LA PROVA DEFINITIVA CHE L’ISOLAMENTO DEI VIRUS È UNA FARSA

Articolo e video a cura del Dr. Stefano Scoglio, Ph.D.

Sono partito già dal Marzo 2020 col denunciare che il presunto isolamento  del SARS-Cov2, eseguito in primis dall’equipe dell Chinese Center for Disease  Control (CCDC) sotto il nome Zhu N. et al., non era affatto un isolamento, perché  non c’era nessuna purificazione del virus, ma solo la messa in coltura su cellule di  rene di scimmia del liquido bronco-alveolare di alcuni pazienti affetti da polmonite.  Come dissi allora, quel liquido bronco-alveolare, più o meno centrifugato,  conteneva circa 30 miliardi di particelle simil-virali, la maggior parte dei quali di  origine umana (esosomi, vescicole extra-cellulari, etc)., che veniva poi messo in  coltura su cellule di rene di scimmia Vero E6.  

Uno potrebbe obiettare: ma chi se ne frega se è stato isolato, il virus c’è e  ammala. Ma è proprio qui il problema: per poter dire che la causa di una malattia è  un virus, e non tanti altri possibili fattori, come quelli alimentari, ambientali e  iatrogeni (causati dai farmaci e dalle terapie stesse), occorre prima identificare il  virus, il che significa isolarlo/purificarlo estraendolo dalla enorme massa di miliardi  di particelle simil-virali presenti nel liquido del paziente; e poi, una volta isolato,  verificare che sia patogeno, che possa far ammalare, il che è possibile solo se io  testo su una cavia un materiale composto quasi esclusivamente dal virus, perché  se anche ci fosse un effetto patogeno, se il materiale da me testato è grandemente  eterogeneo, cioè composto di un grande numero di altri possibili fattori, non si  potrà mai sapere se quel virus che ipotizzo essere la causa della malattia (in  questo caso, Covid) ne sia veramente la causa. In sintesi, questa è l’essenza di  quei principi fondamentali della microbiologia che si chiamano i Postulati di Koch. 


In miei precedenti scritti (e in maniera ancora più dettagliata nel libro che sto  per pubblicare) ho mostrato come tali Postulati di Koch non siano stati  minimamente soddisfatti dai ricercatori, e dunque non c’è nessuna possibilità di  affermare, con nessun grado neppure di probabilità, che le polmoniti bilaterali  interstiziali e le trombo-embolie polmonari, che costituiscono l’essenza della  malattia Covid (e che sono sempre esistite, e prima del 2020 si chiamavano col loro nome proprio) siano causate da un virus, e tantomeno dallo specifico virus  SARS-Cov2. 

Sono stato attaccato anche duramente per questa mia posizione, tacciata  come negazionista, ma i veri negazionisti sono coloro che negano la vera scienza,  volendo far passare per certo e provato solo ciò che è una mera ipotesi. Oggi, la  mia posizione è definitivamente confermata da uno dei più importanti organi della  sanità mainstream mondiale, il Center for Disease Control, o CDC, americano.  


Dopo la comparsa della discussione sul presunto virus, già nel 2020 sono  iniziate ad accadere cose strane. Nell’Aprile 2020, la Commissione Europea  rilascia la seguente dichiarazione:  

Since no virus isolates with a quantified amount of the SARS-CoV-2  are currently available…”.1

“Poiché nessun isolato con un ammontare quantificato di SARS-Cov2 è  attualmente disponibile…”.


E qualche tempo dopo, nel Luglio 2020, la stessa cosa viene ripetuta dal CDC  americano:

“Since no quantified virus isolates of the 2019-nCoV are currently  available…”.2 

“Poiché nessun isolato virale quantificato è attualmente disponibile”.  

Utilizzai l’affermazione per mostrare come il non isolamento del virus fosse  confermato anche dalle principali istituzioni. E tuttavia, la dichiarazione era strana,  perché, anche se si affermava che non esisteva nessuna quantificazione del virus,  si parlava comunque ancora di “isolati”.  

La stranezza sta nel fatto che, a rigor di logica, un isolato è intrinsecamente  quantificato: isolamento significa separazione di un qualsiasi materiale, molecola o  organismo dall’intero complesso di cui fa parte; pertanto, idealmente l’isolato . 

Costituisce il 100% del nuovo materiale isolato che si ottiene. Può darsi che non si  possa raggiungere il 100% per la presenza di qualche impurità, ma comunque si  parlerebbe di un isolato al +/- 95%. Questo non sarebbe ideale, perché se io  devo essere certo che un certo batterio o “virus” sia patogeno, ne devo testare la  patogenicità nel suo stato di isolato puro, o mi resta sempre il dubbio che  l’eventuale effetto patogeno possa essere dovuto alle impurità presenti. Ma potrei  almeno parlare di una probabilità molto elevata, al 95%.  


La principale obiezione dei virologi a realizzare questi isolati purificati è che i  virus non possono sussistere al di fuori delle cellule ospiti, e quindi non si possono  “isolare” se non attraverso delle colture cellulari. Si tratta di un’obiezione infondata:  il presunto virus non è un organismo vivente, quindi non può morire, è una  molecola, e dunque se isolato, per quanto non proliferi, mantiene la sua struttura, è  può dunque riattivarsi una volta messo su altre cellule. E questo consentirebbe di  definire il virus, sequenziarne il genoma in modo corretto, e a quel punto ritrovarlo  e quantificarlo nelle colture cellulari in cui lo si pone dopo averlo isolato. Senza  nessun previo isolamento, la messa in coltura è messa in coltura di Dio solo sa  cosa!  

Anche volendo adeguarsi alla modifica dei postulati di Koch effettuata da  Rivers nel 1937, si può anche ammettere che, per le prove di patogenicità, si  utilizzino non il virus isolato ma le colture cellulari in cui si farebbe proliferare il  virus, ma per poter avere la certezza che quelle sono colture cellulari di uno  specifico virus, occorre prima conoscere il virus, che dunque deve essere  preventivamente isolato/purificato.  

Insomma, senza previo isolamento/purificazione del virus tutto ciò che ne ne  consegue non ha alcun senso. Ecco perché affermare di aver prodotto un isolato  non quantificato non ha alcun senso, è una contraddizione in termini.  Contraddizione che esplode in tutta la sua gravità in un recente documento  ufficiale dello stesso CDC. 

Il CDC americano ha risposto a due richieste sull’isolamento del virus  avanzate sulla base del Freedom of Information Act (FOIA). Questa è la risposta  alla prima:  

Qui, la frase chiave è: 

“The SARS-Cov2 virus may be isolated from human clinical specimens  by culturing in cells.”  

“Il virus SARS-Cov2 può essere isolato da campioni umani clinici  coltivandolo in coltura cellulare.” 
 

Questo conferma quello che sospettavamo, e che sono andato ripetendo in questi  ultimi mesi: laddove l’isolamento è un procedimento di sottrazione, ovvero tu  sottrai ciò che vuoi isolare dal complesso di cui fa parte, qui l’isolamento viene  identificato con un procedimento moltiplicativo, la messa in coltura, che è l’esatto  opposto dell’isolamento. 

In una seconda richiesta FOIA, questo elemento è stato ulteriormente  specificato, perché chi ha sottoposto la richiesta ha addirittura riportato la  definizione di isolamento del vocabolario proprio per evitare che si giocasse sulla  terminologia:  

Quindi, la richiesta è specifica, e si chiede se il virus è stato isolato secondo la  definizione comune di “isolamento”, come riportata nel vocabolario:  “to set apart from others” – “Separare dagli altri”;  

“Select among others – to separate from another substance so as to obtain  pure or in a free state” –

“Selezionare tra gli altri – separare da un’altra sostanza in modo da ottenere  un elemento puro o in uno stato libero.”
   

A questo punto la richiesta è ineludibile, e questa è la sorprendente riposta  del CDC (il documento completo è allegato in appendice): 

La definizione di “isolamento” fornita nella richiesta è al di fuori di  ciò che è possibile in virologia, dato che i virus hanno bisogno delle  cellule per replicarsi, e le cellule hanno bisogno di cibo liquido. Tuttavia, il  virus SARS-Cov2 può essere isolato da un campione clinico umano  mettendolo in coltura cellulare, che è la definizione di isolamento  utilizzata in microbiologia…”  

Quindi, quando i virologi dicono che hanno isolato un virus, non intendono  dire che l’hanno purificato, separato dal resto del materiale organico in cui si trova.  No, intendono l’opposto, ovvero per loro isolare significa moltiplicare, cercare di far  proliferare, l’esatto contrario del significato del termine “isolamento”.  

Ad esempio, questa è la risposta degli scienziati cinesi dell’equipe che, per  la prima volta al mondo hanno detto di aver isolato il SARS_Cov2 , ad una 3 richiesta di chiarimento avanzata dal mio amico e giornalista tedesco Torsten  Engelbrecht:  

Alla domanda se l’ultra-Alla domanda se l’ultra-centrifugazione del campione biologico dei pazienti  effettuata dai ricercatori cinesi fosse stata fatta in gradiente di densità (una tecnica usata per la purificazione di materiale biologico), i ricercatori rispondono:  

“Come detto sopra, i campioni sono stati arricchiti piuttosto che purificati…”  

Questo conferma quello che ho detto sopra: il processo normalmente  utilizzato in virologia non purifica, ovvero non sottrae, ma arricchisce, ovvero  moltiplica il già super-complesso secreto del paziente in una coltura cellulare  altrettanto complessa, dato che le stesse cellule di rene di scimmia hanno la  stessa complessità genica e molecolare delle cellule umane del paziente.  

La dichiarazione del CDC vista sopra rappresenta una conferma eclatante e  a queso punto indiscutibile: i virus non possono essere isolati, non nel senso  corretto del termine, perché ciò è “…al di fuori di ciò che è possibile in virologia”.  

Abbiamo già risposto alla misera scusa con cui il CDC giustifica questa  impossibilità a isolare, secondo cui i virus hanno bisogno delle cellule per replicarsi, ma ripetiamo : il CDC afferma che i virus hanno bisogno delle cellule per  “replicarsi”, non per sopravvivere, proprio perché il virus, non essendo un  organismo vivente, non può morire, è una molecola di acido nucleico in una  capsula lipoproteica. In quanto tale, il presunto virus può essere isolato come  qualsiasi altra molecola, e come per tutte le molecole la loro attività è data dalla  loro struttura. Quindi, isolando un presunto virus integro, che mantiene la sua  struttura, dopo averlo purificato e analizzato, lo si può mettere in coltura su cellule  sane, e usare quella coltura per le prove di patogenicità.  

La cosa sorprendente è che gli esosomi, che sono indistinguibili dai virus e  hanno la stessa dimensione e struttura dei presunti virus , sono invece isolati in 4 modo corretto. E allora perché i virologi non fanno lo stesso? Forse perché 5 dovrebbero ammettere che cercando di isolare potenziali virus super-tossici in  realtà non fanno che isolare innocui esosomi? Questo porterebbe a prove di  patogenicità in cui la tossicità e l’effetto patogeno sarebbe del tutto assente, e  questo porrebbe in una crisi esiziale le stesse fondazioni della virologia. 

E così, i virologi si ostinano a generare colture indistinte, senza nessuna  conoscenza preliminare del virus che si vuole testare, con prove di patogenicità del  tutto manipolate e truccate.  

I virologi affermano che c’è un virus patogeno nella coltura cellulare perché  le cellule Vero (di rene di scimmia), su cui viene immesso l’estratto di secreto del  paziente, dopo 3 o 5 gg iniziano a morire. Questa sarebbe la prova, senza nessun  preliminare isolamento del virus, che nel secreto del paziente si ha un virus  patogeno che uccide le cellule Vero. Ma soprattutto, tutte le volte che vien fatto  questo esperimento di “isolamento virologico” attraverso la prova degli effetti  citopatici (patogenicità cellulare) su cellule Vero, i virologi non si preoccupano mai  di fare un test di controllo adeguato e corretto, per verificare cosa succederebbe  alle stesse cellule Vero senza l’immissione di nessun liquido del paziente.  

A volte il controllo viene fatto, ma in modo manipolatorio: come sottolineai in  un articolo scritto sul presunto primo isolamento del virus da parte dell’equipe cinese di Zhu et al. , i ricercatori cinesi fecero la solita coltura cellulare e trovarono 6 che dopo 4 gg le cellule Vero iniziavano a morire; mentre nel controllo, ovvero  senza nessuna immissione di materiale presuntivamente infetto, accadde la stessa  cosa, ma in 6 gg. Questo fu interpretato come indice del fatto che nella coltura  dove fu immesso materiale presuntivamente infetto c’era il virus! Ma a parte che  una differenza di 2 gg non sembra sufficiente a trarre nessuna conclusione, gli  autori nascosero il fatto che le due colture erano differenti: quelle col “virus” erano  cellule di cancro al polmone, mentre quelle del controllo erano cellule Vero di rene  di scimmia, che sono chiaramente più “robuste” e meno fragili di quelle tumorali.  Era quindi chiaro che i dati non avevano nessun valore. Ma in generale, neppure un  tale finto controllo viene eseguito.  

Le cellule di rene di scimmia sono sottoposte al test di cito-patogenicità  non in uno stato neutro, ma con l’aggiunta di antibiotici, ormoni e altri nutrienti  sintetici; e dato che tali ingredienti sono anch’essi relativamente tossici, per  confermare che la tossicità cellulare sia dovuta al virus e non ad altro, occorre  verificare in parallelo che la mistura di cellule Vero non degradi e non produca  effetti auto-tossici di per sé, senza l’intervento di nessun secreto di paziente.  Questo, però, non viene mai fatto.  

Lo ha fatto, recentemente, l’equipe del dr. Stefan Lanka, che non ha ancora  completato lo studio, mancando le fasi del passaggio al microscopio elettronico, e  del sequenziamento, ma ha diffuso i primi risultati, già estremamente significativi. 

Qui sopra si vedono le diapositive delle colture cellulari sviluppate dall’equipe del  Dr. Lanka, senza l’aggiunta di nessun secreto di pazienti presuntivamente affetti da una patologia virale, ma seguendo la procedura normalmente usata  dagli stessi virologi per la coltura cellulare del presunto virus. Questa, ad esempio,  è la procedura descritta dal gruppo di ricercatori del CDC americano per  l’isolamento del SARS-Cov2:  

“Sono stati raccolti campioni clinici da un paziente che aveva acquisito il  COVID-19 durante un viaggio in Cina e che è stato identificato a Washington,  USA … I campioni di tampone nasofaringeo (NP) e orofaringeo (OP) sono stati  raccolti il terzo giorno dopo l’insorgenza dei sintomi, posti in 2-3 ml di terreno  di trasporto virale, utilizzati per la diagnosi molecolare e congelati. I campioni  confermati positivi alla PCR sono stati aliquotati e ricongelati fino all’inizio  dell’isolamento del virus … Abbiamo utilizzato cellule Vero CCL-81 per  l’isolamentoAbbiamo coltivato cellule Vero E6, Vero CCL-81, HUH 7.0,  293T, A549 e EFKB3 in Dulbecco minimal essential medium (DMEM) integrato  con siero bovino fetale inattivato al calore (5% o 10%) e antibiotici /  antimicotici … Abbiamo quindi tripsinizzato e risospeso cellule Vero in DMEM  contenente il 10% di siero bovino fetale, 2x di penicillina / streptomicina, 2x di  antibiotici / antimicotici e 2x di amfotericina B a una concentrazione di 2.5 x  105 cellule/ml … Abbiamo quindi fatto crescere le colture inoculate in un  incubatore umidificato a 37° C in un’atmosfera al 5% di CO e osservato  giornalmente gli effetti citopatici (CPE) … Quando si sono trovati CPE…  abbiamo usato 50 μL di lisato virale per l’estrazione dell’acido nucleico totale  per i test di conferma e sequenziamento “7 

 Qui si conferma di nuovo che l’isolamento corrisponde al suo contrario, alla messa  in coltura, messa in coltura che viene fatta nel modo descritto, su cellule Vero E6,  che però non sono in uno stato puro, ma miscelate con diversi ingredienti: 3  antibiotici, che vengono raddoppiati o triplicati tra la prima e la seconda fase, e  che, come dice il termine stesse, sono ingredienti “anti-vita”.  

Le diapositive del dr. Lanka mostrano nella banda superiore 4 stadi di  trattamento delle cellule Vero al giorno 1, e nella banda sottostante gli stessi 4  stadi al giorno 5. I 4 stadi della procedura sono gli stessi utilizzati in virologia, e  simili a quelli descritti nell’articolo del CDC riportato sopra, con l’unica differenza  che in questo caso non c‘è l’aggiunta di nessun secreto di paziente Covid: al  giorno 1, si parte con una coltura di cellule Vero con una piccola quantità di  antibiotico; al secondo stadio di aggiunge alla cultura un mix di nutrienti e base di  glutammina + siero bovino; al terzo stadio si raddoppia/triplica l’antibiotico, e con  questa aggiunta già al primo giorno si notano effetti di degenerazione cellulare;  che si aggravano ulteriormente quando si aggiunge anche materiale genetico di  sintesi. Agli stadi 3 e 4, dopo 5 gg, senza che sia stato immesso nessun secreto o  liquido di paziente presuntivamente patogeno, le cellule decadono nello stesso  stato di degenerazione (cito-patogenicità) che si ha quando si aggiunge il secreto  “patogeno”.  

Questo dimostra che l’effetto citotossico non è dovuto a nessun virus  patogeno presente nel secreto di un paziente, ma avviene spontaneamente per il  modo in cui è strutturata la coltura cellulare. È chiaro, quindi, perché i virologi non  fanno mai questo tipo di controllo, perché dovrebbero confessare che il secreto  pieno di presunti virus non produce nessuna tossicità ed effetto patogeno ulteriore  rispetto a quella che si ha normalmente nella cultura cellulare in sé e per sé. 

Questa è dunque la conferma definitiva, oltre alla confessione del CDC, che  nessun virus SARS-Cov2 è stato isolato, e di nessun virus si è veramente provata  la patogenicità.  

C’è un ultima frontiera a cui si possono aggrappare i virologi, quella del  microscopio elettronico. I ricercatori dell’equipe di Zhu et al., rispondendo alla  richiesta di Torsten Engelbrecht e affermando che non hanno purificato ma invece  arricchito il presunto virus, affermano implicitamente che comunque l’esistenza  del virus è provata dalle fotografie al Microscopio Elettronico (EM), e che le preparazioni del campione hanno come scopo proprio la messa a punto per  l’analisi EM. Questo è il risultato che loro citano, specificando che non si tratta di  “particelle virali sedimentate, non purificate”: 

Ma senza avere prima isolato e analizzato il virus, come fanno a sapere che quelle  viste al microscopio elettronico sono immagini appartenenti al virus che cercano, e  non a qualche altro organismo, incluso l’organismo umano, visto che è noto che i  secreti di pazienti umani contengono particelle geniche umane (vescicole  extracellulari, esosomi, etc.) fino al 95% del materiale? Non lo sanno, è solo una 8 ipotesi fatta diventare certezza, e che nasconde completamente il fatto che  esistono fotografie al microscopio elettronico di esosomi che appaiono del tutto  uguali a quelle attribuite ai coronavirus: 

Foto EM di esosoma

 APPENDICE –  

LA LETTERA DI RISPOSTA UFFICIALE  FIRMATA DEL CDC AMERICANO 

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European Commission, Working Document of Commission Services, Current performance of 1 COVID-19 test methods and devices and proposed performance criteria, April 16 2020, p.19. 

Center for Disease Control and Prevention, Division of Viral Diseases, CDC 2019-Novel 2 Coronavirus (2019-nCoV) Real-Time RT-PCR Diagnostic Panel, 13/07/2020, p.39). 

Zhu N et al, A Novel Coronavirus from Patients with Pneumonia in China, 2019, N Engl J Med. 3 2020 Feb 20; 382(8): 727–733.

 Giannessi F et al., The Role of Extracellular Vesicles as Allies of HIV, HCV and SARS Viruses, 4 Viruses 2020, 12, 571; pp. 572-4.

 Li P. et al., Progress in Exosome Isolation Techniques, Theranostics. 2017; 7(3): 789–804. 5 8

Zhu N et al, A Novel Coronavirus from Patients with Pneumonia in China, 2019, N Engl J Med. 6 2020 Feb 20; 382(8): 727–733

Harcourt J et al., Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus 2 from Patient with 7 Coronavirus Disease, United States, Emerg. Infect. Dis., Volume 26, Number 6, June 2020.

Takeuchi S. et al., Metagenomic analysis using next-generation sequencing of pathogens in 8 bronchoalveolar with respiratory failure, in Nature, SCIENTIFIC REPORTS (2019) 9:12909

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