sito ministeriale. “Risposte insufficienti e generiche” subito bollate da Lisi, perche’ “non corredate da documenti tecnici e contrattuali in grado di far comprendere la natura e il senso di questa complessa operazione”.
In un articolo pubblicato sull’Huffington Post in queste ore, l’avvocato elenca almeno 9 punti ancora “oscuri sul progetto Immuni“. Tra questi la mancata disponibilita’ dei contratti di sviluppo e manutenzione che legano il governo italiano alla societa’ Bending Spoons. “Un fatto grave- si legge nell’articolo- perche’ non conosciamo i termini effettivi di questo impegno negoziale che comportera’ nei suoi effetti una compressione di diritti fondamentali di cittadini italiani in nome di una strategia di prevenzione al virus che ancora non e’ stata precisata nella sua reale efficacia”.
Come non e’ chiaro “se il governo italiano avra’ la piena proprieta’ della soluzione” e “in che modo Immuni si interfaccera’ con le API di Google e Apple”. Inoltre, “a oggi, non e’ stata ancora pubblicata (e quindi immaginiamo non realizzata) una particolareggiata DPIA (Data Protection Impact Assessment) come previsto ex lege. E sarebbe stato utile avere ogni dettaglio tecnico in relazione ai requisiti di privacy by design e privacy by default della soluzione offerta da Bending Spoons”.
“E’ paradossale- conclude l’avvocato- che si debba discutere di queste cose nel giorno in cui si festeggiano i 2 anni di operativita’ del GDPR, il Regolamento europeo per la protezione dei dati. Se la normativa fosse presa come riferimento dal legislatore prima di compiere certe scelte, non staremo qui a parlare”.